Ricerca Unipd. Svelato un meccanismo che influisce sulla lunghezza dei mitocondri e determina il comportamento cellulare

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Il mitocondrio è un organello presente all’interno delle nostre cellule con diverse funzioni, tra cui alcune fondamentali legate al metabolismo e alla produzione di energia. Pressoché tutte le cellule degli organismi eucarioti contengono numerosi mitocondri, che formano una estesa rete filamentosa all’interno di ciascuna cellula. Questa rete va incontro a continue divisioni e fusioni che accorciano e allungano dinamicamente i singoli mitocondri.

In un articolo pubblicato sulla rivista Nature Cell Biology, un gruppo internazionale di ricercatori e ricercatrici, coordinato da Sirio Dupont, professore dell’Università di Padova, hanno mostrato l’esistenza di un meccanismo universale, comune a molti diversi tipi di cellule. Tale meccanismo sembra in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri in risposta alle condizioni meccaniche del microambiente cellulare. Tali condizioni includono, per esempio, lo stiramento della pelle oppure la reazione dei vasi sanguigni alle sollecitazioni provocate dallo scorrimento del sangue sulle loro pareti.

«Abbiamo scoperto che i mitocondri funzionano come una sorta di ‘centralina di controllo’ in grado di accendere e spegnere in maniera coordinata tre importanti ‘interruttori’ molecolari – spiega Patrizia Romani, del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e prima autrice dell’articolo –. In questo modo i segnali meccanici riescono a controllare, tramite un unico meccanismo, diverse funzioni della cellula, inclusa la capacità di produrre nuove molecole con attività antiossidante, di accumulare energia sotto forma di lipidi, di regolare la proliferazione e di mantenere la propria identità. In questo studio abbiamo dimostrato sperimentalmente che tale funzione ha rilevanza in diversi contesti, compreso il differenziamento di cellule staminali in adipociti, il corretto funzionamento delle cellule del fegato, e la resistenza delle cellule tumorali metastatiche alla chemioterapia».

Lo studio è nato nel contesto della meccano-biologia, una branca della biologia che si occupa di studiare le interazioni tra i sistemi biologici e le proprietà meccaniche della materia. Il gruppo guidato da Dupont è stato tra i primi a sviluppare studi di meccano-biologia in Italia, e oggi si occupa di studiare come le cellule “sentono” le proprietà meccaniche del proprio microambiente (ad esempio la sua elasticità), e quali possono essere gli effetti di queste proprietà sul comportamento cellulare.

«I risultati ottenuti hanno rivelato un fine meccanismo molecolare basato su una proteina localizzata sulla superficie dei mitocondri, chiamata MIEF1 (dal nome per esteso in inglese: MItochondrial Elongation Factor 1). Quando le cellule ricevono intensi stimoli meccanici, la proteina MIEF1 viene fosforilata, e questo diminuisce la sua capacità di reclutare sulla superficie del mitocondrio una seconda proteina, chiamata DRP1, che agisce da ‘forbice molecolare’ spezzettando i mitocondri e quindi accorciandoli – spiega Sirio Dupont –. La conoscenza di questo nuovo meccanismo molecolare apre la strada, prima di tutto, a ulteriori ricerche, perché fornisce alla comunità scientifica una nuova ‘lente’ con cui capire alcuni processi biologici in cui la meccanica dei tessuti svolge un ruolo importante».

Il gruppo di ricerca ha inoltre già iniziato a identificare e sviluppare piccole molecole ad azione farmacologica, in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri, e di conseguenza la risposta delle cellule agli stimoli meccanici. Queste molecole potrebbero rappresentare la base per sviluppare farmaci in grado di “correggere” le risposte cellulari ai difetti meccanici che si pensa siano alla base dello sviluppo di alcuni tumori o di alcune malattie cardiovascolari. Oppure tali farmaci potrebbero agire “forzando” queste risposte quando ciò sia utile per prevenire reazioni patologiche o maligne».

Non ultimo, il nuovo meccanismo individuato potrebbe portare allo sviluppo di marcatori per capire se e quando una cellula all’interno di un tessuto sta ricevendo un segnale di tipo meccanico, con beneficio sia per la ricerca fondamentale che per la ricerca applicata.

Lo studio è il frutto di una collaborazione con numerosi gruppi di ricerca dell’Università di Padova, italiani e internazionali, ed è stato sostenuto da Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Fondazione Veronesi, Worldwide Cancer Research, dal Ministero della Ricerca e da Fondazione CARIPARO. Quest’ultima, con Heal Italia sulla Medicina di Precisione hanno inoltre finanziato progetti di ricerca per sviluppare possibili applicazioni inerenti questo studio.

 

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In un articolo pubblicato sulla rivista Nature Cell Biology, un gruppo internazionale di ricercatori e ricercatrici, coordinato da Sirio Dupont, professore dell’Università di Padova, hanno mostrato l’esistenza di un meccanismo universale, comune a molti diversi tipi di cellule. Tale meccanismo sembra in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri in risposta alle condizioni meccaniche del microambiente cellulare. Tali condizioni includono, per esempio, lo stiramento della pelle oppure la reazione dei vasi sanguigni alle sollecitazioni provocate dallo scorrimento del sangue sulle loro pareti.

«Abbiamo scoperto che i mitocondri funzionano come una sorta di ‘centralina di controllo’ in grado di accendere e spegnere in maniera coordinata tre importanti ‘interruttori’ molecolari – spiega Patrizia Romani, del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e prima autrice dell’articolo –. In questo modo i segnali meccanici riescono a controllare, tramite un unico meccanismo, diverse funzioni della cellula, inclusa la capacità di produrre nuove molecole con attività antiossidante, di accumulare energia sotto forma di lipidi, di regolare la proliferazione e di mantenere la propria identità. In questo studio abbiamo dimostrato sperimentalmente che tale funzione ha rilevanza in diversi contesti, compreso il differenziamento di cellule staminali in adipociti, il corretto funzionamento delle cellule del fegato, e la resistenza delle cellule tumorali metastatiche alla chemioterapia».

Lo studio è nato nel contesto della meccano-biologia, una branca della biologia che si occupa di studiare le interazioni tra i sistemi biologici e le proprietà meccaniche della materia. Il gruppo guidato da Dupont è stato tra i primi a sviluppare studi di meccano-biologia in Italia, e oggi si occupa di studiare come le cellule “sentono” le proprietà meccaniche del proprio microambiente (ad esempio la sua elasticità), e quali possono essere gli effetti di queste proprietà sul comportamento cellulare.

«I risultati ottenuti hanno rivelato un fine meccanismo molecolare basato su una proteina localizzata sulla superficie dei mitocondri, chiamata MIEF1 (dal nome per esteso in inglese: MItochondrial Elongation Factor 1). Quando le cellule ricevono intensi stimoli meccanici, la proteina MIEF1 viene fosforilata, e questo diminuisce la sua capacità di reclutare sulla superficie del mitocondrio una seconda proteina, chiamata DRP1, che agisce da ‘forbice molecolare’ spezzettando i mitocondri e quindi accorciandoli – spiega Sirio Dupont –. La conoscenza di questo nuovo meccanismo molecolare apre la strada, prima di tutto, a ulteriori ricerche, perché fornisce alla comunità scientifica una nuova ‘lente’ con cui capire alcuni processi biologici in cui la meccanica dei tessuti svolge un ruolo importante».

