economia circolare
Comunicazioni

Dal "secchio marrone" all'impianto pilota. Progetto Innodabio per una completa circular economy

16.09.2024

Correttamente, nel “secchio marrone” sotto il nostro lavello finiscono anche le cosiddette bioplastiche (bicchieri, posate e borse) composte generalmente da acido polilattico (PLA) e amido termoplastico (TPS). Vengono conferite nella frazione organica dei rifiuti solidi urbani e sono destinate alla digestione anaerobica e/o al compostaggio. Si tratta del cosiddetto Sistema Italia che tanti paesi europei e non (ad esempio lo stesso sindaco di New York) vorrebbero adottare a stretto giro. Il problema può nascere dal fatto che, nel caso della digestione anaerobica, la loro degradazione può essere lenta e può provocare notevoli problematiche gestionali ai digestori (i fermentatori usati per produrre biogas mediante un processo di “digestione” microbica.

Per questo motivo, i gestori degli impianti sono costretti a “pretrattare” il flusso di rifiuti organici. Questo sopravaglio, materiale che rimane sopra le maglie di separazione, viene destinato a un costoso conferimento in discarica: ad oggi, cioè, non sono ancora disponibili preparati enzimatici o microbiologici per il trattamento e il riciclaggio efficiente delle bioplastiche soprattutto in contesti di digestione anaerobica.

Il progetto InnoDABio (soluzioni Innovative per ottimizzare la Digestione Anaerobica delle Bioplastiche contenute nella frazione organica dei rifiuti urbani) mira a sviluppare una tecnologia innovativa di digestione anaerobica per convertire in biogas le sempre più crescenti quantità di bioplastica presenti nella frazione organica dei rifiuti solidi urbani. L’articolazione di InnoDABio mira a caratterizzare quali-quantitativamente gli oggetti in bioplastica presenti nei rifiuti urbani, separarli, sviluppare soluzioni enzimatiche innovative per depolimerizzare le bioplastiche end-of-life e consentirne la loro gestione efficiente tramite digestione anaerobica.

Si tratta quindi di un nuovo concept di digestione anaerobica che prevede l’abbinamento di strategie ingegneristiche e biotecnologiche per accelerare l’idrolisi delle bioplastiche, aumentare la resa in biogas negli impianti e ridurre notevolmente i costi di esercizio. Una volta selezionata la tecnologia più efficiente su scala di laboratorio, si svilupperà un prototipo di impianto in continuo per poter testare su scala pilota il processo di conversione del sopravaglio in biogas.

«Il progetto InnoDABio, realizzato in collaborazione con Fondazione Cariverona, Etra Spa e BTS Biogas Srl, è un'iniziativa pionieristica che punta a rivoluzionare la gestione delle bioplastiche nei rifiuti organici urbani. Inserito nell'ambito della terza missione dell'Università di Padova, InnoDABio non solo applica concretamente la ricerca scientifica per affrontare sfide ambientali globali, ma promuove anche – sottolinea Monica Fedeli, prorettrice con delega alla terza missione e rapporti con il territorio dell’Università di Padova – lo sviluppo sostenibile del territorio. Grazie alla stretta collaborazione con partner industriali, il progetto si propone di trasferire conoscenze innovative direttamente alle aziende, contribuendo in modo significativo alla crescita economica e al benessere sociale dei cittadini e delle cittadine».

Il progetto di ricerca coinvolge l’Università degli Studi di Padova con l’unità di ricerca (UO) di Waste-to-Bioproducts del Dipartimento di Agronomia, animali, alimenti, risorse naturali e ambiente, DAFNAE  www.wastetobioproducts.com e l’UO di Ingegneria dei Polimeri (PEG) del Dipartimento di Ingegneria ndustriale, DII https://research.dii.unipd.it/peg/. L’Università collabora con numerose aziende coinvolte nella produzione di biogas ed altri biocarburanti, nel monitoraggio di impianti per il trattamento di rifiuti, nel riciclo di materiali plastici, nella produzione di bioplastiche a partire da scarti organici. Le loro competenze, unitamente a quelle aziendali, in prevalenza di ingegneria ambientale e di processo, costituiscono un know-how multidisciplinare ed innovativo che si propone come una piattaforma scientifica decisiva per InnoDABio. L’Università è dotata infatti di strumentazioni e laboratori all’avanguardia nel campo delle biotecnologie e dell’ingegneria dei polimeri utilizzati in molti progetti scientifici nazionali ed internazionali.