Unipd per la Super Walls Biennale street art 2025

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L'Università di Padova per la street art: dal 17 maggio al 1° giugno 2025 l'Ateneo collabora con la quarta edizione di Super Wallsla biennale di street art che quest'anno colora la città di Padova e la sua provincia con 33 murales di 29 artisti da tutto il mondo (qui la mappa delle opere). Curata dal gallerista e fondatore di CD Studio d’Arte Carlo Silvestrin insieme alla critica d’arte Dominique Stella, Super Walls 2025 ha per tema “Il sogno”: un invito agli artisti a esplorare e rappresentare sui muri emozioni, visioni e aspirazioni che accompagnano l’umanità nella sua ricerca quotidiana di senso, bellezza e futuro.

Come accaduto per le precedenti edizioni, che hanno portato complessivamente alla realizzazione di un centinaio di murales, le opere verranno realizzate su scuole, università, edifici pubblici, palestre, supermercati, aziende e abitazioni private, contribuendo così concretamente alla rigenerazione estetica e sociale dei territori coinvolti.

Bruno Chiarellotto, direttore del Dipartimento di Matematica Unipd: "L'Università di Padova anche quest’anno sostiene la manifestazione, anche grazie al coinvolgimento del Centro di Ateneo per le Biblioteche. Infatti ospiteremo la performance dedicata all'arte di strada mettendo a disposizione uno spazio legato alla Biblioteca del Dipartimento di Matematica “Tullio Levi-Civita”, una sede  aperta ogni giorno fino alle 23:00 che fa incontrare studenti, ricercatori e offre opportunità come centro museale e per  presentazioni scientifiche e di introduzione alle materie Stem offerte  ad un largo pubblico. Quindi una vera e propria agorà scientifica, il che ci suggerisce l'introduzione di una nuova parola capace di connotare il concetto di street art come espressione di cultura condivisa circolarmente in un luogo dove s'incontrano persone, pensieri e idee: agorà-art".

Alla Torre Archimede Unipd lavorerà l'artista Orion, il cui stile si basa sul taglio di piani, pieni e vuoti, che conferiscono alla struttura movimento e profondità; il suo lettering è ricavato incastrando stick geometrici e creando forme che riportano all’architettura, più che alla leggibilità del proprio nome.

Nelle scorse due edizioni, l'Università di Padova ha già offerto diversi suoi muri agli street artist della Biennale: l'artista Peeta ha lavorato sui muri dell'aula P300, l'aula didattica di Ingegneria in via Luzzatti, 10 a Padova; Il Campus di Agripolis ha ospitato invece l'artista Yama, che ha realizzato “Lo studio delle arti”, un murale ispirato alle sale di Palazzo Bo; l'Orto botanico Unipd è stato omaggiato dall'artista Shife, e già nel 2021, Peeta aveva dato vita ai muri della sede di Economia (foto qui sotto), in via Ugo Bassi, grazie alla sua la pittura anamorfica, ridisegnando illusoriamente i volumi delle superfici.

peeta


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Come accaduto per le precedenti edizioni, che hanno portato complessivamente alla realizzazione di un centinaio di murales, le opere verranno realizzate su scuole, università, edifici pubblici, palestre, supermercati, aziende e abitazioni private, contribuendo così concretamente alla rigenerazione estetica e sociale dei territori coinvolti.

Bruno Chiarellotto, direttore del Dipartimento di Matematica Unipd: "L'Università di Padova anche quest’anno sostiene la manifestazione, anche grazie al coinvolgimento del Centro di Ateneo per le Biblioteche. Infatti ospiteremo la performance dedicata all'arte di strada mettendo a disposizione uno spazio legato alla Biblioteca del Dipartimento di Matematica “Tullio Levi-Civita”, una sede  aperta ogni giorno fino alle 23:00 che fa incontrare studenti, ricercatori e offre opportunità come centro museale e per  presentazioni scientifiche e di introduzione alle materie Stem offerte  ad un largo pubblico. Quindi una vera e propria agorà scientifica, il che ci suggerisce l'introduzione di una nuova parola capace di connotare il concetto di street art come espressione di cultura condivisa circolarmente in un luogo dove s'incontrano persone, pensieri e idee: agorà-art".

Alla Torre Archimede Unipd lavorerà l'artista Orion, il cui stile si basa sul taglio di piani, pieni e vuoti, che conferiscono alla struttura movimento e profondità; il suo lettering è ricavato incastrando stick geometrici e creando forme che riportano all’architettura, più che alla leggibilità del proprio nome.

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Come accaduto per le precedenti edizioni, che hanno portato complessivamente alla realizzazione di un centinaio di murales, le opere verranno realizzate su scuole, università, edifici pubblici, palestre, supermercati, aziende e abitazioni private, contribuendo così concretamente alla rigenerazione estetica e sociale dei territori coinvolti.

Bruno Chiarellotto, direttore del Dipartimento di Matematica Unipd: "L'Università di Padova anche quest’anno sostiene la manifestazione, anche grazie al coinvolgimento del Centro di Ateneo per le Biblioteche. Infatti ospiteremo la performance dedicata all'arte di strada mettendo a disposizione uno spazio legato alla Biblioteca del Dipartimento di Matematica “Tullio Levi-Civita”, una sede  aperta ogni giorno fino alle 23:00 che fa incontrare studenti, ricercatori e offre opportunità come centro museale e per  presentazioni scientifiche e di introduzione alle materie Stem offerte  ad un largo pubblico. Quindi una vera e propria agorà scientifica, il che ci suggerisce l'introduzione di una nuova parola capace di connotare il concetto di street art come espressione di cultura condivisa circolarmente in un luogo dove s'incontrano persone, pensieri e idee: agorà-art".

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Bruno Chiarellotto, direttore del Dipartimento di Matematica Unipd: "L'Università di Padova anche quest’anno sostiene la manifestazione, anche grazie al coinvolgimento del Centro di Ateneo per le Biblioteche. Infatti ospiteremo la performance dedicata all'arte di strada mettendo a disposizione uno spazio legato alla Biblioteca del Dipartimento di Matematica “Tullio Levi-Civita”, una sede  aperta ogni giorno fino alle 23:00 che fa incontrare studenti, ricercatori e offre opportunità come centro museale e per  presentazioni scientifiche e di introduzione alle materie Stem offerte  ad un largo pubblico. Quindi una vera e propria agorà scientifica, il che ci suggerisce l'introduzione di una nuova parola capace di connotare il concetto di street art come espressione di cultura condivisa circolarmente in un luogo dove s'incontrano persone, pensieri e idee: agorà-art".

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Bruno Chiarellotto, direttore del Dipartimento di Matematica Unipd: "L'Università di Padova anche quest’anno sostiene la manifestazione, anche grazie al coinvolgimento del Centro di Ateneo per le Biblioteche. Infatti ospiteremo la performance dedicata all'arte di strada mettendo a disposizione uno spazio legato alla Biblioteca del Dipartimento di Matematica “Tullio Levi-Civita”, una sede  aperta ogni giorno fino alle 23:00 che fa incontrare studenti, ricercatori e offre opportunità come centro museale e per  presentazioni scientifiche e di introduzione alle materie Stem offerte  ad un largo pubblico. Quindi una vera e propria agorà scientifica, il che ci suggerisce l'introduzione di una nuova parola capace di connotare il concetto di street art come espressione di cultura condivisa circolarmente in un luogo dove s'incontrano persone, pensieri e idee: agorà-art".

Alla Torre Archimede Unipd lavorerà l'artista Orion, il cui stile si basa sul taglio di piani, pieni e vuoti, che conferiscono alla struttura movimento e profondità; il suo lettering è ricavato incastrando stick geometrici e creando forme che riportano all’architettura, più che alla leggibilità del proprio nome.

Nelle scorse due edizioni, l'Università di Padova ha già offerto diversi suoi muri agli street artist della Biennale: l'artista Peeta ha lavorato sui muri dell'aula P300, l'aula didattica di Ingegneria in via Luzzatti, 10 a Padova; Il Campus di Agripolis ha ospitato invece l'artista Yama, che ha realizzato “Lo studio delle arti”, un murale ispirato alle sale di Palazzo Bo; l'Orto botanico Unipd è stato omaggiato dall'artista Shife, e già nel 2021, Peeta aveva dato vita ai muri della sede di Economia (foto qui sotto), in via Ugo Bassi, grazie alla sua la pittura anamorfica, ridisegnando illusoriamente i volumi delle superfici.

peeta


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L'Università di Padova per la street art: dal 17 maggio al 1° giugno 2025 l'Ateneo collabora con la quarta edizione di Super Wallsla biennale di street art che quest'anno colora la città di Padova e la sua provincia con 33 murales di 29 artisti da tutto il mondo (qui la mappa delle opere). Curata dal gallerista e fondatore di CD Studio d’Arte Carlo Silvestrin insieme alla critica d’arte Dominique Stella, Super Walls 2025 ha per tema “Il sogno”: un invito agli artisti a esplorare e rappresentare sui muri emozioni, visioni e aspirazioni che accompagnano l’umanità nella sua ricerca quotidiana di senso, bellezza e futuro.

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L'Università di Padova celebra gli 80 anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo

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Si è tenuta a Palazzo della Ragione, venerdì 25 aprile, la cerimonia per celebrare gli ottant’anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

Dopo l’alzabandiera nel cortile di Palazzo Moroni e la deposizione di tre corone dall’alloro in onore dei caduti, l'inizio della celebrazione è stato preceduto da un minuto di silenzio in memoria di Papa Francesco.
A seguire, i discorsi del sindaco di Padova Sergio Giordani, della rettrice dell'Università, Daniela Mapelli, della presidente dell’Associazione nazionale combattenti Forze armate regolari nella Guerra di Liberazione, Anna Vivoda.

Mapelli di fronte alle tante cittadine e ai tanti cittadini presenti, nel suo lungo discorso ha parlato di libertà e memoria, ricordando quelle donne e quegli uomini che hanno sacrificato la vita nel nome di questo alto ideale e ricordordando anche come la Resistenza 'non sia stata soltanto una stagione di sangue e sacrificio ma anche di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico in cui l'Ateneo di Padova ha svolto un ruolo cruciale'.

'Siamo qui, oggi, a parlare di libertà. Un valore non scontato, troppo spesso oggetto di attacco, troppo spesso messo in discussione. Se possiamo parlare di libertà lo dobbiamo al sacrificio che, ottant’anni fa, hanno fatto donne e uomini che hanno pagato duramente, spesso con la propria vita, la strenua lotta per la Liberazione. I conflitti tutt’ora in corso nel mondo ci ricordano come siamo chiamati a continuare a difendere la libertà ogni giorno, con tutte le nostre forze. Penso alla lotta per la liberazione dell’Ucraina, ad esempio, oggetto di una vile, codarda aggressione russa. Il lecito dibattito sul riarmo europeo non ci deve mai far scordare, mai, l’essenziale impegno e sostegno all’Ucraina e alla sua resistenza. Così come vorremmo sia libera la popolazione di Gaza, decimata in questi mesi da un’orribile strage. Il nostro pensiero, oggi e sempre, deve andare a tutte le vittime di guerre anacronistiche, ingiustificate, memento per tutti di come il terribile rumore delle armi non sia ancora stato messo a tacere.

