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Comunicazioni

Studio Unipd analizza lo sviluppo di trattamenti contro l'infezione da SARS-CoV-2

24.10.2023

I risultati dello studio RACONA (RAndomized Clinical Trial Of NAfamostat), pubblicati sul «Journal of Clinical Medicine», mostrano la sicurezza del nafamostat, un potente inibitore della proteasi che il virus SARS-CoV-2 utilizza per infettare le cellule, nei pazienti ricoverati per Covid-19.

Lo studio RACONA, è stato disegnato e coordinato da Gian Paolo Rossi e da Teresa Seccia, entrambi docenti del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova.

L'inibitore della proteasi nafamostat, attualmente utilizzato solo in Giappone e Corea per pazienti in dialisi, per le sue proprietà anticoagulanti (CID), è particolarmente attraente per il trattamento dell'infezione da Covid-19, perché inibisce in modo potente la serina proteasi transmembrana 2 (TMPRSS2) che permette l'ingresso del virus nelle cellule e la replicazione. Inoltre, per le sue proprietà anticoagulanti potrebbe prevenire la coagulazione intravascolare disseminata e l'embolia polmonare frequentemente associate all'infezione da Covid-19.

L'obiettivo dello studio RAndomized Clinical Trial Of NAfamostat, progettato come studio clinico prospettico randomizzato, è stato quello di indagare l'efficacia e la sicurezza di nafamostat mesilato somministrato in infusione endovenosa continua (0,10 mg/kg/h) per 7 giorni, in aggiunta al trattamento ottimale, nei pazienti ospedalizzati affetti da Covid-19.

Anche se la SARS-CoV-2 è stata dichiarata dall'OMS non più un'emergenza di salute pubblica, lo sviluppo di trattamenti efficaci contro l'infezione da SARS-CoV-2 rimane una questione critica per prevenire le complicazioni, in particolare nei pazienti fragili.

I risultati di un'analisi ad interim hanno mostrato la sicurezza del farmaco, utilizzato per la prima volta in Europa, su funzione renale, coagulazione e infiammazione. Nello studio RACONA, nafamostat ha mostrato un ottimo profilo di sicurezza e, pertanto, potrebbe rappresentare un’arma efficace, in particolare contro quelle varianti del virus che sono più dipendenti da TMPRS2 (ad esempio, la variante omicron rispetto a quella delta).

«Attraverso una sofisticata analisi statistica lo studio ha anche evidenziato i potenziali benefici del farmaco nell'evitare la progressione verso la polmonite interstiziale grave che è stata la principale causa di morte nei pazienti Covid.» dice il Dario Gregori, direttore dell'Unità di Biostatistica epidemiologica e sanità pubblica dell'Università di Padova.