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Comunicazioni

Le attività di gruppo favoriscono il benessere psicosociale, lo dimostra uno studio Unipd

04.12.2024

Lo studio “A blended group intervention to promote social connectedness and wellbeing among international university students: an exploratory study”, coordinato da Sabrina Cipolletta del Dipartimento di Psicologia generale dell'Università di Padova, si è interrogato su quali siano i migliori interventi di aiuto per promuovere il benessere e contrastare l’isolamento sociale e la solitudine di studentesse e studenti.

La ricerca aveva lo scopo di esaminare la fattibilità, l’accettazione e il risultato di un intervento blended (attività di gruppo in presenza guidate da un professionista con materiali di auto-aiuto online); di solo auto-aiuto (accesso ai materiali online) oppure in modalità peer-to-peer (attività di gruppo guidate da altri studenti). Sono stati coinvolti 49 tra studentesse e studenti internazionali dell’Università di Padova – divisi in quattro gruppi – che, per otto settimane, hanno partecipato ai tre tipi di intervento più un gruppo di controllo. Al termine si è valutato l’effetto su solitudine, ansia, depressione, supporto sociale e soddisfazione di vita.

È emerso dalla ricerca che gli interventi di gruppo (blended e peer-to-peer) favoriscono il benessere psicosociale attraverso la costruzione di significati condivisi e relazioni significative, elementi cruciali per ridurre la solitudine; la modalità peer-to-peer si è rivelata particolarmente efficace nella riduzione della solitudine grazie alla possibilità di creare connessioni autentiche e supporto reciproco.

«Abbiamo deciso di monitorare gli studenti internazionali perché affrontano difficoltà uniche, come l’adattamento a un nuovo ambiente e la gestione della distanza dalla propria rete di supporto sociale. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente esacerbato questi problemi, riducendo le opportunità di socializzazione e accentuando il senso di isolamento. In questo contesto, è fondamentale sviluppare interventi mirati per affrontare il tema della solitudine e promuovere il benessere psicosociale degli studenti. Gli interventi mirati come dimostra la ricerca – spiega Sabrina Cipolletta del Dipartimento di Psicologia generale dell'Università di Padova che ha coordinato la ricerca – possono migliorare il benessere e le connessioni sociali degli studenti internazionali, ma richiedono ulteriori ottimizzazioni per affrontare i limiti metodologici e di implementazione. Come abbiamo dimostrato gli approcci di gruppo, blended e peer-to-peer, si confermano come strumenti chiave per creare comunità coese e migliorare l’adattamento psicosociale degli studenti universitari».

I risultati principali mostrano che gli interventi che includono attività di gruppo in presenza (blended e peer-to-peer) hanno un impatto positivo maggiore rispetto all’intervento esclusivamente online.

In particolare gli interventi in presenza (blended e peer-to-peer) migliorano le interazioni sociali e aumentano il numero di relazioni rispetto al solo auto-aiuto, consentono di confrontarsi con i pari e creare nuove connessioni sociali. Questi interventi hanno fornito un contesto sociale sicuro dove i partecipanti hanno potuto creare connessioni significative e scambiarsi esperienze, rafforzando il senso di appartenenza. L’atmosfera non giudicante ha facilitato discussioni su temi personali e lo sviluppo di nuove prospettive. Nondimeno, i materiali di auto-aiuto sono percepiti come più utili e soddisfacenti nel contesto blended rispetto all’uso isolato. I gruppi blended e peer-to-peer mostrano una riduzione di solitudine, ansia e depressione, con un aumento della soddisfazione di vita rispetto al gruppo di controllo.

«L’intervento blended si rivela il più efficace perché combina i benefici delle attività di gruppo – le esperienze dirette di connessione – e dell’auto-aiuto – cioè le riflessioni personali –, superando le limitazioni degli approcci singoli. Il modello proposto offre un’opportunità innovativa per affrontare il problema della solitudine e migliorare il benessere degli studenti internazionali – sottolinea Sabrina Cipolletta –. La solitudine rappresenta una delle sfide più pressanti per gli studenti universitari, amplificata dal cambiamento di contesto sociale, culturale e accademico che accompagna la transizione verso l’istruzione superiore».