Linfomi non Hodgkin: una nuova terapia dalla ricerca Unipd e Iov-Irccs

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I linfomi non Hodgkin (LNH) sono tumori maligni che originano dai linfociti B e T, nel tessuto linfatico di linfonodi, milza, timo e midollo osseo. Ad oggi sono identificate più di 40 forme diverse di LNH, ciascuna delle quali è caratterizzata da un differente andamento clinico-prognostico e quindi uno specifico approccio terapeutico. Questi tumori in Italia sono la quinta forma di cancro più comune negli uomini e la sesta nelle donne. Diversi studi hanno chiaramente dimostrato in queste forme un significativo vantaggio terapeutico della combinazione di chemioterapia convenzionale e anticorpi monoclonali (mAbs) con una sopravvivenza libera da malattia a 10 anni dalla diagnosi in circa il 60-70% dei casi. Tuttavia, quando i linfomi aggressivi non rispondono alla terapia standard (refrattari) o recidivano, la prognosi è scarsa.

Nello studio Innovative therapeutic strategy for B-cell malignancies that combines obinutuzumab and cytokine-induced killer cells appena pubblicato sul «Journal for ImmunoTherapy of Cancer», il gruppo di ricerca guidato da Antonio Rosato, professore del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’Università di Padova (DiSCOG, foto di gruppo) e da Roberta Sommaggio, dell’Istituto Oncologico Veneto, ha avanzato una nuova strategia per il trattamento di linfomi a cellule B utilizzando una terapia di combinazione basata su cellule CIK e anticorpi monoclonali anti-CD20.

«Questo studio nasce dalla necessità di trovare approcci alternativi di immunoterapia per il trattamento di pazienti adulti con linfoma B diffuso a grandi cellule che non rispondono alla terapia CAR-T, ed è basato sull’osservazione che le cellule CIK sono in grado di agire contro il tumore facendo in modo che gli anticorpi fungono come da GPS per indirizzare la cellula killer al bersaglio perché riconoscono con precisione assoluta le cellule tumorali in un meccanismo di tipo chiave-serratura – spiega Antonio Rosato. Gli studi in vivo effettuati in modelli preclinici di linfoma B confermano che il trattamento con cellule CIK re-indirizzate con anticorpi anti-CD20 esercita un maggior effetto di controllo della crescita tumorale e aumenta la sopravvivenza, rispetto all’inoculo di cellule CIK da sole o in associazione ad anticorpi aspecifici».

gruppo di ricerca

Le terapie con cellule CAR-T, ovvero cellule T del sangue del paziente modificate geneticamente in laboratorio per fare in modo che colpiscano le cellule tumorali, sono una forma di Terapia Cellulare Adottiva (ACT) che si basa sulla raccolta di cellule immunitarie dei pazienti, il loro trasferimento in laboratorio per espanderle in elevate quantità, e spesso la loro modificazione genetica per renderle capaci di riconoscere più specificamente il tumore.
Queste terapie che prevedono manipolazioni genetiche hanno lo svantaggio di incrementare drammaticamente i costi di produzione, i controlli di qualità e la logistica di somministrazione; pertanto, la ricerca di approcci alternativi di immunoterapia che siano maggiormente sostenibili per la sanità pubblica assume un ruolo di primaria importanza.

«Una interessante alternativa di terapia cellulare adottiva ACT per la cura di malattie neoplastiche che ancora non presentano valide opzioni terapeutiche è rappresentata da cellule Killer Indotte da Citochine, le CIK appunto – afferma Roberta Sommaggio -. Le CIK possono essere facilmente ottenute da donatore sano o dal paziente stesso ed espanse in laboratorio, ed esercitano una potente attività citotossica nei confronti di tumori sia ematologici che solidi, ma non di tessuti normali e precursori ematopoietici e hanno il vantaggio di non richiedere manipolazioni genetiche, con costi di produzione pertanto contenuti. Diversi studi clinici hanno dimostrato la fattibilità e l'efficacia terapeutica delle infusioni di cellule CIK, la loro bassissima tossicità contro i tessuti normali

Nel loro insieme, i dati appena pubblicati indicano che questo approccio di combinazione tra terapia cellulare e anticorpi monoclonali possa costituire una nuova e promettente strategia per la cura dei linfomi a cellule B, prospettandosi come una valida alternativa all’utilizzo dei CAR-T e aprendo al contempo la possibilità di implementazione ed applicazione ad altre tipologie tumorali. Le cellule CIK infatti presentano il vantaggio di non dover essere geneticamente manipolate, come avviene per le cellule CAR-T, e di essere facilmente e rapidamente espandibili in vitro con costi di produzione contenuti, mentre la specificità per l’antigene tumorale, anche in altri contesti neoplastici, è conferita dalla combinazione con anticorpi monoclonali già utilizzati in clinica.

«I risultati di questo lavoro sono l’espressione di una marcata multidisciplinarietà e di collaborazione tra diverse realtà del territorio – conclude Rosato -, da una parte, l’Università di Padova e lo IOV-IRCCS, eccellenze nella ricerca e nella oncologia clinica; dall’altra, il Laboratorio di Terapie Cellulari Avanzate dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, uno fra i pochi laboratori italiani autorizzati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) a produrre medicinali a base di cellule, i cosiddetti “Prodotti Medicinali di Terapia Avanzata” (ATMP).
Grazie a questa sinergia è stato possibile costruire un percorso di traslazione dalla ricerca fino alla produzione del farmaco-cellula. Il prossimo passo sarà quello della sperimentazione clinica, che si conta di avviare già entro il 2021.»

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Nello studio Innovative therapeutic strategy for B-cell malignancies that combines obinutuzumab and cytokine-induced killer cells appena pubblicato sul «Journal for ImmunoTherapy of Cancer», il gruppo di ricerca guidato da Antonio Rosato, professore del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’Università di Padova (DiSCOG, foto di gruppo) e da Roberta Sommaggio, dell’Istituto Oncologico Veneto, ha avanzato una nuova strategia per il trattamento di linfomi a cellule B utilizzando una terapia di combinazione basata su cellule CIK e anticorpi monoclonali anti-CD20.

