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FocusCovid19

Sperimentazione, scienza e sicurezza: ecco come nasce un vaccino

23.11.2020

Qualsiasi farmaco presenta un percorso che inizia dagli studi preclinici ai quali seguono le fasi di sperimentazione sull’uomo (chiamate fasi I, II e III). I risultati vengono valutati alla fine di ogni fase e sottoposti ad un rigido iter autorizzativo. Durante le fasi di sperimentazione vengono progressivamente aumentati i soggetti arruolati fino a raggiungere numerosità tali da poter stabilire quale sia la capacità di stimolare il sistema immunitario (immunogenicità), evitare la patologia (efficacia) e misurare delle eventuali reazioni collaterali (reattogenicità). Se tali parametri vengono soddisfatti il farmaco viene autorizzato dagli enti autorizzatori internazionali (FDA per gli Stati Uniti e EMA per l’Europa). Il vaccino verrà poi sottoposto alla valutazione dell’organismo nazionale per l’immissione in commercio, AIFA.

Lo studio dell’efficacia e della sicurezza continua anche nella fase di commercializzazione e, a tal proposito, ricordo che in Veneto, ma anche in altre Regioni, è attivo un sistema specifico di segnalazione degli eventi avversi (Canale Verde) che affianca il sistema tradizionale di farmacovigilanza al fine di dare, come per tutte le vaccinazioni, riscontro immediato dell’insorgenza di eventuali problematiche durante la fase di utilizzo attivo.

Il percorso accelerato e sicuro delle situazioni emergenziali

In determinate situazioni emergenziali tale percorso può essere “accelerato”, permettendo l’accorpamento delle varie fasi. L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha imposto tale scelta al fine di ottenere uno strumento preventivo che potrà sicuramente aiutare ad affrontare la pandemia. Bisogna però sottolineare che il percorso se pur più veloce non va a scapito della sicurezza. Un modo per velocizzare le operazioni, mantenendo salda l’attenzione sugli standard di sicurezza, è quello di accorpare le fasi e un invio dei risultati «in corso d’opera» (rolling review) agli enti autorizzatori dove lavorano i massimi esperti del settore.

Ad oggi, l’impegno della ricerca e i conseguenti finanziamenti, ha prodotto a livello globale ben 164 candidati vaccinali contro il SARS-Cov-2 in fase preclinica (non sono ancora arrivati alla sperimentazione sull’uomo) a cui si aggiungono 48 candidati giunti in fase di sperimentazione, di questi 11 sono arrivati all’ultima fase di sperimentazione che prevede il loro utilizzo su un grande numero di persone (numeri che crescono costantemente, vista la rapida evoluzione della ricerca).

I tre vaccini arrivati alla fase finale

I candidati attualmente alla fase finale di valutazione in «corso d’opera» sono tre e, sulla base delle informazioni dei trial clinici inseriti nel sito del WHO, due sono costituiti da mRNA: il vaccino sviluppato da BioNTech/Pfizer che ha coinvolto nelle varie fasi di sviluppo circa 45.000 soggetti e il vaccino sviluppato da Moderna che ha coinvolto circa 30.700 soggetti. Il terzo è costituito da un vettore virale non replicante, sviluppato dall’Università di Oxford e da AstraZeneca, e per i quali trial hanno coinvolto circa 59.500 soggetti.

La metà dei soggetti arruolati nelle varie fasi sperimentali ha già ricevuto, anche con più somministrazioni, tali preparati vaccinali e su questi è stata testata la sicurezza, l’immunogenicità e l’efficacia (37.800 soggetti con vaccino mRNA e 29.750 hanno ricevuto il vaccino virus non replicante). Le informazioni raccolte dalle sperimentazioni sono attualmente in corso di valutazione a livello degli enti internazionali e le informazioni in possesso sono rilevanti al fine di valutare i vari parametri e conseguentemente autorizzare la loro commercializzazione qualora i rigidi criteri siano validati.

Aspetto che sarà da considerare con il loro utilizzo è l’efficacia sul campo, ma è da sottolineare come i vari studi siano stati condotti in Paesi ad alta incidenza di COVID-19 e pertanto effettuati in situazioni purtroppo di massima circolazione virale e quindi ottimali per la valutazione. Ovviamente il tempo non ha permesso di misurare la durata della protezione dei soggetti vaccinati, ma tale aspetto attualmente risulta a mio parere secondario in quanto la sua valutazione potrà avvenire in modo continuo anche in relazione all’evoluzione epidemiologica della circolazione e l’eventuale somministrazione stagionale verrà sicuramente considerata.

Stiamo pertanto attendendo risultati che si basano su forti evidenze scientifiche e ovviamente, quanto sarà il mio turno in relazione alle priorità stabilite dal piano strategico che la Regione sta preparando, mi vaccinerò (anche subito!).

Vincenzo Baldo
Dipartimento di Scienze Cardio-toraco-vascolari e sanità pubblica