Sequenziato il genoma della Palma di Goethe all'Orto botanico Unipd

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È stato pubblicato su «Scientific Data» con il titolo Chromosome-level assembly of the 400-year-old Goethe’s Palm (Chamaerops humilis L.) lo studio, coordinato da Francesco Dal Grande dell’Università di Padova e frutto della collaborazione con il Centro per la Biodiversità genomica di Francoforte e altri partner internazionali, in cui è stato effettuato il primo sequenziamento genomico di alta qualità a livello cromosomico della palma nana del Mediterraneo ed è stato effettuato sulla “Palma di Goethe” all’Orto Botanico dell’Università di Padova.

Il rapido declino della biodiversità globale mette in luce la necessità di aumentare gli sforzi di conservazione. I giardini botanici di tutto il mondo svolgono un ruolo cruciale nella conservazione ex situ delle piante. In particolare, le piante monumentali hanno un grande valore ecologico e culturale, che deve essere tutelato.

L’esemplare di palma nana o palma di San Pietro (Chamaerops humilis L.), messa a dimora nel 1585, è la pianta più antica dell’Orto botanico di Padova ed è nota come Palma di Goethe. Dopo averla ammirata il 27 settembre 1786, infatti, il poeta tedesco ne trae ispirazione per formulare una intuizione evolutiva nel suo saggio La metamorfosi delle piante del 1790, legando così il suo nome a quello della palma “padovana”, per sempre. Nel tempo, la Palma di Goethe è diventata simbolo del legame profondo tra scienza, cultura e natura.

La palma nana cresce spontaneamente lungo le coste del Mediterraneo occidentale in formazioni a macchia degradata, spesso in luoghi inaccessibili per sfuggire allo sfruttamento e sottrarsi così alle azioni invasive messe in atto dall’essere umano. Eredità della flora italiana del Terziario (circa 65 milioni di anni fa), attualmente è l’unica specie di palma autoctona a essere sopravvissuta alle glaciazioni che hanno colpito l’Europa fino a 12.000 anni fa.

«Oggi, quasi 240 anni dopo, siamo ripartiti dalla stessa palma per intraprendere un nuovo viaggio. Lo abbiamo fatto in collaborazione con il Centro di Biodiversità genomica di Francoforte sul Meno, in Germania. La città natale di Goethe, appunto. E abbiamo ottenuto un genoma di altissima qualità. All’Orto botanico dell'Università di Padova abbiamo sequenziato il genoma della Palma di Goethe, la palma coltivata più antica preservata in un orto botanico – spiega Francesco Dal Grande, docente di Botanica sistematica ed ecologia applicata al Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova -. Si tratta del primo genoma della palma nana del Mediterraneo, Chamaerops humilis, l'unica palma nativa dell'Europa continentale e la specie con la distribuzione più a nord tra tutte le palme. Nel nostro studio abbiamo scoperto che nel suo DNA vi sono tantissime sequenze ripetute: tracce di antichi adattamenti che, molto probabilmente, hanno permesso alla specie di adattarsi a climi aridi e caldi, come quelli del Mediterraneo. Il genoma ottenuto ci ha permesso anche di svelare un segreto storico: l'origine di questa pianta - continua Dal Grande -. I dati genomici indicano chiaramente un legame tra questa palma e le popolazioni dell'area occidentale del Mediterraneo, la Penisola Iberica e il Marocco. Questo è un esempio di come il DNA possa nutrire la storia, qualora i documenti da soli non bastassero. In un'epoca di forte declino della biodiversità, conoscere in maniera così approfondita il genoma di una specie diventa un vantaggio, uno strumento in più e molto potente per capirla, proteggerla e conservarla nel tempo».

«Grazie alla ricerca pubblicata oggi sappiamo di più sul nostro simbolo, la Palma di Goethe del 1585, e sulla sua provenienza - dice Tomas Morosinotto, prefetto dell’Orto botanico -. Utilizzando i metodi più attuali di analisi possiamo capire come la pianta più antica del nostro Orto botanico si è adattata a un clima che non era il suo: uno studio attuale su una pianta con più di quattro secoli di storia, nell'epoca del cambiamento climatico».

In questo nuovo studio, Dal Grande e colleghi presentano il primo assemblaggio genomico di alta qualità, a livello cromosomico, di Chamaerops humilis L., ottenuto grazie a tecnologie all’avanguardia che consentono di leggere e organizzare il DNA con estrema precisione (PacBio HiFi e Arima Hi-C). Ad oggi, questo genoma è il più contiguo e completo all'interno della famiglia delle Arecaceae, con un contenuto di sequenze ripetute dell'88%, di cui il 63% è attribuito agli elementi Long Terminal Repeat (LTR). Un contenuto così elevato di sequenze ripetute ci dice che il genoma è stato modellato da pressioni evolutive intense, probabilmente legate al clima mediterraneo.

Lo studio presenta anche la prima analisi completa dei microRNA in una palma. I microRNA sono piccole molecole regolatorie che controllano quali geni vengono attivati o disattivati. È stata identificata per la prima volta nelle palme la famiglia miR827, che nelle piante aiuta a regolare l’assorbimento di nutrienti fondamentali come il fosforo e l’azoto. Trovare una famiglia di microRNA finora sconosciuta nelle palme apre nuove strade per capire come le piante rispondano a stress ambientali e carenze nutrizionali.

Infine, grazie all’analisi dei microsatelliti – brevi sequenze ripetute di DNA utilizzate per tracciare le origini genetiche – il team di ricerca ha scoperto che l’esemplare padovano condivide affinità con popolazioni dell’area occidentale del Mediterraneo, in particolare tra Marocco e Penisola Iberica.

Questi risultati rappresentano un significativo progresso nella genomica della conservazione della specie e gettano le basi per nuove strategie di conservazione: in questo scenario i giardini botanici sono e, sempre di più, saranno attori protagonisti nella salvaguardia della biodiversità globale.

palma goethe nel tempo
La Palama di Goethe nel 1908, 1938 e oggi

Per saperne di più: l'articolo su Il Bo Live

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È stato pubblicato su «Scientific Data» con il titolo Chromosome-level assembly of the 400-year-old Goethe’s Palm (Chamaerops humilis L.) lo studio, coordinato da Francesco Dal Grande dell’Università di Padova e frutto della collaborazione con il Centro per la Biodiversità genomica di Francoforte e altri partner internazionali, in cui è stato effettuato il primo sequenziamento genomico di alta qualità a livello cromosomico della palma nana del Mediterraneo ed è stato effettuato sulla “Palma di Goethe” all’Orto Botanico dell’Università di Padova.

Il rapido declino della biodiversità globale mette in luce la necessità di aumentare gli sforzi di conservazione. I giardini botanici di tutto il mondo svolgono un ruolo cruciale nella conservazione ex situ delle piante. In particolare, le piante monumentali hanno un grande valore ecologico e culturale, che deve essere tutelato.

L’esemplare di palma nana o palma di San Pietro (Chamaerops humilis L.), messa a dimora nel 1585, è la pianta più antica dell’Orto botanico di Padova ed è nota come Palma di Goethe. Dopo averla ammirata il 27 settembre 1786, infatti, il poeta tedesco ne trae ispirazione per formulare una intuizione evolutiva nel suo saggio La metamorfosi delle piante del 1790, legando così il suo nome a quello della palma “padovana”, per sempre. Nel tempo, la Palma di Goethe è diventata simbolo del legame profondo tra scienza, cultura e natura.

La palma nana cresce spontaneamente lungo le coste del Mediterraneo occidentale in formazioni a macchia degradata, spesso in luoghi inaccessibili per sfuggire allo sfruttamento e sottrarsi così alle azioni invasive messe in atto dall’essere umano. Eredità della flora italiana del Terziario (circa 65 milioni di anni fa), attualmente è l’unica specie di palma autoctona a essere sopravvissuta alle glaciazioni che hanno colpito l’Europa fino a 12.000 anni fa.

«Oggi, quasi 240 anni dopo, siamo ripartiti dalla stessa palma per intraprendere un nuovo viaggio. Lo abbiamo fatto in collaborazione con il Centro di Biodiversità genomica di Francoforte sul Meno, in Germania. La città natale di Goethe, appunto. E abbiamo ottenuto un genoma di altissima qualità. All’Orto botanico dell'Università di Padova abbiamo sequenziato il genoma della Palma di Goethe, la palma coltivata più antica preservata in un orto botanico – spiega Francesco Dal Grande, docente di Botanica sistematica ed ecologia applicata al Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova -. Si tratta del primo genoma della palma nana del Mediterraneo, Chamaerops humilis, l'unica palma nativa dell'Europa continentale e la specie con la distribuzione più a nord tra tutte le palme. Nel nostro studio abbiamo scoperto che nel suo DNA vi sono tantissime sequenze ripetute: tracce di antichi adattamenti che, molto probabilmente, hanno permesso alla specie di adattarsi a climi aridi e caldi, come quelli del Mediterraneo. Il genoma ottenuto ci ha permesso anche di svelare un segreto storico: l'origine di questa pianta - continua Dal Grande -. I dati genomici indicano chiaramente un legame tra questa palma e le popolazioni dell'area occidentale del Mediterraneo, la Penisola Iberica e il Marocco. Questo è un esempio di come il DNA possa nutrire la storia, qualora i documenti da soli non bastassero. In un'epoca di forte declino della biodiversità, conoscere in maniera così approfondita il genoma di una specie diventa un vantaggio, uno strumento in più e molto potente per capirla, proteggerla e conservarla nel tempo».