«Questo studio nasce dalla necessità di trovare approcci alternativi di immunoterapia per il trattamento di pazienti adulti con linfoma B diffuso a grandi cellule che non rispondono alla terapia CAR-T, ed è basato sull’osservazione che le cellule CIK sono in grado di agire contro il tumore facendo in modo che gli anticorpi fungono come da GPS per indirizzare la cellula killer al bersaglio perché riconoscono con precisione assoluta le cellule tumorali in un meccanismo di tipo chiave-serratura – spiega Antonio Rosato. Gli studi in vivo effettuati in modelli preclinici di linfoma B confermano che il trattamento con cellule CIK re-indirizzate con anticorpi anti-CD20 esercita un maggior effetto di controllo della crescita tumorale e aumenta la sopravvivenza, rispetto all’inoculo di cellule CIK da sole o in associazione ad anticorpi aspecifici».

gruppo di ricerca

Le terapie con cellule CAR-T, ovvero cellule T del sangue del paziente modificate geneticamente in laboratorio per fare in modo che colpiscano le cellule tumorali, sono una forma di Terapia Cellulare Adottiva (ACT) che si basa sulla raccolta di cellule immunitarie dei pazienti, il loro trasferimento in laboratorio per espanderle in elevate quantità, e spesso la loro modificazione genetica per renderle capaci di riconoscere più specificamente il tumore.
Queste terapie che prevedono manipolazioni genetiche hanno lo svantaggio di incrementare drammaticamente i costi di produzione, i controlli di qualità e la logistica di somministrazione; pertanto, la ricerca di approcci alternativi di immunoterapia che siano maggiormente sostenibili per la sanità pubblica assume un ruolo di primaria importanza.

«Una interessante alternativa di terapia cellulare adottiva ACT per la cura di malattie neoplastiche che ancora non presentano valide opzioni terapeutiche è rappresentata da cellule Killer Indotte da Citochine, le CIK appunto – afferma Roberta Sommaggio -. Le CIK possono essere facilmente ottenute da donatore sano o dal paziente stesso ed espanse in laboratorio, ed esercitano una potente attività citotossica nei confronti di tumori sia ematologici che solidi, ma non di tessuti normali e precursori ematopoietici e hanno il vantaggio di non richiedere manipolazioni genetiche, con costi di produzione pertanto contenuti. Diversi studi clinici hanno dimostrato la fattibilità e l'efficacia terapeutica delle infusioni di cellule CIK, la loro bassissima tossicità contro i tessuti normali

Nel loro insieme, i dati appena pubblicati indicano che questo approccio di combinazione tra terapia cellulare e anticorpi monoclonali possa costituire una nuova e promettente strategia per la cura dei linfomi a cellule B, prospettandosi come una valida alternativa all’utilizzo dei CAR-T e aprendo al contempo la possibilità di implementazione ed applicazione ad altre tipologie tumorali. Le cellule CIK infatti presentano il vantaggio di non dover essere geneticamente manipolate, come avviene per le cellule CAR-T, e di essere facilmente e rapidamente espandibili in vitro con costi di produzione contenuti, mentre la specificità per l’antigene tumorale, anche in altri contesti neoplastici, è conferita dalla combinazione con anticorpi monoclonali già utilizzati in clinica.

«I risultati di questo lavoro sono l’espressione di una marcata multidisciplinarietà e di collaborazione tra diverse realtà del territorio – conclude Rosato -, da una parte, l’Università di Padova e lo IOV-IRCCS, eccellenze nella ricerca e nella oncologia clinica; dall’altra, il Laboratorio di Terapie Cellulari Avanzate dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, uno fra i pochi laboratori italiani autorizzati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) a produrre medicinali a base di cellule, i cosiddetti “Prodotti Medicinali di Terapia Avanzata” (ATMP).
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Nello studio Innovative therapeutic strategy for B-cell malignancies that combines obinutuzumab and cytokine-induced killer cells appena pubblicato sul «Journal for ImmunoTherapy of Cancer», il gruppo di ricerca guidato da Antonio Rosato, professore del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’Università di Padova (DiSCOG, foto di gruppo) e da Roberta Sommaggio, dell’Istituto Oncologico Veneto, ha avanzato una nuova strategia per il trattamento di linfomi a cellule B utilizzando una terapia di combinazione basata su cellule CIK e anticorpi monoclonali anti-CD20.

«Questo studio nasce dalla necessità di trovare approcci alternativi di immunoterapia per il trattamento di pazienti adulti con linfoma B diffuso a grandi cellule che non rispondono alla terapia CAR-T, ed è basato sull’osservazione che le cellule CIK sono in grado di agire contro il tumore facendo in modo che gli anticorpi fungono come da GPS per indirizzare la cellula killer al bersaglio perché riconoscono con precisione assoluta le cellule tumorali in un meccanismo di tipo chiave-serratura – spiega Antonio Rosato. Gli studi in vivo effettuati in modelli preclinici di linfoma B confermano che il trattamento con cellule CIK re-indirizzate con anticorpi anti-CD20 esercita un maggior effetto di controllo della crescita tumorale e aumenta la sopravvivenza, rispetto all’inoculo di cellule CIK da sole o in associazione ad anticorpi aspecifici».

gruppo di ricerca

Le terapie con cellule CAR-T, ovvero cellule T del sangue del paziente modificate geneticamente in laboratorio per fare in modo che colpiscano le cellule tumorali, sono una forma di Terapia Cellulare Adottiva (ACT) che si basa sulla raccolta di cellule immunitarie dei pazienti, il loro trasferimento in laboratorio per espanderle in elevate quantità, e spesso la loro modificazione genetica per renderle capaci di riconoscere più specificamente il tumore.
Queste terapie che prevedono manipolazioni genetiche hanno lo svantaggio di incrementare drammaticamente i costi di produzione, i controlli di qualità e la logistica di somministrazione; pertanto, la ricerca di approcci alternativi di immunoterapia che siano maggiormente sostenibili per la sanità pubblica assume un ruolo di primaria importanza.