Il gruppo di ricerca ha inoltre già iniziato a identificare e sviluppare piccole molecole ad azione farmacologica, in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri, e di conseguenza la risposta delle cellule agli stimoli meccanici. Queste molecole potrebbero rappresentare la base per sviluppare farmaci in grado di “correggere” le risposte cellulari ai difetti meccanici che si pensa siano alla base dello sviluppo di alcuni tumori o di alcune malattie cardiovascolari. Oppure tali farmaci potrebbero agire “forzando” queste risposte quando ciò sia utile per prevenire reazioni patologiche o maligne».

Non ultimo, il nuovo meccanismo individuato potrebbe portare allo sviluppo di marcatori per capire se e quando una cellula all’interno di un tessuto sta ricevendo un segnale di tipo meccanico, con beneficio sia per la ricerca fondamentale che per la ricerca applicata.

Lo studio è il frutto di una collaborazione con numerosi gruppi di ricerca dell’Università di Padova, italiani e internazionali, ed è stato sostenuto da Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Fondazione Veronesi, Worldwide Cancer Research, dal Ministero della Ricerca e da Fondazione CARIPARO. Quest’ultima, con Heal Italia sulla Medicina di Precisione hanno inoltre finanziato progetti di ricerca per sviluppare possibili applicazioni inerenti questo studio.

 

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Il mitocondrio è un organello presente all’interno delle nostre cellule con diverse funzioni, tra cui alcune fondamentali legate al metabolismo e alla produzione di energia. Pressoché tutte le cellule degli organismi eucarioti contengono numerosi mitocondri, che formano una estesa rete filamentosa all’interno di ciascuna cellula. Questa rete va incontro a continue divisioni e fusioni che accorciano e allungano dinamicamente i singoli mitocondri.

In un articolo pubblicato sulla rivista Nature Cell Biology, un gruppo internazionale di ricercatori e ricercatrici, coordinato da Sirio Dupont, professore dell’Università di Padova, hanno mostrato l’esistenza di un meccanismo universale, comune a molti diversi tipi di cellule. Tale meccanismo sembra in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri in risposta alle condizioni meccaniche del microambiente cellulare. Tali condizioni includono, per esempio, lo stiramento della pelle oppure la reazione dei vasi sanguigni alle sollecitazioni provocate dallo scorrimento del sangue sulle loro pareti.

«Abbiamo scoperto che i mitocondri funzionano come una sorta di ‘centralina di controllo’ in grado di accendere e spegnere in maniera coordinata tre importanti ‘interruttori’ molecolari – spiega Patrizia Romani, del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e prima autrice dell’articolo –. In questo modo i segnali meccanici riescono a controllare, tramite un unico meccanismo, diverse funzioni della cellula, inclusa la capacità di produrre nuove molecole con attività antiossidante, di accumulare energia sotto forma di lipidi, di regolare la proliferazione e di mantenere la propria identità. In questo studio abbiamo dimostrato sperimentalmente che tale funzione ha rilevanza in diversi contesti, compreso il differenziamento di cellule staminali in adipociti, il corretto funzionamento delle cellule del fegato, e la resistenza delle cellule tumorali metastatiche alla chemioterapia».

Lo studio è nato nel contesto della meccano-biologia, una branca della biologia che si occupa di studiare le interazioni tra i sistemi biologici e le proprietà meccaniche della materia. Il gruppo guidato da Dupont è stato tra i primi a sviluppare studi di meccano-biologia in Italia, e oggi si occupa di studiare come le cellule “sentono” le proprietà meccaniche del proprio microambiente (ad esempio la sua elasticità), e quali possono essere gli effetti di queste proprietà sul comportamento cellulare.

«I risultati ottenuti hanno rivelato un fine meccanismo molecolare basato su una proteina localizzata sulla superficie dei mitocondri, chiamata MIEF1 (dal nome per esteso in inglese: MItochondrial Elongation Factor 1). Quando le cellule ricevono intensi stimoli meccanici, la proteina MIEF1 viene fosforilata, e questo diminuisce la sua capacità di reclutare sulla superficie del mitocondrio una seconda proteina, chiamata DRP1, che agisce da ‘forbice molecolare’ spezzettando i mitocondri e quindi accorciandoli – spiega Sirio Dupont –. La conoscenza di questo nuovo meccanismo molecolare apre la strada, prima di tutto, a ulteriori ricerche, perché fornisce alla comunità scientifica una nuova ‘lente’ con cui capire alcuni processi biologici in cui la meccanica dei tessuti svolge un ruolo importante».

Il gruppo di ricerca ha inoltre già iniziato a identificare e sviluppare piccole molecole ad azione farmacologica, in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri, e di conseguenza la risposta delle cellule agli stimoli meccanici. Queste molecole potrebbero rappresentare la base per sviluppare farmaci in grado di “correggere” le risposte cellulari ai difetti meccanici che si pensa siano alla base dello sviluppo di alcuni tumori o di alcune malattie cardiovascolari. Oppure tali farmaci potrebbero agire “forzando” queste risposte quando ciò sia utile per prevenire reazioni patologiche o maligne».

Non ultimo, il nuovo meccanismo individuato potrebbe portare allo sviluppo di marcatori per capire se e quando una cellula all’interno di un tessuto sta ricevendo un segnale di tipo meccanico, con beneficio sia per la ricerca fondamentale che per la ricerca applicata.

Lo studio è il frutto di una collaborazione con numerosi gruppi di ricerca dell’Università di Padova, italiani e internazionali, ed è stato sostenuto da Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Fondazione Veronesi, Worldwide Cancer Research, dal Ministero della Ricerca e da Fondazione CARIPARO. Quest’ultima, con Heal Italia sulla Medicina di Precisione hanno inoltre finanziato progetti di ricerca per sviluppare possibili applicazioni inerenti questo studio.

 

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«Abbiamo scoperto che i mitocondri funzionano come una sorta di ‘centralina di controllo’ in grado di accendere e spegnere in maniera coordinata tre importanti ‘interruttori’ molecolari – spiega Patrizia Romani, del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e prima autrice dell’articolo –. In questo modo i segnali meccanici riescono a controllare, tramite un unico meccanismo, diverse funzioni della cellula, inclusa la capacità di produrre nuove molecole con attività antiossidante, di accumulare energia sotto forma di lipidi, di regolare la proliferazione e di mantenere la propria identità. In questo studio abbiamo dimostrato sperimentalmente che tale funzione ha rilevanza in diversi contesti, compreso il differenziamento di cellule staminali in adipociti, il corretto funzionamento delle cellule del fegato, e la resistenza delle cellule tumorali metastatiche alla chemioterapia».