«Grazie alla ricerca pubblicata oggi sappiamo di più sul nostro simbolo, la Palma di Goethe del 1585, e sulla sua provenienza - dice Tomas Morosinotto, prefetto dell’Orto botanico -. Utilizzando i metodi più attuali di analisi possiamo capire come la pianta più antica del nostro Orto botanico si è adattata a un clima che non era il suo: uno studio attuale su una pianta con più di quattro secoli di storia, nell'epoca del cambiamento climatico».

In questo nuovo studio, Dal Grande e colleghi presentano il primo assemblaggio genomico di alta qualità, a livello cromosomico, di Chamaerops humilis L., ottenuto grazie a tecnologie all’avanguardia che consentono di leggere e organizzare il DNA con estrema precisione (PacBio HiFi e Arima Hi-C). Ad oggi, questo genoma è il più contiguo e completo all'interno della famiglia delle Arecaceae, con un contenuto di sequenze ripetute dell'88%, di cui il 63% è attribuito agli elementi Long Terminal Repeat (LTR). Un contenuto così elevato di sequenze ripetute ci dice che il genoma è stato modellato da pressioni evolutive intense, probabilmente legate al clima mediterraneo.

Lo studio presenta anche la prima analisi completa dei microRNA in una palma. I microRNA sono piccole molecole regolatorie che controllano quali geni vengono attivati o disattivati. È stata identificata per la prima volta nelle palme la famiglia miR827, che nelle piante aiuta a regolare l’assorbimento di nutrienti fondamentali come il fosforo e l’azoto. Trovare una famiglia di microRNA finora sconosciuta nelle palme apre nuove strade per capire come le piante rispondano a stress ambientali e carenze nutrizionali.

Infine, grazie all’analisi dei microsatelliti – brevi sequenze ripetute di DNA utilizzate per tracciare le origini genetiche – il team di ricerca ha scoperto che l’esemplare padovano condivide affinità con popolazioni dell’area occidentale del Mediterraneo, in particolare tra Marocco e Penisola Iberica.

Questi risultati rappresentano un significativo progresso nella genomica della conservazione della specie e gettano le basi per nuove strategie di conservazione: in questo scenario i giardini botanici sono e, sempre di più, saranno attori protagonisti nella salvaguardia della biodiversità globale.

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Per saperne di più: l'articolo su Il Bo Live

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Il rapido declino della biodiversità globale mette in luce la necessità di aumentare gli sforzi di conservazione. I giardini botanici di tutto il mondo svolgono un ruolo cruciale nella conservazione ex situ delle piante. In particolare, le piante monumentali hanno un grande valore ecologico e culturale, che deve essere tutelato.

L’esemplare di palma nana o palma di San Pietro (Chamaerops humilis L.), messa a dimora nel 1585, è la pianta più antica dell’Orto botanico di Padova ed è nota come Palma di Goethe. Dopo averla ammirata il 27 settembre 1786, infatti, il poeta tedesco ne trae ispirazione per formulare una intuizione evolutiva nel suo saggio La metamorfosi delle piante del 1790, legando così il suo nome a quello della palma “padovana”, per sempre. Nel tempo, la Palma di Goethe è diventata simbolo del legame profondo tra scienza, cultura e natura.

La palma nana cresce spontaneamente lungo le coste del Mediterraneo occidentale in formazioni a macchia degradata, spesso in luoghi inaccessibili per sfuggire allo sfruttamento e sottrarsi così alle azioni invasive messe in atto dall’essere umano. Eredità della flora italiana del Terziario (circa 65 milioni di anni fa), attualmente è l’unica specie di palma autoctona a essere sopravvissuta alle glaciazioni che hanno colpito l’Europa fino a 12.000 anni fa.

«Oggi, quasi 240 anni dopo, siamo ripartiti dalla stessa palma per intraprendere un nuovo viaggio. Lo abbiamo fatto in collaborazione con il Centro di Biodiversità genomica di Francoforte sul Meno, in Germania. La città natale di Goethe, appunto. E abbiamo ottenuto un genoma di altissima qualità. All’Orto botanico dell'Università di Padova abbiamo sequenziato il genoma della Palma di Goethe, la palma coltivata più antica preservata in un orto botanico – spiega Francesco Dal Grande, docente di Botanica sistematica ed ecologia applicata al Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova -. Si tratta del primo genoma della palma nana del Mediterraneo, Chamaerops humilis, l'unica palma nativa dell'Europa continentale e la specie con la distribuzione più a nord tra tutte le palme. Nel nostro studio abbiamo scoperto che nel suo DNA vi sono tantissime sequenze ripetute: tracce di antichi adattamenti che, molto probabilmente, hanno permesso alla specie di adattarsi a climi aridi e caldi, come quelli del Mediterraneo. Il genoma ottenuto ci ha permesso anche di svelare un segreto storico: l'origine di questa pianta - continua Dal Grande -. I dati genomici indicano chiaramente un legame tra questa palma e le popolazioni dell'area occidentale del Mediterraneo, la Penisola Iberica e il Marocco. Questo è un esempio di come il DNA possa nutrire la storia, qualora i documenti da soli non bastassero. In un'epoca di forte declino della biodiversità, conoscere in maniera così approfondita il genoma di una specie diventa un vantaggio, uno strumento in più e molto potente per capirla, proteggerla e conservarla nel tempo».

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In questo nuovo studio, Dal Grande e colleghi presentano il primo assemblaggio genomico di alta qualità, a livello cromosomico, di Chamaerops humilis L., ottenuto grazie a tecnologie all’avanguardia che consentono di leggere e organizzare il DNA con estrema precisione (PacBio HiFi e Arima Hi-C). Ad oggi, questo genoma è il più contiguo e completo all'interno della famiglia delle Arecaceae, con un contenuto di sequenze ripetute dell'88%, di cui il 63% è attribuito agli elementi Long Terminal Repeat (LTR). Un contenuto così elevato di sequenze ripetute ci dice che il genoma è stato modellato da pressioni evolutive intense, probabilmente legate al clima mediterraneo.

Lo studio presenta anche la prima analisi completa dei microRNA in una palma. I microRNA sono piccole molecole regolatorie che controllano quali geni vengono attivati o disattivati. È stata identificata per la prima volta nelle palme la famiglia miR827, che nelle piante aiuta a regolare l’assorbimento di nutrienti fondamentali come il fosforo e l’azoto. Trovare una famiglia di microRNA finora sconosciuta nelle palme apre nuove strade per capire come le piante rispondano a stress ambientali e carenze nutrizionali.

Infine, grazie all’analisi dei microsatelliti – brevi sequenze ripetute di DNA utilizzate per tracciare le origini genetiche – il team di ricerca ha scoperto che l’esemplare padovano condivide affinità con popolazioni dell’area occidentale del Mediterraneo, in particolare tra Marocco e Penisola Iberica.

Questi risultati rappresentano un significativo progresso nella genomica della conservazione della specie e gettano le basi per nuove strategie di conservazione: in questo scenario i giardini botanici sono e, sempre di più, saranno attori protagonisti nella salvaguardia della biodiversità globale.

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Il rapido declino della biodiversità globale mette in luce la necessità di aumentare gli sforzi di conservazione. I giardini botanici di tutto il mondo svolgono un ruolo cruciale nella conservazione ex situ delle piante. In particolare, le piante monumentali hanno un grande valore ecologico e culturale, che deve essere tutelato.

L’esemplare di palma nana o palma di San Pietro (Chamaerops humilis L.), messa a dimora nel 1585, è la pianta più antica dell’Orto botanico di Padova ed è nota come Palma di Goethe. Dopo averla ammirata il 27 settembre 1786, infatti, il poeta tedesco ne trae ispirazione per formulare una intuizione evolutiva nel suo saggio La metamorfosi delle piante del 1790, legando così il suo nome a quello della palma “padovana”, per sempre. Nel tempo, la Palma di Goethe è diventata simbolo del legame profondo tra scienza, cultura e natura.

La palma nana cresce spontaneamente lungo le coste del Mediterraneo occidentale in formazioni a macchia degradata, spesso in luoghi inaccessibili per sfuggire allo sfruttamento e sottrarsi così alle azioni invasive messe in atto dall’essere umano. Eredità della flora italiana del Terziario (circa 65 milioni di anni fa), attualmente è l’unica specie di palma autoctona a essere sopravvissuta alle glaciazioni che hanno colpito l’Europa fino a 12.000 anni fa.