«Una interessante alternativa di terapia cellulare adottiva ACT per la cura di malattie neoplastiche che ancora non presentano valide opzioni terapeutiche è rappresentata da cellule Killer Indotte da Citochine, le CIK appunto – afferma Roberta Sommaggio -. Le CIK possono essere facilmente ottenute da donatore sano o dal paziente stesso ed espanse in laboratorio, ed esercitano una potente attività citotossica nei confronti di tumori sia ematologici che solidi, ma non di tessuti normali e precursori ematopoietici e hanno il vantaggio di non richiedere manipolazioni genetiche, con costi di produzione pertanto contenuti. Diversi studi clinici hanno dimostrato la fattibilità e l'efficacia terapeutica delle infusioni di cellule CIK, la loro bassissima tossicità contro i tessuti normali

Nel loro insieme, i dati appena pubblicati indicano che questo approccio di combinazione tra terapia cellulare e anticorpi monoclonali possa costituire una nuova e promettente strategia per la cura dei linfomi a cellule B, prospettandosi come una valida alternativa all’utilizzo dei CAR-T e aprendo al contempo la possibilità di implementazione ed applicazione ad altre tipologie tumorali. Le cellule CIK infatti presentano il vantaggio di non dover essere geneticamente manipolate, come avviene per le cellule CAR-T, e di essere facilmente e rapidamente espandibili in vitro con costi di produzione contenuti, mentre la specificità per l’antigene tumorale, anche in altri contesti neoplastici, è conferita dalla combinazione con anticorpi monoclonali già utilizzati in clinica.

«I risultati di questo lavoro sono l’espressione di una marcata multidisciplinarietà e di collaborazione tra diverse realtà del territorio – conclude Rosato -, da una parte, l’Università di Padova e lo IOV-IRCCS, eccellenze nella ricerca e nella oncologia clinica; dall’altra, il Laboratorio di Terapie Cellulari Avanzate dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, uno fra i pochi laboratori italiani autorizzati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) a produrre medicinali a base di cellule, i cosiddetti “Prodotti Medicinali di Terapia Avanzata” (ATMP).
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Nello studio Innovative therapeutic strategy for B-cell malignancies that combines obinutuzumab and cytokine-induced killer cells appena pubblicato sul «Journal for ImmunoTherapy of Cancer», il gruppo di ricerca guidato da Antonio Rosato, professore del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’Università di Padova (DiSCOG, foto di gruppo) e da Roberta Sommaggio, dell’Istituto Oncologico Veneto, ha avanzato una nuova strategia per il trattamento di linfomi a cellule B utilizzando una terapia di combinazione basata su cellule CIK e anticorpi monoclonali anti-CD20.

«Questo studio nasce dalla necessità di trovare approcci alternativi di immunoterapia per il trattamento di pazienti adulti con linfoma B diffuso a grandi cellule che non rispondono alla terapia CAR-T, ed è basato sull’osservazione che le cellule CIK sono in grado di agire contro il tumore facendo in modo che gli anticorpi fungono come da GPS per indirizzare la cellula killer al bersaglio perché riconoscono con precisione assoluta le cellule tumorali in un meccanismo di tipo chiave-serratura – spiega Antonio Rosato. Gli studi in vivo effettuati in modelli preclinici di linfoma B confermano che il trattamento con cellule CIK re-indirizzate con anticorpi anti-CD20 esercita un maggior effetto di controllo della crescita tumorale e aumenta la sopravvivenza, rispetto all’inoculo di cellule CIK da sole o in associazione ad anticorpi aspecifici».

gruppo di ricerca

Le terapie con cellule CAR-T, ovvero cellule T del sangue del paziente modificate geneticamente in laboratorio per fare in modo che colpiscano le cellule tumorali, sono una forma di Terapia Cellulare Adottiva (ACT) che si basa sulla raccolta di cellule immunitarie dei pazienti, il loro trasferimento in laboratorio per espanderle in elevate quantità, e spesso la loro modificazione genetica per renderle capaci di riconoscere più specificamente il tumore.
Queste terapie che prevedono manipolazioni genetiche hanno lo svantaggio di incrementare drammaticamente i costi di produzione, i controlli di qualità e la logistica di somministrazione; pertanto, la ricerca di approcci alternativi di immunoterapia che siano maggiormente sostenibili per la sanità pubblica assume un ruolo di primaria importanza.

«Una interessante alternativa di terapia cellulare adottiva ACT per la cura di malattie neoplastiche che ancora non presentano valide opzioni terapeutiche è rappresentata da cellule Killer Indotte da Citochine, le CIK appunto – afferma Roberta Sommaggio -. Le CIK possono essere facilmente ottenute da donatore sano o dal paziente stesso ed espanse in laboratorio, ed esercitano una potente attività citotossica nei confronti di tumori sia ematologici che solidi, ma non di tessuti normali e precursori ematopoietici e hanno il vantaggio di non richiedere manipolazioni genetiche, con costi di produzione pertanto contenuti. Diversi studi clinici hanno dimostrato la fattibilità e l'efficacia terapeutica delle infusioni di cellule CIK, la loro bassissima tossicità contro i tessuti normali

Nel loro insieme, i dati appena pubblicati indicano che questo approccio di combinazione tra terapia cellulare e anticorpi monoclonali possa costituire una nuova e promettente strategia per la cura dei linfomi a cellule B, prospettandosi come una valida alternativa all’utilizzo dei CAR-T e aprendo al contempo la possibilità di implementazione ed applicazione ad altre tipologie tumorali. Le cellule CIK infatti presentano il vantaggio di non dover essere geneticamente manipolate, come avviene per le cellule CAR-T, e di essere facilmente e rapidamente espandibili in vitro con costi di produzione contenuti, mentre la specificità per l’antigene tumorale, anche in altri contesti neoplastici, è conferita dalla combinazione con anticorpi monoclonali già utilizzati in clinica.