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«I risultati ottenuti hanno rivelato un fine meccanismo molecolare basato su una proteina localizzata sulla superficie dei mitocondri, chiamata MIEF1 (dal nome per esteso in inglese: MItochondrial Elongation Factor 1). Quando le cellule ricevono intensi stimoli meccanici, la proteina MIEF1 viene fosforilata, e questo diminuisce la sua capacità di reclutare sulla superficie del mitocondrio una seconda proteina, chiamata DRP1, che agisce da ‘forbice molecolare’ spezzettando i mitocondri e quindi accorciandoli – spiega Sirio Dupont –. La conoscenza di questo nuovo meccanismo molecolare apre la strada, prima di tutto, a ulteriori ricerche, perché fornisce alla comunità scientifica una nuova ‘lente’ con cui capire alcuni processi biologici in cui la meccanica dei tessuti svolge un ruolo importante».

Il gruppo di ricerca ha inoltre già iniziato a identificare e sviluppare piccole molecole ad azione farmacologica, in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri, e di conseguenza la risposta delle cellule agli stimoli meccanici. Queste molecole potrebbero rappresentare la base per sviluppare farmaci in grado di “correggere” le risposte cellulari ai difetti meccanici che si pensa siano alla base dello sviluppo di alcuni tumori o di alcune malattie cardiovascolari. Oppure tali farmaci potrebbero agire “forzando” queste risposte quando ciò sia utile per prevenire reazioni patologiche o maligne».

Non ultimo, il nuovo meccanismo individuato potrebbe portare allo sviluppo di marcatori per capire se e quando una cellula all’interno di un tessuto sta ricevendo un segnale di tipo meccanico, con beneficio sia per la ricerca fondamentale che per la ricerca applicata.

Lo studio è il frutto di una collaborazione con numerosi gruppi di ricerca dell’Università di Padova, italiani e internazionali, ed è stato sostenuto da Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Fondazione Veronesi, Worldwide Cancer Research, dal Ministero della Ricerca e da Fondazione CARIPARO. Quest’ultima, con Heal Italia sulla Medicina di Precisione hanno inoltre finanziato progetti di ricerca per sviluppare possibili applicazioni inerenti questo studio.

 

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«Abbiamo scoperto che i mitocondri funzionano come una sorta di ‘centralina di controllo’ in grado di accendere e spegnere in maniera coordinata tre importanti ‘interruttori’ molecolari – spiega Patrizia Romani, del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e prima autrice dell’articolo –. In questo modo i segnali meccanici riescono a controllare, tramite un unico meccanismo, diverse funzioni della cellula, inclusa la capacità di produrre nuove molecole con attività antiossidante, di accumulare energia sotto forma di lipidi, di regolare la proliferazione e di mantenere la propria identità. In questo studio abbiamo dimostrato sperimentalmente che tale funzione ha rilevanza in diversi contesti, compreso il differenziamento di cellule staminali in adipociti, il corretto funzionamento delle cellule del fegato, e la resistenza delle cellule tumorali metastatiche alla chemioterapia».

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«Abbiamo scoperto che i mitocondri funzionano come una sorta di ‘centralina di controllo’ in grado di accendere e spegnere in maniera coordinata tre importanti ‘interruttori’ molecolari – spiega Patrizia Romani, del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e prima autrice dell’articolo –. In questo modo i segnali meccanici riescono a controllare, tramite un unico meccanismo, diverse funzioni della cellula, inclusa la capacità di produrre nuove molecole con attività antiossidante, di accumulare energia sotto forma di lipidi, di regolare la proliferazione e di mantenere la propria identità. In questo studio abbiamo dimostrato sperimentalmente che tale funzione ha rilevanza in diversi contesti, compreso il differenziamento di cellule staminali in adipociti, il corretto funzionamento delle cellule del fegato, e la resistenza delle cellule tumorali metastatiche alla chemioterapia».

Lo studio è nato nel contesto della meccano-biologia, una branca della biologia che si occupa di studiare le interazioni tra i sistemi biologici e le proprietà meccaniche della materia. Il gruppo guidato da Dupont è stato tra i primi a sviluppare studi di meccano-biologia in Italia, e oggi si occupa di studiare come le cellule “sentono” le proprietà meccaniche del proprio microambiente (ad esempio la sua elasticità), e quali possono essere gli effetti di queste proprietà sul comportamento cellulare.

«I risultati ottenuti hanno rivelato un fine meccanismo molecolare basato su una proteina localizzata sulla superficie dei mitocondri, chiamata MIEF1 (dal nome per esteso in inglese: MItochondrial Elongation Factor 1). Quando le cellule ricevono intensi stimoli meccanici, la proteina MIEF1 viene fosforilata, e questo diminuisce la sua capacità di reclutare sulla superficie del mitocondrio una seconda proteina, chiamata DRP1, che agisce da ‘forbice molecolare’ spezzettando i mitocondri e quindi accorciandoli – spiega Sirio Dupont –. La conoscenza di questo nuovo meccanismo molecolare apre la strada, prima di tutto, a ulteriori ricerche, perché fornisce alla comunità scientifica una nuova ‘lente’ con cui capire alcuni processi biologici in cui la meccanica dei tessuti svolge un ruolo importante».

Il gruppo di ricerca ha inoltre già iniziato a identificare e sviluppare piccole molecole ad azione farmacologica, in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri, e di conseguenza la risposta delle cellule agli stimoli meccanici. Queste molecole potrebbero rappresentare la base per sviluppare farmaci in grado di “correggere” le risposte cellulari ai difetti meccanici che si pensa siano alla base dello sviluppo di alcuni tumori o di alcune malattie cardiovascolari. Oppure tali farmaci potrebbero agire “forzando” queste risposte quando ciò sia utile per prevenire reazioni patologiche o maligne».

Non ultimo, il nuovo meccanismo individuato potrebbe portare allo sviluppo di marcatori per capire se e quando una cellula all’interno di un tessuto sta ricevendo un segnale di tipo meccanico, con beneficio sia per la ricerca fondamentale che per la ricerca applicata.

Lo studio è il frutto di una collaborazione con numerosi gruppi di ricerca dell’Università di Padova, italiani e internazionali, ed è stato sostenuto da Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Fondazione Veronesi, Worldwide Cancer Research, dal Ministero della Ricerca e da Fondazione CARIPARO. Quest’ultima, con Heal Italia sulla Medicina di Precisione hanno inoltre finanziato progetti di ricerca per sviluppare possibili applicazioni inerenti questo studio.

 

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Il mitocondrio è un organello presente all’interno delle nostre cellule con diverse funzioni, tra cui alcune fondamentali legate al metabolismo e alla produzione di energia. Pressoché tutte le cellule degli organismi eucarioti contengono numerosi mitocondri, che formano una estesa rete filamentosa all’interno di ciascuna cellula. Questa rete va incontro a continue divisioni e fusioni che accorciano e allungano dinamicamente i singoli mitocondri.