«Oggi, quasi 240 anni dopo, siamo ripartiti dalla stessa palma per intraprendere un nuovo viaggio. Lo abbiamo fatto in collaborazione con il Centro di Biodiversità genomica di Francoforte sul Meno, in Germania. La città natale di Goethe, appunto. E abbiamo ottenuto un genoma di altissima qualità. All’Orto botanico dell'Università di Padova abbiamo sequenziato il genoma della Palma di Goethe, la palma coltivata più antica preservata in un orto botanico – spiega Francesco Dal Grande, docente di Botanica sistematica ed ecologia applicata al Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova -. Si tratta del primo genoma della palma nana del Mediterraneo, Chamaerops humilis, l'unica palma nativa dell'Europa continentale e la specie con la distribuzione più a nord tra tutte le palme. Nel nostro studio abbiamo scoperto che nel suo DNA vi sono tantissime sequenze ripetute: tracce di antichi adattamenti che, molto probabilmente, hanno permesso alla specie di adattarsi a climi aridi e caldi, come quelli del Mediterraneo. Il genoma ottenuto ci ha permesso anche di svelare un segreto storico: l'origine di questa pianta - continua Dal Grande -. I dati genomici indicano chiaramente un legame tra questa palma e le popolazioni dell'area occidentale del Mediterraneo, la Penisola Iberica e il Marocco. Questo è un esempio di come il DNA possa nutrire la storia, qualora i documenti da soli non bastassero. In un'epoca di forte declino della biodiversità, conoscere in maniera così approfondita il genoma di una specie diventa un vantaggio, uno strumento in più e molto potente per capirla, proteggerla e conservarla nel tempo».

«Grazie alla ricerca pubblicata oggi sappiamo di più sul nostro simbolo, la Palma di Goethe del 1585, e sulla sua provenienza - dice Tomas Morosinotto, prefetto dell’Orto botanico -. Utilizzando i metodi più attuali di analisi possiamo capire come la pianta più antica del nostro Orto botanico si è adattata a un clima che non era il suo: uno studio attuale su una pianta con più di quattro secoli di storia, nell'epoca del cambiamento climatico».

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L’esemplare di palma nana o palma di San Pietro (Chamaerops humilis L.), messa a dimora nel 1585, è la pianta più antica dell’Orto botanico di Padova ed è nota come Palma di Goethe. Dopo averla ammirata il 27 settembre 1786, infatti, il poeta tedesco ne trae ispirazione per formulare una intuizione evolutiva nel suo saggio La metamorfosi delle piante del 1790, legando così il suo nome a quello della palma “padovana”, per sempre. Nel tempo, la Palma di Goethe è diventata simbolo del legame profondo tra scienza, cultura e natura.

La palma nana cresce spontaneamente lungo le coste del Mediterraneo occidentale in formazioni a macchia degradata, spesso in luoghi inaccessibili per sfuggire allo sfruttamento e sottrarsi così alle azioni invasive messe in atto dall’essere umano. Eredità della flora italiana del Terziario (circa 65 milioni di anni fa), attualmente è l’unica specie di palma autoctona a essere sopravvissuta alle glaciazioni che hanno colpito l’Europa fino a 12.000 anni fa.

«Oggi, quasi 240 anni dopo, siamo ripartiti dalla stessa palma per intraprendere un nuovo viaggio. Lo abbiamo fatto in collaborazione con il Centro di Biodiversità genomica di Francoforte sul Meno, in Germania. La città natale di Goethe, appunto. E abbiamo ottenuto un genoma di altissima qualità. All’Orto botanico dell'Università di Padova abbiamo sequenziato il genoma della Palma di Goethe, la palma coltivata più antica preservata in un orto botanico – spiega Francesco Dal Grande, docente di Botanica sistematica ed ecologia applicata al Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova -. Si tratta del primo genoma della palma nana del Mediterraneo, Chamaerops humilis, l'unica palma nativa dell'Europa continentale e la specie con la distribuzione più a nord tra tutte le palme. Nel nostro studio abbiamo scoperto che nel suo DNA vi sono tantissime sequenze ripetute: tracce di antichi adattamenti che, molto probabilmente, hanno permesso alla specie di adattarsi a climi aridi e caldi, come quelli del Mediterraneo. Il genoma ottenuto ci ha permesso anche di svelare un segreto storico: l'origine di questa pianta - continua Dal Grande -. I dati genomici indicano chiaramente un legame tra questa palma e le popolazioni dell'area occidentale del Mediterraneo, la Penisola Iberica e il Marocco. Questo è un esempio di come il DNA possa nutrire la storia, qualora i documenti da soli non bastassero. In un'epoca di forte declino della biodiversità, conoscere in maniera così approfondita il genoma di una specie diventa un vantaggio, uno strumento in più e molto potente per capirla, proteggerla e conservarla nel tempo».

«Grazie alla ricerca pubblicata oggi sappiamo di più sul nostro simbolo, la Palma di Goethe del 1585, e sulla sua provenienza - dice Tomas Morosinotto, prefetto dell’Orto botanico -. Utilizzando i metodi più attuali di analisi possiamo capire come la pianta più antica del nostro Orto botanico si è adattata a un clima che non era il suo: uno studio attuale su una pianta con più di quattro secoli di storia, nell'epoca del cambiamento climatico».

In questo nuovo studio, Dal Grande e colleghi presentano il primo assemblaggio genomico di alta qualità, a livello cromosomico, di Chamaerops humilis L., ottenuto grazie a tecnologie all’avanguardia che consentono di leggere e organizzare il DNA con estrema precisione (PacBio HiFi e Arima Hi-C). Ad oggi, questo genoma è il più contiguo e completo all'interno della famiglia delle Arecaceae, con un contenuto di sequenze ripetute dell'88%, di cui il 63% è attribuito agli elementi Long Terminal Repeat (LTR). Un contenuto così elevato di sequenze ripetute ci dice che il genoma è stato modellato da pressioni evolutive intense, probabilmente legate al clima mediterraneo.

Lo studio presenta anche la prima analisi completa dei microRNA in una palma. I microRNA sono piccole molecole regolatorie che controllano quali geni vengono attivati o disattivati. È stata identificata per la prima volta nelle palme la famiglia miR827, che nelle piante aiuta a regolare l’assorbimento di nutrienti fondamentali come il fosforo e l’azoto. Trovare una famiglia di microRNA finora sconosciuta nelle palme apre nuove strade per capire come le piante rispondano a stress ambientali e carenze nutrizionali.

Infine, grazie all’analisi dei microsatelliti – brevi sequenze ripetute di DNA utilizzate per tracciare le origini genetiche – il team di ricerca ha scoperto che l’esemplare padovano condivide affinità con popolazioni dell’area occidentale del Mediterraneo, in particolare tra Marocco e Penisola Iberica.

Questi risultati rappresentano un significativo progresso nella genomica della conservazione della specie e gettano le basi per nuove strategie di conservazione: in questo scenario i giardini botanici sono e, sempre di più, saranno attori protagonisti nella salvaguardia della biodiversità globale.

palma goethe nel tempo
La Palama di Goethe nel 1908, 1938 e oggi

Per saperne di più: l'articolo su Il Bo Live

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È stato pubblicato su «Scientific Data» con il titolo Chromosome-level assembly of the 400-year-old Goethe’s Palm (Chamaerops humilis L.) lo studio, coordinato da Francesco Dal Grande dell’Università di Padova e frutto della collaborazione con il Centro per la Biodiversità genomica di Francoforte e altri partner internazionali, in cui è stato effettuato il primo sequenziamento genomico di alta qualità a livello cromosomico della palma nana del Mediterraneo ed è stato effettuato sulla “Palma di Goethe” all’Orto Botanico dell’Università di Padova.

Il rapido declino della biodiversità globale mette in luce la necessità di aumentare gli sforzi di conservazione. I giardini botanici di tutto il mondo svolgono un ruolo cruciale nella conservazione ex situ delle piante. In particolare, le piante monumentali hanno un grande valore ecologico e culturale, che deve essere tutelato.

L’esemplare di palma nana o palma di San Pietro (Chamaerops humilis L.), messa a dimora nel 1585, è la pianta più antica dell’Orto botanico di Padova ed è nota come Palma di Goethe. Dopo averla ammirata il 27 settembre 1786, infatti, il poeta tedesco ne trae ispirazione per formulare una intuizione evolutiva nel suo saggio La metamorfosi delle piante del 1790, legando così il suo nome a quello della palma “padovana”, per sempre. Nel tempo, la Palma di Goethe è diventata simbolo del legame profondo tra scienza, cultura e natura.

La palma nana cresce spontaneamente lungo le coste del Mediterraneo occidentale in formazioni a macchia degradata, spesso in luoghi inaccessibili per sfuggire allo sfruttamento e sottrarsi così alle azioni invasive messe in atto dall’essere umano. Eredità della flora italiana del Terziario (circa 65 milioni di anni fa), attualmente è l’unica specie di palma autoctona a essere sopravvissuta alle glaciazioni che hanno colpito l’Europa fino a 12.000 anni fa.

