Lo studio “A blended group intervention to promote social connectedness and wellbeing among international university students: an exploratory study”, coordinato da Sabrina Cipolletta del Dipartimento di Psicologia generale dell'Università di Padova, si è interrogato su quali siano i migliori interventi di aiuto per promuovere il benessere e contrastare l’isolamento sociale e la solitudine di studentesse e studenti.
La ricerca aveva lo scopo di esaminare la fattibilità, l’accettazione e il risultato di un intervento blended (attività di gruppo in presenza guidate da un professionista con materiali di auto-aiuto online); di solo auto-aiuto (accesso ai materiali online) oppure in modalità peer-to-peer (attività di gruppo guidate da altri studenti). Sono stati coinvolti 49 tra studentesse e studenti internazionali dell’Università di Padova – divisi in quattro gruppi – che, per otto settimane, hanno partecipato ai tre tipi di intervento più un gruppo di controllo. Al termine si è valutato l’effetto su solitudine, ansia, depressione, supporto sociale e soddisfazione di vita.
È emerso dalla ricerca che gli interventi di gruppo (blended e peer-to-peer) favoriscono il benessere psicosociale attraverso la costruzione di significati condivisi e relazioni significative, elementi cruciali per ridurre la solitudine; la modalità peer-to-peer si è rivelata particolarmente efficace nella riduzione della solitudine grazie alla possibilità di creare connessioni autentiche e supporto reciproco.
«Abbiamo deciso di monitorare gli studenti internazionali perché affrontano difficoltà uniche, come l’adattamento a un nuovo ambiente e la gestione della distanza dalla propria rete di supporto sociale. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente esacerbato questi problemi, riducendo le opportunità di socializzazione e accentuando il senso di isolamento. In questo contesto, è fondamentale sviluppare interventi mirati per affrontare il tema della solitudine e promuovere il benessere psicosociale degli studenti. Gli interventi mirati come dimostra la ricerca – spiega Sabrina Cipolletta del Dipartimento di Psicologia generale dell'Università di Padova che ha coordinato la ricerca – possono migliorare il benessere e le connessioni sociali degli studenti internazionali, ma richiedono ulteriori ottimizzazioni per affrontare i limiti metodologici e di implementazione. Come abbiamo dimostrato gli approcci di gruppo, blended e peer-to-peer, si confermano come strumenti chiave per creare comunità coese e migliorare l’adattamento psicosociale degli studenti universitari».
I risultati principali mostrano che gli interventi che includono attività di gruppo in presenza (blended e peer-to-peer) hanno un impatto positivo maggiore rispetto all’intervento esclusivamente online.
In particolare gli interventi in presenza (blended e peer-to-peer) migliorano le interazioni sociali e aumentano il numero di relazioni rispetto al solo auto-aiuto, consentono di confrontarsi con i pari e creare nuove connessioni sociali. Questi interventi hanno fornito un contesto sociale sicuro dove i partecipanti hanno potuto creare connessioni significative e scambiarsi esperienze, rafforzando il senso di appartenenza. L’atmosfera non giudicante ha facilitato discussioni su temi personali e lo sviluppo di nuove prospettive. Nondimeno, i materiali di auto-aiuto sono percepiti come più utili e soddisfacenti nel contesto blended rispetto all’uso isolato. I gruppi blended e peer-to-peer mostrano una riduzione di solitudine, ansia e depressione, con un aumento della soddisfazione di vita rispetto al gruppo di controllo.
«L’intervento blended si rivela il più efficace perché combina i benefici delle attività di gruppo – le esperienze dirette di connessione – e dell’auto-aiuto – cioè le riflessioni personali –, superando le limitazioni degli approcci singoli. Il modello proposto offre un’opportunità innovativa per affrontare il problema della solitudine e migliorare il benessere degli studenti internazionali – sottolinea Sabrina Cipolletta –. La solitudine rappresenta una delle sfide più pressanti per gli studenti universitari, amplificata dal cambiamento di contesto sociale, culturale e accademico che accompagna la transizione verso l’istruzione superiore».