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Il mitocondrio è un organello presente all’interno delle nostre cellule con diverse funzioni, tra cui alcune fondamentali legate al metabolismo e alla produzione di energia. Pressoché tutte le cellule degli organismi eucarioti contengono numerosi mitocondri, che formano una estesa rete filamentosa all’interno di ciascuna cellula. Questa rete va incontro a continue divisioni e fusioni che accorciano e allungano dinamicamente i singoli mitocondri.

In un articolo pubblicato sulla rivista Nature Cell Biology, un gruppo internazionale di ricercatori e ricercatrici, coordinato da Sirio Dupont, professore dell’Università di Padova, hanno mostrato l’esistenza di un meccanismo universale, comune a molti diversi tipi di cellule. Tale meccanismo sembra in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri in risposta alle condizioni meccaniche del microambiente cellulare. Tali condizioni includono, per esempio, lo stiramento della pelle oppure la reazione dei vasi sanguigni alle sollecitazioni provocate dallo scorrimento del sangue sulle loro pareti.

«Abbiamo scoperto che i mitocondri funzionano come una sorta di ‘centralina di controllo’ in grado di accendere e spegnere in maniera coordinata tre importanti ‘interruttori’ molecolari – spiega Patrizia Romani, del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e prima autrice dell’articolo –. In questo modo i segnali meccanici riescono a controllare, tramite un unico meccanismo, diverse funzioni della cellula, inclusa la capacità di produrre nuove molecole con attività antiossidante, di accumulare energia sotto forma di lipidi, di regolare la proliferazione e di mantenere la propria identità. In questo studio abbiamo dimostrato sperimentalmente che tale funzione ha rilevanza in diversi contesti, compreso il differenziamento di cellule staminali in adipociti, il corretto funzionamento delle cellule del fegato, e la resistenza delle cellule tumorali metastatiche alla chemioterapia».

Lo studio è nato nel contesto della meccano-biologia, una branca della biologia che si occupa di studiare le interazioni tra i sistemi biologici e le proprietà meccaniche della materia. Il gruppo guidato da Dupont è stato tra i primi a sviluppare studi di meccano-biologia in Italia, e oggi si occupa di studiare come le cellule “sentono” le proprietà meccaniche del proprio microambiente (ad esempio la sua elasticità), e quali possono essere gli effetti di queste proprietà sul comportamento cellulare.

«I risultati ottenuti hanno rivelato un fine meccanismo molecolare basato su una proteina localizzata sulla superficie dei mitocondri, chiamata MIEF1 (dal nome per esteso in inglese: MItochondrial Elongation Factor 1). Quando le cellule ricevono intensi stimoli meccanici, la proteina MIEF1 viene fosforilata, e questo diminuisce la sua capacità di reclutare sulla superficie del mitocondrio una seconda proteina, chiamata DRP1, che agisce da ‘forbice molecolare’ spezzettando i mitocondri e quindi accorciandoli – spiega Sirio Dupont –. La conoscenza di questo nuovo meccanismo molecolare apre la strada, prima di tutto, a ulteriori ricerche, perché fornisce alla comunità scientifica una nuova ‘lente’ con cui capire alcuni processi biologici in cui la meccanica dei tessuti svolge un ruolo importante».

Il gruppo di ricerca ha inoltre già iniziato a identificare e sviluppare piccole molecole ad azione farmacologica, in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri, e di conseguenza la risposta delle cellule agli stimoli meccanici. Queste molecole potrebbero rappresentare la base per sviluppare farmaci in grado di “correggere” le risposte cellulari ai difetti meccanici che si pensa siano alla base dello sviluppo di alcuni tumori o di alcune malattie cardiovascolari. Oppure tali farmaci potrebbero agire “forzando” queste risposte quando ciò sia utile per prevenire reazioni patologiche o maligne».

Non ultimo, il nuovo meccanismo individuato potrebbe portare allo sviluppo di marcatori per capire se e quando una cellula all’interno di un tessuto sta ricevendo un segnale di tipo meccanico, con beneficio sia per la ricerca fondamentale che per la ricerca applicata.

Lo studio è il frutto di una collaborazione con numerosi gruppi di ricerca dell’Università di Padova, italiani e internazionali, ed è stato sostenuto da Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Fondazione Veronesi, Worldwide Cancer Research, dal Ministero della Ricerca e da Fondazione CARIPARO. Quest’ultima, con Heal Italia sulla Medicina di Precisione hanno inoltre finanziato progetti di ricerca per sviluppare possibili applicazioni inerenti questo studio.

 

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Il mitocondrio è un organello presente all’interno delle nostre cellule con diverse funzioni, tra cui alcune fondamentali legate al metabolismo e alla produzione di energia. Pressoché tutte le cellule degli organismi eucarioti contengono numerosi mitocondri, che formano una estesa rete filamentosa all’interno di ciascuna cellula. Questa rete va incontro a continue divisioni e fusioni che accorciano e allungano dinamicamente i singoli mitocondri.

In un articolo pubblicato sulla rivista Nature Cell Biology, un gruppo internazionale di ricercatori e ricercatrici, coordinato da Sirio Dupont, professore dell’Università di Padova, hanno mostrato l’esistenza di un meccanismo universale, comune a molti diversi tipi di cellule. Tale meccanismo sembra in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri in risposta alle condizioni meccaniche del microambiente cellulare. Tali condizioni includono, per esempio, lo stiramento della pelle oppure la reazione dei vasi sanguigni alle sollecitazioni provocate dallo scorrimento del sangue sulle loro pareti.

«Abbiamo scoperto che i mitocondri funzionano come una sorta di ‘centralina di controllo’ in grado di accendere e spegnere in maniera coordinata tre importanti ‘interruttori’ molecolari – spiega Patrizia Romani, del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e prima autrice dell’articolo –. In questo modo i segnali meccanici riescono a controllare, tramite un unico meccanismo, diverse funzioni della cellula, inclusa la capacità di produrre nuove molecole con attività antiossidante, di accumulare energia sotto forma di lipidi, di regolare la proliferazione e di mantenere la propria identità. In questo studio abbiamo dimostrato sperimentalmente che tale funzione ha rilevanza in diversi contesti, compreso il differenziamento di cellule staminali in adipociti, il corretto funzionamento delle cellule del fegato, e la resistenza delle cellule tumorali metastatiche alla chemioterapia».

Lo studio è nato nel contesto della meccano-biologia, una branca della biologia che si occupa di studiare le interazioni tra i sistemi biologici e le proprietà meccaniche della materia. Il gruppo guidato da Dupont è stato tra i primi a sviluppare studi di meccano-biologia in Italia, e oggi si occupa di studiare come le cellule “sentono” le proprietà meccaniche del proprio microambiente (ad esempio la sua elasticità), e quali possono essere gli effetti di queste proprietà sul comportamento cellulare.