«Oggi, quasi 240 anni dopo, siamo ripartiti dalla stessa palma per intraprendere un nuovo viaggio. Lo abbiamo fatto in collaborazione con il Centro di Biodiversità genomica di Francoforte sul Meno, in Germania. La città natale di Goethe, appunto. E abbiamo ottenuto un genoma di altissima qualità. All’Orto botanico dell'Università di Padova abbiamo sequenziato il genoma della Palma di Goethe, la palma coltivata più antica preservata in un orto botanico – spiega Francesco Dal Grande, docente di Botanica sistematica ed ecologia applicata al Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova -. Si tratta del primo genoma della palma nana del Mediterraneo, Chamaerops humilis, l'unica palma nativa dell'Europa continentale e la specie con la distribuzione più a nord tra tutte le palme. Nel nostro studio abbiamo scoperto che nel suo DNA vi sono tantissime sequenze ripetute: tracce di antichi adattamenti che, molto probabilmente, hanno permesso alla specie di adattarsi a climi aridi e caldi, come quelli del Mediterraneo. Il genoma ottenuto ci ha permesso anche di svelare un segreto storico: l'origine di questa pianta - continua Dal Grande -. I dati genomici indicano chiaramente un legame tra questa palma e le popolazioni dell'area occidentale del Mediterraneo, la Penisola Iberica e il Marocco. Questo è un esempio di come il DNA possa nutrire la storia, qualora i documenti da soli non bastassero. In un'epoca di forte declino della biodiversità, conoscere in maniera così approfondita il genoma di una specie diventa un vantaggio, uno strumento in più e molto potente per capirla, proteggerla e conservarla nel tempo».

«Grazie alla ricerca pubblicata oggi sappiamo di più sul nostro simbolo, la Palma di Goethe del 1585, e sulla sua provenienza - dice Tomas Morosinotto, prefetto dell’Orto botanico -. Utilizzando i metodi più attuali di analisi possiamo capire come la pianta più antica del nostro Orto botanico si è adattata a un clima che non era il suo: uno studio attuale su una pianta con più di quattro secoli di storia, nell'epoca del cambiamento climatico».

In questo nuovo studio, Dal Grande e colleghi presentano il primo assemblaggio genomico di alta qualità, a livello cromosomico, di Chamaerops humilis L., ottenuto grazie a tecnologie all’avanguardia che consentono di leggere e organizzare il DNA con estrema precisione (PacBio HiFi e Arima Hi-C). Ad oggi, questo genoma è il più contiguo e completo all'interno della famiglia delle Arecaceae, con un contenuto di sequenze ripetute dell'88%, di cui il 63% è attribuito agli elementi Long Terminal Repeat (LTR). Un contenuto così elevato di sequenze ripetute ci dice che il genoma è stato modellato da pressioni evolutive intense, probabilmente legate al clima mediterraneo.

Lo studio presenta anche la prima analisi completa dei microRNA in una palma. I microRNA sono piccole molecole regolatorie che controllano quali geni vengono attivati o disattivati. È stata identificata per la prima volta nelle palme la famiglia miR827, che nelle piante aiuta a regolare l’assorbimento di nutrienti fondamentali come il fosforo e l’azoto. Trovare una famiglia di microRNA finora sconosciuta nelle palme apre nuove strade per capire come le piante rispondano a stress ambientali e carenze nutrizionali.

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Questi risultati rappresentano un significativo progresso nella genomica della conservazione della specie e gettano le basi per nuove strategie di conservazione: in questo scenario i giardini botanici sono e, sempre di più, saranno attori protagonisti nella salvaguardia della biodiversità globale.

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Il rapido declino della biodiversità globale mette in luce la necessità di aumentare gli sforzi di conservazione. I giardini botanici di tutto il mondo svolgono un ruolo cruciale nella conservazione ex situ delle piante. In particolare, le piante monumentali hanno un grande valore ecologico e culturale, che deve essere tutelato.

L’esemplare di palma nana o palma di San Pietro (Chamaerops humilis L.), messa a dimora nel 1585, è la pianta più antica dell’Orto botanico di Padova ed è nota come Palma di Goethe. Dopo averla ammirata il 27 settembre 1786, infatti, il poeta tedesco ne trae ispirazione per formulare una intuizione evolutiva nel suo saggio La metamorfosi delle piante del 1790, legando così il suo nome a quello della palma “padovana”, per sempre. Nel tempo, la Palma di Goethe è diventata simbolo del legame profondo tra scienza, cultura e natura.

La palma nana cresce spontaneamente lungo le coste del Mediterraneo occidentale in formazioni a macchia degradata, spesso in luoghi inaccessibili per sfuggire allo sfruttamento e sottrarsi così alle azioni invasive messe in atto dall’essere umano. Eredità della flora italiana del Terziario (circa 65 milioni di anni fa), attualmente è l’unica specie di palma autoctona a essere sopravvissuta alle glaciazioni che hanno colpito l’Europa fino a 12.000 anni fa.

«Oggi, quasi 240 anni dopo, siamo ripartiti dalla stessa palma per intraprendere un nuovo viaggio. Lo abbiamo fatto in collaborazione con il Centro di Biodiversità genomica di Francoforte sul Meno, in Germania. La città natale di Goethe, appunto. E abbiamo ottenuto un genoma di altissima qualità. All’Orto botanico dell'Università di Padova abbiamo sequenziato il genoma della Palma di Goethe, la palma coltivata più antica preservata in un orto botanico – spiega Francesco Dal Grande, docente di Botanica sistematica ed ecologia applicata al Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova -. Si tratta del primo genoma della palma nana del Mediterraneo, Chamaerops humilis, l'unica palma nativa dell'Europa continentale e la specie con la distribuzione più a nord tra tutte le palme. Nel nostro studio abbiamo scoperto che nel suo DNA vi sono tantissime sequenze ripetute: tracce di antichi adattamenti che, molto probabilmente, hanno permesso alla specie di adattarsi a climi aridi e caldi, come quelli del Mediterraneo. Il genoma ottenuto ci ha permesso anche di svelare un segreto storico: l'origine di questa pianta - continua Dal Grande -. I dati genomici indicano chiaramente un legame tra questa palma e le popolazioni dell'area occidentale del Mediterraneo, la Penisola Iberica e il Marocco. Questo è un esempio di come il DNA possa nutrire la storia, qualora i documenti da soli non bastassero. In un'epoca di forte declino della biodiversità, conoscere in maniera così approfondita il genoma di una specie diventa un vantaggio, uno strumento in più e molto potente per capirla, proteggerla e conservarla nel tempo».

«Grazie alla ricerca pubblicata oggi sappiamo di più sul nostro simbolo, la Palma di Goethe del 1585, e sulla sua provenienza - dice Tomas Morosinotto, prefetto dell’Orto botanico -. Utilizzando i metodi più attuali di analisi possiamo capire come la pianta più antica del nostro Orto botanico si è adattata a un clima che non era il suo: uno studio attuale su una pianta con più di quattro secoli di storia, nell'epoca del cambiamento climatico».

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Lo studio presenta anche la prima analisi completa dei microRNA in una palma. I microRNA sono piccole molecole regolatorie che controllano quali geni vengono attivati o disattivati. È stata identificata per la prima volta nelle palme la famiglia miR827, che nelle piante aiuta a regolare l’assorbimento di nutrienti fondamentali come il fosforo e l’azoto. Trovare una famiglia di microRNA finora sconosciuta nelle palme apre nuove strade per capire come le piante rispondano a stress ambientali e carenze nutrizionali.

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Questi risultati rappresentano un significativo progresso nella genomica della conservazione della specie e gettano le basi per nuove strategie di conservazione: in questo scenario i giardini botanici sono e, sempre di più, saranno attori protagonisti nella salvaguardia della biodiversità globale.

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È stato pubblicato su «Scientific Data» con il titolo Chromosome-level assembly of the 400-year-old Goethe’s Palm (Chamaerops humilis L.) lo studio, coordinato da Francesco Dal Grande dell’Università di Padova e frutto della collaborazione con il Centro per la Biodiversità genomica di Francoforte e altri partner internazionali, in cui è stato effettuato il primo sequenziamento genomico di alta qualità a livello cromosomico della palma nana del Mediterraneo ed è stato effettuato sulla “Palma di Goethe” all’Orto Botanico dell’Università di Padova.

Il rapido declino della biodiversità globale mette in luce la necessità di aumentare gli sforzi di conservazione. I giardini botanici di tutto il mondo svolgono un ruolo cruciale nella conservazione ex situ delle piante. In particolare, le piante monumentali hanno un grande valore ecologico e culturale, che deve essere tutelato.

