busto palinuro
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Il Palinuro di Arturo Martini torna a splendere a Palazzo del Bo

03.11.2022

Ultima opera del grande maestro trevigiano Arturo Martini (1946-1947) e primo monumento celebrativo di un partigiano in Italia, il Palinuro è dedicato alla memoria del partigiano Primo Visentin, ucciso in un’imboscata il 29 aprile 1945, quattro giorni dopo la Liberazione.

Emblema universale delle aspirazioni umane ad astra, al riscatto e alla verità, in una lettera firmata dal comandante Andrea Cocco e da don Giuseppe Menegon, cappellano della brigata Martiri del Grappa (e presidente del Comitato), conservata tra le carte del rettorato del ’46, si chiarisce il motivo della donazione dell’opera all’Ateneo di Padova: “Questo marmo che in Masaccio esalta tutti gli eroismi di tutte le Brigate, la terra resa sacra dal suo sangue offre all’Università dei Veneti… Non dimenticando che questa offerta viene fatta a coloro che a Primo furono un giorno Maestri nel sapere e poi Maestri e fratelli di lotta, questo Comitato per le onoranze a Masaccio è sicuro che la proposta troverà adeguata accoglienza”.

Nel commemorare il giovane maestro, e, come dichiara lo stesso scultore, “attraverso di lui, tutti i partigiani”, Martini si rifà al mito virgiliano di Palinuro: il nocchiere di Enea caduto in mare di notte, che trovò ad attenderlo sulle spiagge d’’Italia una fine crudele. Il drammatico mito aveva affascinato da anni Arturo Martini, artista che ha cambiato e rinnovato il linguaggio della scultura del XX secolo, già negli anni del Fascismo coinvolto in importanti commissioni pubbliche, anche per l’Università di Padova, come il maestoso Tito Livio, nell’atrio di Palazzo Liviano. Dopo la prima ideazione del bozzetto per la scultura, in cui l’idea base era già configurata ma prevaleva il tono sommesso e luttuoso di una figura dal capo abbassato, Martini optò per lo sguardo rivolto alle stelle, conferendo dunque all’opera un significato accentuatamente “positivo”. Il senso del lavoro fu sintetizzato da Martini in una conversazione registrata da Nando Dunchi: “un giovane che guarda verso l’alto, ad un avvenire più bello”. La scultura fu scoperta e inaugurata a Padova l’8 febbraio 1948.

palinuro restaurato

 Oggi il Palinuro torna a splendere dopo il restauro eseguito sotto l'alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l'area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso, promosso e sostenuto dall’Associazione degli Amici dell'Università di Padova, con la direzione lavori per l'Università di Padova di Monica Salvadori, prorettrice al Patrimonio artistico storico e culturale, la direzione operativa per l’Ateneo di Chiara Marin, conservatrice, ed eseguito da Valentina Piovan, restauratrice e storica dell’arte.

Prima del restauro l’opera si presentava in uno stato di conservazione non ottimale a causa di depositi incoerenti, che ne restituivano una lettura non omogenea, a macchie chiaroscurali non pertinenti al modellato. L’alterazione risultava particolarmente evidente in corrispondenza dell’addome, delle pieghe del panneggio e delle articolazioni degli arti. La naturale chiarezza e la lucentezza del marmo erano affatto offuscate.

A seguito della rimozione dello sporco sono state portate a vista con maggior nitidezza le superfici porose e i graffi, numerosi ma poco incisivi. Sono stati inoltre rimossi gli strati protettivi alterati, realizzati con olio di lino polimerizzato, steso probabilmente in passati trattamenti di manutenzione per lucidare e uniformare le imperfezioni di entrambi i blocchi di marmo: applicato in maniera disomogenea, l’olio aveva formato macchie, per il diverso assorbimento a seconda della porosità del marmo, e colature.

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Palinuro nella sua prima collocazione al Bo