Le differenze sono legate ad una serie di variabili: etnia, stato socio-economico, esperienze di povertà, religione, orientamenti sessuali, età, presenza di disabilità, e intersezione fra queste. L’eterogeneità, e la possibilità di sperimentarla positivamente nel contesto universitario, viene considerata una delle vie maestre per la crescita del pensiero complesso.
La diversità tende ad essere però sottorappresentata nei contesti universitari italiani. Ad esempio considerando alcuni recenti dati del Miur gli studenti con disabilità che si iscrivono all’università sembrano essere una percentuale molto ridotta rispetto a coloro che hanno frequentato le scuole secondarie di secondo grado.
La sottorappresentazione viene considerata una forma di iniquità e affrontata in letteratura come ‘minority issues’. Anche per la disabilità si arriva a parlare di ‘Bias in Concentrations’ per cui può accadere che gli studenti con disabilità tendono, per varie ragioni, a iscriversi solo in determinati corsi di laurea. Tutto ciò si associa a difficoltà nel senso di appartenenza, a percezione di scarso supporto, allo sperimentare modalità stereotipate di interazione, a tempi più consistenti per la gestione della propria vita universitaria, allo scoraggiamento.
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