L’esemplare di palma nana o palma di San Pietro (Chamaerops humilis L.), messa a dimora nel 1585, è la pianta più antica dell’Orto botanico di Padova ed è nota come Palma di Goethe. Dopo averla ammirata il 27 settembre 1786, infatti, il poeta tedesco ne trae ispirazione per formulare una intuizione evolutiva nel suo saggio La metamorfosi delle piante del 1790, legando così il suo nome a quello della palma “padovana”, per sempre. Nel tempo, la Palma di Goethe è diventata simbolo del legame profondo tra scienza, cultura e natura.

La palma nana cresce spontaneamente lungo le coste del Mediterraneo occidentale in formazioni a macchia degradata, spesso in luoghi inaccessibili per sfuggire allo sfruttamento e sottrarsi così alle azioni invasive messe in atto dall’essere umano. Eredità della flora italiana del Terziario (circa 65 milioni di anni fa), attualmente è l’unica specie di palma autoctona a essere sopravvissuta alle glaciazioni che hanno colpito l’Europa fino a 12.000 anni fa.

«Oggi, quasi 240 anni dopo, siamo ripartiti dalla stessa palma per intraprendere un nuovo viaggio. Lo abbiamo fatto in collaborazione con il Centro di Biodiversità genomica di Francoforte sul Meno, in Germania. La città natale di Goethe, appunto. E abbiamo ottenuto un genoma di altissima qualità. All’Orto botanico dell'Università di Padova abbiamo sequenziato il genoma della Palma di Goethe, la palma coltivata più antica preservata in un orto botanico – spiega Francesco Dal Grande, docente di Botanica sistematica ed ecologia applicata al Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova -. Si tratta del primo genoma della palma nana del Mediterraneo, Chamaerops humilis, l'unica palma nativa dell'Europa continentale e la specie con la distribuzione più a nord tra tutte le palme. Nel nostro studio abbiamo scoperto che nel suo DNA vi sono tantissime sequenze ripetute: tracce di antichi adattamenti che, molto probabilmente, hanno permesso alla specie di adattarsi a climi aridi e caldi, come quelli del Mediterraneo. Il genoma ottenuto ci ha permesso anche di svelare un segreto storico: l'origine di questa pianta - continua Dal Grande -. I dati genomici indicano chiaramente un legame tra questa palma e le popolazioni dell'area occidentale del Mediterraneo, la Penisola Iberica e il Marocco. Questo è un esempio di come il DNA possa nutrire la storia, qualora i documenti da soli non bastassero. In un'epoca di forte declino della biodiversità, conoscere in maniera così approfondita il genoma di una specie diventa un vantaggio, uno strumento in più e molto potente per capirla, proteggerla e conservarla nel tempo».

«Grazie alla ricerca pubblicata oggi sappiamo di più sul nostro simbolo, la Palma di Goethe del 1585, e sulla sua provenienza - dice Tomas Morosinotto, prefetto dell’Orto botanico -. Utilizzando i metodi più attuali di analisi possiamo capire come la pianta più antica del nostro Orto botanico si è adattata a un clima che non era il suo: uno studio attuale su una pianta con più di quattro secoli di storia, nell'epoca del cambiamento climatico».

In questo nuovo studio, Dal Grande e colleghi presentano il primo assemblaggio genomico di alta qualità, a livello cromosomico, di Chamaerops humilis L., ottenuto grazie a tecnologie all’avanguardia che consentono di leggere e organizzare il DNA con estrema precisione (PacBio HiFi e Arima Hi-C). Ad oggi, questo genoma è il più contiguo e completo all'interno della famiglia delle Arecaceae, con un contenuto di sequenze ripetute dell'88%, di cui il 63% è attribuito agli elementi Long Terminal Repeat (LTR). Un contenuto così elevato di sequenze ripetute ci dice che il genoma è stato modellato da pressioni evolutive intense, probabilmente legate al clima mediterraneo.

Lo studio presenta anche la prima analisi completa dei microRNA in una palma. I microRNA sono piccole molecole regolatorie che controllano quali geni vengono attivati o disattivati. È stata identificata per la prima volta nelle palme la famiglia miR827, che nelle piante aiuta a regolare l’assorbimento di nutrienti fondamentali come il fosforo e l’azoto. Trovare una famiglia di microRNA finora sconosciuta nelle palme apre nuove strade per capire come le piante rispondano a stress ambientali e carenze nutrizionali.

Infine, grazie all’analisi dei microsatelliti – brevi sequenze ripetute di DNA utilizzate per tracciare le origini genetiche – il team di ricerca ha scoperto che l’esemplare padovano condivide affinità con popolazioni dell’area occidentale del Mediterraneo, in particolare tra Marocco e Penisola Iberica.

Questi risultati rappresentano un significativo progresso nella genomica della conservazione della specie e gettano le basi per nuove strategie di conservazione: in questo scenario i giardini botanici sono e, sempre di più, saranno attori protagonisti nella salvaguardia della biodiversità globale.

palma goethe nel tempo
La Palama di Goethe nel 1908, 1938 e oggi

Per saperne di più: l'articolo su Il Bo Live

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La palma nana cresce spontaneamente lungo le coste del Mediterraneo occidentale in formazioni a macchia degradata, spesso in luoghi inaccessibili per sfuggire allo sfruttamento e sottrarsi così alle azioni invasive messe in atto dall’essere umano. Eredità della flora italiana del Terziario (circa 65 milioni di anni fa), attualmente è l’unica specie di palma autoctona a essere sopravvissuta alle glaciazioni che hanno colpito l’Europa fino a 12.000 anni fa.

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Languages open hearts and minds

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On Thursday 25 September, on the occasion of the European Day of LanguagesProgetto Giovani organises an event to promote linguistic diversity and encourage foreign language learning.

The event, organised in cooperation with the Europe Direct Centre of Padova, Popoli Insieme Association and Xena Association, takes place atSala Paldin, Palazzo Moroni, Via del Municipio, 1 from 4:00 p.m. to 6:00 p.m. Participation is free registration through the online form is recommended.

Sign up here!

The theme of the 2025 European Day of Languages is “Languages open hearts and minds”. This motto reflects the fact that language learning involves both emotions and the brain. In addition to enhancing brain power and connecting people, language learning can facilitate the exchange of ideas, emotions, and experiences, strengthening empathy and respect for different ways of life.

The event offers the opportunity to take part in language activities in order to meet people and learn about cultures from around the world, discover new languages, and learn words and idioms typical of other countries. There will be information stands on European and non-European languages, where it will be possible to carry out ludic-linguistic activities.

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The theme of the 2025 European Day of Languages is “Languages open hearts and minds”. This motto reflects the fact that language learning involves both emotions and the brain. In addition to enhancing brain power and connecting people, language learning can facilitate the exchange of ideas, emotions, and experiences, strengthening empathy and respect for different ways of life.

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The theme of the 2025 European Day of Languages is “Languages open hearts and minds”. This motto reflects the fact that language learning involves both emotions and the brain. In addition to enhancing brain power and connecting people, language learning can facilitate the exchange of ideas, emotions, and experiences, strengthening empathy and respect for different ways of life.

The event offers the opportunity to take part in language activities in order to meet people and learn about cultures from around the world, discover new languages, and learn words and idioms typical of other countries. There will be information stands on European and non-European languages, where it will be possible to carry out ludic-linguistic activities.

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On Thursday 25 September, on the occasion of the European Day of LanguagesProgetto Giovani organises an event to promote linguistic diversity and encourage foreign language learning.

The event, organised in cooperation with the Europe Direct Centre of Padova, Popoli Insieme Association and Xena Association, takes place atSala Paldin, Palazzo Moroni, Via del Municipio, 1 from 4:00 p.m. to 6:00 p.m. Participation is free registration through the online form is recommended.

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The theme of the 2025 European Day of Languages is “Languages open hearts and minds”. This motto reflects the fact that language learning involves both emotions and the brain. In addition to enhancing brain power and connecting people, language learning can facilitate the exchange of ideas, emotions, and experiences, strengthening empathy and respect for different ways of life.

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The theme of the 2025 European Day of Languages is “Languages open hearts and minds”. This motto reflects the fact that language learning involves both emotions and the brain. In addition to enhancing brain power and connecting people, language learning can facilitate the exchange of ideas, emotions, and experiences, strengthening empathy and respect for different ways of life.

The event offers the opportunity to take part in language activities in order to meet people and learn about cultures from around the world, discover new languages, and learn words and idioms typical of other countries. There will be information stands on European and non-European languages, where it will be possible to carry out ludic-linguistic activities.

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The theme of the 2025 European Day of Languages is “Languages open hearts and minds”. This motto reflects the fact that language learning involves both emotions and the brain. In addition to enhancing brain power and connecting people, language learning can facilitate the exchange of ideas, emotions, and experiences, strengthening empathy and respect for different ways of life.

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As part of the European Sustainable Mobility Week, an initiative held every year to encourage everyone to promote sustainable transport measures – and which also involves the Municipality of Padua – the University of Padua has chosen to contribute by joining “Il Giretto d’Italia.”

