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Quando siamo a riposo, ossia nel sonno o in assenza di compiti particolari, il nostro cervello produce attività spontanea che somiglia a quella registrata durante il comportamento attivo, ma il cui ruolo rimane ancora dibattuto. Una possibile descrizione di questa attività arriva da questo studio teorico pubblicato sulla rivista Trends in Cognitive Sciences che ha sintetizzato i risultati di molti esperimenti comportamentali, neurofisiologici, e di neuroimmagini.
Spiegano Giovanni Pezzulo del Cnr e Marco Zorzi del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova. “I modelli generativi sono molto usati in Intelligenza Artificiale per la loro capacità di generare spontaneamente, in un senso allegorico 'immaginare', degli stimoli come immagini o video simili a quelli che hanno appreso. Allo stesso modo il 'modello generativo' del cervello è utile per la risoluzione di compiti particolari come il riconoscimento di un volto o la pianificazione di un’azione da svegli, ma rimane attivo anche quando è a riposo. In questo stato, dunque in assenza di un preciso compito da svolgere e di forti stimoli esterni, l’attività spontanea potrebbe servire ad ottimizzarne le capacità di apprendimento e le prestazioni future del cervello”.
“Quando sogniamo l’attività spontanea genera impressioni, emozioni, comportamenti, e perfino giudizi morali che sono indistinguibili da quelli che eseguiamo da svegli”, conclude Maurizio Corbetta del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova. “Il cervello è l’organo del corpo che in assoluto consuma più energia, circa il 20-25% del budget metabolico totale contro solo il 2% della massa corporea, e questo fabbisogno elevato dipende in gran parte dall’attività spontanea. In analogia con l’universo, in cui la maggioranza della massa è invisibile, l’attività spontanea cerebrale è stata definita la ‘materia oscura’ del cervello ma le sue funzioni rimangono misteriose. La nostra ipotesi fornisce una nuova chiave di lettura per comprendere più a fondo queste funzioni e ci proponiamo di testarla ulteriormente attraverso nuovi esperimenti e modelli computazionali”.
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Spiegano Giovanni Pezzulo del Cnr e Marco Zorzi del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova. “I modelli generativi sono molto usati in Intelligenza Artificiale per la loro capacità di generare spontaneamente, in un senso allegorico 'immaginare', degli stimoli come immagini o video simili a quelli che hanno appreso. Allo stesso modo il 'modello generativo' del cervello è utile per la risoluzione di compiti particolari come il riconoscimento di un volto o la pianificazione di un’azione da svegli, ma rimane attivo anche quando è a riposo. In questo stato, dunque in assenza di un preciso compito da svolgere e di forti stimoli esterni, l’attività spontanea potrebbe servire ad ottimizzarne le capacità di apprendimento e le prestazioni future del cervello”.
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Nell’articolo “The secret life of predictive brains: what’s spontaneous activity for” un team composto da ricercatrici e ricercatori del Cnr di Roma, dell’ Università di Padova (Dipartimento di Psicologia Generale e Dipartimento di Neuroscienze, Irccs Ospedale San Camillo Venezia, Padova Neuroscience Center e Veneto Institute of Molecular Medicine, ipotizza che il cervello a riposo, in assenza di particolari compiti da svolgere, funzioni come una classe di algoritmi computazionali chiamati 'modelli generativi' e che l’attività spontanea che genera sia necessaria per ottimizzarne l'apprendimento e la preparazione a svolgere compiti futuri.
Quando siamo a riposo, ossia nel sonno o in assenza di compiti particolari, il nostro cervello produce attività spontanea che somiglia a quella registrata durante il comportamento attivo, ma il cui ruolo rimane ancora dibattuto. Una possibile descrizione di questa attività arriva da questo studio teorico pubblicato sulla rivista Trends in Cognitive Sciences che ha sintetizzato i risultati di molti esperimenti comportamentali, neurofisiologici, e di neuroimmagini.