«I risultati ottenuti hanno rivelato un fine meccanismo molecolare basato su una proteina localizzata sulla superficie dei mitocondri, chiamata MIEF1 (dal nome per esteso in inglese: MItochondrial Elongation Factor 1). Quando le cellule ricevono intensi stimoli meccanici, la proteina MIEF1 viene fosforilata, e questo diminuisce la sua capacità di reclutare sulla superficie del mitocondrio una seconda proteina, chiamata DRP1, che agisce da ‘forbice molecolare’ spezzettando i mitocondri e quindi accorciandoli – spiega Sirio Dupont –. La conoscenza di questo nuovo meccanismo molecolare apre la strada, prima di tutto, a ulteriori ricerche, perché fornisce alla comunità scientifica una nuova ‘lente’ con cui capire alcuni processi biologici in cui la meccanica dei tessuti svolge un ruolo importante».

Il gruppo di ricerca ha inoltre già iniziato a identificare e sviluppare piccole molecole ad azione farmacologica, in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri, e di conseguenza la risposta delle cellule agli stimoli meccanici. Queste molecole potrebbero rappresentare la base per sviluppare farmaci in grado di “correggere” le risposte cellulari ai difetti meccanici che si pensa siano alla base dello sviluppo di alcuni tumori o di alcune malattie cardiovascolari. Oppure tali farmaci potrebbero agire “forzando” queste risposte quando ciò sia utile per prevenire reazioni patologiche o maligne».

Non ultimo, il nuovo meccanismo individuato potrebbe portare allo sviluppo di marcatori per capire se e quando una cellula all’interno di un tessuto sta ricevendo un segnale di tipo meccanico, con beneficio sia per la ricerca fondamentale che per la ricerca applicata.

Lo studio è il frutto di una collaborazione con numerosi gruppi di ricerca dell’Università di Padova, italiani e internazionali, ed è stato sostenuto da Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Fondazione Veronesi, Worldwide Cancer Research, dal Ministero della Ricerca e da Fondazione CARIPARO. Quest’ultima, con Heal Italia sulla Medicina di Precisione hanno inoltre finanziato progetti di ricerca per sviluppare possibili applicazioni inerenti questo studio.

 

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In un articolo pubblicato sulla rivista Nature Cell Biology, un gruppo internazionale di ricercatori e ricercatrici, coordinato da Sirio Dupont, professore dell’Università di Padova, hanno mostrato l’esistenza di un meccanismo universale, comune a molti diversi tipi di cellule. Tale meccanismo sembra in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri in risposta alle condizioni meccaniche del microambiente cellulare. Tali condizioni includono, per esempio, lo stiramento della pelle oppure la reazione dei vasi sanguigni alle sollecitazioni provocate dallo scorrimento del sangue sulle loro pareti.

«Abbiamo scoperto che i mitocondri funzionano come una sorta di ‘centralina di controllo’ in grado di accendere e spegnere in maniera coordinata tre importanti ‘interruttori’ molecolari – spiega Patrizia Romani, del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e prima autrice dell’articolo –. In questo modo i segnali meccanici riescono a controllare, tramite un unico meccanismo, diverse funzioni della cellula, inclusa la capacità di produrre nuove molecole con attività antiossidante, di accumulare energia sotto forma di lipidi, di regolare la proliferazione e di mantenere la propria identità. In questo studio abbiamo dimostrato sperimentalmente che tale funzione ha rilevanza in diversi contesti, compreso il differenziamento di cellule staminali in adipociti, il corretto funzionamento delle cellule del fegato, e la resistenza delle cellule tumorali metastatiche alla chemioterapia».

Lo studio è nato nel contesto della meccano-biologia, una branca della biologia che si occupa di studiare le interazioni tra i sistemi biologici e le proprietà meccaniche della materia. Il gruppo guidato da Dupont è stato tra i primi a sviluppare studi di meccano-biologia in Italia, e oggi si occupa di studiare come le cellule “sentono” le proprietà meccaniche del proprio microambiente (ad esempio la sua elasticità), e quali possono essere gli effetti di queste proprietà sul comportamento cellulare.

«I risultati ottenuti hanno rivelato un fine meccanismo molecolare basato su una proteina localizzata sulla superficie dei mitocondri, chiamata MIEF1 (dal nome per esteso in inglese: MItochondrial Elongation Factor 1). Quando le cellule ricevono intensi stimoli meccanici, la proteina MIEF1 viene fosforilata, e questo diminuisce la sua capacità di reclutare sulla superficie del mitocondrio una seconda proteina, chiamata DRP1, che agisce da ‘forbice molecolare’ spezzettando i mitocondri e quindi accorciandoli – spiega Sirio Dupont –. La conoscenza di questo nuovo meccanismo molecolare apre la strada, prima di tutto, a ulteriori ricerche, perché fornisce alla comunità scientifica una nuova ‘lente’ con cui capire alcuni processi biologici in cui la meccanica dei tessuti svolge un ruolo importante».

Il gruppo di ricerca ha inoltre già iniziato a identificare e sviluppare piccole molecole ad azione farmacologica, in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri, e di conseguenza la risposta delle cellule agli stimoli meccanici. Queste molecole potrebbero rappresentare la base per sviluppare farmaci in grado di “correggere” le risposte cellulari ai difetti meccanici che si pensa siano alla base dello sviluppo di alcuni tumori o di alcune malattie cardiovascolari. Oppure tali farmaci potrebbero agire “forzando” queste risposte quando ciò sia utile per prevenire reazioni patologiche o maligne».

Non ultimo, il nuovo meccanismo individuato potrebbe portare allo sviluppo di marcatori per capire se e quando una cellula all’interno di un tessuto sta ricevendo un segnale di tipo meccanico, con beneficio sia per la ricerca fondamentale che per la ricerca applicata.

Lo studio è il frutto di una collaborazione con numerosi gruppi di ricerca dell’Università di Padova, italiani e internazionali, ed è stato sostenuto da Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Fondazione Veronesi, Worldwide Cancer Research, dal Ministero della Ricerca e da Fondazione CARIPARO. Quest’ultima, con Heal Italia sulla Medicina di Precisione hanno inoltre finanziato progetti di ricerca per sviluppare possibili applicazioni inerenti questo studio.

 

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In un articolo pubblicato sulla rivista Nature Cell Biology, un gruppo internazionale di ricercatori e ricercatrici, coordinato da Sirio Dupont, professore dell’Università di Padova, hanno mostrato l’esistenza di un meccanismo universale, comune a molti diversi tipi di cellule. Tale meccanismo sembra in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri in risposta alle condizioni meccaniche del microambiente cellulare. Tali condizioni includono, per esempio, lo stiramento della pelle oppure la reazione dei vasi sanguigni alle sollecitazioni provocate dallo scorrimento del sangue sulle loro pareti.

«Abbiamo scoperto che i mitocondri funzionano come una sorta di ‘centralina di controllo’ in grado di accendere e spegnere in maniera coordinata tre importanti ‘interruttori’ molecolari – spiega Patrizia Romani, del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e prima autrice dell’articolo –. In questo modo i segnali meccanici riescono a controllare, tramite un unico meccanismo, diverse funzioni della cellula, inclusa la capacità di produrre nuove molecole con attività antiossidante, di accumulare energia sotto forma di lipidi, di regolare la proliferazione e di mantenere la propria identità. In questo studio abbiamo dimostrato sperimentalmente che tale funzione ha rilevanza in diversi contesti, compreso il differenziamento di cellule staminali in adipociti, il corretto funzionamento delle cellule del fegato, e la resistenza delle cellule tumorali metastatiche alla chemioterapia».