This is a competition between cities aimed at promoting commuting to work and/or school by bike or through other forms of electric micro-mobility (e-scooters, monowheels, e-bikes, electric mopeds, hoverboards, segways). To participate, simply head to the university by passing through one of the checkpoints during the monitoring hours. The winning city will be the one that records the highest number of sustainable trips – i.e., passages through checkpoints – during the monitoring period.

Il Giretto d’Italia 2025” will take place between 7:00 and 10:00 a.m. on 18 September 2025. The passages of those choosing sustainable means of transport to reach the university will be counted.

The following checkpoints have been identified in Padua:

  • Intersection of Via San Francesco / Via Ospedale

  • Intersection of Via Vicenza / Corso Milano

  • Hospital entrance, Via Giustiniani

  • Hospital entrance, Pontecorvo

  • Intersection of Via Belzoni / Via del Portello

  • Intersection of Via Sorio / Via Libia

  • Intersection of Via Vittorio Veneto / Lungargine dei Barcari

  • Via Istria (at the cycle underpass)

  • Borgomagno overpass

  • Lungargine Terranegra, intersection with Via Vigonovese

  • Bridge in Via Facciolati

  • Bridge in Via Acquapendente

  • Intersection of Via Venezia / Via Tommaseo (in front of the Fairgrounds)

  • Intersection of Via Beato Pellegrino / Via Montà

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As part of the European Sustainable Mobility Week, an initiative held every year to encourage everyone to promote sustainable transport measures – and which also involves the Municipality of Padua – the University of Padua has chosen to contribute by joining “Il Giretto d’Italia.”

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This is a competition between cities aimed at promoting commuting to work and/or school by bike or through other forms of electric micro-mobility (e-scooters, monowheels, e-bikes, electric mopeds, hoverboards, segways). To participate, simply head to the university by passing through one of the checkpoints during the monitoring hours. The winning city will be the one that records the highest number of sustainable trips – i.e., passages through checkpoints – during the monitoring period.

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As part of the European Sustainable Mobility Week, an initiative held every year to encourage everyone to promote sustainable transport measures – and which also involves the Municipality of Padua – the University of Padua has chosen to contribute by joining “Il Giretto d’Italia.”

This is a competition between cities aimed at promoting commuting to work and/or school by bike or through other forms of electric micro-mobility (e-scooters, monowheels, e-bikes, electric mopeds, hoverboards, segways). To participate, simply head to the university by passing through one of the checkpoints during the monitoring hours. The winning city will be the one that records the highest number of sustainable trips – i.e., passages through checkpoints – during the monitoring period.

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  • Intersection of Via Sorio / Via Libia

  • Intersection of Via Vittorio Veneto / Lungargine dei Barcari

  • Via Istria (at the cycle underpass)

  • Borgomagno overpass

  • Lungargine Terranegra, intersection with Via Vigonovese

  • Bridge in Via Facciolati

  • Bridge in Via Acquapendente

  • Intersection of Via Venezia / Via Tommaseo (in front of the Fairgrounds)

  • Intersection of Via Beato Pellegrino / Via Montà

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As part of the European Sustainable Mobility Week, an initiative held every year to encourage everyone to promote sustainable transport measures – and which also involves the Municipality of Padua – the University of Padua has chosen to contribute by joining “Il Giretto d’Italia.”

This is a competition between cities aimed at promoting commuting to work and/or school by bike or through other forms of electric micro-mobility (e-scooters, monowheels, e-bikes, electric mopeds, hoverboards, segways). To participate, simply head to the university by passing through one of the checkpoints during the monitoring hours. The winning city will be the one that records the highest number of sustainable trips – i.e., passages through checkpoints – during the monitoring period.

Il Giretto d’Italia 2025” will take place between 7:00 and 10:00 a.m. on 18 September 2025. The passages of those choosing sustainable means of transport to reach the university will be counted.

The following checkpoints have been identified in Padua:

  • Intersection of Via San Francesco / Via Ospedale

  • Intersection of Via Vicenza / Corso Milano

  • Hospital entrance, Via Giustiniani

  • Hospital entrance, Pontecorvo

  • Intersection of Via Belzoni / Via del Portello

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The following checkpoints have been identified in Padua:

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  • Intersection of Via Venezia / Via Tommaseo (in front of the Fairgrounds)

  • Intersection of Via Beato Pellegrino / Via Montà

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An international team of researchers led by Fabio Mammano, professor at the Department of Physics and Astronomy at the University of Padua and associate researcher at the Institute of Biochemistry and Cell Biology of the National Research Council (Cnr-Ibbc) Cnr, has developed a new experimental antibody called abEC1.1 that slows the progression of glioblastoma, the most aggressive brain tumor in adults, and reduces tumor-induced neuronal hyperactivity.

The study, published in "Cell Communication and Signaling," demonstrated that the treatment selectively blocks certain hemichannel connexins, reducing tumor cell migration and invasiveness, inhibiting the release of ATP and glutamate, and normalizing abnormal synaptic activity. Results show a significant reduction in tumor volume and increased survival in mouse models.

"This is the first time a therapeutic antibody has been shown to simultaneously counteract glioblastoma growth and the neuronal hyperactivity the tumor induces in surrounding tissues," explains Fabio Mammano. "This approach opens the door to new therapeutic strategies targeting not only tumor cells but also their pathological interactions with the brain environment."

And Daniela Marazziti, researcher at Cnr-Ibbc and co-author of the work, specifies, "With this study, we have clearly highlighted the importance of specifically counteracting the molecular components that activate and strengthen communication between tumor cells and the surrounding tissue, fueling the uncontrolled proliferation of glioblastoma."

The antibody was administered both as a purified protein and through gene therapy with AAV (adeno-associated virus) vectors, a method that could provide long-lasting therapeutic effects with a single administration. The study reinforces the idea that hemichannel connexins are a promising pharmacological target for glioblastoma treatment. This discovery opens new therapeutic strategies aimed not only at tumor cells but also at their interactions with the brain environment.

The technology is the subject of a patent co-owned by the University of Padua, the CNR, the University of Milan, and ShanghaiTech University. The research was conducted in collaboration with academic institutions in Italy and China and was funded by the Ministry of University and Research (PRIN), Cariparo Foundation, Giovanni Celeghin Foundation, ShanghaiTech University, and Umberto Veronesi Foundation.

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The antibody was administered both as a purified protein and through gene therapy with AAV (adeno-associated virus) vectors, a method that could provide long-lasting therapeutic effects with a single administration. The study reinforces the idea that hemichannel connexins are a promising pharmacological target for glioblastoma treatment. This discovery opens new therapeutic strategies aimed not only at tumor cells but also at their interactions with the brain environment.

The technology is the subject of a patent co-owned by the University of Padua, the CNR, the University of Milan, and ShanghaiTech University. The research was conducted in collaboration with academic institutions in Italy and China and was funded by the Ministry of University and Research (PRIN), Cariparo Foundation, Giovanni Celeghin Foundation, ShanghaiTech University, and Umberto Veronesi Foundation.

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The study, published in "Cell Communication and Signaling," demonstrated that the treatment selectively blocks certain hemichannel connexins, reducing tumor cell migration and invasiveness, inhibiting the release of ATP and glutamate, and normalizing abnormal synaptic activity. Results show a significant reduction in tumor volume and increased survival in mouse models.

"This is the first time a therapeutic antibody has been shown to simultaneously counteract glioblastoma growth and the neuronal hyperactivity the tumor induces in surrounding tissues," explains Fabio Mammano. "This approach opens the door to new therapeutic strategies targeting not only tumor cells but also their pathological interactions with the brain environment."

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The technology is the subject of a patent co-owned by the University of Padua, the CNR, the University of Milan, and ShanghaiTech University. The research was conducted in collaboration with academic institutions in Italy and China and was funded by the Ministry of University and Research (PRIN), Cariparo Foundation, Giovanni Celeghin Foundation, ShanghaiTech University, and Umberto Veronesi Foundation.

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"This is the first time a therapeutic antibody has been shown to simultaneously counteract glioblastoma growth and the neuronal hyperactivity the tumor induces in surrounding tissues," explains Fabio Mammano. "This approach opens the door to new therapeutic strategies targeting not only tumor cells but also their pathological interactions with the brain environment."

And Daniela Marazziti, researcher at Cnr-Ibbc and co-author of the work, specifies, "With this study, we have clearly highlighted the importance of specifically counteracting the molecular components that activate and strengthen communication between tumor cells and the surrounding tissue, fueling the uncontrolled proliferation of glioblastoma."

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The study, published in "Cell Communication and Signaling," demonstrated that the treatment selectively blocks certain hemichannel connexins, reducing tumor cell migration and invasiveness, inhibiting the release of ATP and glutamate, and normalizing abnormal synaptic activity. Results show a significant reduction in tumor volume and increased survival in mouse models.

