Alzheimer: la connettività cerebrale come nuovo obiettivo terapeutico e misura chiave per i farmaci
01.12.2025
Negli ultimi mesi la ricerca sull’Alzheimer ha vissuto una svolta con l’approvazione di nuovi farmaci immunoterapici in grado di ridurre le placche di amiloide, una delle principali caratteristiche della malattia. I benefici clinici, però, restano modesti, aprendo il dibattito su come valutarne davvero l’efficacia.
In questo contesto nasce lo studio Brain Connectivity as a New Target for Alzheimer’s Therapy?, coordinato dall’Università di Padova e condotto con il Centro Ospedaliero Universitario di Losanna, Svizzera, e Chiesi Farmaceutici, che propone un cambio di prospettiva: considerare la connettività cerebrale, ossia il modo in cui le aree del cervello comunicano, come nuovo obiettivo terapeutico e misura chiave per i farmaci.
«La connettività del cervello è un indicatore sensibile e precoce dei cambiamenti legati all’Alzheimer - spiega Lorenzo Pini, del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova e primo autore dello studio -. È un approccio che guarda al cervello come a una rete dinamica di connessioni. Un modello che stiamo applicando anche a ictus e tumori, a dimostrazione di quanto questo paradigma sia trasversale nel campo della neurologia.»
«La nostra review evidenzia come rafforzare la connettività cerebrale possa aiutare a migliorare la valutazione dei farmaci, ma anche aprire la strada a nuove terapie capaci di agire sull’ecosistema cerebrale nel suo insieme.» dice Maurizio Corbetta, Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova e corresponding author dello studio.
«Lo studio dimostra il valore della sinergia tra ricerca e industria - sottolinea Bruno Imbimbo, Global Project Leader di Chiesi Farmaceutici e co-autore dello studio -, una collaborazione che ci permetterà di sviluppare modelli avanzati che guidino la scoperta di terapie davvero efficaci per i pazienti».
Questo punto di vista apre così una “terza via” nella lotta all’Alzheimer: non solo placche e sintomi clinici, ma anche la salute delle connessioni cerebrali come obiettivo primario.


