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L'opera in due atti di Emilio Isgrò, "L'abiura di Galileo", a Palazzo del Bo

16.02.2023

È stata svelata nel corso dell'inaugurazione dell'801° anno accademico, il 13 febbraio, l'opera che il maestro Emilio Isgrò ha realizzato per l'ottocentenario dell'Università di Padova: L’abiura di Galileo, installazione in due atti.

In questa opera, l'artista cancella Galileo Galilei, o meglio, cancella il testo di quell’abiura da lui pronunciata davanti ai cardinali inquisitori il 22 giugno 1633 come atto di pentimento e costrizione per le sue innovative teorie scientifiche allora giudicate eretiche.

Il primo atto, dal titolo Eppur si muove, posiziona al centro del chiostro di Palazzo del Bo un grande mappamondo in granito i cui continenti sono definiti dalle cancellature nere, la cifra ormai inconfondibile dell’arte di Isgrò. Emergono soltanto poche distinte parole che astratte dal contesto acquisiscono nuovi e inediti significati. Le cancellature di Isgrò non sono un’interminabile successione di negazioni, ma un inno all’amore e alla vita, ossia il contrario di ciò che generalmente è a loro associato.

abiura atto 1 isgro

L’atto secondo, Chissà se si muove davvero, propone nella sala dei Quaranta, la cancellatura del libro Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, che, pubblicato nel 1632, fu la causa definitiva della sua condanna e quindi anche della sua abiura. Tra le cancellature di colore rosso è possibile ricostruire quel dubbio già espresso nel titolo e infuso in ciascuno di noi: “Mi è parso corretto – dice Isgrò – rappresentare non solo la certezza, ma anche il dubbio di Galileo. Non perché egli ne avesse, ma perché una censura occhiuta e tignosa, per non dire crudele, i dubbi li crea anche in chi non ne ha”.

abiura atto 2 isgro

Isgrò invita lo spettatore a riconsiderare il grande astronomo che a Padova consumò “li diciotto anni migliori di tutta la mia età” (1592 – 1610) come uomo e sotto una nuova luce rispetto agli stereotipi trasmessi dal nozionismo scolastico.