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The antibody was administered both as a purified protein and through gene therapy with AAV (adeno-associated virus) vectors, a method that could provide long-lasting therapeutic effects with a single administration. The study reinforces the idea that hemichannel connexins are a promising pharmacological target for glioblastoma treatment. This discovery opens new therapeutic strategies aimed not only at tumor cells but also at their interactions with the brain environment.

The technology is the subject of a patent co-owned by the University of Padua, the CNR, the University of Milan, and ShanghaiTech University. The research was conducted in collaboration with academic institutions in Italy and China and was funded by the Ministry of University and Research (PRIN), Cariparo Foundation, Giovanni Celeghin Foundation, ShanghaiTech University, and Umberto Veronesi Foundation.

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An international team of researchers led by Fabio Mammano, professor at the Department of Physics and Astronomy at the University of Padua and associate researcher at the Institute of Biochemistry and Cell Biology of the National Research Council (Cnr-Ibbc) Cnr, has developed a new experimental antibody called abEC1.1 that slows the progression of glioblastoma, the most aggressive brain tumor in adults, and reduces tumor-induced neuronal hyperactivity.

The study, published in "Cell Communication and Signaling," demonstrated that the treatment selectively blocks certain hemichannel connexins, reducing tumor cell migration and invasiveness, inhibiting the release of ATP and glutamate, and normalizing abnormal synaptic activity. Results show a significant reduction in tumor volume and increased survival in mouse models.

"This is the first time a therapeutic antibody has been shown to simultaneously counteract glioblastoma growth and the neuronal hyperactivity the tumor induces in surrounding tissues," explains Fabio Mammano. "This approach opens the door to new therapeutic strategies targeting not only tumor cells but also their pathological interactions with the brain environment."

And Daniela Marazziti, researcher at Cnr-Ibbc and co-author of the work, specifies, "With this study, we have clearly highlighted the importance of specifically counteracting the molecular components that activate and strengthen communication between tumor cells and the surrounding tissue, fueling the uncontrolled proliferation of glioblastoma."

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Partecipiamo al Giretto d'Italia 2025

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Nell'ambito della Settimana europea della mobilità sostenibile, iniziativa che si svolge tutti gli anni per incoraggiare tutti e tutte a promuovere misure di trasporto sostenibile e che coinvolge anche il Comune di Padova, l'Università di Padova ha scelto di contribuire aderendo a “Il Giretto d’Italia”.

Si tratta di una gara tra città tesa a promuovere gli spostamenti casa-lavoro e/o casa-scuola effettuati in bici o con l’utilizzo di altri mezzi di micro mobilità elettrica (monopattini elettrici, monowheel, e-bike, motorini elettrici, hoverboard, segway). Per partecipare basta recarsi all'università passando in uno dei check point nella fascia oraria dedicata al monitoraggio. Sarà vincitrice della sfida la città che totalizzerà, nel periodo di monitoraggio, il maggior numero di spostamenti, e quindi di passaggi, effettuati con mezzi di mobilità sostenibile.

“Il Giretto d'Italia 2025” si terrà tra le ore 7 e le 10 del 18 settembre 2025. Verranno conteggiati i passaggi di coloro che scelgono mezzi sostenibili per recarsi all'università.

Questi i check-point individuati a Padova:

Incrocio via San Francesco/via Ospedale
Incrocio via Vicenza/corso Milano
Ospedale ingresso via Giustiniani
Ospedale ingresso Pontecorvo
Incrocio via Belzoni/via del Portello
Incrocio via Sorio/via Libia
Incrocio via Vittorio Veneto/lungargine dei Barcari
Via Istria (all'altezza del sottopassaggio ciclabile)
Cavalcavia Borgomagno
Lungargine Terranegra incrocio via Vigonovese
Ponte in via Facciolati
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Incrocio via Venezia/via Tommaseo (di fronte Fiera)
Incrocio via Beato Pellegrino/via Montà

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Nell'ambito della Settimana europea della mobilità sostenibile, iniziativa che si svolge tutti gli anni per incoraggiare tutti e tutte a promuovere misure di trasporto sostenibile e che coinvolge anche il Comune di Padova, l'Università di Padova ha scelto di contribuire aderendo a “Il Giretto d’Italia”.

Si tratta di una gara tra città tesa a promuovere gli spostamenti casa-lavoro e/o casa-scuola effettuati in bici o con l’utilizzo di altri mezzi di micro mobilità elettrica (monopattini elettrici, monowheel, e-bike, motorini elettrici, hoverboard, segway). Per partecipare basta recarsi all'università passando in uno dei check point nella fascia oraria dedicata al monitoraggio. Sarà vincitrice della sfida la città che totalizzerà, nel periodo di monitoraggio, il maggior numero di spostamenti, e quindi di passaggi, effettuati con mezzi di mobilità sostenibile.

“Il Giretto d'Italia 2025” si terrà tra le ore 7 e le 10 del 18 settembre 2025. Verranno conteggiati i passaggi di coloro che scelgono mezzi sostenibili per recarsi all'università.

Questi i check-point individuati a Padova:

Incrocio via San Francesco/via Ospedale
Incrocio via Vicenza/corso Milano
Ospedale ingresso via Giustiniani
Ospedale ingresso Pontecorvo
Incrocio via Belzoni/via del Portello
Incrocio via Sorio/via Libia
Incrocio via Vittorio Veneto/lungargine dei Barcari
Via Istria (all'altezza del sottopassaggio ciclabile)
Cavalcavia Borgomagno
Lungargine Terranegra incrocio via Vigonovese
Ponte in via Facciolati
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Si tratta di una gara tra città tesa a promuovere gli spostamenti casa-lavoro e/o casa-scuola effettuati in bici o con l’utilizzo di altri mezzi di micro mobilità elettrica (monopattini elettrici, monowheel, e-bike, motorini elettrici, hoverboard, segway). Per partecipare basta recarsi all'università passando in uno dei check point nella fascia oraria dedicata al monitoraggio. Sarà vincitrice della sfida la città che totalizzerà, nel periodo di monitoraggio, il maggior numero di spostamenti, e quindi di passaggi, effettuati con mezzi di mobilità sostenibile.

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Scoperto un anticorpo contro il tumore cerebrale da un team internazionale guidato dall'Università di Padova

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Un team internazionale di ricercatori guidato da Fabio Mammano, docente al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova e associato con incarico di ricerca all’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) Cnrha sviluppato un nuovo anticorpo sperimentale chiamato abEC1.1 che rallenta la progressione del glioblastoma, il tumore cerebrale più aggressivo negli adulti, e riduce l'iperattività neuronale indotta dal tumore.

Lo studio, pubblicato su «Cell Communication and Signaling», ha dimostrato che il trattamento blocca selettivamente alcuni canali emisomici delle connessine, riducendo la migrazione e l'invasività delle cellule tumorali, inibendo il rilascio di ATP e glutammato, e normalizzando l'attività sinaptica anomala. I risultati mostrano una significativa riduzione del volume tumorale e un aumento della sopravvivenza nei modelli murini.

«È la prima volta che un anticorpo terapeutico si dimostra capace di contrastare contemporaneamente la crescita del glioblastoma e l’iperattività neuronale che il tumore induce nei tessuti circostanti – spiega Fabio Mammano –. Questo approccio apre la strada a nuove strategie terapeutiche che mirano non solo alle cellule tumorali, ma anche alle loro interazioni patologiche con l’ambiente cerebrale».

Daniela Marazziti, ricercatrice del Cnr-Ibbc e coautrice del lavoro precisa «Con questo studio abbiamo chiaramente evidenziato l’importanza di contrastare specificamente i componenti molecolari che attivano e rafforzano la comunicazione tra le cellule tumorali ed il tessuto circostante, alimentando la proliferazione incontrollata del glioblastoma».

L'anticorpo è stato somministrato sia come proteina purificata sia tramite terapia genica con vettori virali AAV (virus adeno-associati), una modalità che potrebbe consentire effetti terapeutici duraturi con una sola somministrazione. Lo studio rafforza l'idea che i canali emisomici delle connessine siano un bersaglio farmacologico promettente per il trattamento del glioblastoma. Questa scoperta apre nuove strategie terapeutiche mirate non solo alle cellule tumorali, ma anche alle loro interazioni con l'ambiente cerebrale. 

La tecnologia è oggetto di brevetto in contitolarità tra l'Università di Padova, il Cnr, l'Università degli Studi di Milano e la ShanghaiTech University.
La ricerca è stata condotta in collaborazione con istituzioni accademiche in Italia e Cina ed è stata finanziata da Ministero dell’Università e della Ricerca (PRIN), Fondazione Cariparo, Fondazione Giovanni Celeghin, ShanghaiTech University e Fondazione Umberto Veronesi.

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Un team internazionale di ricercatori guidato da Fabio Mammano, docente al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova e associato con incarico di ricerca all’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) Cnrha sviluppato un nuovo anticorpo sperimentale chiamato abEC1.1 che rallenta la progressione del glioblastoma, il tumore cerebrale più aggressivo negli adulti, e riduce l'iperattività neuronale indotta dal tumore.