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È emerso dalla ricerca che gli interventi di gruppo (blended e peer-to-peer) favoriscono il benessere psicosociale attraverso la costruzione di significati condivisi e relazioni significative, elementi cruciali per ridurre la solitudine; la modalità peer-to-peer si è rivelata particolarmente efficace nella riduzione della solitudine grazie alla possibilità di creare connessioni autentiche e supporto reciproco.
«Abbiamo deciso di monitorare gli studenti internazionali perché affrontano difficoltà uniche, come l’adattamento a un nuovo ambiente e la gestione della distanza dalla propria rete di supporto sociale. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente esacerbato questi problemi, riducendo le opportunità di socializzazione e accentuando il senso di isolamento. In questo contesto, è fondamentale sviluppare interventi mirati per affrontare il tema della solitudine e promuovere il benessere psicosociale degli studenti. Gli interventi mirati come dimostra la ricerca – spiega Sabrina Cipolletta del Dipartimento di Psicologia generale dell'Università di Padova che ha coordinato la ricerca – possono migliorare il benessere e le connessioni sociali degli studenti internazionali, ma richiedono ulteriori ottimizzazioni per affrontare i limiti metodologici e di implementazione. Come abbiamo dimostrato gli approcci di gruppo, blended e peer-to-peer, si confermano come strumenti chiave per creare comunità coese e migliorare l’adattamento psicosociale degli studenti universitari».
I risultati principali mostrano che gli interventi che includono attività di gruppo in presenza (blended e peer-to-peer) hanno un impatto positivo maggiore rispetto all’intervento esclusivamente online.
In particolare gli interventi in presenza (blended e peer-to-peer) migliorano le interazioni sociali e aumentano il numero di relazioni rispetto al solo auto-aiuto, consentono di confrontarsi con i pari e creare nuove connessioni sociali. Questi interventi hanno fornito un contesto sociale sicuro dove i partecipanti hanno potuto creare connessioni significative e scambiarsi esperienze, rafforzando il senso di appartenenza. L’atmosfera non giudicante ha facilitato discussioni su temi personali e lo sviluppo di nuove prospettive. Nondimeno, i materiali di auto-aiuto sono percepiti come più utili e soddisfacenti nel contesto blended rispetto all’uso isolato. I gruppi blended e peer-to-peer mostrano una riduzione di solitudine, ansia e depressione, con un aumento della soddisfazione di vita rispetto al gruppo di controllo.
«L’intervento blended si rivela il più efficace perché combina i benefici delle attività di gruppo – le esperienze dirette di connessione – e dell’auto-aiuto – cioè le riflessioni personali –, superando le limitazioni degli approcci singoli. Il modello proposto offre un’opportunità innovativa per affrontare il problema della solitudine e migliorare il benessere degli studenti internazionali – sottolinea Sabrina Cipolletta –. La solitudine rappresenta una delle sfide più pressanti per gli studenti universitari, amplificata dal cambiamento di contesto sociale, culturale e accademico che accompagna la transizione verso l’istruzione superiore».
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È emerso dalla ricerca che gli interventi di gruppo (blended e peer-to-peer) favoriscono il benessere psicosociale attraverso la costruzione di significati condivisi e relazioni significative, elementi cruciali per ridurre la solitudine; la modalità peer-to-peer si è rivelata particolarmente efficace nella riduzione della solitudine grazie alla possibilità di creare connessioni autentiche e supporto reciproco.
«Abbiamo deciso di monitorare gli studenti internazionali perché affrontano difficoltà uniche, come l’adattamento a un nuovo ambiente e la gestione della distanza dalla propria rete di supporto sociale. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente esacerbato questi problemi, riducendo le opportunità di socializzazione e accentuando il senso di isolamento. In questo contesto, è fondamentale sviluppare interventi mirati per affrontare il tema della solitudine e promuovere il benessere psicosociale degli studenti. Gli interventi mirati come dimostra la ricerca – spiega Sabrina Cipolletta del Dipartimento di Psicologia generale dell'Università di Padova che ha coordinato la ricerca – possono migliorare il benessere e le connessioni sociali degli studenti internazionali, ma richiedono ulteriori ottimizzazioni per affrontare i limiti metodologici e di implementazione. Come abbiamo dimostrato gli approcci di gruppo, blended e peer-to-peer, si confermano come strumenti chiave per creare comunità coese e migliorare l’adattamento psicosociale degli studenti universitari».