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«I risultati ottenuti hanno rivelato un fine meccanismo molecolare basato su una proteina localizzata sulla superficie dei mitocondri, chiamata MIEF1 (dal nome per esteso in inglese: MItochondrial Elongation Factor 1). Quando le cellule ricevono intensi stimoli meccanici, la proteina MIEF1 viene fosforilata, e questo diminuisce la sua capacità di reclutare sulla superficie del mitocondrio una seconda proteina, chiamata DRP1, che agisce da ‘forbice molecolare’ spezzettando i mitocondri e quindi accorciandoli – spiega Sirio Dupont –. La conoscenza di questo nuovo meccanismo molecolare apre la strada, prima di tutto, a ulteriori ricerche, perché fornisce alla comunità scientifica una nuova ‘lente’ con cui capire alcuni processi biologici in cui la meccanica dei tessuti svolge un ruolo importante».

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Non ultimo, il nuovo meccanismo individuato potrebbe portare allo sviluppo di marcatori per capire se e quando una cellula all’interno di un tessuto sta ricevendo un segnale di tipo meccanico, con beneficio sia per la ricerca fondamentale che per la ricerca applicata.

Lo studio è il frutto di una collaborazione con numerosi gruppi di ricerca dell’Università di Padova, italiani e internazionali, ed è stato sostenuto da Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Fondazione Veronesi, Worldwide Cancer Research, dal Ministero della Ricerca e da Fondazione CARIPARO. Quest’ultima, con Heal Italia sulla Medicina di Precisione hanno inoltre finanziato progetti di ricerca per sviluppare possibili applicazioni inerenti questo studio.

 

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Il mitocondrio è un organello presente all’interno delle nostre cellule con diverse funzioni, tra cui alcune fondamentali legate al metabolismo e alla produzione di energia. Pressoché tutte le cellule degli organismi eucarioti contengono numerosi mitocondri, che formano una estesa rete filamentosa all’interno di ciascuna cellula. Questa rete va incontro a continue divisioni e fusioni che accorciano e allungano dinamicamente i singoli mitocondri.

In un articolo pubblicato sulla rivista Nature Cell Biology, un gruppo internazionale di ricercatori e ricercatrici, coordinato da Sirio Dupont, professore dell’Università di Padova, hanno mostrato l’esistenza di un meccanismo universale, comune a molti diversi tipi di cellule. Tale meccanismo sembra in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri in risposta alle condizioni meccaniche del microambiente cellulare. Tali condizioni includono, per esempio, lo stiramento della pelle oppure la reazione dei vasi sanguigni alle sollecitazioni provocate dallo scorrimento del sangue sulle loro pareti.

«Abbiamo scoperto che i mitocondri funzionano come una sorta di ‘centralina di controllo’ in grado di accendere e spegnere in maniera coordinata tre importanti ‘interruttori’ molecolari – spiega Patrizia Romani, del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e prima autrice dell’articolo –. In questo modo i segnali meccanici riescono a controllare, tramite un unico meccanismo, diverse funzioni della cellula, inclusa la capacità di produrre nuove molecole con attività antiossidante, di accumulare energia sotto forma di lipidi, di regolare la proliferazione e di mantenere la propria identità. In questo studio abbiamo dimostrato sperimentalmente che tale funzione ha rilevanza in diversi contesti, compreso il differenziamento di cellule staminali in adipociti, il corretto funzionamento delle cellule del fegato, e la resistenza delle cellule tumorali metastatiche alla chemioterapia».

Lo studio è nato nel contesto della meccano-biologia, una branca della biologia che si occupa di studiare le interazioni tra i sistemi biologici e le proprietà meccaniche della materia. Il gruppo guidato da Dupont è stato tra i primi a sviluppare studi di meccano-biologia in Italia, e oggi si occupa di studiare come le cellule “sentono” le proprietà meccaniche del proprio microambiente (ad esempio la sua elasticità), e quali possono essere gli effetti di queste proprietà sul comportamento cellulare.

«I risultati ottenuti hanno rivelato un fine meccanismo molecolare basato su una proteina localizzata sulla superficie dei mitocondri, chiamata MIEF1 (dal nome per esteso in inglese: MItochondrial Elongation Factor 1). Quando le cellule ricevono intensi stimoli meccanici, la proteina MIEF1 viene fosforilata, e questo diminuisce la sua capacità di reclutare sulla superficie del mitocondrio una seconda proteina, chiamata DRP1, che agisce da ‘forbice molecolare’ spezzettando i mitocondri e quindi accorciandoli – spiega Sirio Dupont –. La conoscenza di questo nuovo meccanismo molecolare apre la strada, prima di tutto, a ulteriori ricerche, perché fornisce alla comunità scientifica una nuova ‘lente’ con cui capire alcuni processi biologici in cui la meccanica dei tessuti svolge un ruolo importante».

Il gruppo di ricerca ha inoltre già iniziato a identificare e sviluppare piccole molecole ad azione farmacologica, in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri, e di conseguenza la risposta delle cellule agli stimoli meccanici. Queste molecole potrebbero rappresentare la base per sviluppare farmaci in grado di “correggere” le risposte cellulari ai difetti meccanici che si pensa siano alla base dello sviluppo di alcuni tumori o di alcune malattie cardiovascolari. Oppure tali farmaci potrebbero agire “forzando” queste risposte quando ciò sia utile per prevenire reazioni patologiche o maligne».

Non ultimo, il nuovo meccanismo individuato potrebbe portare allo sviluppo di marcatori per capire se e quando una cellula all’interno di un tessuto sta ricevendo un segnale di tipo meccanico, con beneficio sia per la ricerca fondamentale che per la ricerca applicata.

Lo studio è il frutto di una collaborazione con numerosi gruppi di ricerca dell’Università di Padova, italiani e internazionali, ed è stato sostenuto da Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Fondazione Veronesi, Worldwide Cancer Research, dal Ministero della Ricerca e da Fondazione CARIPARO. Quest’ultima, con Heal Italia sulla Medicina di Precisione hanno inoltre finanziato progetti di ricerca per sviluppare possibili applicazioni inerenti questo studio.

 

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Il mitocondrio è un organello presente all’interno delle nostre cellule con diverse funzioni, tra cui alcune fondamentali legate al metabolismo e alla produzione di energia. Pressoché tutte le cellule degli organismi eucarioti contengono numerosi mitocondri, che formano una estesa rete filamentosa all’interno di ciascuna cellula. Questa rete va incontro a continue divisioni e fusioni che accorciano e allungano dinamicamente i singoli mitocondri.