Ecco perché ricordare chi ha combattuto per garantire a noi, oggi, la libertà, è per tutte e tutti noi un dovere. Più passano gli anni, più forte deve farsi la nostra voce, la nostra testimonianza. Siamo tutte e tutti chiamati alla responsabilità civile di ricordare, e tramandare, alle nuove generazioni il valore di una Resistenza che ci ha permesso di vivere in un Paese libero e democratico. Guardandoci attorno, allargando gli orizzonti, ci accorgiamo con dolore come non sia un diritto scontato.

La nostra Università è l’unico ateneo italiano insignito della medaglia d’oro al valor militare per il ruolo svolto nella Resistenza. Ragazzi e ragazze, perché questo in molti casi erano, che hanno scritto una pagina indelebile della storia del nostro Paese e del nostro ateneo che dalla sua fondazione ha la libertà come cifra fondante. Un sacrificio che ha reso vividissimo il nostro motto: universa universis patavina libertas. Chissà cosa avranno pensato, ormai quasi ottant’anni fa, quei giovani che hanno dato la loro vita per ridare a tutte e tutti quella libertas che, fino a qualche anno prima, era per loro un punto d’orgoglio dell’ateneo nel quale studiavano, non un valore da difendere con il sangue.

«Asilo secolare di scienza e di pace, ospizio glorioso e munifico di quanti da ogni parte d’Europa accorrevano ad apprendere le arti che fanno civili le genti, l’Università di Padova nell’ultimo immane conflitto seppe, prima fra tutte, tramutarsi in centro di cospirazione e di guerra; né conobbe stanchezze, né si piegò per furia di persecuzioni e di supplizi. Dalla solennità inaugurale del 9 novembre 1943, in cui la gioventù padovana urlò la sua maledizione agli oppressori e lanciò aperta la sfida, sino alla trionfale liberazione della primavera 1945, Padova ebbe nel suo Ateneo un tempio di fede civile e un presidio di eroica resistenza e da Padova la gioventù universitaria partigiana offriva all’Italia il maggiore e più lungo tributo di sangue», questa è la motivazione con cui l’Università di Padova ha ricevuto la medaglia d’oro, il 12 novembre del 1945, quindi nell’immediatezza dei fatti, dall’allora capo del Governo Ferruccio Parri. Questa motivazione non è una semplice formula retorica: è il ritratto autentico di una comunità universitaria che non rimase in silenzio, che scelse da che parte stare, anche a rischio della propria vita. È un lascito morale e ideale che ancora oggi guida il nostro impegno nella formazione delle nuove generazioni. È il fondamento di quella tradizione di libertà, pensiero critico e responsabilità civile che continua a caratterizzare l’identità del nostro Ateneo.

Nel cortile nuovo di Palazzo Bo, nell’atrio degli Eroi, un monumento in pietra elenca i nomi dei 116 caduti dell’Università nella lotta al nazifascismo. Centosedici persone. Di queste, ben 107 erano studenti. Non numeri, ma volti, storie, vite giovani interrotte da un’idea più grande: quella della libertà.

Padova fu, in quegli anni, non solo una città di cultura, ma anche un centro nevralgico della Resistenza. I luoghi della memoria punteggiano ancora oggi la città, raccontano una storia dolorosa e fiera. È nostro dovere custodirli, farli parlare, portarli nelle scuole, nelle aule, nelle piazze. Voglio oggi ricordare, con commozione e rispetto, l’eccidio nazifascista del 17 agosto 1944. Quel giorno, in via Santa Lucia, in pieno centro storico, tre giovani partigiani, Flavio Busonera, Clemente Lampioni, Ettore Calderoni furono impiccati pubblicamente. Poche ore dopo, nella caserma di via Chiesanuova, altri sette partigiani furono fucilati: Primo Barbiero, Pasquale Muolo, Cataldo Pressici, Antonio Franzolin, Ferruccio Spigolon, Saturno Bandini e Luigi Pierobon.

Dieci vite spezzate in un’unica giornata, dieci nomi che oggi vivono nei toponimi della nostra città, nei monumenti, nella memoria collettiva. Ma ricordarli non basta: è necessario riportare alla luce il contesto in cui hanno scelto di agire, la consapevolezza che la libertà non è un dato acquisito, ma una conquista quotidiana.

Ma la Resistenza non fu soltanto sacrificio e sangue. Fu anche una stagione di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico. Fu un movimento che seppe unire operaie e operai, contadine e contadini, intellettuali, donne e uomini di ogni estrazione sociale. E nel cuore di quella stagione, l’Università di Padova svolse un ruolo cruciale. Non solo per la partecipazione attiva dei suoi membri, ma anche per la sua funzione educativa e culturale. Il sapere divenne strumento di liberazione, il pensiero critico un’arma contro la propaganda e l’oppressione.

La Medaglia d’Oro non è dunque un cimelio da esibire nei giorni di festa. È un impegno permanente. È un monito a non voltarsi mai dall’altra parte. È la nostra bussola etica. Ed è soprattutto una responsabilità verso le nuove generazioni: insegnare loro che la libertà va difesa, che la democrazia va praticata, che la conoscenza va condivisa'.

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Medaglia medaglia d’oro al valor militare dell'Università di Padova

Dopo la Liberazione, l'Università di Padova ha continuato a onorare il suo impegno per la libertà e la democrazia, diventando un simbolo della lotta contro l'oppressione e per i diritti civili. 

E sono tante le iniziative che, anche quest'anno, l'Ateneo ha voluto per celebrare questo importante anniversario. Tra queste, l'esposizione Lottare per la libertà, resistere a Padova. Egidio Meneghetti, l'università, la città (dal 29 aprile tra Palazzo Moroni e Palazzo del Bo) promossa dal Centro per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea e dedicata alla figura di Egidio Meneghetti, professore dell’Università di Padova e fondatore - con il latinista Concetto Marchesi e il giurista Silvio Trentin - del Comitato di liberazione nazionale regionale veneto.

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Si è tenuta a Palazzo della Ragione, venerdì 25 aprile, la cerimonia per celebrare gli ottant’anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

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A seguire, i discorsi del sindaco di Padova Sergio Giordani, della rettrice dell'Università, Daniela Mapelli, della presidente dell’Associazione nazionale combattenti Forze armate regolari nella Guerra di Liberazione, Anna Vivoda.

Mapelli di fronte alle tante cittadine e ai tanti cittadini presenti, nel suo lungo discorso ha parlato di libertà e memoria, ricordando quelle donne e quegli uomini che hanno sacrificato la vita nel nome di questo alto ideale e ricordordando anche come la Resistenza 'non sia stata soltanto una stagione di sangue e sacrificio ma anche di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico in cui l'Ateneo di Padova ha svolto un ruolo cruciale'.

'Siamo qui, oggi, a parlare di libertà. Un valore non scontato, troppo spesso oggetto di attacco, troppo spesso messo in discussione. Se possiamo parlare di libertà lo dobbiamo al sacrificio che, ottant’anni fa, hanno fatto donne e uomini che hanno pagato duramente, spesso con la propria vita, la strenua lotta per la Liberazione. I conflitti tutt’ora in corso nel mondo ci ricordano come siamo chiamati a continuare a difendere la libertà ogni giorno, con tutte le nostre forze. Penso alla lotta per la liberazione dell’Ucraina, ad esempio, oggetto di una vile, codarda aggressione russa. Il lecito dibattito sul riarmo europeo non ci deve mai far scordare, mai, l’essenziale impegno e sostegno all’Ucraina e alla sua resistenza. Così come vorremmo sia libera la popolazione di Gaza, decimata in questi mesi da un’orribile strage. Il nostro pensiero, oggi e sempre, deve andare a tutte le vittime di guerre anacronistiche, ingiustificate, memento per tutti di come il terribile rumore delle armi non sia ancora stato messo a tacere.

Ecco perché ricordare chi ha combattuto per garantire a noi, oggi, la libertà, è per tutte e tutti noi un dovere. Più passano gli anni, più forte deve farsi la nostra voce, la nostra testimonianza. Siamo tutte e tutti chiamati alla responsabilità civile di ricordare, e tramandare, alle nuove generazioni il valore di una Resistenza che ci ha permesso di vivere in un Paese libero e democratico. Guardandoci attorno, allargando gli orizzonti, ci accorgiamo con dolore come non sia un diritto scontato.

La nostra Università è l’unico ateneo italiano insignito della medaglia d’oro al valor militare per il ruolo svolto nella Resistenza. Ragazzi e ragazze, perché questo in molti casi erano, che hanno scritto una pagina indelebile della storia del nostro Paese e del nostro ateneo che dalla sua fondazione ha la libertà come cifra fondante. Un sacrificio che ha reso vividissimo il nostro motto: universa universis patavina libertas. Chissà cosa avranno pensato, ormai quasi ottant’anni fa, quei giovani che hanno dato la loro vita per ridare a tutte e tutti quella libertas che, fino a qualche anno prima, era per loro un punto d’orgoglio dell’ateneo nel quale studiavano, non un valore da difendere con il sangue.

«Asilo secolare di scienza e di pace, ospizio glorioso e munifico di quanti da ogni parte d’Europa accorrevano ad apprendere le arti che fanno civili le genti, l’Università di Padova nell’ultimo immane conflitto seppe, prima fra tutte, tramutarsi in centro di cospirazione e di guerra; né conobbe stanchezze, né si piegò per furia di persecuzioni e di supplizi. Dalla solennità inaugurale del 9 novembre 1943, in cui la gioventù padovana urlò la sua maledizione agli oppressori e lanciò aperta la sfida, sino alla trionfale liberazione della primavera 1945, Padova ebbe nel suo Ateneo un tempio di fede civile e un presidio di eroica resistenza e da Padova la gioventù universitaria partigiana offriva all’Italia il maggiore e più lungo tributo di sangue», questa è la motivazione con cui l’Università di Padova ha ricevuto la medaglia d’oro, il 12 novembre del 1945, quindi nell’immediatezza dei fatti, dall’allora capo del Governo Ferruccio Parri. Questa motivazione non è una semplice formula retorica: è il ritratto autentico di una comunità universitaria che non rimase in silenzio, che scelse da che parte stare, anche a rischio della propria vita. È un lascito morale e ideale che ancora oggi guida il nostro impegno nella formazione delle nuove generazioni. È il fondamento di quella tradizione di libertà, pensiero critico e responsabilità civile che continua a caratterizzare l’identità del nostro Ateneo.

Nel cortile nuovo di Palazzo Bo, nell’atrio degli Eroi, un monumento in pietra elenca i nomi dei 116 caduti dell’Università nella lotta al nazifascismo. Centosedici persone. Di queste, ben 107 erano studenti. Non numeri, ma volti, storie, vite giovani interrotte da un’idea più grande: quella della libertà.

