pistola e libri
Comunicazioni

ERC Consolidator Grant: finanziato con 2 milioni di euro il progetto di Matteo Millan sulla storia del possesso di armi in Europa

23.11.2023

Tra i vincitori della call ERC Consolidator Grants 2023, annunciati proprio oggi dall’Agenzia esecutiva dello European Research Council - ERCEA, c’è anche un professore dell’Università di Padova: si tratta di Matteo Millan, già assegnatario di un finanziamento nella call Starting Grants 2015 del precedente programma quadro Horizon2020 e attualmente professore associato presso il Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell'Antichità. Con un progetto di forte attualità, EU-GUNS - "A Continent Disarmed? Gun Culture, Gun Control and the Making of Western Europe (ca. 1870-1970)", Matteo Millan potrà beneficiare di un budget di quasi 2 milioni di euro, per svolgere una ricerca visionaria e innovativa nell’ambito delle Scienze sociali e umane.

Si conferma dunque la competitività dei docenti dell’Ateneo patavino, capaci di primeggiare all’interno di più bandi di livello internazionale estremamente competitivi. Nello specifico, lo schema ERC Consolidator Grants supporta scienziati e scienziate, in qualsiasi ambito del sapere, che si trovino in una fase di consolidamento della propria carriera e del proprio gruppo di ricerca. I risultati ottenuti in questa e nelle altre recenti call ERC premiano l’impegno dell’Università di Padova nella promozione di programmi interni volti al sostegno economico di progetti di ricerca competitivi e al supporto di ricercatori e ricercatrici che intendono candidarsi ai grant dell’ERC.

Tra le circa 300 proposte selezionate per il finanziamento, distribuite su 23 paesi, sono 15 quelle ospitate da enti italiani tra cui anche l’Università di Padova; dopo i tedeschi, il maggior numero di PI finanziati sono di nazionalità italiana, molti dei quali svolgono però all’estero le loro ricerche.

«Congratulazioni vivissime a Matteo Millan, che vince per la seconda volta un ERC Grant – commenta il prorettore alla Ricerca prof Fabio Zwirner -. I risultati del suo affascinante progetto di storia contemporanea forniranno spunti di riflessione, non solo agli esperti ma anche ai decisori politici e ai cittadini consapevoli, sul tema attualissimo del possesso legale di armi».


ABSTRACT DELLA RICERCA

Quando pensiamo a un uomo con la pistola alla cintola immediatamente ci vengono in mente gli Stati Uniti. Eppure, la situazione non era poi così diversa nell’Europa di inizio ‘900. Fino alla Prima Guerra Mondiale, pistole e fucili erano pubblicizzati in giornalini per ragazzi, signore dell’alta società uscivano a passeggio con una pistola nella borsetta, mentre i loro mariti non uscivano di casa senza avere il revolver nella tasca della giacca. Con l’eccezione di pochi paesi (tra cui l’Italia), non servivano autorizzazioni e permessi per comprare armi, e pistole e fucili si potevano facilmente comprare dal ferramenta o per corrispondenza. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale cambiò tutto, e introdusse una serie di misure che limitò pesantemente la possibilità di comprare e portare armi. Questo progetto di ricerca studierà questa rivoluzione silenziosa ma epocale che portò progressivamente l’Europa a diventare un continente in cui i cittadini armati erano l’eccezione, non la norma. Questo processo investì nel profondo la società europea, riconfigurando i diritti sociali e politici e influenzando in maniera decisiva le attribuzioni dello stato e la stessa identità europea. Attraverso uno sguardo comparativo su sei paesi dell’Europa occidentale (Italia, Spagna, Francia, Regno Unito, Germania e Svezia) nel corso di oltre un secolo (dal 1870 al 1970), il progetto si propone di indagare le cause profonde di questa trasformazione. E lo farà adottando un punto di vista nuovo: mentre finora gli studi si sono concentrati sulle forme illegali e brutali della violenza politica, del terrorismo e della morte di massa, questo progetto studierà l’uso quotidiano e legale delle armi. Affrontando un fenomeno diffusissimo ma sottovalutato dalla ricerca storica, il progetto non si propone solo di colmare una lacuna ma di analizzare la relazione tra diritti individuali, controllo della violenza e allargamento dei poteri dello stato e ripensare così le radici dell’identità europea.