Bodybuilding: il rischio mortale non è solo per gli uomini
24.10.2025
Un nuovo studio, il primo su larga scala a investigare sistematicamente i decessi tra le bodybuilder competitive donne, condotto da Marco Vecchiato dell'Università di Padova, lancia l'allarme sull'uso di sostanze dopanti, pratiche estreme e aspettative estetiche che mettono a rischio cuore ed equilibrio psicofisico. Secondo la ricerca pubblicata sull'European Heart Journal, la morte cardiaca improvvisa è responsabile di una proporzione insolitamente alta di decessi tra le bodybuilder donne in tutto il mondo.
Lo studio evidenzia, inoltre, anche una alta proporzione di morti per suicidio e omicidio tra le bodybuilder donne.
“I bodybuilder, sia donne che uomini, spesso si impegnano in allenamenti estremi e utilizzano strategie di digiuno e disidratazione per raggiungere fisici estremi. Alcuni assumono anche sostanze per migliorare le prestazioni. Queste strategie possono avere un grave impatto sul cuore e sui vasi sanguigni", spiega Marco Vecchiato, autore della ricerca, il quale ha recentemente pubblicato anche, uno studio sulla mortalità tra i bodybuilder maschi.
Le ricercatrici e i ricercatori dopo aver raccolto 9.447 nominativi di bodybuilder donne le quali avevano partecipato ad almeno un evento della Federazione Internazionale di Fitness e Bodybuilding tra il 2005 e il 2020, hanno poi cercato i rapporti dei decessi di queste concorrenti nominate, in cinque lingue diverse attraverso varie fonti web, inclusi media ufficiali, social media, forum di bodybuilding e blog. Qualsiasi morte segnalata è stata quindi verificata utilizzando più fonti e questi rapporti sono stati analizzati da due clinici per stabilire, per quanto possibile, la causa della morte.
I risultati hano evidenziato 32 decessi tra le donne, con un'età media alla morte di circa 42 anni. La morte cardiaca improvvisa era la causa di morte più comune, rappresentando il 31% dei decessi. Il rischio di morte cardiaca improvvisa era più di 20 volte superiore tra le bodybuilder professioniste rispetto agli amatori.
Questi dati indicano che il rischio di morte cardiaca improvvisa sembra essere molto più alto nelle bodybuilder donne rispetto ad altri atleti professionisti, sebbene inferiore rispetto allo stesso rischio per i bodybuilder maschi. Il suicidio o l'omicidio rappresentavano il 13% dei decessi, quattro volte superiore rispetto ai bodybuilder maschi. “Questa differenza sorprendente suggerisce che, oltre ai rischi cardiovascolari, le atlete femminili in questo campo potrebbero affrontare pressioni psicosociali uniche, possibilmente legate alle aspettative dell'immagine corporea, all'uso di sostanze per migliorare le prestazioni, o alle richieste estreme dello sport,” precisa Marco Vecchiato.
Le autrici e gli autori dello studio riconoscono che i dati raccolti si sono basati su una strategia di ricerca web, la quale potrebbe aver influenzato i loro risultati. Ad esempio, alcuni decessi, soprattutto tra atlete meno conosciute, potrebbero non essere stati riportati. Hanno anche trovato che i dati delle autopsie erano disponibili solo per una piccola proporzione di casi, il che significa che i decessi improvvisi hanno dovuto essere classificati sulla base dell'interpretazione clinica piuttosto che su risultati forensi confermati.
Tuttavia “Per le bodybuilder donne, questa ricerca è un promemoria che la ricerca di una muscolatura estrema e magrezza, pur essendo spesso celebrata, può avere un costo per la salute, in particolare per la salute cardiovascolare. La consapevolezza di questi rischi è essenziale per promuovere pratiche di allenamento più sicure, decisioni informate e un approccio più orientato alla salute nel bodybuilding competitivo" afferma Vecchiato. "Ci dev'essere anche un cambiamento nella cultura dello sport, per sensibilizzare sui rischi, non solo tra i professionisti e professioniste, ma anche nella comunità più ampia di donne che praticano allenamento di forza ad alta intensità".
Per i clinici, specialmente quelli che lavorano nella medicina sportiva e nella cardiologia sportiva, questi risultati sottolineano, dunque, la necessità di screening proattivi e consulenza, anche per le atlete giovani e apparentemente sane poichè mentre queste persone potrebbero non percepire se stessi come a rischio, i dati suggeriscono il contrario.
Marco Vecchiato e il suo team stanno ora studiando gli esiti di salute per gli atleti e atlete attraverso le diverse epoche storiche del bodybuilding per vedere se le pratiche in cambiamento hanno avuto un impatto sulle cause e sui tassi di decessi.


