Storia

Universa universis patavina libertas”, questo il motto che caratterizza da sempre l’Università di Padova, e anche lo spirito di libertà di cultura e di espressione che spinse un gruppo di studenti e docenti a lasciare l’Università di Bologna per Padova. L’Università di Padova non nasce quindi ex privilegio, grazie a un editto papale o dell’Imperatore, ma per una favorevole congiuntura di fattori: la massiccia trasferta da Bologna di docenti e professori da una parte e la benevolenza e il supporto del Comune dall’altra. Anche se l’attività di studio e ricerca risale a molti anni prima, il 1222 è riconosciuto come l’anno di fondazione: quell'anno infatti risulta essere la prima registrazione di una regolare organizzazione universitaria.

  Il Medioevo e il Rinascimento

A quest’epoca lo Studio padovano presenta una configurazione simile a quello bolognese: le corporazioni degli scolari o università in senso stretto, i collegi dei dottori e la figura del cancelliere. Gli scolari si distinguono in Transalpini e Cisalpini, secondo un criterio etnico-geografico; all’interno si configurano le “Nationes”. Eletto dagli studenti, il rettore proveniva a turno dai due gruppi, per dar voce agli studenti arrivati da tutta Europa. All’inizio del Trecento Padova raggiunge la fase di maggior splendore della sua storia indipendente, e docenti di tutta Europa la scelgono come meta: nel 1305 dallo Studio di Parigi viene chiamato a Padova il filosofo, medico e astrologo Pietro d’Abano, figura di spicco della medicina medievale. Tra i suoi successori, Nicolò Santa Sofia, Giacomo e Giovanni Dondi dall’Orologio. La Signoria dei Carraresi dà ulteriore prestigio allo Studio, chiamando docenti famosi per attrarre il maggior numero di studenti, e Padova diventa punto di riferimento per la diffusione della cultura e della ricerca del mondo occidentale come Bologna, Oxford e Cambridge.

Verso la fine del Trecento l’insofferenza della corporazione degli studenti delle discipline filosofiche e mediche porta alla definitiva scissione dalla più antica Universitas Iuristarum; nasce così nel 1399 l’Universitas Artistorum. L’elezione di un rettore autonomo, lo studente Benedetto Greco da Salerno, è l’espressione di questa totale indipendenza organizzativa.

L’inizio del Quattrocento segna la caduta dei Carraresi e l’avvento del dominio di Venezia, che durerà più di tre secoli, fino alla fine del Settecento. Malgrado alcuni periodi di crisi, è un periodo di grande prestigio culturale che vede succedersi a Padova nomi rimasti scolpiti nella storia dell’astronomia, della medicina, della fisica e delle lettere: lasciano un segno indelebile professori come Andrea Vesalio, Gabriele Falloppio e successivamente Girolamo Fabrici d’Acquapendente: con le loro scoperte nel campo dell’anatomia contribuiranno a dare svolte significative in campo medico. Galileo Galilei insegna a Padova per 18 anni, avvalorando la tesi eliocentrica di Nicolò Copernico, e imprime una svolta fondamentale allo studio dell’astronomia. Grazie alla costruzione di un telescopio più potente di quello già esistente, fornisce le prime osservazioni dettagliate della Via Lattea, della superficie della Luna e dei quattro satelliti principali di Giove; nel 1610 pubblica il Sidereus Nuncius.

  La Serenissima Repubblica di Venezia

Agli studenti, che attraverso le collette pagavano i docenti, spettava tradizionalmente l’approvazione degli statuti, l’elezione del rettore, la scelta dei docenti e la stesura dell’elenco delle cattedre attivate (il rotulus), ma già verso la fine del Trecento i Carraresi avevano cominciato a influire in queste scelte introducendo una sorta di politica delle cattedre. La Serenissima continua sulla stessa strada, finanziando la chiamata di docenti famosi fino all’ennesimo disordine tra gli studenti: nel 1560 il Senato decide di privarli totalmente della possibilità di scegliere i professori, togliendo così ogni vincolo di dipendenza dei docenti dagli studenti. Il periodo veneziano si distingue anche per le ristrutturazioni e gli ampliamenti dei palazzi, che iniziano già dalla fine del Quattrocento: le scuole sparse in diverse contrade della città confluiscono in un unico blocco di edifici, dove nascerà Palazzo Bo, ancora oggi sede centrale dell’Università.

Nel 1545 si ha la fondazione dell’Orto dei semplici, il primo giardino botanico europeo. Alla fine del secolo, probabilmente nel 1595, viene costruito il primo teatro anatomico stabile. "Hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitae" dice l'iscrizione che campeggia sulla sua entrata “è questo il luogo dove la morte gode nel soccorrere la vita”, tanto furono importanti le dissezioni anatomiche per il progresso degli studi di medicina.

Nel Seicento e per buona parte del secolo successivo non mancano docenti di valore, (da Antonio Vallisneri a Gian Battista Morgagni) e brillanti studenti che a Padova iniziano i loro studi (da Giuseppe Tartini a Carlo Goldoni, Ugo Foscolo, e molti altri). Nel frattempo gli ampliamenti continuano.

Nel 1629 viene costruita la prima biblioteca universitaria italiana, con sede nella Sala dei Giganti; nel 1678 il Sacro Collegio dei filosofi e medici concede la prima laurea al mondo a una donna, la patrizia veneziana Elena Lucrezia Cornaro Piscopia.

