
Cleanstone, il progetto per migliorare i processi di produzione delle imprese lapidee italiane
05.08.2021
Si chiama Cleanstone il progetto per il miglioramento dei processi di produzione dell’industria lapidea italiana guidato dall’Università di Udine assieme a quella di Padova, a Confartigianato Imprese Vicenza e all’Università di Scienze Applicate della Carinzia e all’Istituto di Ecologia E.C.O. di Klagenfurt.
Partendo dall’analisi dei processi di estrazione e lavorazione di diversi tipi di pietra, ciascuno soggetto a diversi vincoli legali e restrizioni di carattere regionale, il progetto punta a migliorare e ottimizzare i processi di estrazione e lavorazione della pietra naturale tramite l’applicazione delle più moderne metodologie di valutazione dell’impatto ambientale e delle più avanzate tecniche di simulazione fluidodinamica. Si tratta di un’iniziativa transnazionale Italia-Austria che gode di un finanziamento europeo di oltre 700 mila euro che terminerà nel 2022 e che vede coinvolti i tre atenei nell’eseguire rilevanti analisi su campioni di materiale lapideo per individuare i possibili riutilizzi degli scarti.
Centrale il ruolo dell’Università di Padova che nel primo periodo del progetto si è focalizzata sul possibile impiego dei fanghi in edilizia. Successivamente, sono state selezionate le migliori opzioni per ridurre gli oneri economici delle aziende del settore lapideo, cercando anche nuove fonti di reddito con la commercializzazione di prodotti ottenuti direttamente dai fanghi.
“L’obiettivo finale sarà quello di descrivere le tecnologie innovative che consentano, mediante opportuni processi, di trasformare lo scarto in risorsa chiudendo il ciclo di vita utile degli sfridi dei marmi e dei graniti. L’azione è condotta su più livelli, tecnologico, comportamentale, normativo, per salvaguardare la competitività del sistema produttivo italiano e rendere il settore più sostenibile e rispettoso dell’ambiente (protezione del suolo, del settore idrico e dall’inquinamento atmosferico)”, spiega Antonio Monaco, esperto incaricato del Dipartimento ICEA dell'Università degli studi di Padova.
Due i principali strumenti che verranno messi a disposizione delle aziende estrattive. Il primo è una serie di linee guida e criteri per valutare l’impatto ambientale delle attività di lavorazione e definire protocolli innovativi per la valorizzazione economica degli scarti mediante conversione in materie prime secondarie; secondo un Libro Bianco con proposte di modifica della legislazione vigente in Austria e Italia in tema di smaltimento degli scarti, che attualmente non valorizza appieno il potenziale di riuso/riciclo. Per garantire risultati supportati da una solida base scientifica, il progetto si avvale dell’uso di modelli di calcolo fluidodinamico di stato dell’arte, utilizzati per la valutazione delle dispersioni atmosferiche del particolato lapideo, e di specifici indicatori per la biovalutazione e il biomonitoraggio delle attività nelle aree di estrazione.