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Comunicazioni

Palazzo Liviano sul palmo della mano, con una app

14.03.2022

Da martedì 15 marzo, sarà disponibile un’app scaricabile con QR code, posizionato nell’Atrio del Liviano, che permette a tutti di “visitare” palazzo Liviano, sede del Dipartimento dei Beni culturali, spiegando in quattro lingue e video nella lingua italiana dei segni - Lis - la storia dell’edificio, gli affreschi di Massimo Campigli e la statua di Tito Livio di Arturo Martini.

Sviluppato dalla studentessa Erasmus portoghese Raquel Pedro, sotto la supervisione dei professori Chiara Ponchia e Nicola Orio, il progetto nasce nell’ambito di un Erasmus + Traineeship, all'interno di una collaborazione tra il Dipartimento dei Beni culturali dell’Università degli Studi di Padova e il Departamento de Estudos Comparatistas -  Arte e Literatura Comparadas della Universidade de Lisboa.

Palazzo Liviano è uno dei maggiori risultati nello sviluppo edilizio dell’Università durante il rettorato di Carlo Anti, a capo dell’Ateneo dal 1932 al 1943. Su iniziativa di Anti, alcuni tra i maggiori artisti italiani dell’epoca vengono a Padova per progettare, ampliare o arricchire gli edifici universitari. Anche la Facoltà di Lettere è interessata al rinnovamento: per costruire un nuovo palazzo come sede della Facoltà viene bandito un concorso che vede vincitore, nel 1934, l’architetto e designer milanese Gio Ponti. L’artista, oltre a curare la progettazione dell’edificio, decide di occuparsi personalmente di numerosi elementi d’arredo: panche, banchi, cattedre, appendiabiti portano così la sua impronta, conferendo agli interni lo stesso stile riconoscibile e coerente che si ritrova in alcune sale del rettorato di Palazzo Bo, ugualmente arredato da Ponti.

Il monumentale portale d’ingresso dal quale si può intravvedere, come annota Gio Ponti sui disegni di progetto, “dal di fuori” il grande affresco di Campigli della dimensione di 260 mq sulle pareti Sud ed Est, immette all’atrio che ha anche la funzione di raccordarsi con la Sala dei Giganti, restaurata allora come sala convegni. L’affresco, dipinto da Massimo Campigli, ha come soggetto l’opera di Tito Livio, dal quale il nome di “Palazzo del Liviano”. La parete Nord ospita lo scalone che permette l’accesso alla Sala dei Giganti e alle scale a chiocciola per il Museo al terzo piano. Tra le opere d’arte conservate nel palazzo, va ricordata, sempre nell’atrio, la statua di Tito Livio dello scultore Arturo Martini (1942). Lo storico latino è ritratto chinato, riflessivo: “un bambino che si inginocchia e scrive per tutta la vita”, secondo la definizione dell’artista.

L’app offre un breve percorso di visita dell’atrio di Palazzo Liviano da fruire tramite smartphone: il visitatore, a partire dalla scansione di un QR code posto su un piedistallo all’ingresso, accede a pagine web che, in un percorso a tappe, lo guidano alla scoperta della storia dell’edificio, degli affreschi di Massimo Campigli e della statua di Tito Livio di Arturo Martini. I testi sono disponibili in quattro lingue (italiano, inglese, spagnolo, portoghese) e sono inoltre presenti dei video in LIS (Lingua Italiana dei Segni). Testi e immagini sono stati inseriti all’interno di un sito responsive, consultabile da diversi device mobili (sia Android che iOS), attraverso il quale si possono consultare nella lingua scelta e accedere a numerosi approfondimenti. Grazie alle indagini bibliografiche svolte durante il tirocinio al Dipartimento di Beni culturali, Raquel Matias Hilário Pedro ha redatto i testi, si è occupata delle traduzioni e ha articolato il percorso di visita, mentre Daniel Zilio ha sviluppato le pagine web e Martina Penzo si è occupata della traduzione in LIS dei testi.

«L’Erasmus Traineeship – sottolinea la studentessa Raquel Pedro – è stata un'esperienza molto interessante, sia in termini culturale che di studio, soprattutto perché ho avuto accesso a una grande biblioteca d'arte e ho conosciuto alcune delle principali città italiane».

«Raquel – dice la professoressa Chiara Ponchia – ha dovuto affrontare non poche avversità per trasferirsi a Padova lo scorso settembre, in un momento di recrudescenza della pandemia. Ho apprezzato la tenacia con cui ha risolto tutti i problemi pratici legati al periodo. La sua esperienza dimostra che, anche in un momento simile, ci si deve rimboccare le maniche e tentare di portare avanti i propri progetti».