Padova fu, in quegli anni, non solo una città di cultura, ma anche un centro nevralgico della Resistenza. I luoghi della memoria punteggiano ancora oggi la città, raccontano una storia dolorosa e fiera. È nostro dovere custodirli, farli parlare, portarli nelle scuole, nelle aule, nelle piazze. Voglio oggi ricordare, con commozione e rispetto, l’eccidio nazifascista del 17 agosto 1944. Quel giorno, in via Santa Lucia, in pieno centro storico, tre giovani partigiani, Flavio Busonera, Clemente Lampioni, Ettore Calderoni furono impiccati pubblicamente. Poche ore dopo, nella caserma di via Chiesanuova, altri sette partigiani furono fucilati: Primo Barbiero, Pasquale Muolo, Cataldo Pressici, Antonio Franzolin, Ferruccio Spigolon, Saturno Bandini e Luigi Pierobon.

Dieci vite spezzate in un’unica giornata, dieci nomi che oggi vivono nei toponimi della nostra città, nei monumenti, nella memoria collettiva. Ma ricordarli non basta: è necessario riportare alla luce il contesto in cui hanno scelto di agire, la consapevolezza che la libertà non è un dato acquisito, ma una conquista quotidiana.

Ma la Resistenza non fu soltanto sacrificio e sangue. Fu anche una stagione di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico. Fu un movimento che seppe unire operaie e operai, contadine e contadini, intellettuali, donne e uomini di ogni estrazione sociale. E nel cuore di quella stagione, l’Università di Padova svolse un ruolo cruciale. Non solo per la partecipazione attiva dei suoi membri, ma anche per la sua funzione educativa e culturale. Il sapere divenne strumento di liberazione, il pensiero critico un’arma contro la propaganda e l’oppressione.

La Medaglia d’Oro non è dunque un cimelio da esibire nei giorni di festa. È un impegno permanente. È un monito a non voltarsi mai dall’altra parte. È la nostra bussola etica. Ed è soprattutto una responsabilità verso le nuove generazioni: insegnare loro che la libertà va difesa, che la democrazia va praticata, che la conoscenza va condivisa'.

medaglia
Medaglia medaglia d’oro al valor militare dell'Università di Padova

Dopo la Liberazione, l'Università di Padova ha continuato a onorare il suo impegno per la libertà e la democrazia, diventando un simbolo della lotta contro l'oppressione e per i diritti civili. 

E sono tante le iniziative che, anche quest'anno, l'Ateneo ha voluto per celebrare questo importante anniversario. Tra queste, l'esposizione Lottare per la libertà, resistere a Padova. Egidio Meneghetti, l'università, la città (dal 29 aprile tra Palazzo Moroni e Palazzo del Bo) promossa dal Centro per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea e dedicata alla figura di Egidio Meneghetti, professore dell’Università di Padova e fondatore - con il latinista Concetto Marchesi e il giurista Silvio Trentin - del Comitato di liberazione nazionale regionale veneto.

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Dopo l’alzabandiera nel cortile di Palazzo Moroni e la deposizione di tre corone dall’alloro in onore dei caduti, l'inizio della celebrazione è stato preceduto da un minuto di silenzio in memoria di Papa Francesco.
A seguire, i discorsi del sindaco di Padova Sergio Giordani, della rettrice dell'Università, Daniela Mapelli, della presidente dell’Associazione nazionale combattenti Forze armate regolari nella Guerra di Liberazione, Anna Vivoda.

Mapelli di fronte alle tante cittadine e ai tanti cittadini presenti, nel suo lungo discorso ha parlato di libertà e memoria, ricordando quelle donne e quegli uomini che hanno sacrificato la vita nel nome di questo alto ideale e ricordordando anche come la Resistenza 'non sia stata soltanto una stagione di sangue e sacrificio ma anche di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico in cui l'Ateneo di Padova ha svolto un ruolo cruciale'.

'Siamo qui, oggi, a parlare di libertà. Un valore non scontato, troppo spesso oggetto di attacco, troppo spesso messo in discussione. Se possiamo parlare di libertà lo dobbiamo al sacrificio che, ottant’anni fa, hanno fatto donne e uomini che hanno pagato duramente, spesso con la propria vita, la strenua lotta per la Liberazione. I conflitti tutt’ora in corso nel mondo ci ricordano come siamo chiamati a continuare a difendere la libertà ogni giorno, con tutte le nostre forze. Penso alla lotta per la liberazione dell’Ucraina, ad esempio, oggetto di una vile, codarda aggressione russa. Il lecito dibattito sul riarmo europeo non ci deve mai far scordare, mai, l’essenziale impegno e sostegno all’Ucraina e alla sua resistenza. Così come vorremmo sia libera la popolazione di Gaza, decimata in questi mesi da un’orribile strage. Il nostro pensiero, oggi e sempre, deve andare a tutte le vittime di guerre anacronistiche, ingiustificate, memento per tutti di come il terribile rumore delle armi non sia ancora stato messo a tacere.

Ecco perché ricordare chi ha combattuto per garantire a noi, oggi, la libertà, è per tutte e tutti noi un dovere. Più passano gli anni, più forte deve farsi la nostra voce, la nostra testimonianza. Siamo tutte e tutti chiamati alla responsabilità civile di ricordare, e tramandare, alle nuove generazioni il valore di una Resistenza che ci ha permesso di vivere in un Paese libero e democratico. Guardandoci attorno, allargando gli orizzonti, ci accorgiamo con dolore come non sia un diritto scontato.

La nostra Università è l’unico ateneo italiano insignito della medaglia d’oro al valor militare per il ruolo svolto nella Resistenza. Ragazzi e ragazze, perché questo in molti casi erano, che hanno scritto una pagina indelebile della storia del nostro Paese e del nostro ateneo che dalla sua fondazione ha la libertà come cifra fondante. Un sacrificio che ha reso vividissimo il nostro motto: universa universis patavina libertas. Chissà cosa avranno pensato, ormai quasi ottant’anni fa, quei giovani che hanno dato la loro vita per ridare a tutte e tutti quella libertas che, fino a qualche anno prima, era per loro un punto d’orgoglio dell’ateneo nel quale studiavano, non un valore da difendere con il sangue.

«Asilo secolare di scienza e di pace, ospizio glorioso e munifico di quanti da ogni parte d’Europa accorrevano ad apprendere le arti che fanno civili le genti, l’Università di Padova nell’ultimo immane conflitto seppe, prima fra tutte, tramutarsi in centro di cospirazione e di guerra; né conobbe stanchezze, né si piegò per furia di persecuzioni e di supplizi. Dalla solennità inaugurale del 9 novembre 1943, in cui la gioventù padovana urlò la sua maledizione agli oppressori e lanciò aperta la sfida, sino alla trionfale liberazione della primavera 1945, Padova ebbe nel suo Ateneo un tempio di fede civile e un presidio di eroica resistenza e da Padova la gioventù universitaria partigiana offriva all’Italia il maggiore e più lungo tributo di sangue», questa è la motivazione con cui l’Università di Padova ha ricevuto la medaglia d’oro, il 12 novembre del 1945, quindi nell’immediatezza dei fatti, dall’allora capo del Governo Ferruccio Parri. Questa motivazione non è una semplice formula retorica: è il ritratto autentico di una comunità universitaria che non rimase in silenzio, che scelse da che parte stare, anche a rischio della propria vita. È un lascito morale e ideale che ancora oggi guida il nostro impegno nella formazione delle nuove generazioni. È il fondamento di quella tradizione di libertà, pensiero critico e responsabilità civile che continua a caratterizzare l’identità del nostro Ateneo.

Nel cortile nuovo di Palazzo Bo, nell’atrio degli Eroi, un monumento in pietra elenca i nomi dei 116 caduti dell’Università nella lotta al nazifascismo. Centosedici persone. Di queste, ben 107 erano studenti. Non numeri, ma volti, storie, vite giovani interrotte da un’idea più grande: quella della libertà.

Padova fu, in quegli anni, non solo una città di cultura, ma anche un centro nevralgico della Resistenza. I luoghi della memoria punteggiano ancora oggi la città, raccontano una storia dolorosa e fiera. È nostro dovere custodirli, farli parlare, portarli nelle scuole, nelle aule, nelle piazze. Voglio oggi ricordare, con commozione e rispetto, l’eccidio nazifascista del 17 agosto 1944. Quel giorno, in via Santa Lucia, in pieno centro storico, tre giovani partigiani, Flavio Busonera, Clemente Lampioni, Ettore Calderoni furono impiccati pubblicamente. Poche ore dopo, nella caserma di via Chiesanuova, altri sette partigiani furono fucilati: Primo Barbiero, Pasquale Muolo, Cataldo Pressici, Antonio Franzolin, Ferruccio Spigolon, Saturno Bandini e Luigi Pierobon.

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Ma la Resistenza non fu soltanto sacrificio e sangue. Fu anche una stagione di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico. Fu un movimento che seppe unire operaie e operai, contadine e contadini, intellettuali, donne e uomini di ogni estrazione sociale. E nel cuore di quella stagione, l’Università di Padova svolse un ruolo cruciale. Non solo per la partecipazione attiva dei suoi membri, ma anche per la sua funzione educativa e culturale. Il sapere divenne strumento di liberazione, il pensiero critico un’arma contro la propaganda e l’oppressione.

La Medaglia d’Oro non è dunque un cimelio da esibire nei giorni di festa. È un impegno permanente. È un monito a non voltarsi mai dall’altra parte. È la nostra bussola etica. Ed è soprattutto una responsabilità verso le nuove generazioni: insegnare loro che la libertà va difesa, che la democrazia va praticata, che la conoscenza va condivisa'.

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Dopo la Liberazione, l'Università di Padova ha continuato a onorare il suo impegno per la libertà e la democrazia, diventando un simbolo della lotta contro l'oppressione e per i diritti civili. 

E sono tante le iniziative che, anche quest'anno, l'Ateneo ha voluto per celebrare questo importante anniversario. Tra queste, l'esposizione Lottare per la libertà, resistere a Padova. Egidio Meneghetti, l'università, la città (dal 29 aprile tra Palazzo Moroni e Palazzo del Bo) promossa dal Centro per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea e dedicata alla figura di Egidio Meneghetti, professore dell’Università di Padova e fondatore - con il latinista Concetto Marchesi e il giurista Silvio Trentin - del Comitato di liberazione nazionale regionale veneto.

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A seguire, i discorsi del sindaco di Padova Sergio Giordani, della rettrice dell'Università, Daniela Mapelli, della presidente dell’Associazione nazionale combattenti Forze armate regolari nella Guerra di Liberazione, Anna Vivoda.

Mapelli di fronte alle tante cittadine e ai tanti cittadini presenti, nel suo lungo discorso ha parlato di libertà e memoria, ricordando quelle donne e quegli uomini che hanno sacrificato la vita nel nome di questo alto ideale e ricordordando anche come la Resistenza 'non sia stata soltanto una stagione di sangue e sacrificio ma anche di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico in cui l'Ateneo di Padova ha svolto un ruolo cruciale'.