«I risultati di questo lavoro sono l’espressione di una marcata multidisciplinarietà e di collaborazione tra diverse realtà del territorio – conclude Rosato -, da una parte, l’Università di Padova e lo IOV-IRCCS, eccellenze nella ricerca e nella oncologia clinica; dall’altra, il Laboratorio di Terapie Cellulari Avanzate dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, uno fra i pochi laboratori italiani autorizzati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) a produrre medicinali a base di cellule, i cosiddetti “Prodotti Medicinali di Terapia Avanzata” (ATMP).
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Le terapie con cellule CAR-T, ovvero cellule T del sangue del paziente modificate geneticamente in laboratorio per fare in modo che colpiscano le cellule tumorali, sono una forma di Terapia Cellulare Adottiva (ACT) che si basa sulla raccolta di cellule immunitarie dei pazienti, il loro trasferimento in laboratorio per espanderle in elevate quantità, e spesso la loro modificazione genetica per renderle capaci di riconoscere più specificamente il tumore.
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«Una interessante alternativa di terapia cellulare adottiva ACT per la cura di malattie neoplastiche che ancora non presentano valide opzioni terapeutiche è rappresentata da cellule Killer Indotte da Citochine, le CIK appunto – afferma Roberta Sommaggio -. Le CIK possono essere facilmente ottenute da donatore sano o dal paziente stesso ed espanse in laboratorio, ed esercitano una potente attività citotossica nei confronti di tumori sia ematologici che solidi, ma non di tessuti normali e precursori ematopoietici e hanno il vantaggio di non richiedere manipolazioni genetiche, con costi di produzione pertanto contenuti. Diversi studi clinici hanno dimostrato la fattibilità e l'efficacia terapeutica delle infusioni di cellule CIK, la loro bassissima tossicità contro i tessuti normali

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I linfomi non Hodgkin (LNH) sono tumori maligni che originano dai linfociti B e T, nel tessuto linfatico di linfonodi, milza, timo e midollo osseo. Ad oggi sono identificate più di 40 forme diverse di LNH, ciascuna delle quali è caratterizzata da un differente andamento clinico-prognostico e quindi uno specifico approccio terapeutico. Questi tumori in Italia sono la quinta forma di cancro più comune negli uomini e la sesta nelle donne. Diversi studi hanno chiaramente dimostrato in queste forme un significativo vantaggio terapeutico della combinazione di chemioterapia convenzionale e anticorpi monoclonali (mAbs) con una sopravvivenza libera da malattia a 10 anni dalla diagnosi in circa il 60-70% dei casi. Tuttavia, quando i linfomi aggressivi non rispondono alla terapia standard (refrattari) o recidivano, la prognosi è scarsa.

Nello studio Innovative therapeutic strategy for B-cell malignancies that combines obinutuzumab and cytokine-induced killer cells appena pubblicato sul «Journal for ImmunoTherapy of Cancer», il gruppo di ricerca guidato da Antonio Rosato, professore del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’Università di Padova (DiSCOG, foto di gruppo) e da Roberta Sommaggio, dell’Istituto Oncologico Veneto, ha avanzato una nuova strategia per il trattamento di linfomi a cellule B utilizzando una terapia di combinazione basata su cellule CIK e anticorpi monoclonali anti-CD20.

«Questo studio nasce dalla necessità di trovare approcci alternativi di immunoterapia per il trattamento di pazienti adulti con linfoma B diffuso a grandi cellule che non rispondono alla terapia CAR-T, ed è basato sull’osservazione che le cellule CIK sono in grado di agire contro il tumore facendo in modo che gli anticorpi fungono come da GPS per indirizzare la cellula killer al bersaglio perché riconoscono con precisione assoluta le cellule tumorali in un meccanismo di tipo chiave-serratura – spiega Antonio Rosato. Gli studi in vivo effettuati in modelli preclinici di linfoma B confermano che il trattamento con cellule CIK re-indirizzate con anticorpi anti-CD20 esercita un maggior effetto di controllo della crescita tumorale e aumenta la sopravvivenza, rispetto all’inoculo di cellule CIK da sole o in associazione ad anticorpi aspecifici».

gruppo di ricerca

Le terapie con cellule CAR-T, ovvero cellule T del sangue del paziente modificate geneticamente in laboratorio per fare in modo che colpiscano le cellule tumorali, sono una forma di Terapia Cellulare Adottiva (ACT) che si basa sulla raccolta di cellule immunitarie dei pazienti, il loro trasferimento in laboratorio per espanderle in elevate quantità, e spesso la loro modificazione genetica per renderle capaci di riconoscere più specificamente il tumore.
Queste terapie che prevedono manipolazioni genetiche hanno lo svantaggio di incrementare drammaticamente i costi di produzione, i controlli di qualità e la logistica di somministrazione; pertanto, la ricerca di approcci alternativi di immunoterapia che siano maggiormente sostenibili per la sanità pubblica assume un ruolo di primaria importanza.

«Una interessante alternativa di terapia cellulare adottiva ACT per la cura di malattie neoplastiche che ancora non presentano valide opzioni terapeutiche è rappresentata da cellule Killer Indotte da Citochine, le CIK appunto – afferma Roberta Sommaggio -. Le CIK possono essere facilmente ottenute da donatore sano o dal paziente stesso ed espanse in laboratorio, ed esercitano una potente attività citotossica nei confronti di tumori sia ematologici che solidi, ma non di tessuti normali e precursori ematopoietici e hanno il vantaggio di non richiedere manipolazioni genetiche, con costi di produzione pertanto contenuti. Diversi studi clinici hanno dimostrato la fattibilità e l'efficacia terapeutica delle infusioni di cellule CIK, la loro bassissima tossicità contro i tessuti normali

Nel loro insieme, i dati appena pubblicati indicano che questo approccio di combinazione tra terapia cellulare e anticorpi monoclonali possa costituire una nuova e promettente strategia per la cura dei linfomi a cellule B, prospettandosi come una valida alternativa all’utilizzo dei CAR-T e aprendo al contempo la possibilità di implementazione ed applicazione ad altre tipologie tumorali. Le cellule CIK infatti presentano il vantaggio di non dover essere geneticamente manipolate, come avviene per le cellule CAR-T, e di essere facilmente e rapidamente espandibili in vitro con costi di produzione contenuti, mentre la specificità per l’antigene tumorale, anche in altri contesti neoplastici, è conferita dalla combinazione con anticorpi monoclonali già utilizzati in clinica.

