A Cristina Basso il premio "Basic Science William Harvey" della European Society of Cardiology
04.09.2024
La Società Europea di Cardiologia (European Society of Cardiology – ESC) è la più grande società al mondo che si occupa di malattie cardiovascolari. Ogni anno conferisce tre premi a scienziate e scienziati che nell’arco della loro carriera hanno sviluppato un filone di ricerca con risultati molto importanti.
Lunedì 2 settembre, nel corso del congresso annuale che è reputato come il più importante simposio mondiale di settore, a ricevere il premio “William Harvey in Basic Science” è stata Cristina Basso, docente del dipartimento di Scienze cardio-toraco- vascolari e sanità pubblica e prorettrice alle Relazioni internazionali dell’Università di Padova.
L’ESC ha intitolato il premio in Basic Science al medico inglese William Harvey, scopritore della circolazione del sangue, prima studente e poi laureato all’Università di Padova. Il suo ritratto campeggia in Sala dei Quaranta tra gli studenti illustri dell’Ateneo. La Società Europea di Cardiologia ha scelto di titolare il premio proprio ad Harvey considerando la sua figura come quella di un osservatore anatomico capace di porre le fondamenta di una scienza di base: la fisiologia.
«Quest’anno hanno scelto di premiare me e, devo ammetterlo, sono sorpresa perché di solito il riconoscimento viene conferito a ricercatori che lavorano in laboratorio. Così facendo hanno voluto dare importanza, per la prima volta, all’anatomia patologica e alle basi morfologiche delle malattie, che sono i nostri fiori all’occhiello in termini accademici – commenta Cristina Basso –. Come argomento per la mia lecture ho ovviamente scelto di approfondire il tratto delle mie ricerche sulla morte improvvisa specificando che oggi siamo nel “tempo” della medicina molecolare. Con questa scelta ho voluto sottolineare l’avanzamento della scienza. Dai tempi di Morgagni o Harvey, in cui si faceva la dissezione anatomica sul cadavere, la ricerca è progredita: si sono aperte le frontiere delle basi molecolari, si possono fare studi sul DNA, altri sperimentali per provare la patogenicità delle 2 mutazioni, studiare le famiglie. Oggi, lo studio delle malattie che portano a morte improvvisa si basa su un approccio multidisciplinare. Portare nella mia lecture questa visione è stato un onore, come quella di provenire ed essere stata formata in un Ateneo che ha in sé una grande tradizione».