'Siamo qui, oggi, a parlare di libertà. Un valore non scontato, troppo spesso oggetto di attacco, troppo spesso messo in discussione. Se possiamo parlare di libertà lo dobbiamo al sacrificio che, ottant’anni fa, hanno fatto donne e uomini che hanno pagato duramente, spesso con la propria vita, la strenua lotta per la Liberazione. I conflitti tutt’ora in corso nel mondo ci ricordano come siamo chiamati a continuare a difendere la libertà ogni giorno, con tutte le nostre forze. Penso alla lotta per la liberazione dell’Ucraina, ad esempio, oggetto di una vile, codarda aggressione russa. Il lecito dibattito sul riarmo europeo non ci deve mai far scordare, mai, l’essenziale impegno e sostegno all’Ucraina e alla sua resistenza. Così come vorremmo sia libera la popolazione di Gaza, decimata in questi mesi da un’orribile strage. Il nostro pensiero, oggi e sempre, deve andare a tutte le vittime di guerre anacronistiche, ingiustificate, memento per tutti di come il terribile rumore delle armi non sia ancora stato messo a tacere.

Ecco perché ricordare chi ha combattuto per garantire a noi, oggi, la libertà, è per tutte e tutti noi un dovere. Più passano gli anni, più forte deve farsi la nostra voce, la nostra testimonianza. Siamo tutte e tutti chiamati alla responsabilità civile di ricordare, e tramandare, alle nuove generazioni il valore di una Resistenza che ci ha permesso di vivere in un Paese libero e democratico. Guardandoci attorno, allargando gli orizzonti, ci accorgiamo con dolore come non sia un diritto scontato.

La nostra Università è l’unico ateneo italiano insignito della medaglia d’oro al valor militare per il ruolo svolto nella Resistenza. Ragazzi e ragazze, perché questo in molti casi erano, che hanno scritto una pagina indelebile della storia del nostro Paese e del nostro ateneo che dalla sua fondazione ha la libertà come cifra fondante. Un sacrificio che ha reso vividissimo il nostro motto: universa universis patavina libertas. Chissà cosa avranno pensato, ormai quasi ottant’anni fa, quei giovani che hanno dato la loro vita per ridare a tutte e tutti quella libertas che, fino a qualche anno prima, era per loro un punto d’orgoglio dell’ateneo nel quale studiavano, non un valore da difendere con il sangue.

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Padova fu, in quegli anni, non solo una città di cultura, ma anche un centro nevralgico della Resistenza. I luoghi della memoria punteggiano ancora oggi la città, raccontano una storia dolorosa e fiera. È nostro dovere custodirli, farli parlare, portarli nelle scuole, nelle aule, nelle piazze. Voglio oggi ricordare, con commozione e rispetto, l’eccidio nazifascista del 17 agosto 1944. Quel giorno, in via Santa Lucia, in pieno centro storico, tre giovani partigiani, Flavio Busonera, Clemente Lampioni, Ettore Calderoni furono impiccati pubblicamente. Poche ore dopo, nella caserma di via Chiesanuova, altri sette partigiani furono fucilati: Primo Barbiero, Pasquale Muolo, Cataldo Pressici, Antonio Franzolin, Ferruccio Spigolon, Saturno Bandini e Luigi Pierobon.

Dieci vite spezzate in un’unica giornata, dieci nomi che oggi vivono nei toponimi della nostra città, nei monumenti, nella memoria collettiva. Ma ricordarli non basta: è necessario riportare alla luce il contesto in cui hanno scelto di agire, la consapevolezza che la libertà non è un dato acquisito, ma una conquista quotidiana.

Ma la Resistenza non fu soltanto sacrificio e sangue. Fu anche una stagione di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico. Fu un movimento che seppe unire operaie e operai, contadine e contadini, intellettuali, donne e uomini di ogni estrazione sociale. E nel cuore di quella stagione, l’Università di Padova svolse un ruolo cruciale. Non solo per la partecipazione attiva dei suoi membri, ma anche per la sua funzione educativa e culturale. Il sapere divenne strumento di liberazione, il pensiero critico un’arma contro la propaganda e l’oppressione.

La Medaglia d’Oro non è dunque un cimelio da esibire nei giorni di festa. È un impegno permanente. È un monito a non voltarsi mai dall’altra parte. È la nostra bussola etica. Ed è soprattutto una responsabilità verso le nuove generazioni: insegnare loro che la libertà va difesa, che la democrazia va praticata, che la conoscenza va condivisa'.

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Medaglia medaglia d’oro al valor militare dell'Università di Padova

Dopo la Liberazione, l'Università di Padova ha continuato a onorare il suo impegno per la libertà e la democrazia, diventando un simbolo della lotta contro l'oppressione e per i diritti civili. 

E sono tante le iniziative che, anche quest'anno, l'Ateneo ha voluto per celebrare questo importante anniversario. Tra queste, l'esposizione Lottare per la libertà, resistere a Padova. Egidio Meneghetti, l'università, la città (dal 29 aprile tra Palazzo Moroni e Palazzo del Bo) promossa dal Centro per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea e dedicata alla figura di Egidio Meneghetti, professore dell’Università di Padova e fondatore - con il latinista Concetto Marchesi e il giurista Silvio Trentin - del Comitato di liberazione nazionale regionale veneto.

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A seguire, i discorsi del sindaco di Padova Sergio Giordani, della rettrice dell'Università, Daniela Mapelli, della presidente dell’Associazione nazionale combattenti Forze armate regolari nella Guerra di Liberazione, Anna Vivoda.

Mapelli di fronte alle tante cittadine e ai tanti cittadini presenti, nel suo lungo discorso ha parlato di libertà e memoria, ricordando quelle donne e quegli uomini che hanno sacrificato la vita nel nome di questo alto ideale e ricordordando anche come la Resistenza 'non sia stata soltanto una stagione di sangue e sacrificio ma anche di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico in cui l'Ateneo di Padova ha svolto un ruolo cruciale'.

'Siamo qui, oggi, a parlare di libertà. Un valore non scontato, troppo spesso oggetto di attacco, troppo spesso messo in discussione. Se possiamo parlare di libertà lo dobbiamo al sacrificio che, ottant’anni fa, hanno fatto donne e uomini che hanno pagato duramente, spesso con la propria vita, la strenua lotta per la Liberazione. I conflitti tutt’ora in corso nel mondo ci ricordano come siamo chiamati a continuare a difendere la libertà ogni giorno, con tutte le nostre forze. Penso alla lotta per la liberazione dell’Ucraina, ad esempio, oggetto di una vile, codarda aggressione russa. Il lecito dibattito sul riarmo europeo non ci deve mai far scordare, mai, l’essenziale impegno e sostegno all’Ucraina e alla sua resistenza. Così come vorremmo sia libera la popolazione di Gaza, decimata in questi mesi da un’orribile strage. Il nostro pensiero, oggi e sempre, deve andare a tutte le vittime di guerre anacronistiche, ingiustificate, memento per tutti di come il terribile rumore delle armi non sia ancora stato messo a tacere.

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La nostra Università è l’unico ateneo italiano insignito della medaglia d’oro al valor militare per il ruolo svolto nella Resistenza. Ragazzi e ragazze, perché questo in molti casi erano, che hanno scritto una pagina indelebile della storia del nostro Paese e del nostro ateneo che dalla sua fondazione ha la libertà come cifra fondante. Un sacrificio che ha reso vividissimo il nostro motto: universa universis patavina libertas. Chissà cosa avranno pensato, ormai quasi ottant’anni fa, quei giovani che hanno dato la loro vita per ridare a tutte e tutti quella libertas che, fino a qualche anno prima, era per loro un punto d’orgoglio dell’ateneo nel quale studiavano, non un valore da difendere con il sangue.

«Asilo secolare di scienza e di pace, ospizio glorioso e munifico di quanti da ogni parte d’Europa accorrevano ad apprendere le arti che fanno civili le genti, l’Università di Padova nell’ultimo immane conflitto seppe, prima fra tutte, tramutarsi in centro di cospirazione e di guerra; né conobbe stanchezze, né si piegò per furia di persecuzioni e di supplizi. Dalla solennità inaugurale del 9 novembre 1943, in cui la gioventù padovana urlò la sua maledizione agli oppressori e lanciò aperta la sfida, sino alla trionfale liberazione della primavera 1945, Padova ebbe nel suo Ateneo un tempio di fede civile e un presidio di eroica resistenza e da Padova la gioventù universitaria partigiana offriva all’Italia il maggiore e più lungo tributo di sangue», questa è la motivazione con cui l’Università di Padova ha ricevuto la medaglia d’oro, il 12 novembre del 1945, quindi nell’immediatezza dei fatti, dall’allora capo del Governo Ferruccio Parri. Questa motivazione non è una semplice formula retorica: è il ritratto autentico di una comunità universitaria che non rimase in silenzio, che scelse da che parte stare, anche a rischio della propria vita. È un lascito morale e ideale che ancora oggi guida il nostro impegno nella formazione delle nuove generazioni. È il fondamento di quella tradizione di libertà, pensiero critico e responsabilità civile che continua a caratterizzare l’identità del nostro Ateneo.

Nel cortile nuovo di Palazzo Bo, nell’atrio degli Eroi, un monumento in pietra elenca i nomi dei 116 caduti dell’Università nella lotta al nazifascismo. Centosedici persone. Di queste, ben 107 erano studenti. Non numeri, ma volti, storie, vite giovani interrotte da un’idea più grande: quella della libertà.

Padova fu, in quegli anni, non solo una città di cultura, ma anche un centro nevralgico della Resistenza. I luoghi della memoria punteggiano ancora oggi la città, raccontano una storia dolorosa e fiera. È nostro dovere custodirli, farli parlare, portarli nelle scuole, nelle aule, nelle piazze. Voglio oggi ricordare, con commozione e rispetto, l’eccidio nazifascista del 17 agosto 1944. Quel giorno, in via Santa Lucia, in pieno centro storico, tre giovani partigiani, Flavio Busonera, Clemente Lampioni, Ettore Calderoni furono impiccati pubblicamente. Poche ore dopo, nella caserma di via Chiesanuova, altri sette partigiani furono fucilati: Primo Barbiero, Pasquale Muolo, Cataldo Pressici, Antonio Franzolin, Ferruccio Spigolon, Saturno Bandini e Luigi Pierobon.

Dieci vite spezzate in un’unica giornata, dieci nomi che oggi vivono nei toponimi della nostra città, nei monumenti, nella memoria collettiva. Ma ricordarli non basta: è necessario riportare alla luce il contesto in cui hanno scelto di agire, la consapevolezza che la libertà non è un dato acquisito, ma una conquista quotidiana.

Ma la Resistenza non fu soltanto sacrificio e sangue. Fu anche una stagione di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico. Fu un movimento che seppe unire operaie e operai, contadine e contadini, intellettuali, donne e uomini di ogni estrazione sociale. E nel cuore di quella stagione, l’Università di Padova svolse un ruolo cruciale. Non solo per la partecipazione attiva dei suoi membri, ma anche per la sua funzione educativa e culturale. Il sapere divenne strumento di liberazione, il pensiero critico un’arma contro la propaganda e l’oppressione.

