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Comunicazioni

La ricerca Unipd in aiuto alle neomamme a rischio psicosi

12.05.2021

La psicosi post-partum è una patologia rara ma estremamente grave che colpisce le donne nelle prime settimane dopo il parto. I sintomi sono variabili, e possono includere elazione del tono dell’umore (mania), depressione, confusione fino ad allucinazioni e deliri. Sebbene il disturbo colpisca solo una neo-mamma su 1000, la psicosi post-partum è più frequente nelle madri con una storia di disturbo bipolare o schizoaffettivo. Il ruolo della connettività cerebrale non è stato ancora del tutto chiarito, ed al momento non ci sono marker biologici che possano aiutare a distinguere le donne che andranno incontro allo sviluppo della patologia da quello che non manifesteranno i sintomi.

Lo studio Altered dynamics of the prefrontal networks are associated with the risk for postpartum psychosis: a functional Magnetic Resonance Imaging study condotto da ricercatrici e ricercatori dell’Università di Padova in collaborazione con il King’s College di Londra, pubblicato nella rivista Translational Psychiatry, rivela come piccole differenze nella connettività cerebrale potrebbero offrire un segno precoce del rischio di psicosi post-partum nelle donne.

«Il nostro studio ha dimostrato che, rispetto alle donne sane, le donne a rischio di psicosi post-partum presentano un’alterata connettività nei network cerebrali associati con i “comportamenti diretti ad un obiettivo”, ovvero quelle aree del cervello implicate nella pianificazione, organizzazione e completamento di compiti – spiega Fabio Sambataro, professore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova e tra gli autori dello studio -. Questa ricerca inoltre offre la prima prova che un'aumentata connettività all'interno del network esecutivo del cervello (responsabile di attenzione, memoria di lavoro e capacità di prendere decisioni), potrebbe rappresentare un marker di rischio verso la comparsa di psicosi post-partum».

Il team di ricerca ha seguito 32 donne a rischio di psicosi post-partum e 27 donne sane dalla gravidanza fino a 8 settimane dopo il parto. Sono state considerate a rischio quelle donne che avevano una diagnosi di disturbo bipolare o disturbo schizoaffettivo o che avevano in precedenza manifestato sintomi di psicosi post-partum. La risonanza magnetica è stata sia svolta a riposo che durante lo svolgimento di un compito di elaborazione emotiva, per indagare l’attivazione e la connettività delle diverse aree cerebrali. Il compito consisteva nel guardare immagini di facce che esprimevano varie emozioni negative, e le donne dovevano identificare l'emozione corretta (ad esempio, la paura). E' stato quindi misurato il tempo necessario per identificare in maniera corretta queste emozioni ed è stato analizzato come le diverse parti del cervello si attivassero in risposta agli stimoli.

Le donne a rischio di psicosi post-partum, ed in particolare quelle che poi hanno manifestato i sintomi dopo la nascita del figlio, presentavano una ridotta connettività tra specifici network cerebrali durante il task e tempi di reazione più lunghi di fronte alle immagini di emozioni negative, dimostrando quindi maggiori difficoltà nell’identificare le emozioni negative rispetto alle donne sane.

Questo studio rappresenta il primo passo verso l’identificazione della connettività celebrale come potenziale marker di vulnerabilità alla psicosi post-partum, che potrebbe in ultima analisi favorire un intervento precoce e preventivo nei confronti della patologia.