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Comunicazioni

Scoperto un anticorpo contro il tumore cerebrale da un team internazionale guidato dall'Università di Padova

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10.09.2025

Un team internazionale di ricercatori guidato da Fabio Mammano, docente al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova e associato con incarico di ricerca all’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) Cnrha sviluppato un nuovo anticorpo sperimentale chiamato abEC1.1 che rallenta la progressione del glioblastoma, il tumore cerebrale più aggressivo negli adulti, e riduce l'iperattività neuronale indotta dal tumore.

Lo studio, pubblicato su «Cell Communication and Signaling», ha dimostrato che il trattamento blocca selettivamente alcuni canali emisomici delle connessine, riducendo la migrazione e l'invasività delle cellule tumorali, inibendo il rilascio di ATP e glutammato, e normalizzando l'attività sinaptica anomala. I risultati mostrano una significativa riduzione del volume tumorale e un aumento della sopravvivenza nei modelli murini.

«È la prima volta che un anticorpo terapeutico si dimostra capace di contrastare contemporaneamente la crescita del glioblastoma e l’iperattività neuronale che il tumore induce nei tessuti circostanti – spiega Fabio Mammano –. Questo approccio apre la strada a nuove strategie terapeutiche che mirano non solo alle cellule tumorali, ma anche alle loro interazioni patologiche con l’ambiente cerebrale».

Daniela Marazziti, ricercatrice del Cnr-Ibbc e coautrice del lavoro precisa «Con questo studio abbiamo chiaramente evidenziato l’importanza di contrastare specificamente i componenti molecolari che attivano e rafforzano la comunicazione tra le cellule tumorali ed il tessuto circostante, alimentando la proliferazione incontrollata del glioblastoma».

L'anticorpo è stato somministrato sia come proteina purificata sia tramite terapia genica con vettori virali AAV (virus adeno-associati), una modalità che potrebbe consentire effetti terapeutici duraturi con una sola somministrazione. Lo studio rafforza l'idea che i canali emisomici delle connessine siano un bersaglio farmacologico promettente per il trattamento del glioblastoma. Questa scoperta apre nuove strategie terapeutiche mirate non solo alle cellule tumorali, ma anche alle loro interazioni con l'ambiente cerebrale. 

La tecnologia è oggetto di brevetto in contitolarità tra l'Università di Padova, il Cnr, l'Università degli Studi di Milano e la ShanghaiTech University.
La ricerca è stata condotta in collaborazione con istituzioni accademiche in Italia e Cina ed è stata finanziata da Ministero dell’Università e della Ricerca (PRIN), Fondazione Cariparo, Fondazione Giovanni Celeghin, ShanghaiTech University e Fondazione Umberto Veronesi.