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Marco Vecchiato, primo autore dello studio, sottolinea come negli ultimi anni si sia registrato un numero crescente di morti premature tra praticanti di bodybuilding e fitness influencers, indicando una lacuna nella comprensione dei rischi a lungo termine legati al bodybuilding competitivo.
Andrea Ermolao precisa che sono stati identificati 121 decessi, di cui il 38% imputabili a morte cardiaca improvvisa, spesso legata a alterazioni strutturali del cuore e all'uso di sostanze dopanti. Il rischio di morte cardiaca improvvisa nei bodybuilder professionisti risulta oltre cinque volte superiore rispetto agli atleti dilettanti.
La ricerca, frutto di una collaborazione internazionale tra ricercatori italiani, statunitensi e austriaci, ha esaminato sistematicamente decessi riguardanti bodybuilders internazionali fino a luglio 2023, utilizzando fonti web in cinque lingue diverse. Nei pochi referti autoptici disponibili, i risultati includevano ispessimento o ingrossamento del cuore e, in alcuni casi, malattia coronarica, con diversi atleti che abusavano di sostanze dopanti.
Il bodybuilding competitivo comporta stress psicofisico rilevante attraverso allenamenti intensivi, regimi alimentari estremi, tecniche di disidratazione e uso di sostanze dopanti, contribuendo alla maggiore incidenza di eventi fatali. Questi fattori possono mettere a dura prova il sistema cardiovascolare, aumentando il rischio di aritmie pericolose e cambiamenti strutturali del cuore nel tempo.
Lo studio sottolinea l'importanza di pratiche di allenamento più sicure, controlli medici regolari e un cambiamento culturale che rifiuti l'uso di sostanze dopanti. I risultati trovati richiedono introduzione di screening cardiovascolari proattivi e una collaborazione tra la comunità medica, le federazioni sportive e le istituzioni per garantire una partecipazione più sicura al bodybuilding.
Lo studio si è concentrato sui bodybuilder maschi per la maggiore disponibilità di dati, ma il team di ricerca sta già lavorando a un'analisi parallela dedicata alle atlete e ad un approfondimento per valutare come le pratiche e i rischi associati a questa disciplina si siano evoluti nel tempo.
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La ricerca, frutto di una collaborazione internazionale tra ricercatori italiani, statunitensi e austriaci, ha esaminato sistematicamente decessi riguardanti bodybuilders internazionali fino a luglio 2023, utilizzando fonti web in cinque lingue diverse. Nei pochi referti autoptici disponibili, i risultati includevano ispessimento o ingrossamento del cuore e, in alcuni casi, malattia coronarica, con diversi atleti che abusavano di sostanze dopanti.
Il bodybuilding competitivo comporta stress psicofisico rilevante attraverso allenamenti intensivi, regimi alimentari estremi, tecniche di disidratazione e uso di sostanze dopanti, contribuendo alla maggiore incidenza di eventi fatali. Questi fattori possono mettere a dura prova il sistema cardiovascolare, aumentando il rischio di aritmie pericolose e cambiamenti strutturali del cuore nel tempo.
Lo studio sottolinea l'importanza di pratiche di allenamento più sicure, controlli medici regolari e un cambiamento culturale che rifiuti l'uso di sostanze dopanti. I risultati trovati richiedono introduzione di screening cardiovascolari proattivi e una collaborazione tra la comunità medica, le federazioni sportive e le istituzioni per garantire una partecipazione più sicura al bodybuilding.
Lo studio si è concentrato sui bodybuilder maschi per la maggiore disponibilità di dati, ma il team di ricerca sta già lavorando a un'analisi parallela dedicata alle atlete e ad un approfondimento per valutare come le pratiche e i rischi associati a questa disciplina si siano evoluti nel tempo.
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Un nuovo studio condotto da un team internazionale, coordinato dall'Università di Padova, ha rivelato dati preoccupanti sulla salute dei bodybuilder maschi, specialmente tra i professionisti. La ricerca, pubblicata sull'European Heart Journal, ha analizzato oltre 20.000 atleti che hanno gareggiato in eventi IFBB tra il 2005 e il 2020, con un follow-up medio di oltre otto anni.
Marco Vecchiato, primo autore dello studio, sottolinea come negli ultimi anni si sia registrato un numero crescente di morti premature tra praticanti di bodybuilding e fitness influencers, indicando una lacuna nella comprensione dei rischi a lungo termine legati al bodybuilding competitivo.
Andrea Ermolao precisa che sono stati identificati 121 decessi, di cui il 38% imputabili a morte cardiaca improvvisa, spesso legata a alterazioni strutturali del cuore e all'uso di sostanze dopanti. Il rischio di morte cardiaca improvvisa nei bodybuilder professionisti risulta oltre cinque volte superiore rispetto agli atleti dilettanti.