«I risultati di questo lavoro sono l’espressione di una marcata multidisciplinarietà e di collaborazione tra diverse realtà del territorio – conclude Rosato -, da una parte, l’Università di Padova e lo IOV-IRCCS, eccellenze nella ricerca e nella oncologia clinica; dall’altra, il Laboratorio di Terapie Cellulari Avanzate dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, uno fra i pochi laboratori italiani autorizzati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) a produrre medicinali a base di cellule, i cosiddetti “Prodotti Medicinali di Terapia Avanzata” (ATMP).
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Nello studio Innovative therapeutic strategy for B-cell malignancies that combines obinutuzumab and cytokine-induced killer cells appena pubblicato sul «Journal for ImmunoTherapy of Cancer», il gruppo di ricerca guidato da Antonio Rosato, professore del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’Università di Padova (DiSCOG, foto di gruppo) e da Roberta Sommaggio, dell’Istituto Oncologico Veneto, ha avanzato una nuova strategia per il trattamento di linfomi a cellule B utilizzando una terapia di combinazione basata su cellule CIK e anticorpi monoclonali anti-CD20.

«Questo studio nasce dalla necessità di trovare approcci alternativi di immunoterapia per il trattamento di pazienti adulti con linfoma B diffuso a grandi cellule che non rispondono alla terapia CAR-T, ed è basato sull’osservazione che le cellule CIK sono in grado di agire contro il tumore facendo in modo che gli anticorpi fungono come da GPS per indirizzare la cellula killer al bersaglio perché riconoscono con precisione assoluta le cellule tumorali in un meccanismo di tipo chiave-serratura – spiega Antonio Rosato. Gli studi in vivo effettuati in modelli preclinici di linfoma B confermano che il trattamento con cellule CIK re-indirizzate con anticorpi anti-CD20 esercita un maggior effetto di controllo della crescita tumorale e aumenta la sopravvivenza, rispetto all’inoculo di cellule CIK da sole o in associazione ad anticorpi aspecifici».

gruppo di ricerca

Le terapie con cellule CAR-T, ovvero cellule T del sangue del paziente modificate geneticamente in laboratorio per fare in modo che colpiscano le cellule tumorali, sono una forma di Terapia Cellulare Adottiva (ACT) che si basa sulla raccolta di cellule immunitarie dei pazienti, il loro trasferimento in laboratorio per espanderle in elevate quantità, e spesso la loro modificazione genetica per renderle capaci di riconoscere più specificamente il tumore.
Queste terapie che prevedono manipolazioni genetiche hanno lo svantaggio di incrementare drammaticamente i costi di produzione, i controlli di qualità e la logistica di somministrazione; pertanto, la ricerca di approcci alternativi di immunoterapia che siano maggiormente sostenibili per la sanità pubblica assume un ruolo di primaria importanza.

«Una interessante alternativa di terapia cellulare adottiva ACT per la cura di malattie neoplastiche che ancora non presentano valide opzioni terapeutiche è rappresentata da cellule Killer Indotte da Citochine, le CIK appunto – afferma Roberta Sommaggio -. Le CIK possono essere facilmente ottenute da donatore sano o dal paziente stesso ed espanse in laboratorio, ed esercitano una potente attività citotossica nei confronti di tumori sia ematologici che solidi, ma non di tessuti normali e precursori ematopoietici e hanno il vantaggio di non richiedere manipolazioni genetiche, con costi di produzione pertanto contenuti. Diversi studi clinici hanno dimostrato la fattibilità e l'efficacia terapeutica delle infusioni di cellule CIK, la loro bassissima tossicità contro i tessuti normali

Nel loro insieme, i dati appena pubblicati indicano che questo approccio di combinazione tra terapia cellulare e anticorpi monoclonali possa costituire una nuova e promettente strategia per la cura dei linfomi a cellule B, prospettandosi come una valida alternativa all’utilizzo dei CAR-T e aprendo al contempo la possibilità di implementazione ed applicazione ad altre tipologie tumorali. Le cellule CIK infatti presentano il vantaggio di non dover essere geneticamente manipolate, come avviene per le cellule CAR-T, e di essere facilmente e rapidamente espandibili in vitro con costi di produzione contenuti, mentre la specificità per l’antigene tumorale, anche in altri contesti neoplastici, è conferita dalla combinazione con anticorpi monoclonali già utilizzati in clinica.

«I risultati di questo lavoro sono l’espressione di una marcata multidisciplinarietà e di collaborazione tra diverse realtà del territorio – conclude Rosato -, da una parte, l’Università di Padova e lo IOV-IRCCS, eccellenze nella ricerca e nella oncologia clinica; dall’altra, il Laboratorio di Terapie Cellulari Avanzate dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, uno fra i pochi laboratori italiani autorizzati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) a produrre medicinali a base di cellule, i cosiddetti “Prodotti Medicinali di Terapia Avanzata” (ATMP).
Grazie a questa sinergia è stato possibile costruire un percorso di traslazione dalla ricerca fino alla produzione del farmaco-cellula. Il prossimo passo sarà quello della sperimentazione clinica, che si conta di avviare già entro il 2021.»

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I linfomi non Hodgkin (LNH) sono tumori maligni che originano dai linfociti B e T, nel tessuto linfatico di linfonodi, milza, timo e midollo osseo. Ad oggi sono identificate più di 40 forme diverse di LNH, ciascuna delle quali è caratterizzata da un differente andamento clinico-prognostico e quindi uno specifico approccio terapeutico. Questi tumori in Italia sono la quinta forma di cancro più comune negli uomini e la sesta nelle donne. Diversi studi hanno chiaramente dimostrato in queste forme un significativo vantaggio terapeutico della combinazione di chemioterapia convenzionale e anticorpi monoclonali (mAbs) con una sopravvivenza libera da malattia a 10 anni dalla diagnosi in circa il 60-70% dei casi. Tuttavia, quando i linfomi aggressivi non rispondono alla terapia standard (refrattari) o recidivano, la prognosi è scarsa.

Nello studio Innovative therapeutic strategy for B-cell malignancies that combines obinutuzumab and cytokine-induced killer cells appena pubblicato sul «Journal for ImmunoTherapy of Cancer», il gruppo di ricerca guidato da Antonio Rosato, professore del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’Università di Padova (DiSCOG, foto di gruppo) e da Roberta Sommaggio, dell’Istituto Oncologico Veneto, ha avanzato una nuova strategia per il trattamento di linfomi a cellule B utilizzando una terapia di combinazione basata su cellule CIK e anticorpi monoclonali anti-CD20.