I risultati principali mostrano che gli interventi che includono attività di gruppo in presenza (blended e peer-to-peer) hanno un impatto positivo maggiore rispetto all’intervento esclusivamente online.
In particolare gli interventi in presenza (blended e peer-to-peer) migliorano le interazioni sociali e aumentano il numero di relazioni rispetto al solo auto-aiuto, consentono di confrontarsi con i pari e creare nuove connessioni sociali. Questi interventi hanno fornito un contesto sociale sicuro dove i partecipanti hanno potuto creare connessioni significative e scambiarsi esperienze, rafforzando il senso di appartenenza. L’atmosfera non giudicante ha facilitato discussioni su temi personali e lo sviluppo di nuove prospettive. Nondimeno, i materiali di auto-aiuto sono percepiti come più utili e soddisfacenti nel contesto blended rispetto all’uso isolato. I gruppi blended e peer-to-peer mostrano una riduzione di solitudine, ansia e depressione, con un aumento della soddisfazione di vita rispetto al gruppo di controllo.
«L’intervento blended si rivela il più efficace perché combina i benefici delle attività di gruppo – le esperienze dirette di connessione – e dell’auto-aiuto – cioè le riflessioni personali –, superando le limitazioni degli approcci singoli. Il modello proposto offre un’opportunità innovativa per affrontare il problema della solitudine e migliorare il benessere degli studenti internazionali – sottolinea Sabrina Cipolletta –. La solitudine rappresenta una delle sfide più pressanti per gli studenti universitari, amplificata dal cambiamento di contesto sociale, culturale e accademico che accompagna la transizione verso l’istruzione superiore».
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«Abbiamo deciso di monitorare gli studenti internazionali perché affrontano difficoltà uniche, come l’adattamento a un nuovo ambiente e la gestione della distanza dalla propria rete di supporto sociale. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente esacerbato questi problemi, riducendo le opportunità di socializzazione e accentuando il senso di isolamento. In questo contesto, è fondamentale sviluppare interventi mirati per affrontare il tema della solitudine e promuovere il benessere psicosociale degli studenti. Gli interventi mirati come dimostra la ricerca – spiega Sabrina Cipolletta del Dipartimento di Psicologia generale dell'Università di Padova che ha coordinato la ricerca – possono migliorare il benessere e le connessioni sociali degli studenti internazionali, ma richiedono ulteriori ottimizzazioni per affrontare i limiti metodologici e di implementazione. Come abbiamo dimostrato gli approcci di gruppo, blended e peer-to-peer, si confermano come strumenti chiave per creare comunità coese e migliorare l’adattamento psicosociale degli studenti universitari».
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«L’intervento blended si rivela il più efficace perché combina i benefici delle attività di gruppo – le esperienze dirette di connessione – e dell’auto-aiuto – cioè le riflessioni personali –, superando le limitazioni degli approcci singoli. Il modello proposto offre un’opportunità innovativa per affrontare il problema della solitudine e migliorare il benessere degli studenti internazionali – sottolinea Sabrina Cipolletta –. La solitudine rappresenta una delle sfide più pressanti per gli studenti universitari, amplificata dal cambiamento di contesto sociale, culturale e accademico che accompagna la transizione verso l’istruzione superiore».
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«L’intervento blended si rivela il più efficace perché combina i benefici delle attività di gruppo – le esperienze dirette di connessione – e dell’auto-aiuto – cioè le riflessioni personali –, superando le limitazioni degli approcci singoli. Il modello proposto offre un’opportunità innovativa per affrontare il problema della solitudine e migliorare il benessere degli studenti internazionali – sottolinea Sabrina Cipolletta –. La solitudine rappresenta una delle sfide più pressanti per gli studenti universitari, amplificata dal cambiamento di contesto sociale, culturale e accademico che accompagna la transizione verso l’istruzione superiore».