In un articolo pubblicato sulla rivista Nature Cell Biology, un gruppo internazionale di ricercatori e ricercatrici, coordinato da Sirio Dupont, professore dell’Università di Padova, hanno mostrato l’esistenza di un meccanismo universale, comune a molti diversi tipi di cellule. Tale meccanismo sembra in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri in risposta alle condizioni meccaniche del microambiente cellulare. Tali condizioni includono, per esempio, lo stiramento della pelle oppure la reazione dei vasi sanguigni alle sollecitazioni provocate dallo scorrimento del sangue sulle loro pareti.

«Abbiamo scoperto che i mitocondri funzionano come una sorta di ‘centralina di controllo’ in grado di accendere e spegnere in maniera coordinata tre importanti ‘interruttori’ molecolari – spiega Patrizia Romani, del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e prima autrice dell’articolo –. In questo modo i segnali meccanici riescono a controllare, tramite un unico meccanismo, diverse funzioni della cellula, inclusa la capacità di produrre nuove molecole con attività antiossidante, di accumulare energia sotto forma di lipidi, di regolare la proliferazione e di mantenere la propria identità. In questo studio abbiamo dimostrato sperimentalmente che tale funzione ha rilevanza in diversi contesti, compreso il differenziamento di cellule staminali in adipociti, il corretto funzionamento delle cellule del fegato, e la resistenza delle cellule tumorali metastatiche alla chemioterapia».

Lo studio è nato nel contesto della meccano-biologia, una branca della biologia che si occupa di studiare le interazioni tra i sistemi biologici e le proprietà meccaniche della materia. Il gruppo guidato da Dupont è stato tra i primi a sviluppare studi di meccano-biologia in Italia, e oggi si occupa di studiare come le cellule “sentono” le proprietà meccaniche del proprio microambiente (ad esempio la sua elasticità), e quali possono essere gli effetti di queste proprietà sul comportamento cellulare.

«I risultati ottenuti hanno rivelato un fine meccanismo molecolare basato su una proteina localizzata sulla superficie dei mitocondri, chiamata MIEF1 (dal nome per esteso in inglese: MItochondrial Elongation Factor 1). Quando le cellule ricevono intensi stimoli meccanici, la proteina MIEF1 viene fosforilata, e questo diminuisce la sua capacità di reclutare sulla superficie del mitocondrio una seconda proteina, chiamata DRP1, che agisce da ‘forbice molecolare’ spezzettando i mitocondri e quindi accorciandoli – spiega Sirio Dupont –. La conoscenza di questo nuovo meccanismo molecolare apre la strada, prima di tutto, a ulteriori ricerche, perché fornisce alla comunità scientifica una nuova ‘lente’ con cui capire alcuni processi biologici in cui la meccanica dei tessuti svolge un ruolo importante».

Il gruppo di ricerca ha inoltre già iniziato a identificare e sviluppare piccole molecole ad azione farmacologica, in grado di regolare la lunghezza dei mitocondri, e di conseguenza la risposta delle cellule agli stimoli meccanici. Queste molecole potrebbero rappresentare la base per sviluppare farmaci in grado di “correggere” le risposte cellulari ai difetti meccanici che si pensa siano alla base dello sviluppo di alcuni tumori o di alcune malattie cardiovascolari. Oppure tali farmaci potrebbero agire “forzando” queste risposte quando ciò sia utile per prevenire reazioni patologiche o maligne».

Non ultimo, il nuovo meccanismo individuato potrebbe portare allo sviluppo di marcatori per capire se e quando una cellula all’interno di un tessuto sta ricevendo un segnale di tipo meccanico, con beneficio sia per la ricerca fondamentale che per la ricerca applicata.

Lo studio è il frutto di una collaborazione con numerosi gruppi di ricerca dell’Università di Padova, italiani e internazionali, ed è stato sostenuto da Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Fondazione Veronesi, Worldwide Cancer Research, dal Ministero della Ricerca e da Fondazione CARIPARO. Quest’ultima, con Heal Italia sulla Medicina di Precisione hanno inoltre finanziato progetti di ricerca per sviluppare possibili applicazioni inerenti questo studio.

 

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2024T40 - Quesiti colloquio

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2024T40 - Quesiti prova scritta

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2024T40 - Criteri di valutazione titoli e prove d'esame

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BRIXEN CONFERENCE SULLA PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE 2024. Due giornate su prevenzione, emergenze e urgenze

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Riunione del 25 ottobre 2024 relazioni sindacali

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RICERCA UNIPD - SVELATO UN MECCANISMO CHE INFLUISCE SULLA LUNGHEZZA DEI MITOCONDRI E DETERMINA IL COMPORTAMENTO CELLULARE

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Oltre gli stereotipi di genere nella didattica

La Commissione per il Presidio della qualità della didattica invita la comunità accademica (docenti, studentesse, studenti e personale tecnico-amministrativo) a riflettere sull'esistenza di una parità di genere nella pratica didattica. L'evento propone un confronto per ripensare modelli di insegnamento che prescindano da pregiudizi e stereotipi di genere.
A partire dalla considerazione di studi scientifici che attestano la presenza di distorsioni di genere nella didattica, durante il dibattito vengono esplorate molteplici dimensioni attraverso approcci diversi e complementari: linguistico, storico, psico-sociale. Dal dialogo emergono le implicazioni nel contesto dell'Università di Padova, con un focus di approfondimento rivolto alle discipline Stem.
Fine ultimo è stimolare l'attenzione, il dibattito e la prolifica generazione di idee riguardo una tematica tanto attuale quanto determinante, per promuovere la consapevolezza e sensibilizzare il cambiamento. Anche in questo modo si può assicurare un servizio di qualità continua e crescente a coloro che scelgono l'Università di Padova per la propria formazione.

Giovedì 14 novembre 2024 ore 14:30 – 17:30
Aula Magna, Palazzo Bo - Via 8 Febbraio, 2, Padova
L'evento è visibile sul canale YouTube: https://www.youtube.com/live/eW6bJBsfhis

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Oltre gli stereotipi di genere nella didattica

La Commissione per il Presidio della qualità della didattica invita la comunità accademica (docenti, studentesse, studenti e personale tecnico-amministrativo) a riflettere sull'esistenza di una parità di genere nella pratica didattica. L'evento propone un confronto per ripensare modelli di insegnamento che prescindano da pregiudizi e stereotipi di genere.
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Giornata per il miglioramento continuo della didattica
Linea rossa

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Giornata per il miglioramento continuo della didattica
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Linea rossa

14:30 -  Saluti istituzionali

Daniela Mapelli, rettrice Unipd

Marco Ferrante, prorettore alla Didattica 

14:50 -  Introduzione alla giornata

Gaya Spolverato, delegata alle Politiche per le pari opportunità

15:00  - Dialogo aperto

Giulia Longo, Università di Padova  - rappresentante degli studenti e delle studentesse Unipd nella Commissione per il Presidio della qualità della didattica

Alessandra Minello, Università di Padova - Dipartimento di Scienze statistiche

Emanuela Sanfelici, Università di Padova - Dipartimento di Studi linguistici e letterari