«Questo studio nasce dalla necessità di trovare approcci alternativi di immunoterapia per il trattamento di pazienti adulti con linfoma B diffuso a grandi cellule che non rispondono alla terapia CAR-T, ed è basato sull’osservazione che le cellule CIK sono in grado di agire contro il tumore facendo in modo che gli anticorpi fungono come da GPS per indirizzare la cellula killer al bersaglio perché riconoscono con precisione assoluta le cellule tumorali in un meccanismo di tipo chiave-serratura – spiega Antonio Rosato. Gli studi in vivo effettuati in modelli preclinici di linfoma B confermano che il trattamento con cellule CIK re-indirizzate con anticorpi anti-CD20 esercita un maggior effetto di controllo della crescita tumorale e aumenta la sopravvivenza, rispetto all’inoculo di cellule CIK da sole o in associazione ad anticorpi aspecifici».

gruppo di ricerca

Le terapie con cellule CAR-T, ovvero cellule T del sangue del paziente modificate geneticamente in laboratorio per fare in modo che colpiscano le cellule tumorali, sono una forma di Terapia Cellulare Adottiva (ACT) che si basa sulla raccolta di cellule immunitarie dei pazienti, il loro trasferimento in laboratorio per espanderle in elevate quantità, e spesso la loro modificazione genetica per renderle capaci di riconoscere più specificamente il tumore.
Queste terapie che prevedono manipolazioni genetiche hanno lo svantaggio di incrementare drammaticamente i costi di produzione, i controlli di qualità e la logistica di somministrazione; pertanto, la ricerca di approcci alternativi di immunoterapia che siano maggiormente sostenibili per la sanità pubblica assume un ruolo di primaria importanza.

«Una interessante alternativa di terapia cellulare adottiva ACT per la cura di malattie neoplastiche che ancora non presentano valide opzioni terapeutiche è rappresentata da cellule Killer Indotte da Citochine, le CIK appunto – afferma Roberta Sommaggio -. Le CIK possono essere facilmente ottenute da donatore sano o dal paziente stesso ed espanse in laboratorio, ed esercitano una potente attività citotossica nei confronti di tumori sia ematologici che solidi, ma non di tessuti normali e precursori ematopoietici e hanno il vantaggio di non richiedere manipolazioni genetiche, con costi di produzione pertanto contenuti. Diversi studi clinici hanno dimostrato la fattibilità e l'efficacia terapeutica delle infusioni di cellule CIK, la loro bassissima tossicità contro i tessuti normali

Nel loro insieme, i dati appena pubblicati indicano che questo approccio di combinazione tra terapia cellulare e anticorpi monoclonali possa costituire una nuova e promettente strategia per la cura dei linfomi a cellule B, prospettandosi come una valida alternativa all’utilizzo dei CAR-T e aprendo al contempo la possibilità di implementazione ed applicazione ad altre tipologie tumorali. Le cellule CIK infatti presentano il vantaggio di non dover essere geneticamente manipolate, come avviene per le cellule CAR-T, e di essere facilmente e rapidamente espandibili in vitro con costi di produzione contenuti, mentre la specificità per l’antigene tumorale, anche in altri contesti neoplastici, è conferita dalla combinazione con anticorpi monoclonali già utilizzati in clinica.

«I risultati di questo lavoro sono l’espressione di una marcata multidisciplinarietà e di collaborazione tra diverse realtà del territorio – conclude Rosato -, da una parte, l’Università di Padova e lo IOV-IRCCS, eccellenze nella ricerca e nella oncologia clinica; dall’altra, il Laboratorio di Terapie Cellulari Avanzate dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, uno fra i pochi laboratori italiani autorizzati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) a produrre medicinali a base di cellule, i cosiddetti “Prodotti Medicinali di Terapia Avanzata” (ATMP).
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Le terapie con cellule CAR-T, ovvero cellule T del sangue del paziente modificate geneticamente in laboratorio per fare in modo che colpiscano le cellule tumorali, sono una forma di Terapia Cellulare Adottiva (ACT) che si basa sulla raccolta di cellule immunitarie dei pazienti, il loro trasferimento in laboratorio per espanderle in elevate quantità, e spesso la loro modificazione genetica per renderle capaci di riconoscere più specificamente il tumore.
Queste terapie che prevedono manipolazioni genetiche hanno lo svantaggio di incrementare drammaticamente i costi di produzione, i controlli di qualità e la logistica di somministrazione; pertanto, la ricerca di approcci alternativi di immunoterapia che siano maggiormente sostenibili per la sanità pubblica assume un ruolo di primaria importanza.

«Una interessante alternativa di terapia cellulare adottiva ACT per la cura di malattie neoplastiche che ancora non presentano valide opzioni terapeutiche è rappresentata da cellule Killer Indotte da Citochine, le CIK appunto – afferma Roberta Sommaggio -. Le CIK possono essere facilmente ottenute da donatore sano o dal paziente stesso ed espanse in laboratorio, ed esercitano una potente attività citotossica nei confronti di tumori sia ematologici che solidi, ma non di tessuti normali e precursori ematopoietici e hanno il vantaggio di non richiedere manipolazioni genetiche, con costi di produzione pertanto contenuti. Diversi studi clinici hanno dimostrato la fattibilità e l'efficacia terapeutica delle infusioni di cellule CIK, la loro bassissima tossicità contro i tessuti normali

Nel loro insieme, i dati appena pubblicati indicano che questo approccio di combinazione tra terapia cellulare e anticorpi monoclonali possa costituire una nuova e promettente strategia per la cura dei linfomi a cellule B, prospettandosi come una valida alternativa all’utilizzo dei CAR-T e aprendo al contempo la possibilità di implementazione ed applicazione ad altre tipologie tumorali. Le cellule CIK infatti presentano il vantaggio di non dover essere geneticamente manipolate, come avviene per le cellule CAR-T, e di essere facilmente e rapidamente espandibili in vitro con costi di produzione contenuti, mentre la specificità per l’antigene tumorale, anche in altri contesti neoplastici, è conferita dalla combinazione con anticorpi monoclonali già utilizzati in clinica.

