L'amiloidosi sistemica nel gatto diventa modello per lo studio della malattia nell'uomo
28.11.2022
Pubblicato sulla rivista «Nature Communications» lo studio dal titolo “Cryo-EM structure of ex vivo fibrils associated with extreme AA amyloidosis prevalence in a cat shelter”, che verte sulla amiloidosi sistemica di tipo AA, in maniera specifica del gatto; è una malattia da accumulo cronica nell’uomo e negli animali, caratterizzata dalla deposizione patologica, in sede extracellulare, di materiale proteico insolubile, denominato amiloide o sostanza amiloide
Lo studio, frutto della collaborazione di numerosi gruppi di ricerca in Medicina veterinaria, tra cui il Dipartimento di Medicina animale, produzioni e salute dell’Università di Padova, mette per la prima volta in evidenza, classificandola come epidemiologicamente rilevante, una malattia considerata tradizionalmente rara nel gatto comune europeo.
Nell’uomo, molteplici sono le forme di amiloidosi – oltre 40, ereditarie e non, che differiscono per proteina responsabile, insorgenza, organi coinvolti e decorso – e una di queste è appunto l'amiloidosi AA (infiammatoria/reattiva).
Nello studio effettuato sui gatti ci sono alcuni parallelismi con le amiloidosi dell’uomo che rendono la malattia, nella specie felina, un modello naturale particolarmente promettente per il futuro, tra cui proprio il coinvolgimento renale. La pubblicazione potrà pertanto fornire informazioni utili per meglio caratterizzare le amiloidosi umane. Infatti negli organi dei gatti con la malattia si osserva la deposizione di una sostanza, perfettamente caratterizzata in questo studio, che il sistema immunitario non riesce ad eliminare. Tale sostanza si accumula causando danni agli organi coinvolti e in particolare al rene, proprio come nell’uomo.
«La ricerca pubblicata è una pietra miliare nell’ambito della ricerca sulla amiloidosi e al contempo sulla malattia stessa nel mondo animale – commenta Eric Zini, afferente al Dipartimento MAPS –. Inoltre l’amiloidosi sistemica di tipo AA è a tutti gli effetti una delle malattie più importanti dei gattili e favorisce lo sviluppo di insufficienza renale.»
«L’eccezionalità di questo lavoro, ancorché significativamente manifestata dalla eccellente collocazione editoriale, è che rappresenta un ulteriore tassello verso la realizzazione perfetta della medicina traslazionale – conclude Alessandro Zotti, direttore del Dipartimento di Medicina animale, produzioni e salute dell’Università di Padova – ovvero lo studio di malattie spontanee in modelli animali superiori e quindi con caratteristiche molto vicine alla patologia umana. La possibilità, inoltre, di sottoporre negli ospedali veterinari gli animali affetti a cicli di cure paragonabili a quelle della medicina umana potrebbe consentire sviluppi di ricerca inimmaginabili rispetto a quelli ottenuti ed ottenibili con i modelli di malattia sperimentale tradizionale usati fino ad ora».