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Lo studio “A blended group intervention to promote social connectedness and wellbeing among international university students: an exploratory study”, coordinato da Sabrina Cipolletta del Dipartimento di Psicologia generale dell'Università di Padova, si è interrogato su quali siano i migliori interventi di aiuto per promuovere il benessere e contrastare l’isolamento sociale e la solitudine di studentesse e studenti.
La ricerca aveva lo scopo di esaminare la fattibilità, l’accettazione e il risultato di un intervento blended (attività di gruppo in presenza guidate da un professionista con materiali di auto-aiuto online); di solo auto-aiuto (accesso ai materiali online) oppure in modalità peer-to-peer (attività di gruppo guidate da altri studenti). Sono stati coinvolti 49 tra studentesse e studenti internazionali dell’Università di Padova – divisi in quattro gruppi – che, per otto settimane, hanno partecipato ai tre tipi di intervento più un gruppo di controllo. Al termine si è valutato l’effetto su solitudine, ansia, depressione, supporto sociale e soddisfazione di vita.
È emerso dalla ricerca che gli interventi di gruppo (blended e peer-to-peer) favoriscono il benessere psicosociale attraverso la costruzione di significati condivisi e relazioni significative, elementi cruciali per ridurre la solitudine; la modalità peer-to-peer si è rivelata particolarmente efficace nella riduzione della solitudine grazie alla possibilità di creare connessioni autentiche e supporto reciproco.
«Abbiamo deciso di monitorare gli studenti internazionali perché affrontano difficoltà uniche, come l’adattamento a un nuovo ambiente e la gestione della distanza dalla propria rete di supporto sociale. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente esacerbato questi problemi, riducendo le opportunità di socializzazione e accentuando il senso di isolamento. In questo contesto, è fondamentale sviluppare interventi mirati per affrontare il tema della solitudine e promuovere il benessere psicosociale degli studenti. Gli interventi mirati come dimostra la ricerca – spiega Sabrina Cipolletta del Dipartimento di Psicologia generale dell'Università di Padova che ha coordinato la ricerca – possono migliorare il benessere e le connessioni sociali degli studenti internazionali, ma richiedono ulteriori ottimizzazioni per affrontare i limiti metodologici e di implementazione. Come abbiamo dimostrato gli approcci di gruppo, blended e peer-to-peer, si confermano come strumenti chiave per creare comunità coese e migliorare l’adattamento psicosociale degli studenti universitari».
I risultati principali mostrano che gli interventi che includono attività di gruppo in presenza (blended e peer-to-peer) hanno un impatto positivo maggiore rispetto all’intervento esclusivamente online.
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I risultati principali mostrano che gli interventi che includono attività di gruppo in presenza (blended e peer-to-peer) hanno un impatto positivo maggiore rispetto all’intervento esclusivamente online.
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«Abbiamo deciso di monitorare gli studenti internazionali perché affrontano difficoltà uniche, come l’adattamento a un nuovo ambiente e la gestione della distanza dalla propria rete di supporto sociale. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente esacerbato questi problemi, riducendo le opportunità di socializzazione e accentuando il senso di isolamento. In questo contesto, è fondamentale sviluppare interventi mirati per affrontare il tema della solitudine e promuovere il benessere psicosociale degli studenti. Gli interventi mirati come dimostra la ricerca – spiega Sabrina Cipolletta del Dipartimento di Psicologia generale dell'Università di Padova che ha coordinato la ricerca – possono migliorare il benessere e le connessioni sociali degli studenti internazionali, ma richiedono ulteriori ottimizzazioni per affrontare i limiti metodologici e di implementazione. Come abbiamo dimostrato gli approcci di gruppo, blended e peer-to-peer, si confermano come strumenti chiave per creare comunità coese e migliorare l’adattamento psicosociale degli studenti universitari».
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