Spiegano Giovanni Pezzulo del Cnr e Marco Zorzi del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova. “I modelli generativi sono molto usati in Intelligenza Artificiale per la loro capacità di generare spontaneamente, in un senso allegorico 'immaginare', degli stimoli come immagini o video simili a quelli che hanno appreso. Allo stesso modo il 'modello generativo' del cervello è utile per la risoluzione di compiti particolari come il riconoscimento di un volto o la pianificazione di un’azione da svegli, ma rimane attivo anche quando è a riposo. In questo stato, dunque in assenza di un preciso compito da svolgere e di forti stimoli esterni, l’attività spontanea potrebbe servire ad ottimizzarne le capacità di apprendimento e le prestazioni future del cervello”.
“Quando sogniamo l’attività spontanea genera impressioni, emozioni, comportamenti, e perfino giudizi morali che sono indistinguibili da quelli che eseguiamo da svegli”, conclude Maurizio Corbetta del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova. “Il cervello è l’organo del corpo che in assoluto consuma più energia, circa il 20-25% del budget metabolico totale contro solo il 2% della massa corporea, e questo fabbisogno elevato dipende in gran parte dall’attività spontanea. In analogia con l’universo, in cui la maggioranza della massa è invisibile, l’attività spontanea cerebrale è stata definita la ‘materia oscura’ del cervello ma le sue funzioni rimangono misteriose. La nostra ipotesi fornisce una nuova chiave di lettura per comprendere più a fondo queste funzioni e ci proponiamo di testarla ulteriormente attraverso nuovi esperimenti e modelli computazionali”.
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Nell’articolo “The secret life of predictive brains: what’s spontaneous activity for” un team composto da ricercatrici e ricercatori del Cnr di Roma, dell’ Università di Padova (Dipartimento di Psicologia Generale e Dipartimento di Neuroscienze, Irccs Ospedale San Camillo Venezia, Padova Neuroscience Center e Veneto Institute of Molecular Medicine, ipotizza che il cervello a riposo, in assenza di particolari compiti da svolgere, funzioni come una classe di algoritmi computazionali chiamati 'modelli generativi' e che l’attività spontanea che genera sia necessaria per ottimizzarne l'apprendimento e la preparazione a svolgere compiti futuri.
Quando siamo a riposo, ossia nel sonno o in assenza di compiti particolari, il nostro cervello produce attività spontanea che somiglia a quella registrata durante il comportamento attivo, ma il cui ruolo rimane ancora dibattuto. Una possibile descrizione di questa attività arriva da questo studio teorico pubblicato sulla rivista Trends in Cognitive Sciences che ha sintetizzato i risultati di molti esperimenti comportamentali, neurofisiologici, e di neuroimmagini.
Spiegano Giovanni Pezzulo del Cnr e Marco Zorzi del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova. “I modelli generativi sono molto usati in Intelligenza Artificiale per la loro capacità di generare spontaneamente, in un senso allegorico 'immaginare', degli stimoli come immagini o video simili a quelli che hanno appreso. Allo stesso modo il 'modello generativo' del cervello è utile per la risoluzione di compiti particolari come il riconoscimento di un volto o la pianificazione di un’azione da svegli, ma rimane attivo anche quando è a riposo. In questo stato, dunque in assenza di un preciso compito da svolgere e di forti stimoli esterni, l’attività spontanea potrebbe servire ad ottimizzarne le capacità di apprendimento e le prestazioni future del cervello”.
“Quando sogniamo l’attività spontanea genera impressioni, emozioni, comportamenti, e perfino giudizi morali che sono indistinguibili da quelli che eseguiamo da svegli”, conclude Maurizio Corbetta del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova. “Il cervello è l’organo del corpo che in assoluto consuma più energia, circa il 20-25% del budget metabolico totale contro solo il 2% della massa corporea, e questo fabbisogno elevato dipende in gran parte dall’attività spontanea. In analogia con l’universo, in cui la maggioranza della massa è invisibile, l’attività spontanea cerebrale è stata definita la ‘materia oscura’ del cervello ma le sue funzioni rimangono misteriose. La nostra ipotesi fornisce una nuova chiave di lettura per comprendere più a fondo queste funzioni e ci proponiamo di testarla ulteriormente attraverso nuovi esperimenti e modelli computazionali”.