«I risultati di questo lavoro sono l’espressione di una marcata multidisciplinarietà e di collaborazione tra diverse realtà del territorio – conclude Rosato -, da una parte, l’Università di Padova e lo IOV-IRCCS, eccellenze nella ricerca e nella oncologia clinica; dall’altra, il Laboratorio di Terapie Cellulari Avanzate dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, uno fra i pochi laboratori italiani autorizzati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) a produrre medicinali a base di cellule, i cosiddetti “Prodotti Medicinali di Terapia Avanzata” (ATMP).
Grazie a questa sinergia è stato possibile costruire un percorso di traslazione dalla ricerca fino alla produzione del farmaco-cellula. Il prossimo passo sarà quello della sperimentazione clinica, che si conta di avviare già entro il 2021.»

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I linfomi non Hodgkin (LNH) sono tumori maligni che originano dai linfociti B e T, nel tessuto linfatico di linfonodi, milza, timo e midollo osseo. Ad oggi sono identificate più di 40 forme diverse di LNH, ciascuna delle quali è caratterizzata da un differente andamento clinico-prognostico e quindi uno specifico approccio terapeutico. Questi tumori in Italia sono la quinta forma di cancro più comune negli uomini e la sesta nelle donne. Diversi studi hanno chiaramente dimostrato in queste forme un significativo vantaggio terapeutico della combinazione di chemioterapia convenzionale e anticorpi monoclonali (mAbs) con una sopravvivenza libera da malattia a 10 anni dalla diagnosi in circa il 60-70% dei casi. Tuttavia, quando i linfomi aggressivi non rispondono alla terapia standard (refrattari) o recidivano, la prognosi è scarsa.

Nello studio Innovative therapeutic strategy for B-cell malignancies that combines obinutuzumab and cytokine-induced killer cells appena pubblicato sul «Journal for ImmunoTherapy of Cancer», il gruppo di ricerca guidato da Antonio Rosato, professore del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’Università di Padova (DiSCOG, foto di gruppo) e da Roberta Sommaggio, dell’Istituto Oncologico Veneto, ha avanzato una nuova strategia per il trattamento di linfomi a cellule B utilizzando una terapia di combinazione basata su cellule CIK e anticorpi monoclonali anti-CD20.

«Questo studio nasce dalla necessità di trovare approcci alternativi di immunoterapia per il trattamento di pazienti adulti con linfoma B diffuso a grandi cellule che non rispondono alla terapia CAR-T, ed è basato sull’osservazione che le cellule CIK sono in grado di agire contro il tumore facendo in modo che gli anticorpi fungono come da GPS per indirizzare la cellula killer al bersaglio perché riconoscono con precisione assoluta le cellule tumorali in un meccanismo di tipo chiave-serratura – spiega Antonio Rosato. Gli studi in vivo effettuati in modelli preclinici di linfoma B confermano che il trattamento con cellule CIK re-indirizzate con anticorpi anti-CD20 esercita un maggior effetto di controllo della crescita tumorale e aumenta la sopravvivenza, rispetto all’inoculo di cellule CIK da sole o in associazione ad anticorpi aspecifici».

gruppo di ricerca

Le terapie con cellule CAR-T, ovvero cellule T del sangue del paziente modificate geneticamente in laboratorio per fare in modo che colpiscano le cellule tumorali, sono una forma di Terapia Cellulare Adottiva (ACT) che si basa sulla raccolta di cellule immunitarie dei pazienti, il loro trasferimento in laboratorio per espanderle in elevate quantità, e spesso la loro modificazione genetica per renderle capaci di riconoscere più specificamente il tumore.
Queste terapie che prevedono manipolazioni genetiche hanno lo svantaggio di incrementare drammaticamente i costi di produzione, i controlli di qualità e la logistica di somministrazione; pertanto, la ricerca di approcci alternativi di immunoterapia che siano maggiormente sostenibili per la sanità pubblica assume un ruolo di primaria importanza.

«Una interessante alternativa di terapia cellulare adottiva ACT per la cura di malattie neoplastiche che ancora non presentano valide opzioni terapeutiche è rappresentata da cellule Killer Indotte da Citochine, le CIK appunto – afferma Roberta Sommaggio -. Le CIK possono essere facilmente ottenute da donatore sano o dal paziente stesso ed espanse in laboratorio, ed esercitano una potente attività citotossica nei confronti di tumori sia ematologici che solidi, ma non di tessuti normali e precursori ematopoietici e hanno il vantaggio di non richiedere manipolazioni genetiche, con costi di produzione pertanto contenuti. Diversi studi clinici hanno dimostrato la fattibilità e l'efficacia terapeutica delle infusioni di cellule CIK, la loro bassissima tossicità contro i tessuti normali

Nel loro insieme, i dati appena pubblicati indicano che questo approccio di combinazione tra terapia cellulare e anticorpi monoclonali possa costituire una nuova e promettente strategia per la cura dei linfomi a cellule B, prospettandosi come una valida alternativa all’utilizzo dei CAR-T e aprendo al contempo la possibilità di implementazione ed applicazione ad altre tipologie tumorali. Le cellule CIK infatti presentano il vantaggio di non dover essere geneticamente manipolate, come avviene per le cellule CAR-T, e di essere facilmente e rapidamente espandibili in vitro con costi di produzione contenuti, mentre la specificità per l’antigene tumorale, anche in altri contesti neoplastici, è conferita dalla combinazione con anticorpi monoclonali già utilizzati in clinica.

«I risultati di questo lavoro sono l’espressione di una marcata multidisciplinarietà e di collaborazione tra diverse realtà del territorio – conclude Rosato -, da una parte, l’Università di Padova e lo IOV-IRCCS, eccellenze nella ricerca e nella oncologia clinica; dall’altra, il Laboratorio di Terapie Cellulari Avanzate dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, uno fra i pochi laboratori italiani autorizzati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) a produrre medicinali a base di cellule, i cosiddetti “Prodotti Medicinali di Terapia Avanzata” (ATMP).
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2021RUB01 - Allegato 11 - Verbale 1 - Criteri

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Censis: The University of Padua is still at the top

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Releasing its twenty-first edition, the Censis 2021/2022 ranking again places The University of Padua at the top of all Italian universities.

The ranking examines the Italian university system, including state and non-state universities, categorized by size.  The evaluation is based on available structures, student services, internationalization, digital communication, and postgraduate employability. Among mega state universities (institutes with over 40,000 students), Padua ranks second with an overall score of 88.7, preceded only by the University of Bologna. Padua received 78 points for student services, 82 for scholarship availability, 85 for structures, 97 for digital communication services, 92 in the field of internationalization, and 98 for employability.