La Medaglia d’Oro non è dunque un cimelio da esibire nei giorni di festa. È un impegno permanente. È un monito a non voltarsi mai dall’altra parte. È la nostra bussola etica. Ed è soprattutto una responsabilità verso le nuove generazioni: insegnare loro che la libertà va difesa, che la democrazia va praticata, che la conoscenza va condivisa'.

medaglia
Medaglia medaglia d’oro al valor militare dell'Università di Padova

Dopo la Liberazione, l'Università di Padova ha continuato a onorare il suo impegno per la libertà e la democrazia, diventando un simbolo della lotta contro l'oppressione e per i diritti civili. 

E sono tante le iniziative che, anche quest'anno, l'Ateneo ha voluto per celebrare questo importante anniversario. Tra queste, l'esposizione Lottare per la libertà, resistere a Padova. Egidio Meneghetti, l'università, la città (dal 29 aprile tra Palazzo Moroni e Palazzo del Bo) promossa dal Centro per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea e dedicata alla figura di Egidio Meneghetti, professore dell’Università di Padova e fondatore - con il latinista Concetto Marchesi e il giurista Silvio Trentin - del Comitato di liberazione nazionale regionale veneto.

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Si è tenuta a Palazzo della Ragione, venerdì 25 aprile, la cerimonia per celebrare gli ottant’anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

Dopo l’alzabandiera nel cortile di Palazzo Moroni e la deposizione di tre corone dall’alloro in onore dei caduti, l'inizio della celebrazione è stato preceduto da un minuto di silenzio in memoria di Papa Francesco.
A seguire, i discorsi del sindaco di Padova Sergio Giordani, della rettrice dell'Università, Daniela Mapelli, della presidente dell’Associazione nazionale combattenti Forze armate regolari nella Guerra di Liberazione, Anna Vivoda.

Mapelli di fronte alle tante cittadine e ai tanti cittadini presenti, nel suo lungo discorso ha parlato di libertà e memoria, ricordando quelle donne e quegli uomini che hanno sacrificato la vita nel nome di questo alto ideale e ricordordando anche come la Resistenza 'non sia stata soltanto una stagione di sangue e sacrificio ma anche di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico in cui l'Ateneo di Padova ha svolto un ruolo cruciale'.

'Siamo qui, oggi, a parlare di libertà. Un valore non scontato, troppo spesso oggetto di attacco, troppo spesso messo in discussione. Se possiamo parlare di libertà lo dobbiamo al sacrificio che, ottant’anni fa, hanno fatto donne e uomini che hanno pagato duramente, spesso con la propria vita, la strenua lotta per la Liberazione. I conflitti tutt’ora in corso nel mondo ci ricordano come siamo chiamati a continuare a difendere la libertà ogni giorno, con tutte le nostre forze. Penso alla lotta per la liberazione dell’Ucraina, ad esempio, oggetto di una vile, codarda aggressione russa. Il lecito dibattito sul riarmo europeo non ci deve mai far scordare, mai, l’essenziale impegno e sostegno all’Ucraina e alla sua resistenza. Così come vorremmo sia libera la popolazione di Gaza, decimata in questi mesi da un’orribile strage. Il nostro pensiero, oggi e sempre, deve andare a tutte le vittime di guerre anacronistiche, ingiustificate, memento per tutti di come il terribile rumore delle armi non sia ancora stato messo a tacere.

Ecco perché ricordare chi ha combattuto per garantire a noi, oggi, la libertà, è per tutte e tutti noi un dovere. Più passano gli anni, più forte deve farsi la nostra voce, la nostra testimonianza. Siamo tutte e tutti chiamati alla responsabilità civile di ricordare, e tramandare, alle nuove generazioni il valore di una Resistenza che ci ha permesso di vivere in un Paese libero e democratico. Guardandoci attorno, allargando gli orizzonti, ci accorgiamo con dolore come non sia un diritto scontato.

La nostra Università è l’unico ateneo italiano insignito della medaglia d’oro al valor militare per il ruolo svolto nella Resistenza. Ragazzi e ragazze, perché questo in molti casi erano, che hanno scritto una pagina indelebile della storia del nostro Paese e del nostro ateneo che dalla sua fondazione ha la libertà come cifra fondante. Un sacrificio che ha reso vividissimo il nostro motto: universa universis patavina libertas. Chissà cosa avranno pensato, ormai quasi ottant’anni fa, quei giovani che hanno dato la loro vita per ridare a tutte e tutti quella libertas che, fino a qualche anno prima, era per loro un punto d’orgoglio dell’ateneo nel quale studiavano, non un valore da difendere con il sangue.

«Asilo secolare di scienza e di pace, ospizio glorioso e munifico di quanti da ogni parte d’Europa accorrevano ad apprendere le arti che fanno civili le genti, l’Università di Padova nell’ultimo immane conflitto seppe, prima fra tutte, tramutarsi in centro di cospirazione e di guerra; né conobbe stanchezze, né si piegò per furia di persecuzioni e di supplizi. Dalla solennità inaugurale del 9 novembre 1943, in cui la gioventù padovana urlò la sua maledizione agli oppressori e lanciò aperta la sfida, sino alla trionfale liberazione della primavera 1945, Padova ebbe nel suo Ateneo un tempio di fede civile e un presidio di eroica resistenza e da Padova la gioventù universitaria partigiana offriva all’Italia il maggiore e più lungo tributo di sangue», questa è la motivazione con cui l’Università di Padova ha ricevuto la medaglia d’oro, il 12 novembre del 1945, quindi nell’immediatezza dei fatti, dall’allora capo del Governo Ferruccio Parri. Questa motivazione non è una semplice formula retorica: è il ritratto autentico di una comunità universitaria che non rimase in silenzio, che scelse da che parte stare, anche a rischio della propria vita. È un lascito morale e ideale che ancora oggi guida il nostro impegno nella formazione delle nuove generazioni. È il fondamento di quella tradizione di libertà, pensiero critico e responsabilità civile che continua a caratterizzare l’identità del nostro Ateneo.

Nel cortile nuovo di Palazzo Bo, nell’atrio degli Eroi, un monumento in pietra elenca i nomi dei 116 caduti dell’Università nella lotta al nazifascismo. Centosedici persone. Di queste, ben 107 erano studenti. Non numeri, ma volti, storie, vite giovani interrotte da un’idea più grande: quella della libertà.

Padova fu, in quegli anni, non solo una città di cultura, ma anche un centro nevralgico della Resistenza. I luoghi della memoria punteggiano ancora oggi la città, raccontano una storia dolorosa e fiera. È nostro dovere custodirli, farli parlare, portarli nelle scuole, nelle aule, nelle piazze. Voglio oggi ricordare, con commozione e rispetto, l’eccidio nazifascista del 17 agosto 1944. Quel giorno, in via Santa Lucia, in pieno centro storico, tre giovani partigiani, Flavio Busonera, Clemente Lampioni, Ettore Calderoni furono impiccati pubblicamente. Poche ore dopo, nella caserma di via Chiesanuova, altri sette partigiani furono fucilati: Primo Barbiero, Pasquale Muolo, Cataldo Pressici, Antonio Franzolin, Ferruccio Spigolon, Saturno Bandini e Luigi Pierobon.

Dieci vite spezzate in un’unica giornata, dieci nomi che oggi vivono nei toponimi della nostra città, nei monumenti, nella memoria collettiva. Ma ricordarli non basta: è necessario riportare alla luce il contesto in cui hanno scelto di agire, la consapevolezza che la libertà non è un dato acquisito, ma una conquista quotidiana.

Ma la Resistenza non fu soltanto sacrificio e sangue. Fu anche una stagione di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico. Fu un movimento che seppe unire operaie e operai, contadine e contadini, intellettuali, donne e uomini di ogni estrazione sociale. E nel cuore di quella stagione, l’Università di Padova svolse un ruolo cruciale. Non solo per la partecipazione attiva dei suoi membri, ma anche per la sua funzione educativa e culturale. Il sapere divenne strumento di liberazione, il pensiero critico un’arma contro la propaganda e l’oppressione.

La Medaglia d’Oro non è dunque un cimelio da esibire nei giorni di festa. È un impegno permanente. È un monito a non voltarsi mai dall’altra parte. È la nostra bussola etica. Ed è soprattutto una responsabilità verso le nuove generazioni: insegnare loro che la libertà va difesa, che la democrazia va praticata, che la conoscenza va condivisa'.

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E sono tante le iniziative che, anche quest'anno, l'Ateneo ha voluto per celebrare questo importante anniversario. Tra queste, l'esposizione Lottare per la libertà, resistere a Padova. Egidio Meneghetti, l'università, la città (dal 29 aprile tra Palazzo Moroni e Palazzo del Bo) promossa dal Centro per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea e dedicata alla figura di Egidio Meneghetti, professore dell’Università di Padova e fondatore - con il latinista Concetto Marchesi e il giurista Silvio Trentin - del Comitato di liberazione nazionale regionale veneto.

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Si è tenuta a Palazzo della Ragione, venerdì 25 aprile, la cerimonia per celebrare gli ottant’anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

Dopo l’alzabandiera nel cortile di Palazzo Moroni e la deposizione di tre corone dall’alloro in onore dei caduti, l'inizio della celebrazione è stato preceduto da un minuto di silenzio in memoria di Papa Francesco.
A seguire, i discorsi del sindaco di Padova Sergio Giordani, della rettrice dell'Università, Daniela Mapelli, della presidente dell’Associazione nazionale combattenti Forze armate regolari nella Guerra di Liberazione, Anna Vivoda.

Mapelli di fronte alle tante cittadine e ai tanti cittadini presenti, nel suo lungo discorso ha parlato di libertà e memoria, ricordando quelle donne e quegli uomini che hanno sacrificato la vita nel nome di questo alto ideale e ricordordando anche come la Resistenza 'non sia stata soltanto una stagione di sangue e sacrificio ma anche di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico in cui l'Ateneo di Padova ha svolto un ruolo cruciale'.

'Siamo qui, oggi, a parlare di libertà. Un valore non scontato, troppo spesso oggetto di attacco, troppo spesso messo in discussione. Se possiamo parlare di libertà lo dobbiamo al sacrificio che, ottant’anni fa, hanno fatto donne e uomini che hanno pagato duramente, spesso con la propria vita, la strenua lotta per la Liberazione. I conflitti tutt’ora in corso nel mondo ci ricordano come siamo chiamati a continuare a difendere la libertà ogni giorno, con tutte le nostre forze. Penso alla lotta per la liberazione dell’Ucraina, ad esempio, oggetto di una vile, codarda aggressione russa. Il lecito dibattito sul riarmo europeo non ci deve mai far scordare, mai, l’essenziale impegno e sostegno all’Ucraina e alla sua resistenza. Così come vorremmo sia libera la popolazione di Gaza, decimata in questi mesi da un’orribile strage. Il nostro pensiero, oggi e sempre, deve andare a tutte le vittime di guerre anacronistiche, ingiustificate, memento per tutti di come il terribile rumore delle armi non sia ancora stato messo a tacere.

Ecco perché ricordare chi ha combattuto per garantire a noi, oggi, la libertà, è per tutte e tutti noi un dovere. Più passano gli anni, più forte deve farsi la nostra voce, la nostra testimonianza. Siamo tutte e tutti chiamati alla responsabilità civile di ricordare, e tramandare, alle nuove generazioni il valore di una Resistenza che ci ha permesso di vivere in un Paese libero e democratico. Guardandoci attorno, allargando gli orizzonti, ci accorgiamo con dolore come non sia un diritto scontato.