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Quando siamo a riposo, ossia nel sonno o in assenza di compiti particolari, il nostro cervello produce attività spontanea che somiglia a quella registrata durante il comportamento attivo, ma il cui ruolo rimane ancora dibattuto. Una possibile descrizione di questa attività arriva da questo studio teorico pubblicato sulla rivista Trends in Cognitive Sciences che ha sintetizzato i risultati di molti esperimenti comportamentali, neurofisiologici, e di neuroimmagini.
Spiegano Giovanni Pezzulo del Cnr e Marco Zorzi del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova. “I modelli generativi sono molto usati in Intelligenza Artificiale per la loro capacità di generare spontaneamente, in un senso allegorico 'immaginare', degli stimoli come immagini o video simili a quelli che hanno appreso. Allo stesso modo il 'modello generativo' del cervello è utile per la risoluzione di compiti particolari come il riconoscimento di un volto o la pianificazione di un’azione da svegli, ma rimane attivo anche quando è a riposo. In questo stato, dunque in assenza di un preciso compito da svolgere e di forti stimoli esterni, l’attività spontanea potrebbe servire ad ottimizzarne le capacità di apprendimento e le prestazioni future del cervello”.
“Quando sogniamo l’attività spontanea genera impressioni, emozioni, comportamenti, e perfino giudizi morali che sono indistinguibili da quelli che eseguiamo da svegli”, conclude Maurizio Corbetta del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova. “Il cervello è l’organo del corpo che in assoluto consuma più energia, circa il 20-25% del budget metabolico totale contro solo il 2% della massa corporea, e questo fabbisogno elevato dipende in gran parte dall’attività spontanea. In analogia con l’universo, in cui la maggioranza della massa è invisibile, l’attività spontanea cerebrale è stata definita la ‘materia oscura’ del cervello ma le sue funzioni rimangono misteriose. La nostra ipotesi fornisce una nuova chiave di lettura per comprendere più a fondo queste funzioni e ci proponiamo di testarla ulteriormente attraverso nuovi esperimenti e modelli computazionali”.
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Quando siamo a riposo, ossia nel sonno o in assenza di compiti particolari, il nostro cervello produce attività spontanea che somiglia a quella registrata durante il comportamento attivo, ma il cui ruolo rimane ancora dibattuto. Una possibile descrizione di questa attività arriva da questo studio teorico pubblicato sulla rivista Trends in Cognitive Sciences che ha sintetizzato i risultati di molti esperimenti comportamentali, neurofisiologici, e di neuroimmagini.
Spiegano Giovanni Pezzulo del Cnr e Marco Zorzi del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova. “I modelli generativi sono molto usati in Intelligenza Artificiale per la loro capacità di generare spontaneamente, in un senso allegorico 'immaginare', degli stimoli come immagini o video simili a quelli che hanno appreso. Allo stesso modo il 'modello generativo' del cervello è utile per la risoluzione di compiti particolari come il riconoscimento di un volto o la pianificazione di un’azione da svegli, ma rimane attivo anche quando è a riposo. In questo stato, dunque in assenza di un preciso compito da svolgere e di forti stimoli esterni, l’attività spontanea potrebbe servire ad ottimizzarne le capacità di apprendimento e le prestazioni future del cervello”.
“Quando sogniamo l’attività spontanea genera impressioni, emozioni, comportamenti, e perfino giudizi morali che sono indistinguibili da quelli che eseguiamo da svegli”, conclude Maurizio Corbetta del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova. “Il cervello è l’organo del corpo che in assoluto consuma più energia, circa il 20-25% del budget metabolico totale contro solo il 2% della massa corporea, e questo fabbisogno elevato dipende in gran parte dall’attività spontanea. In analogia con l’universo, in cui la maggioranza della massa è invisibile, l’attività spontanea cerebrale è stata definita la ‘materia oscura’ del cervello ma le sue funzioni rimangono misteriose. La nostra ipotesi fornisce una nuova chiave di lettura per comprendere più a fondo queste funzioni e ci proponiamo di testarla ulteriormente attraverso nuovi esperimenti e modelli computazionali”.
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