The University of Padua Rector, Rosario Rizzuto acknowledges the achievement by saying, “Once again, The University of Padua resides at the top of the Il Censis Italian university ranking, thus confirming itself in second place among Italian mega universities. Even after enduring a difficult year amid the Covid pandemic, we were able to improve our overall score. Growing in three of the six parameters and staying consistent in the other three evaluated conditions. While such results bring us all a sense of pride, as is always in these cases, it acts as a stimulus for us to improve where possible. In particular, I would like to underline the first position regarding the "employability" parameter.  One of the many reasons why students choose The University of Padua is to gain a solid chance in building a successful future for themselves, and in return, a better future for us as well. My sincere gratitude goes to the entire academic community, as their competence, tenacity and passion, come together every day to build such results.”

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The University of Padua Rector, Rosario Rizzuto acknowledges the achievement by saying, “Once again, The University of Padua resides at the top of the Il Censis Italian university ranking, thus confirming itself in second place among Italian mega universities. Even after enduring a difficult year amid the Covid pandemic, we were able to improve our overall score. Growing in three of the six parameters and staying consistent in the other three evaluated conditions. While such results bring us all a sense of pride, as is always in these cases, it acts as a stimulus for us to improve where possible. In particular, I would like to underline the first position regarding the "employability" parameter.  One of the many reasons why students choose The University of Padua is to gain a solid chance in building a successful future for themselves, and in return, a better future for us as well. My sincere gratitude goes to the entire academic community, as their competence, tenacity and passion, come together every day to build such results.”

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The University of Padua Rector, Rosario Rizzuto acknowledges the achievement by saying, “Once again, The University of Padua resides at the top of the Il Censis Italian university ranking, thus confirming itself in second place among Italian mega universities. Even after enduring a difficult year amid the Covid pandemic, we were able to improve our overall score. Growing in three of the six parameters and staying consistent in the other three evaluated conditions. While such results bring us all a sense of pride, as is always in these cases, it acts as a stimulus for us to improve where possible. In particular, I would like to underline the first position regarding the "employability" parameter.  One of the many reasons why students choose The University of Padua is to gain a solid chance in building a successful future for themselves, and in return, a better future for us as well. My sincere gratitude goes to the entire academic community, as their competence, tenacity and passion, come together every day to build such results.”

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Releasing its twenty-first edition, the Censis 2021/2022 ranking again places The University of Padua at the top of all Italian universities.

The ranking examines the Italian university system, including state and non-state universities, categorized by size.  The evaluation is based on available structures, student services, internationalization, digital communication, and postgraduate employability. Among mega state universities (institutes with over 40,000 students), Padua ranks second with an overall score of 88.7, preceded only by the University of Bologna. Padua received 78 points for student services, 82 for scholarship availability, 85 for structures, 97 for digital communication services, 92 in the field of internationalization, and 98 for employability.

The University of Padua Rector, Rosario Rizzuto acknowledges the achievement by saying, “Once again, The University of Padua resides at the top of the Il Censis Italian university ranking, thus confirming itself in second place among Italian mega universities. Even after enduring a difficult year amid the Covid pandemic, we were able to improve our overall score. Growing in three of the six parameters and staying consistent in the other three evaluated conditions. While such results bring us all a sense of pride, as is always in these cases, it acts as a stimulus for us to improve where possible. In particular, I would like to underline the first position regarding the "employability" parameter.  One of the many reasons why students choose The University of Padua is to gain a solid chance in building a successful future for themselves, and in return, a better future for us as well. My sincere gratitude goes to the entire academic community, as their competence, tenacity and passion, come together every day to build such results.”

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Releasing its twenty-first edition, the Censis 2021/2022 ranking again places The University of Padua at the top of all Italian universities.

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The University of Padua Rector, Rosario Rizzuto acknowledges the achievement by saying, “Once again, The University of Padua resides at the top of the Il Censis Italian university ranking, thus confirming itself in second place among Italian mega universities. Even after enduring a difficult year amid the Covid pandemic, we were able to improve our overall score. Growing in three of the six parameters and staying consistent in the other three evaluated conditions. While such results bring us all a sense of pride, as is always in these cases, it acts as a stimulus for us to improve where possible. In particular, I would like to underline the first position regarding the "employability" parameter.  One of the many reasons why students choose The University of Padua is to gain a solid chance in building a successful future for themselves, and in return, a better future for us as well. My sincere gratitude goes to the entire academic community, as their competence, tenacity and passion, come together every day to build such results.”

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Releasing its twenty-first edition, the Censis 2021/2022 ranking again places The University of Padua at the top of all Italian universities.

The ranking examines the Italian university system, including state and non-state universities, categorized by size.  The evaluation is based on available structures, student services, internationalization, digital communication, and postgraduate employability. Among mega state universities (institutes with over 40,000 students), Padua ranks second with an overall score of 88.7, preceded only by the University of Bologna. Padua received 78 points for student services, 82 for scholarship availability, 85 for structures, 97 for digital communication services, 92 in the field of internationalization, and 98 for employability.

The University of Padua Rector, Rosario Rizzuto acknowledges the achievement by saying, “Once again, The University of Padua resides at the top of the Il Censis Italian university ranking, thus confirming itself in second place among Italian mega universities. Even after enduring a difficult year amid the Covid pandemic, we were able to improve our overall score. Growing in three of the six parameters and staying consistent in the other three evaluated conditions. While such results bring us all a sense of pride, as is always in these cases, it acts as a stimulus for us to improve where possible. In particular, I would like to underline the first position regarding the "employability" parameter.  One of the many reasons why students choose The University of Padua is to gain a solid chance in building a successful future for themselves, and in return, a better future for us as well. My sincere gratitude goes to the entire academic community, as their competence, tenacity and passion, come together every day to build such results.”

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Iscritti a Corsi Master 2° livello A.A. 2019/2020

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Iscritti a Corsi Master 1° livello A.A. 2019/2020

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Iscritti a corsi di Dottorato di Ricerca A.A. 2019/2020

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Iscritti a Scuole di Specializzazione A.A.2019/2020

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Iscritti a Corsi di Perfezionamento A.A. 2019/2020

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Specialisti anno 2019

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Dottori di Ricerca anno 2019

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