La nostra Università è l’unico ateneo italiano insignito della medaglia d’oro al valor militare per il ruolo svolto nella Resistenza. Ragazzi e ragazze, perché questo in molti casi erano, che hanno scritto una pagina indelebile della storia del nostro Paese e del nostro ateneo che dalla sua fondazione ha la libertà come cifra fondante. Un sacrificio che ha reso vividissimo il nostro motto: universa universis patavina libertas. Chissà cosa avranno pensato, ormai quasi ottant’anni fa, quei giovani che hanno dato la loro vita per ridare a tutte e tutti quella libertas che, fino a qualche anno prima, era per loro un punto d’orgoglio dell’ateneo nel quale studiavano, non un valore da difendere con il sangue.

«Asilo secolare di scienza e di pace, ospizio glorioso e munifico di quanti da ogni parte d’Europa accorrevano ad apprendere le arti che fanno civili le genti, l’Università di Padova nell’ultimo immane conflitto seppe, prima fra tutte, tramutarsi in centro di cospirazione e di guerra; né conobbe stanchezze, né si piegò per furia di persecuzioni e di supplizi. Dalla solennità inaugurale del 9 novembre 1943, in cui la gioventù padovana urlò la sua maledizione agli oppressori e lanciò aperta la sfida, sino alla trionfale liberazione della primavera 1945, Padova ebbe nel suo Ateneo un tempio di fede civile e un presidio di eroica resistenza e da Padova la gioventù universitaria partigiana offriva all’Italia il maggiore e più lungo tributo di sangue», questa è la motivazione con cui l’Università di Padova ha ricevuto la medaglia d’oro, il 12 novembre del 1945, quindi nell’immediatezza dei fatti, dall’allora capo del Governo Ferruccio Parri. Questa motivazione non è una semplice formula retorica: è il ritratto autentico di una comunità universitaria che non rimase in silenzio, che scelse da che parte stare, anche a rischio della propria vita. È un lascito morale e ideale che ancora oggi guida il nostro impegno nella formazione delle nuove generazioni. È il fondamento di quella tradizione di libertà, pensiero critico e responsabilità civile che continua a caratterizzare l’identità del nostro Ateneo.

Nel cortile nuovo di Palazzo Bo, nell’atrio degli Eroi, un monumento in pietra elenca i nomi dei 116 caduti dell’Università nella lotta al nazifascismo. Centosedici persone. Di queste, ben 107 erano studenti. Non numeri, ma volti, storie, vite giovani interrotte da un’idea più grande: quella della libertà.

Padova fu, in quegli anni, non solo una città di cultura, ma anche un centro nevralgico della Resistenza. I luoghi della memoria punteggiano ancora oggi la città, raccontano una storia dolorosa e fiera. È nostro dovere custodirli, farli parlare, portarli nelle scuole, nelle aule, nelle piazze. Voglio oggi ricordare, con commozione e rispetto, l’eccidio nazifascista del 17 agosto 1944. Quel giorno, in via Santa Lucia, in pieno centro storico, tre giovani partigiani, Flavio Busonera, Clemente Lampioni, Ettore Calderoni furono impiccati pubblicamente. Poche ore dopo, nella caserma di via Chiesanuova, altri sette partigiani furono fucilati: Primo Barbiero, Pasquale Muolo, Cataldo Pressici, Antonio Franzolin, Ferruccio Spigolon, Saturno Bandini e Luigi Pierobon.

Dieci vite spezzate in un’unica giornata, dieci nomi che oggi vivono nei toponimi della nostra città, nei monumenti, nella memoria collettiva. Ma ricordarli non basta: è necessario riportare alla luce il contesto in cui hanno scelto di agire, la consapevolezza che la libertà non è un dato acquisito, ma una conquista quotidiana.

Ma la Resistenza non fu soltanto sacrificio e sangue. Fu anche una stagione di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico. Fu un movimento che seppe unire operaie e operai, contadine e contadini, intellettuali, donne e uomini di ogni estrazione sociale. E nel cuore di quella stagione, l’Università di Padova svolse un ruolo cruciale. Non solo per la partecipazione attiva dei suoi membri, ma anche per la sua funzione educativa e culturale. Il sapere divenne strumento di liberazione, il pensiero critico un’arma contro la propaganda e l’oppressione.

La Medaglia d’Oro non è dunque un cimelio da esibire nei giorni di festa. È un impegno permanente. È un monito a non voltarsi mai dall’altra parte. È la nostra bussola etica. Ed è soprattutto una responsabilità verso le nuove generazioni: insegnare loro che la libertà va difesa, che la democrazia va praticata, che la conoscenza va condivisa'.

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Medaglia medaglia d’oro al valor militare dell'Università di Padova

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E sono tante le iniziative che, anche quest'anno, l'Ateneo ha voluto per celebrare questo importante anniversario. Tra queste, l'esposizione Lottare per la libertà, resistere a Padova. Egidio Meneghetti, l'università, la città (dal 29 aprile tra Palazzo Moroni e Palazzo del Bo) promossa dal Centro per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea e dedicata alla figura di Egidio Meneghetti, professore dell’Università di Padova e fondatore - con il latinista Concetto Marchesi e il giurista Silvio Trentin - del Comitato di liberazione nazionale regionale veneto.

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A seguire, i discorsi del sindaco di Padova Sergio Giordani, della rettrice dell'Università, Daniela Mapelli, della presidente dell’Associazione nazionale combattenti Forze armate regolari nella Guerra di Liberazione, Anna Vivoda.

Mapelli di fronte alle tante cittadine e ai tanti cittadini presenti, nel suo lungo discorso ha parlato di libertà e memoria, ricordando quelle donne e quegli uomini che hanno sacrificato la vita nel nome di questo alto ideale e ricordordando anche come la Resistenza 'non sia stata soltanto una stagione di sangue e sacrificio ma anche di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico in cui l'Ateneo di Padova ha svolto un ruolo cruciale'.

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La nostra Università è l’unico ateneo italiano insignito della medaglia d’oro al valor militare per il ruolo svolto nella Resistenza. Ragazzi e ragazze, perché questo in molti casi erano, che hanno scritto una pagina indelebile della storia del nostro Paese e del nostro ateneo che dalla sua fondazione ha la libertà come cifra fondante. Un sacrificio che ha reso vividissimo il nostro motto: universa universis patavina libertas. Chissà cosa avranno pensato, ormai quasi ottant’anni fa, quei giovani che hanno dato la loro vita per ridare a tutte e tutti quella libertas che, fino a qualche anno prima, era per loro un punto d’orgoglio dell’ateneo nel quale studiavano, non un valore da difendere con il sangue.

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Padova fu, in quegli anni, non solo una città di cultura, ma anche un centro nevralgico della Resistenza. I luoghi della memoria punteggiano ancora oggi la città, raccontano una storia dolorosa e fiera. È nostro dovere custodirli, farli parlare, portarli nelle scuole, nelle aule, nelle piazze. Voglio oggi ricordare, con commozione e rispetto, l’eccidio nazifascista del 17 agosto 1944. Quel giorno, in via Santa Lucia, in pieno centro storico, tre giovani partigiani, Flavio Busonera, Clemente Lampioni, Ettore Calderoni furono impiccati pubblicamente. Poche ore dopo, nella caserma di via Chiesanuova, altri sette partigiani furono fucilati: Primo Barbiero, Pasquale Muolo, Cataldo Pressici, Antonio Franzolin, Ferruccio Spigolon, Saturno Bandini e Luigi Pierobon.

Dieci vite spezzate in un’unica giornata, dieci nomi che oggi vivono nei toponimi della nostra città, nei monumenti, nella memoria collettiva. Ma ricordarli non basta: è necessario riportare alla luce il contesto in cui hanno scelto di agire, la consapevolezza che la libertà non è un dato acquisito, ma una conquista quotidiana.

Ma la Resistenza non fu soltanto sacrificio e sangue. Fu anche una stagione di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico. Fu un movimento che seppe unire operaie e operai, contadine e contadini, intellettuali, donne e uomini di ogni estrazione sociale. E nel cuore di quella stagione, l’Università di Padova svolse un ruolo cruciale. Non solo per la partecipazione attiva dei suoi membri, ma anche per la sua funzione educativa e culturale. Il sapere divenne strumento di liberazione, il pensiero critico un’arma contro la propaganda e l’oppressione.

La Medaglia d’Oro non è dunque un cimelio da esibire nei giorni di festa. È un impegno permanente. È un monito a non voltarsi mai dall’altra parte. È la nostra bussola etica. Ed è soprattutto una responsabilità verso le nuove generazioni: insegnare loro che la libertà va difesa, che la democrazia va praticata, che la conoscenza va condivisa'.

medaglia
Medaglia medaglia d’oro al valor militare dell'Università di Padova

Dopo la Liberazione, l'Università di Padova ha continuato a onorare il suo impegno per la libertà e la democrazia, diventando un simbolo della lotta contro l'oppressione e per i diritti civili. 

E sono tante le iniziative che, anche quest'anno, l'Ateneo ha voluto per celebrare questo importante anniversario. Tra queste, l'esposizione Lottare per la libertà, resistere a Padova. Egidio Meneghetti, l'università, la città (dal 29 aprile tra Palazzo Moroni e Palazzo del Bo) promossa dal Centro per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea e dedicata alla figura di Egidio Meneghetti, professore dell’Università di Padova e fondatore - con il latinista Concetto Marchesi e il giurista Silvio Trentin - del Comitato di liberazione nazionale regionale veneto.

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Si è tenuta a Palazzo della Ragione, venerdì 25 aprile, la cerimonia per celebrare gli ottant’anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

Dopo l’alzabandiera nel cortile di Palazzo Moroni e la deposizione di tre corone dall’alloro in onore dei caduti, l'inizio della celebrazione è stato preceduto da un minuto di silenzio in memoria di Papa Francesco.
A seguire, i discorsi del sindaco di Padova Sergio Giordani, della rettrice dell'Università, Daniela Mapelli, della presidente dell’Associazione nazionale combattenti Forze armate regolari nella Guerra di Liberazione, Anna Vivoda.

Mapelli di fronte alle tante cittadine e ai tanti cittadini presenti, nel suo lungo discorso ha parlato di libertà e memoria, ricordando quelle donne e quegli uomini che hanno sacrificato la vita nel nome di questo alto ideale e ricordordando anche come la Resistenza 'non sia stata soltanto una stagione di sangue e sacrificio ma anche di risveglio morale, di rinascita civile, di riscoperta del pensiero critico in cui l'Ateneo di Padova ha svolto un ruolo cruciale'.