Lo studio, pubblicato su «Cell Communication and Signaling», ha dimostrato che il trattamento blocca selettivamente alcuni canali emisomici delle connessine, riducendo la migrazione e l'invasività delle cellule tumorali, inibendo il rilascio di ATP e glutammato, e normalizzando l'attività sinaptica anomala. I risultati mostrano una significativa riduzione del volume tumorale e un aumento della sopravvivenza nei modelli murini.

«È la prima volta che un anticorpo terapeutico si dimostra capace di contrastare contemporaneamente la crescita del glioblastoma e l’iperattività neuronale che il tumore induce nei tessuti circostanti – spiega Fabio Mammano –. Questo approccio apre la strada a nuove strategie terapeutiche che mirano non solo alle cellule tumorali, ma anche alle loro interazioni patologiche con l’ambiente cerebrale».

Daniela Marazziti, ricercatrice del Cnr-Ibbc e coautrice del lavoro precisa «Con questo studio abbiamo chiaramente evidenziato l’importanza di contrastare specificamente i componenti molecolari che attivano e rafforzano la comunicazione tra le cellule tumorali ed il tessuto circostante, alimentando la proliferazione incontrollata del glioblastoma».

L'anticorpo è stato somministrato sia come proteina purificata sia tramite terapia genica con vettori virali AAV (virus adeno-associati), una modalità che potrebbe consentire effetti terapeutici duraturi con una sola somministrazione. Lo studio rafforza l'idea che i canali emisomici delle connessine siano un bersaglio farmacologico promettente per il trattamento del glioblastoma. Questa scoperta apre nuove strategie terapeutiche mirate non solo alle cellule tumorali, ma anche alle loro interazioni con l'ambiente cerebrale. 

La tecnologia è oggetto di brevetto in contitolarità tra l'Università di Padova, il Cnr, l'Università degli Studi di Milano e la ShanghaiTech University.
La ricerca è stata condotta in collaborazione con istituzioni accademiche in Italia e Cina ed è stata finanziata da Ministero dell’Università e della Ricerca (PRIN), Fondazione Cariparo, Fondazione Giovanni Celeghin, ShanghaiTech University e Fondazione Umberto Veronesi.

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Lo studio, pubblicato su «Cell Communication and Signaling», ha dimostrato che il trattamento blocca selettivamente alcuni canali emisomici delle connessine, riducendo la migrazione e l'invasività delle cellule tumorali, inibendo il rilascio di ATP e glutammato, e normalizzando l'attività sinaptica anomala. I risultati mostrano una significativa riduzione del volume tumorale e un aumento della sopravvivenza nei modelli murini.

«È la prima volta che un anticorpo terapeutico si dimostra capace di contrastare contemporaneamente la crescita del glioblastoma e l’iperattività neuronale che il tumore induce nei tessuti circostanti – spiega Fabio Mammano –. Questo approccio apre la strada a nuove strategie terapeutiche che mirano non solo alle cellule tumorali, ma anche alle loro interazioni patologiche con l’ambiente cerebrale».

Daniela Marazziti, ricercatrice del Cnr-Ibbc e coautrice del lavoro precisa «Con questo studio abbiamo chiaramente evidenziato l’importanza di contrastare specificamente i componenti molecolari che attivano e rafforzano la comunicazione tra le cellule tumorali ed il tessuto circostante, alimentando la proliferazione incontrollata del glioblastoma».

L'anticorpo è stato somministrato sia come proteina purificata sia tramite terapia genica con vettori virali AAV (virus adeno-associati), una modalità che potrebbe consentire effetti terapeutici duraturi con una sola somministrazione. Lo studio rafforza l'idea che i canali emisomici delle connessine siano un bersaglio farmacologico promettente per il trattamento del glioblastoma. Questa scoperta apre nuove strategie terapeutiche mirate non solo alle cellule tumorali, ma anche alle loro interazioni con l'ambiente cerebrale. 

La tecnologia è oggetto di brevetto in contitolarità tra l'Università di Padova, il Cnr, l'Università degli Studi di Milano e la ShanghaiTech University.
La ricerca è stata condotta in collaborazione con istituzioni accademiche in Italia e Cina ed è stata finanziata da Ministero dell’Università e della Ricerca (PRIN), Fondazione Cariparo, Fondazione Giovanni Celeghin, ShanghaiTech University e Fondazione Umberto Veronesi.

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Daniela Marazziti, ricercatrice del Cnr-Ibbc e coautrice del lavoro precisa «Con questo studio abbiamo chiaramente evidenziato l’importanza di contrastare specificamente i componenti molecolari che attivano e rafforzano la comunicazione tra le cellule tumorali ed il tessuto circostante, alimentando la proliferazione incontrollata del glioblastoma».

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Lo studio, pubblicato su «Cell Communication and Signaling», ha dimostrato che il trattamento blocca selettivamente alcuni canali emisomici delle connessine, riducendo la migrazione e l'invasività delle cellule tumorali, inibendo il rilascio di ATP e glutammato, e normalizzando l'attività sinaptica anomala. I risultati mostrano una significativa riduzione del volume tumorale e un aumento della sopravvivenza nei modelli murini.

«È la prima volta che un anticorpo terapeutico si dimostra capace di contrastare contemporaneamente la crescita del glioblastoma e l’iperattività neuronale che il tumore induce nei tessuti circostanti – spiega Fabio Mammano –. Questo approccio apre la strada a nuove strategie terapeutiche che mirano non solo alle cellule tumorali, ma anche alle loro interazioni patologiche con l’ambiente cerebrale».

Daniela Marazziti, ricercatrice del Cnr-Ibbc e coautrice del lavoro precisa «Con questo studio abbiamo chiaramente evidenziato l’importanza di contrastare specificamente i componenti molecolari che attivano e rafforzano la comunicazione tra le cellule tumorali ed il tessuto circostante, alimentando la proliferazione incontrollata del glioblastoma».

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Un team internazionale di ricercatori guidato da Fabio Mammano, docente al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova e associato con incarico di ricerca all’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) Cnrha sviluppato un nuovo anticorpo sperimentale chiamato abEC1.1 che rallenta la progressione del glioblastoma, il tumore cerebrale più aggressivo negli adulti, e riduce l'iperattività neuronale indotta dal tumore.

Lo studio, pubblicato su «Cell Communication and Signaling», ha dimostrato che il trattamento blocca selettivamente alcuni canali emisomici delle connessine, riducendo la migrazione e l'invasività delle cellule tumorali, inibendo il rilascio di ATP e glutammato, e normalizzando l'attività sinaptica anomala. I risultati mostrano una significativa riduzione del volume tumorale e un aumento della sopravvivenza nei modelli murini.

«È la prima volta che un anticorpo terapeutico si dimostra capace di contrastare contemporaneamente la crescita del glioblastoma e l’iperattività neuronale che il tumore induce nei tessuti circostanti – spiega Fabio Mammano –. Questo approccio apre la strada a nuove strategie terapeutiche che mirano non solo alle cellule tumorali, ma anche alle loro interazioni patologiche con l’ambiente cerebrale».

Daniela Marazziti, ricercatrice del Cnr-Ibbc e coautrice del lavoro precisa «Con questo studio abbiamo chiaramente evidenziato l’importanza di contrastare specificamente i componenti molecolari che attivano e rafforzano la comunicazione tra le cellule tumorali ed il tessuto circostante, alimentando la proliferazione incontrollata del glioblastoma».

L'anticorpo è stato somministrato sia come proteina purificata sia tramite terapia genica con vettori virali AAV (virus adeno-associati), una modalità che potrebbe consentire effetti terapeutici duraturi con una sola somministrazione. Lo studio rafforza l'idea che i canali emisomici delle connessine siano un bersaglio farmacologico promettente per il trattamento del glioblastoma. Questa scoperta apre nuove strategie terapeutiche mirate non solo alle cellule tumorali, ma anche alle loro interazioni con l'ambiente cerebrale. 

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Lo studio, pubblicato su «Cell Communication and Signaling», ha dimostrato che il trattamento blocca selettivamente alcuni canali emisomici delle connessine, riducendo la migrazione e l'invasività delle cellule tumorali, inibendo il rilascio di ATP e glutammato, e normalizzando l'attività sinaptica anomala. I risultati mostrano una significativa riduzione del volume tumorale e un aumento della sopravvivenza nei modelli murini.

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Incontri di accoglienza delle matricole - Porte Aperte 2025 - Scuola di Medicina e chirurgia

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RICERCA - UN NUOVO ANTICORPO SPERIMENTALE RALLENTA LA PROGRESSIONE DEL GLIOBLASTOMA E RIDUCE L’IPERATTIVITÀ CEREBRALE INDOTTA DAL TUMORE

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Medicine - Candidati ammissibili per l'accesso ad anni successivi al primo - Medicine and Surgery - 2025-2026

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