Laura Schettini, Università di Padova - Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell'Antichità

Caterina Suitner, Università di Padova - Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione

16:30 - Premiazione ricercatrici e ricercatori a tempo determinato nell’ambito del progetto per la Premialità della didattica dei ricercatori a tempo determinato (RTDa, RTDb, RTT) sulla base delle opinioni delle studentesse e degli studenti, anno accademico 2023-2024
Maggiori informazioni sul progetto

17:30 - Chiusura lavori

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14:30 -  Saluti istituzionali

Daniela Mapelli, rettrice Unipd

Marco Ferrante, prorettore alla Didattica 

14:50 -  Introduzione alla giornata

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Alessandra Minello, Università di Padova - Dipartimento di Scienze statistiche

Emanuela Sanfelici, Università di Padova - Dipartimento di Studi linguistici e letterari

Laura Schettini, Università di Padova - Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell'Antichità

Caterina Suitner, Università di Padova - Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione

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Oltre gli stereotipi di genere nella didattica

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Oltre gli stereotipi di genere nella didattica

La Commissione per il Presidio della qualità della didattica invita la comunità accademica (docenti, studentesse, studenti e personale tecnico-amministrativo) a riflettere sull'esistenza di una parità di genere nella pratica didattica. L'evento propone un confronto per ripensare modelli di insegnamento che prescindano da pregiudizi e stereotipi di genere.
A partire dalla considerazione di studi scientifici che attestano la presenza di distorsioni di genere nella didattica, durante il dibattito vengono esplorate molteplici dimensioni attraverso approcci diversi e complementari: linguistico, storico, psico-sociale. Dal dialogo emergono le implicazioni nel contesto dell'Università di Padova, con un focus di approfondimento rivolto alle discipline Stem.
Fine ultimo è stimolare l'attenzione, il dibattito e la prolifica generazione di idee riguardo una tematica tanto attuale quanto determinante, per promuovere la consapevolezza e sensibilizzare il cambiamento. Anche in questo modo si può assicurare un servizio di qualità continua e crescente a coloro che scelgono l'Università di Padova per la propria formazione.

Giovedì 14 novembre 2024 ore 14:30 – 17:30
Aula Magna, Palazzo Bo - Via 8 Febbraio, 2, Padova
L'evento è visibile sul canale YouTube: https://www.youtube.com/live/eW6bJBsfhis

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Oltre gli stereotipi di genere nella didattica

La Commissione per il Presidio della qualità della didattica invita la comunità accademica (docenti, studentesse, studenti e personale tecnico-amministrativo) a riflettere sull'esistenza di una parità di genere nella pratica didattica. L'evento propone un confronto per ripensare modelli di insegnamento che prescindano da pregiudizi e stereotipi di genere.
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Giornata per il miglioramento continuo della didattica
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Giulia Longo, Università di Padova  - rappresentante degli studenti e delle studentesse Unipd nella Commissione per il Presidio della qualità della didattica

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Oltre gli stereotipi di genere nella didattica

La Commissione per il Presidio della qualità della didattica invita la comunità accademica (docenti, studentesse, studenti e personale tecnico-amministrativo) a riflettere sull'esistenza di una parità di genere nella pratica didattica. L'evento propone un confronto per ripensare modelli di insegnamento che prescindano da pregiudizi e stereotipi di genere.
A partire dalla considerazione di studi scientifici che attestano la presenza di distorsioni di genere nella didattica, durante il dibattito vengono esplorate molteplici dimensioni attraverso approcci diversi e complementari: linguistico, storico, psico-sociale. Dal dialogo emergono le implicazioni nel contesto dell'Università di Padova, con un focus di approfondimento rivolto alle discipline Stem.
Fine ultimo è stimolare l'attenzione, il dibattito e la prolifica generazione di idee riguardo una tematica tanto attuale quanto determinante, per promuovere la consapevolezza e sensibilizzare il cambiamento. Anche in questo modo si può assicurare un servizio di qualità continua e crescente a coloro che scelgono l'Università di Padova per la propria formazione.

Giovedì 14 novembre 2024 ore 14:30 – 17:30
Aula Magna, Palazzo Bo - Via 8 Febbraio, 2, Padova
L'evento è visibile sul canale YouTube: https://www.youtube.com/live/eW6bJBsfhis

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Oltre gli stereotipi di genere nella didattica

La Commissione per il Presidio della qualità della didattica invita la comunità accademica (docenti, studentesse, studenti e personale tecnico-amministrativo) a riflettere sull'esistenza di una parità di genere nella pratica didattica. L'evento propone un confronto per ripensare modelli di insegnamento che prescindano da pregiudizi e stereotipi di genere.
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Linea rossa

14:30 -  Saluti istituzionali

Daniela Mapelli, rettrice Unipd

Marco Ferrante, prorettore alla Didattica 

14:50 -  Introduzione alla giornata

Gaya Spolverato, delegata alle Politiche per le pari opportunità

15:00  - Dialogo aperto

Giulia Longo, Università di Padova  - rappresentante degli studenti e delle studentesse Unipd nella Commissione per il Presidio della qualità della didattica

Alessandra Minello, Università di Padova - Dipartimento di Scienze statistiche

Emanuela Sanfelici, Università di Padova - Dipartimento di Studi linguistici e letterari

Laura Schettini, Università di Padova - Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell'Antichità

Caterina Suitner, Università di Padova - Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione

16:30 - Premiazione ricercatrici e ricercatori a tempo determinato nell’ambito del progetto per la Premialità della didattica dei ricercatori a tempo determinato (RTDa, RTDb, RTT) sulla base delle opinioni delle studentesse e degli studenti, anno accademico 2023-2024
Maggiori informazioni sul progetto

17:30 - Chiusura lavori

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Oltre gli stereotipi di genere nella didattica

La Commissione per il Presidio della qualità della didattica invita la comunità accademica (docenti, studentesse, studenti e personale tecnico-amministrativo) a riflettere sull'esistenza di una parità di genere nella pratica didattica. L'evento propone un confronto per ripensare modelli di insegnamento che prescindano da pregiudizi e stereotipi di genere.
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Giovedì 14 novembre 2024 ore 14:30 – 17:30
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Oltre gli stereotipi di genere nella didattica

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Giovedì 14 novembre 2024 ore 14:30 – 17:30
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Oltre gli stereotipi di genere nella didattica

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Emanuela Sanfelici, Università di Padova - Dipartimento di Studi linguistici e letterari

Laura Schettini, Università di Padova - Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell'Antichità

Caterina Suitner, Università di Padova - Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione

16:30 - Premiazione ricercatrici e ricercatori a tempo determinato nell’ambito del progetto per la Premialità della didattica dei ricercatori a tempo determinato (RTDa, RTDb, RTT) sulla base delle opinioni delle studentesse e degli studenti, anno accademico 2023-2024
Maggiori informazioni sul progetto

17:30 - Chiusura lavori

Linea rossa

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Programma completo Oltre gli stereotipi di genere nella didattica

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