La ricerca, frutto di una collaborazione internazionale tra ricercatori italiani, statunitensi e austriaci, ha esaminato sistematicamente decessi riguardanti bodybuilders internazionali fino a luglio 2023, utilizzando fonti web in cinque lingue diverse. Nei pochi referti autoptici disponibili, i risultati includevano ispessimento o ingrossamento del cuore e, in alcuni casi, malattia coronarica, con diversi atleti che abusavano di sostanze dopanti.
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Lo studio sottolinea l'importanza di pratiche di allenamento più sicure, controlli medici regolari e un cambiamento culturale che rifiuti l'uso di sostanze dopanti. I risultati trovati richiedono introduzione di screening cardiovascolari proattivi e una collaborazione tra la comunità medica, le federazioni sportive e le istituzioni per garantire una partecipazione più sicura al bodybuilding.
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Marco Vecchiato, primo autore dello studio, sottolinea come negli ultimi anni si sia registrato un numero crescente di morti premature tra praticanti di bodybuilding e fitness influencers, indicando una lacuna nella comprensione dei rischi a lungo termine legati al bodybuilding competitivo.
Andrea Ermolao precisa che sono stati identificati 121 decessi, di cui il 38% imputabili a morte cardiaca improvvisa, spesso legata a alterazioni strutturali del cuore e all'uso di sostanze dopanti. Il rischio di morte cardiaca improvvisa nei bodybuilder professionisti risulta oltre cinque volte superiore rispetto agli atleti dilettanti.
La ricerca, frutto di una collaborazione internazionale tra ricercatori italiani, statunitensi e austriaci, ha esaminato sistematicamente decessi riguardanti bodybuilders internazionali fino a luglio 2023, utilizzando fonti web in cinque lingue diverse. Nei pochi referti autoptici disponibili, i risultati includevano ispessimento o ingrossamento del cuore e, in alcuni casi, malattia coronarica, con diversi atleti che abusavano di sostanze dopanti.
Il bodybuilding competitivo comporta stress psicofisico rilevante attraverso allenamenti intensivi, regimi alimentari estremi, tecniche di disidratazione e uso di sostanze dopanti, contribuendo alla maggiore incidenza di eventi fatali. Questi fattori possono mettere a dura prova il sistema cardiovascolare, aumentando il rischio di aritmie pericolose e cambiamenti strutturali del cuore nel tempo.
Lo studio sottolinea l'importanza di pratiche di allenamento più sicure, controlli medici regolari e un cambiamento culturale che rifiuti l'uso di sostanze dopanti. I risultati trovati richiedono introduzione di screening cardiovascolari proattivi e una collaborazione tra la comunità medica, le federazioni sportive e le istituzioni per garantire una partecipazione più sicura al bodybuilding.
Lo studio si è concentrato sui bodybuilder maschi per la maggiore disponibilità di dati, ma il team di ricerca sta già lavorando a un'analisi parallela dedicata alle atlete e ad un approfondimento per valutare come le pratiche e i rischi associati a questa disciplina si siano evoluti nel tempo.
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Marco Vecchiato, primo autore dello studio, sottolinea come negli ultimi anni si sia registrato un numero crescente di morti premature tra praticanti di bodybuilding e fitness influencers, indicando una lacuna nella comprensione dei rischi a lungo termine legati al bodybuilding competitivo.
Andrea Ermolao precisa che sono stati identificati 121 decessi, di cui il 38% imputabili a morte cardiaca improvvisa, spesso legata a alterazioni strutturali del cuore e all'uso di sostanze dopanti. Il rischio di morte cardiaca improvvisa nei bodybuilder professionisti risulta oltre cinque volte superiore rispetto agli atleti dilettanti.
La ricerca, frutto di una collaborazione internazionale tra ricercatori italiani, statunitensi e austriaci, ha esaminato sistematicamente decessi riguardanti bodybuilders internazionali fino a luglio 2023, utilizzando fonti web in cinque lingue diverse. Nei pochi referti autoptici disponibili, i risultati includevano ispessimento o ingrossamento del cuore e, in alcuni casi, malattia coronarica, con diversi atleti che abusavano di sostanze dopanti.
Il bodybuilding competitivo comporta stress psicofisico rilevante attraverso allenamenti intensivi, regimi alimentari estremi, tecniche di disidratazione e uso di sostanze dopanti, contribuendo alla maggiore incidenza di eventi fatali. Questi fattori possono mettere a dura prova il sistema cardiovascolare, aumentando il rischio di aritmie pericolose e cambiamenti strutturali del cuore nel tempo.
Lo studio sottolinea l'importanza di pratiche di allenamento più sicure, controlli medici regolari e un cambiamento culturale che rifiuti l'uso di sostanze dopanti. I risultati trovati richiedono introduzione di screening cardiovascolari proattivi e una collaborazione tra la comunità medica, le federazioni sportive e le istituzioni per garantire una partecipazione più sicura al bodybuilding.
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