'Siamo qui, oggi, a parlare di libertà. Un valore non scontato, troppo spesso oggetto di attacco, troppo spesso messo in discussione. Se possiamo parlare di libertà lo dobbiamo al sacrificio che, ottant’anni fa, hanno fatto donne e uomini che hanno pagato duramente, spesso con la propria vita, la strenua lotta per la Liberazione. I conflitti tutt’ora in corso nel mondo ci ricordano come siamo chiamati a continuare a difendere la libertà ogni giorno, con tutte le nostre forze. Penso alla lotta per la liberazione dell’Ucraina, ad esempio, oggetto di una vile, codarda aggressione russa. Il lecito dibattito sul riarmo europeo non ci deve mai far scordare, mai, l’essenziale impegno e sostegno all’Ucraina e alla sua resistenza. Così come vorremmo sia libera la popolazione di Gaza, decimata in questi mesi da un’orribile strage. Il nostro pensiero, oggi e sempre, deve andare a tutte le vittime di guerre anacronistiche, ingiustificate, memento per tutti di come il terribile rumore delle armi non sia ancora stato messo a tacere.

Ecco perché ricordare chi ha combattuto per garantire a noi, oggi, la libertà, è per tutte e tutti noi un dovere. Più passano gli anni, più forte deve farsi la nostra voce, la nostra testimonianza. Siamo tutte e tutti chiamati alla responsabilità civile di ricordare, e tramandare, alle nuove generazioni il valore di una Resistenza che ci ha permesso di vivere in un Paese libero e democratico. Guardandoci attorno, allargando gli orizzonti, ci accorgiamo con dolore come non sia un diritto scontato.

La nostra Università è l’unico ateneo italiano insignito della medaglia d’oro al valor militare per il ruolo svolto nella Resistenza. Ragazzi e ragazze, perché questo in molti casi erano, che hanno scritto una pagina indelebile della storia del nostro Paese e del nostro ateneo che dalla sua fondazione ha la libertà come cifra fondante. Un sacrificio che ha reso vividissimo il nostro motto: universa universis patavina libertas. Chissà cosa avranno pensato, ormai quasi ottant’anni fa, quei giovani che hanno dato la loro vita per ridare a tutte e tutti quella libertas che, fino a qualche anno prima, era per loro un punto d’orgoglio dell’ateneo nel quale studiavano, non un valore da difendere con il sangue.

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Padova fu, in quegli anni, non solo una città di cultura, ma anche un centro nevralgico della Resistenza. I luoghi della memoria punteggiano ancora oggi la città, raccontano una storia dolorosa e fiera. È nostro dovere custodirli, farli parlare, portarli nelle scuole, nelle aule, nelle piazze. Voglio oggi ricordare, con commozione e rispetto, l’eccidio nazifascista del 17 agosto 1944. Quel giorno, in via Santa Lucia, in pieno centro storico, tre giovani partigiani, Flavio Busonera, Clemente Lampioni, Ettore Calderoni furono impiccati pubblicamente. Poche ore dopo, nella caserma di via Chiesanuova, altri sette partigiani furono fucilati: Primo Barbiero, Pasquale Muolo, Cataldo Pressici, Antonio Franzolin, Ferruccio Spigolon, Saturno Bandini e Luigi Pierobon.

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Dopo la Liberazione, l'Università di Padova ha continuato a onorare il suo impegno per la libertà e la democrazia, diventando un simbolo della lotta contro l'oppressione e per i diritti civili. 

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Per partecipare alla selezione è necessario compilare e presentare la domanda attraverso la procedura online.

Leggere attentamente le istruzioni.

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La procedura di compilazione e l’invio telematico della domanda dovranno essere completati entro la data di scadenza del Bando. 

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Per partecipare alla selezione è necessario compilare e presentare la domanda attraverso la procedura online.

Leggere attentamente le istruzioni.

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La procedura di compilazione e l’invio telematico della domanda dovranno essere completati entro la data di scadenza del Bando. 

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Per partecipare alla selezione è necessario compilare e presentare la domanda attraverso la procedura online.

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Per partecipare alla selezione è necessario compilare e presentare la domanda attraverso la procedura online.

Leggere attentamente le istruzioni.

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La procedura di compilazione e l’invio telematico della domanda dovranno essere completati entro la data di scadenza del Bando. 

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2025N20 - Prove

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La Selezione è per titoli ed esami.

Il punteggio complessivo è pari a 108 punti ed è così ripartito:

  • 18 punti per i titoli;
  • 90 punti per le prove di esame.

I punteggi per le prove di esame sono così ripartiti:

  • 30 punti per la prova scritta;
  • 30 punti per la prova pratica a vista;
  • 30 punti per il colloquio. 

Titoli valutabili

1) Laurea magistrale o specialistica del nuovo ordinamento o del vecchio ordinamento didattico nell’ambito delle classi per l’accesso al concorso.

Da 0 a 10 punti con attribuzione dei seguenti punteggi:

  • voto di laurea ≤ 90: 0 punti;
  • 91 ≤ voto di laurea ≤ 100: 2 punti;
  • 101 ≤ voto di laurea ≤ 105: 4 punti;
  • 106≤ voto di laurea ≤ 110: 6 punti;
  • voto di laurea = 110 e lode: 10 punti;

2) Dottorato di ricerca.

Fino a 5 punti con attribuzione dei seguenti punteggi:

  • 5 punti se in possesso del Dottorato in tematiche attinenti il settore ERC LS9_3 (Agriculture related to animal husbandry, dairying, livestock raising);
  • 0 punti se in possesso del Dottorato in un settore diverso da ERC LS9_3 (Agriculture related to animal husbandry, dairying, livestock raising) o mancato possesso del titolo di Dottorato

3)   Servizio prestato con rapporto di lavoro subordinato anche a tempo determinato presso Università, soggetti pubblici o privati attinenti al profilo richiesto.

Da 0,5 a 3 punti per attività attinenti al profilo. Criteri di attinenza e durata: verranno valutati i periodi di servizio di natura attinente alla gestione delle strutture zootecniche e degli animali da reddito prestato presso Università, soggetti pubblici o privati.

  • 0,5 punti per ogni anno di servizio prestato.

Prove d’esame

La selezione è per prova scritta, prova pratica a vista e colloquio.

Le prove d’esame consistono in:

prova scritta con quesiti a risposta aperta, che potrà vertere sui seguenti argomenti:

  • tecniche di allevamento delle principali specie e categorie di animali da reddito;
  • normativa in materia di sicurezza sul lavoro, con particolare riferimento alla sicurezza nei laboratori (Testo Unico in materia di sicurezza sul lavoro, D. Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i, recante “Attuazione dell’art. 1 della L. 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro”);
  • principali procedure documentali richieste per la gestione amministrativa degli allevamenti di animali da reddito;

prova pratica a vista, che potrà vertere sui seguenti argomenti:

  • tecniche di allevamento delle principali specie e categorie di animali da reddito;
  • metodologie di raccolta dati e campionamento in strutture agrozootecniche;

colloquio, che potrà vertere sui seguenti argomenti:

  • principali procedure documentali richieste per la gestione amministrativa degli allevamenti di animali da reddito;
  • normativa in materia di sicurezza sul lavoro, con particolare riferimento alla sicurezza nei laboratori (Testo Unico in materia di sicurezza sul lavoro, D. Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i, recante “Attuazione dell’art. 1 della L. 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro”).

Verranno inoltre accertate la conoscenza della lingua inglese (livello di riferimento B2) e le conoscenze informatiche (pacchetto Office).

Le prove si intendono superate con una votazione di almeno 21/30 (equivalente a 7/10) in ciascuna di esse.


Calendario prove d’esame

Prova scritta: 23 giugno 2025, ore 14:00 presso  AULA INFORMATICA 20P – II° piano Edificio PENTAGONO Complesso Agripolis, Viale dell’Università n. 16 – 35020 Legnaro (PD)
Prova pratica a vista: 26 giugno 2025, ore 10:00 presso  Sala di mungitura locale 168 Azienda Agraria Sperimentale “Lucio Toniolo”, Viale dell’Università n. 4 – 35020 Legnaro (PD) (locale 074 per lo spogliatoio maschile e locale 091 per lo spogliatoio femminile per il ricevimento e lo spogliatoio)
Colloquio: 11 luglio 2025, ore 10:00  (e, se necessario, potrà proseguire nei giorni successivi) presso AULA MULTIMEDIALE – seconda stecca I° piano Complesso Agripolis, Viale dell’Università n. 16 – 35020 Legnaro (PD)

Tale comunicazione del calendario avrà valore di notifica a tutti gli effetti.

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La Selezione è per titoli ed esami.

Il punteggio complessivo è pari a 108 punti ed è così ripartito:

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I punteggi per le prove di esame sono così ripartiti:

  • 30 punti per la prova scritta;
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Titoli valutabili

1) Laurea magistrale o specialistica del nuovo ordinamento o del vecchio ordinamento didattico nell’ambito delle classi per l’accesso al concorso.

Da 0 a 10 punti con attribuzione dei seguenti punteggi:

  • voto di laurea ≤ 90: 0 punti;
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2) Dottorato di ricerca.

Fino a 5 punti con attribuzione dei seguenti punteggi:

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3)   Servizio prestato con rapporto di lavoro subordinato anche a tempo determinato presso Università, soggetti pubblici o privati attinenti al profilo richiesto.

Da 0,5 a 3 punti per attività attinenti al profilo. Criteri di attinenza e durata: verranno valutati i periodi di servizio di natura attinente alla gestione delle strutture zootecniche e degli animali da reddito prestato presso Università, soggetti pubblici o privati.

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Prove d’esame

La selezione è per prova scritta, prova pratica a vista e colloquio.

Le prove d’esame consistono in:

prova scritta con quesiti a risposta aperta, che potrà vertere sui seguenti argomenti:

  • tecniche di allevamento delle principali specie e categorie di animali da reddito;
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Verranno inoltre accertate la conoscenza della lingua inglese (livello di riferimento B2) e le conoscenze informatiche (pacchetto Office).

Le prove si intendono superate con una votazione di almeno 21/30 (equivalente a 7/10) in ciascuna di esse.


Calendario prove d’esame

Prova scritta: 23 giugno 2025, ore 14:00 presso  AULA INFORMATICA 20P – II° piano Edificio PENTAGONO Complesso Agripolis, Viale dell’Università n. 16 – 35020 Legnaro (PD)
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Titoli valutabili

1) Laurea magistrale o specialistica del nuovo ordinamento o del vecchio ordinamento didattico nell’ambito delle classi per l’accesso al concorso.

Da 0 a 10 punti con attribuzione dei seguenti punteggi:

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2) Dottorato di ricerca.

Fino a 5 punti con attribuzione dei seguenti punteggi:

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Da 0,5 a 3 punti per attività attinenti al profilo. Criteri di attinenza e durata: verranno valutati i periodi di servizio di natura attinente alla gestione delle strutture zootecniche e degli animali da reddito prestato presso Università, soggetti pubblici o privati.

  • 0,5 punti per ogni anno di servizio prestato.

Prove d’esame

La selezione è per prova scritta, prova pratica a vista e colloquio.

Le prove d’esame consistono in:

prova scritta con quesiti a risposta aperta, che potrà vertere sui seguenti argomenti:

  • tecniche di allevamento delle principali specie e categorie di animali da reddito;
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  • tecniche di allevamento delle principali specie e categorie di animali da reddito;
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colloquio, che potrà vertere sui seguenti argomenti:

  • principali procedure documentali richieste per la gestione amministrativa degli allevamenti di animali da reddito;
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Verranno inoltre accertate la conoscenza della lingua inglese (livello di riferimento B2) e le conoscenze informatiche (pacchetto Office).

