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Ricerca Unipd. Covid-19 e fegato: il ruolo del fegato nelle microtrombosi letali

12.07.2024

La prima ondata pandemica dell'infezione da sindrome respiratoria acuta grave da betacoronavirus-2 aveva colto impreparati i sistemi sanitari occidentali, causando un numero elevato di pazienti gravemente malati con una mortalità rilevante in tutto il mondo, superando i 7 milioni di morti, congiuntamente ad un enorme disagio sociale ed economico.

Uno studio pubblicato nel «Journal of Hepatology», coordinato dall’Università di Padova, e condotto da un team interdisciplinare di ricerca composto dalle università di Yale (USA) e Birmingham (UK), e le aziende ospedaliero-universitarie di Padova, Papa Giovanni XXIII (Bergamo), ASST Bergamo Est Seriate, e Fatebenefratelli Sacco (Milano), avvalendosi di un'ampia serie di materiali autoptici, ha fatto luce sui meccanismi della microtrombosi e sulla rilevanza della patologia epatica nelle forme letali di Covid-19.

«Nei polmoni dei pazienti con microtormbosi della vena porta abbiamo osservato dilatazioni del letto arterioso intrapolmonare, che peggioravano l'ossigenazione del paziente e aggravavano l'insufficienza respiratoria, responsabile di una morte più tardiva» spiega Luca Fabris, docente del Dipartimento di Medicina dell'Università di Padova e del Liver Center dell'Università di Yale, nonché corresponding author del lavoro.

«A livello cellulare, il nostro studio ha dimostrato che la microtrombosi della vena porta è sostenuta da una risposta pro-coagulante indotta dall'infezione da SARS-CoV-2 che colpisce un tipo di cellula vascolare ancora molto trascurato, chiamato pericita, situato all’esterno del vaso, dove forma una guaina di rivestimento attorno all’endotelio, lo strato di cellule che è invece a diretto contatto con il flusso sanguigno - sottolinea Paolo Simioni, direttore del dipartimento di Medicina dell’Università di Padova e della Clinica Medica 1^ dell’Azienda Ospedale/Università di Padova, co-autore senior dello studio -. Questo tipo di cellula, una volta infettata, attiva la secrezione vascolare di mediatori della coagulazione, tra cui il fattore tissutale e il fattore di von Willebrand, responsabili da un lato dello stato di ipercoagulabilità locale con conseguente trombosi, e dall'altro della dilatazione delle piccole arterie polmonari con conseguente riduzione della saturazione di ossigeno nel sangue arterioso».

«Va aggiunto che l'infezione dei periciti epatici da parte del SARS-CoV-2, pur non essendo produttiva, cioè non rilasciando particelle virali infettanti - afferma Cristina Parolin, del dipartimento di Medicina molecolare dell'Università di Padova - ha stimolato una serie di funzioni secretorie da parte dei perciti che sono risultate rilevanti per le alterazioni emodinamiche della circolazione epato-polmonare».

L'approfondimento su Il Bo Live

Uno dei primi e più importanti focolai in Europa si era sviluppato nella provincia di Bergamo, più di 70.000 persone erano decedute per Covid-19 in soli 4 mesi, da febbraio a maggio 2020. Sebbene la causa principale della mortalità fosse stata attribuita all'insufficienza respiratoria ipossica da sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), erano segnalate trombosi dei piccoli vasi (microtrombosi) associate a grave compromissione funzionale in più organi oltre al polmone, come cuore e rene. La microtrombosi è stata osservata anche nel fegato, e seppur il coinvolgimento epatico fosse spesso presente nei pazienti affetti da Covid-19, il significato di queste alterazioni rimaneva incerto.

«Nell’area di Bergamo, il Covid-19 è stato una tragedia senza precedenti negli ultimi tempi. Il virus ci ha colti di sorpresa e nessuno sapeva come trattarlo o quali danni potesse provocare - commenta Aurelio Sonzogni, responsabile del reparto di Patologia dell'ASST Bergamo Est Seriate -. Nonostante la carenza di personale dovuta alle infezioni del personale sanitario e agli estenuanti turni di lavoro, abbiamo deciso di eseguire l'autopsia dei pazienti deceduti da Covid-19, come approccio per ottenere maggiori informazioni sul tipo di danno indotto dall'infezione da SARS-CoV-2 nei diversi organi. Questo è stato un passo fondamentale per svelare come la trombosi dei piccoli vasi fosse una delle lesioni più significative nelle forme letali di Covid».

«Il valore traslazionale di questo studio è molto forte - sottolinea Massimiliano Cadamuro, ora professore all'Università di Milano-Bicocca (all’epoca dello studio docente Università di Padova) e primo autore del lavoro -. Combinare la definizione dei meccanismi molecolari di una malattia con le informazioni cliniche (istologia, radiologia, dati di laboratorio) grazie a un'integrazione finemente calibrata di diverse competenze che attraversano più aree specialistiche, ovvero medicina interna, patologia, radiologia, microbiologia e biologia cellulare, è la chiave per affrontare i problemi che la medicina moderna ogni giorno ci pone».

«Questo lavoro rappresenta una storia affascinante per quanto concerne il ruolo del fegato nelle malattie acute e nelle condizioni di insufficienza multiorgano. Siamo certi che la rilevanza di questo meccanismo fisiopatologico vada ben oltre il Covid-19, argomento che stiamo affrontando grazie ad un finanziamento ottenuto dal Ministero della Salute» ha concluso Paolo Simioni.