Nella seconda metà del Settecento si ha una serie di riforme sul piano della didattica, con la creazione di nuove cattedre in campo giuridico (come diritto pubblico) e scientifico (scienza agraria), o nella medicina (alcune cliniche medico chirurgiche, ginecologia, pediatria, medicina del lavoro). L’attenzione verso il metodo scientifico sperimentale aumenta: viene eretta la Specola astronomica sulla torre del Castello dei Carraresi, viene preso in affitto un terreno per gli esperimenti in agraria e attivati molti laboratori.

 

  La dominazione straniera

Con la caduta di Venezia a opera delle truppe napoleoniche inizia un periodo di confusione e instabilità, durante il quale il dominio francese si alternerà più volte a quello austriaco, comportando un cambiamento globale della struttura dell’Ateneo: scompare la distinzione tra Universitas Iuristarum e l’Universitas Artistorum, scompaiono le Nationes; il rettore, eletto dal viceré, diventa il tramite principale tra l’università e il governo centrale.

Dal 1813 inizia un periodo di relativa stabilità: sotto il governo austriaco i docenti di nomina governativa sono sottoposti a regole ferree e la censura intellettuale cui vengono sottoposti non fa che peggiorare il livello dell’insegnamento. Anche il malcontento studentesco aumenta fino a esplodere nei celebri moti dell’8 febbraio 1848 che vedono uniti nella rivolta cittadini padovani e studenti. Sono i movimenti politici a scuotere e a caratterizzare quegli anni: molti saranno infatti gli studenti padovani che lasceranno gli studi per combattere al fianco delle truppe piemontesi nella prima guerra di indipendenza o che si imbarcheranno nella storica spedizione dei Mille.

8 febbraio 1848

  L’università italiana

L’apparente immobilità termina nel 1866 con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia.

Con Giusto Bellavitis, primo rettore del Regno d’Italia, si apre un nuovo capitolo per l’Ateneo. Nel 1874 nasce la scuola di Farmacia e nel 1876 una scuola di applicazione per ingegneri, autonoma rispetto alla Facoltà di Scienze; nel frattempo l’Università di Padova viene parificata alle altre del Regno e il mandato del rettore diventa pluriennale. Negli anni successivi Padova torna ad avere un’identità e una proiezione internazionale, con radicali ampliamenti e una riqualificazione edilizia dell’Ateneo che vede la nascita del primo quartiere dedicato alle scienze e dell’edificio destinato a ospitare la biblioteca universitaria.

Con la prima guerra mondiale si ha una battuta di arresto: poiché molti studenti e docenti lasciano gli studi per le armi, mentre nel ventennio fascista proliferano i nuovi edifici; l’istituto di anatomia patologica, la clinica chirurgica, gli istituti lungo il Piovego, la mensa scolastica, la casa dello studente.

Al rettorato Anti (1932-1943) si deve un ulteriore sviluppo edilizio dell’università, grazie ai finanziamenti che permettono le radicali modifiche nel Palazzo del Bo e la costruzione del Liviano, dell’istituto di fisica, dell’osservatorio astrofisico di Asiago e della stazione idrobiologica di Chioggia. Negli stessi anni l’Università perde esponenti di spicco come l’economista Marco Fanno, il fisico Bruno Rossi e l’anatomo istologo Tullio Terni, epurati perché ebrei; così anche molte centinaia di studenti. Il nuovo rettore è Concetto Marchesi che, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 1943/44, tiene un discorso concordemente interpretato come “una dichiarazione di guerra dell’Università di Padova agli oppressori d’Italia”. Com’era già accaduto per la prima guerra mondiale, anche nella seconda molti sono i caduti tra i docenti e gli studenti dell’Università: simbolo della lotta per la libertà contro tutti gli oppressori è la medaglia d’oro al valor militare con la quale l’Ateneo, unico in Italia, viene decorato il 12 novembre 1945.

L’università del dopoguerra porta il nome di Guido Ferro. E’ rettore per quasi vent’anni, nei quali a un ulteriore ampliamento dell’offerta culturale si affianca una notevole espansione edilizia e il decentramento delle Facoltà padovane in altre città del Veneto. I rettori successivi attuano un decentramento capillare dei corsi, promuovendo un’articolazione della didattica e della ricerca. Nascono le Facoltà di Psicologia, di Economia, di Scienze Statistiche, viene creato il campus di Agripolis per ospitare la nuova Facoltà di Medicina Veterinaria e offrire ad Agraria un maggiore spazio per l’attività sperimentale e per i laboratori. Nell’area del Piovego fioriscono il complesso pluri-dipartimentale di Biologia, di Matematica e le sedi di Psicologia, la cittadella dello studente (Studio Valle; inugurazione nel 2015) e il complesso di biomedicina, affidato all'architetto Mario Botta e ultimato nel 2014. Nel 2014 è stato inaugurato il Giardino della biodiversità, ampliamento dell’Orto botanico.

Dal primo gennaio 2012 il nuovo Statuto, seguendo le direttive del Ministro della Pubblica Istruzione, prevede un riassetto amministrativo-didattico globale con la soppressione delle Facoltà, l’affidamento della didattica ai dipartimenti e la possibilità di istituire delle scuole con il compito di coordinare le attività dei dipartimenti nei corsi di studio.