Le prove si intendono superate con una votazione di almeno 21/30 (equivalente a 7/10) in ciascuna di esse.


Calendario prove d’esame

Prova scritta: 23 giugno 2025, ore 14:00 presso  AULA INFORMATICA 20P – II° piano Edificio PENTAGONO Complesso Agripolis, Viale dell’Università n. 16 – 35020 Legnaro (PD)
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Titoli valutabili

1) Laurea magistrale o specialistica del nuovo ordinamento o del vecchio ordinamento didattico nell’ambito delle classi per l’accesso al concorso.

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2) Dottorato di ricerca.

Fino a 5 punti con attribuzione dei seguenti punteggi:

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3)   Servizio prestato con rapporto di lavoro subordinato anche a tempo determinato presso Università, soggetti pubblici o privati attinenti al profilo richiesto.

Da 0,5 a 3 punti per attività attinenti al profilo. Criteri di attinenza e durata: verranno valutati i periodi di servizio di natura attinente alla gestione delle strutture zootecniche e degli animali da reddito prestato presso Università, soggetti pubblici o privati.

  • 0,5 punti per ogni anno di servizio prestato.

Prove d’esame

La selezione è per prova scritta, prova pratica a vista e colloquio.

Le prove d’esame consistono in:

prova scritta con quesiti a risposta aperta, che potrà vertere sui seguenti argomenti:

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  • metodologie di raccolta dati e campionamento in strutture agrozootecniche;

colloquio, che potrà vertere sui seguenti argomenti:

  • principali procedure documentali richieste per la gestione amministrativa degli allevamenti di animali da reddito;
  • normativa in materia di sicurezza sul lavoro, con particolare riferimento alla sicurezza nei laboratori (Testo Unico in materia di sicurezza sul lavoro, D. Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i, recante “Attuazione dell’art. 1 della L. 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro”).

Verranno inoltre accertate la conoscenza della lingua inglese (livello di riferimento B2) e le conoscenze informatiche (pacchetto Office).

Le prove si intendono superate con una votazione di almeno 21/30 (equivalente a 7/10) in ciascuna di esse.


Calendario prove d’esame

Prova scritta: 23 giugno 2025, ore 14:00 presso  AULA INFORMATICA 20P – II° piano Edificio PENTAGONO Complesso Agripolis, Viale dell’Università n. 16 – 35020 Legnaro (PD)
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Tipologia: tempo indeterminato

Area: Funzionari

Settore professionale: Scientifico-tecnologico

Posto: 1

Struttura: sedi dell'Università degli Studi di Padova

Regime impegno: tempo pieno

Titolo di studio richiesto: laurea (le classi dei titoli di studio ammesse sono specificate nell'avviso di selezione).

La posizione da coprire prevede lo svolgimento di attività di supporto alla gestione delle strutture zootecniche e degli animali stabulati. Nello specifico:

  • esecuzione di campionamenti e rilievi zoometrici presso strutture del Dipartimento di Agronomia Animali Alimenti Risorse naturali e Ambiente - DAFNAE e presso aziende esterne;
  • collaborazione tecnica nell’organizzazione e gestione delle attività didattiche tecnico-pratiche condotte presso strutture del Dipartimento di Agronomia Animali Alimenti Risorse naturali e Ambiente - DAFNAE e presso aziende esterne;
  • collaborazione tecnica nell’organizzazione e gestione delle attività di ricerca condotte presso strutture del Dipartimento di Agronomia Animali Alimenti Risorse naturali e Ambiente - DAFNAE e presso aziende esterne;
  • utilizzo da un punto di vista tecnico di applicativi gestionali e collaborazione tecnica alle attività di data editing in ambito didattico e di ricerca.

 

Per lo svolgimento di tali attività, si richiedono le seguenti capacità professionali, conoscenze e competenze:

  • conoscenza delle tecniche di allevamento delle principali specie e categorie di animali da reddito;
  • conoscenza delle principali procedure documentali richieste per la gestione amministrativa degli allevamenti di animali da reddito;
  • conoscenza delle metodologie di raccolta dati e campionamento in strutture agrozootecniche;
  • conoscenza dei principi generali della normativa in materia di sicurezza sul lavoro, con particolare riferimento alla sicurezza nei laboratori (Testo Unico in materia di sicurezza sul lavoro, D. Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i., recante “Attuazione dell’art. 1 della L. 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro”);
  • conoscenza della lingua inglese (livello di riferimento B2);
  • conoscenze informatiche di base (pacchetto Office);
  • capacità di lavorare in team e di organizzare dal punto di vista pratico e logistico attività didattiche tecnico-pratiche presso strutture zootecniche.

 

Benefits:

https://www.unipd.it/benessere-sport-personale-unipd
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Struttura: sedi dell'Università degli Studi di Padova

Regime impegno: tempo pieno

Titolo di studio richiesto: laurea (le classi dei titoli di studio ammesse sono specificate nell'avviso di selezione).

La posizione da coprire prevede lo svolgimento di attività di supporto alla gestione delle strutture zootecniche e degli animali stabulati. Nello specifico:

  • esecuzione di campionamenti e rilievi zoometrici presso strutture del Dipartimento di Agronomia Animali Alimenti Risorse naturali e Ambiente - DAFNAE e presso aziende esterne;
  • collaborazione tecnica nell’organizzazione e gestione delle attività didattiche tecnico-pratiche condotte presso strutture del Dipartimento di Agronomia Animali Alimenti Risorse naturali e Ambiente - DAFNAE e presso aziende esterne;
  • collaborazione tecnica nell’organizzazione e gestione delle attività di ricerca condotte presso strutture del Dipartimento di Agronomia Animali Alimenti Risorse naturali e Ambiente - DAFNAE e presso aziende esterne;
  • utilizzo da un punto di vista tecnico di applicativi gestionali e collaborazione tecnica alle attività di data editing in ambito didattico e di ricerca.

 

Per lo svolgimento di tali attività, si richiedono le seguenti capacità professionali, conoscenze e competenze:

  • conoscenza delle tecniche di allevamento delle principali specie e categorie di animali da reddito;
  • conoscenza delle principali procedure documentali richieste per la gestione amministrativa degli allevamenti di animali da reddito;
  • conoscenza delle metodologie di raccolta dati e campionamento in strutture agrozootecniche;
  • conoscenza dei principi generali della normativa in materia di sicurezza sul lavoro, con particolare riferimento alla sicurezza nei laboratori (Testo Unico in materia di sicurezza sul lavoro, D. Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i., recante “Attuazione dell’art. 1 della L. 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro”);
  • conoscenza della lingua inglese (livello di riferimento B2);
  • conoscenze informatiche di base (pacchetto Office);
  • capacità di lavorare in team e di organizzare dal punto di vista pratico e logistico attività didattiche tecnico-pratiche presso strutture zootecniche.

 

Benefits:

https://www.unipd.it/benessere-sport-personale-unipd
http://www.unipd.it/benessere-qualita-lavoro

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Tipologia: tempo indeterminato

Area: Funzionari

Settore professionale: Scientifico-tecnologico

Posto: 1

Struttura: sedi dell'Università degli Studi di Padova

Regime impegno: tempo pieno

Titolo di studio richiesto: laurea (le classi dei titoli di studio ammesse sono specificate nell'avviso di selezione).

La posizione da coprire prevede lo svolgimento di attività di supporto alla gestione delle strutture zootecniche e degli animali stabulati. Nello specifico:

  • esecuzione di campionamenti e rilievi zoometrici presso strutture del Dipartimento di Agronomia Animali Alimenti Risorse naturali e Ambiente - DAFNAE e presso aziende esterne;
  • collaborazione tecnica nell’organizzazione e gestione delle attività didattiche tecnico-pratiche condotte presso strutture del Dipartimento di Agronomia Animali Alimenti Risorse naturali e Ambiente - DAFNAE e presso aziende esterne;
  • collaborazione tecnica nell’organizzazione e gestione delle attività di ricerca condotte presso strutture del Dipartimento di Agronomia Animali Alimenti Risorse naturali e Ambiente - DAFNAE e presso aziende esterne;
  • utilizzo da un punto di vista tecnico di applicativi gestionali e collaborazione tecnica alle attività di data editing in ambito didattico e di ricerca.

 

Per lo svolgimento di tali attività, si richiedono le seguenti capacità professionali, conoscenze e competenze:

  • conoscenza delle tecniche di allevamento delle principali specie e categorie di animali da reddito;
  • conoscenza delle principali procedure documentali richieste per la gestione amministrativa degli allevamenti di animali da reddito;
  • conoscenza delle metodologie di raccolta dati e campionamento in strutture agrozootecniche;
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Area: Funzionari

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Posto: 1

Struttura: sedi dell'Università degli Studi di Padova

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Titolo di studio richiesto: laurea (le classi dei titoli di studio ammesse sono specificate nell'avviso di selezione).

La posizione da coprire prevede lo svolgimento di attività di supporto alla gestione delle strutture zootecniche e degli animali stabulati. Nello specifico:

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Per lo svolgimento di tali attività, si richiedono le seguenti capacità professionali, conoscenze e competenze:

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Selezione n. 2025N20

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Tecnico a supporto delle attività didattiche pratico-applicative inerenti le scienze agrozootecniche

Scadenza: 30 maggio 2025, ore 14

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Selezione pubblica n. 2025N20, per titoli ed esami, per l'assunzione a tempo indeterminato e pieno di n. 1 persona nell'Area dei Funzionari, Settore Scientifico-tecnologico, presso l'Università degli Studi di Padova

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Ufficio Personale Tecnico Amministrativo

Palazzo Storione
riviera Tito Livio 6 - 35123 Padova
tel. 049.827 3159 / 3494 - fax 049.8273190
email: reclutamento.pta@unipd.it

Orario: lunedì-venerdì 10-13
martedì e giovedì anche 15-16.30

Carta dei servizi

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Ufficio Personale Tecnico Amministrativo

Palazzo Storione
riviera Tito Livio 6 - 35123 Padova
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Ufficio Personale Tecnico Amministrativo

Palazzo Storione
riviera Tito Livio 6 - 35123 Padova
tel. 049.827 3159 / 3494 - fax 049.8273190
email: reclutamento.pta@unipd.it

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Palazzo Storione
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Ufficio Personale Tecnico Amministrativo

Palazzo Storione
riviera Tito Livio 6 - 35123 Padova
tel. 049.827 3159 / 3494 - fax 049.8273190
email: reclutamento.pta@unipd.it

Orario: lunedì-venerdì 10-13
martedì e giovedì anche 15-16.30

Carta dei servizi

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Premi Invitalia in memoria di Giulia Cecchettin - Scadenza 2 marzo 2026

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A chi è rivolto: studentesse in possesso del titolo di laurea in Ingegneria biomedica, conseguito nell’a.a. 2024/25 presso l’Università degli Studi di Padova, con una votazione minima pari a 105/110
Tipologia: 
cinque premi di laurea, dell'importo lordo di 1.000,00 Euro ciascuno

Domanda di partecipazione in Moodle

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Premio Cecchettin Invitalia

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