L’apparente immobilità termina nel 1866 con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia.
Con Giusto Bellavitis, primo rettore del Regno d’Italia, si apre un nuovo capitolo per l’Ateneo. Nel 1874 nasce la scuola di Farmacia e nel 1876 una scuola di applicazione per ingegneri, autonoma rispetto alla Facoltà di Scienze; nel frattempo l’Università di Padova viene parificata alle altre del Regno e il mandato del rettore diventa pluriennale. Negli anni successivi Padova torna ad avere un’identità e una proiezione internazionale, con radicali ampliamenti e una riqualificazione edilizia dell’Ateneo che vede la nascita del primo quartiere dedicato alle scienze e dell’edificio destinato a ospitare la biblioteca universitaria.
Con la prima guerra mondiale si ha una battuta di arresto: poiché molti studenti e docenti lasciano gli studi per le armi, mentre nel ventennio fascista proliferano i nuovi edifici; l’istituto di anatomia patologica, la clinica chirurgica, gli istituti lungo il Piovego, la mensa scolastica, la casa dello studente.
Al rettorato Anti (1932-1943) si deve un ulteriore sviluppo edilizio dell’università, grazie ai finanziamenti che permettono le radicali modifiche nel Palazzo del Bo e la costruzione del Liviano, dell’istituto di fisica, dell’osservatorio astrofisico di Asiago e della stazione idrobiologica di Chioggia. Negli stessi anni l’Università perde esponenti di spicco come l’economista Marco Fanno, il fisico Bruno Rossi e l’anatomo istologo Tullio Terni, epurati perché ebrei; così anche molte centinaia di studenti. Il nuovo rettore è Concetto Marchesi che, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 1943/44, tiene un discorso concordemente interpretato come “una dichiarazione di guerra dell’Università di Padova agli oppressori d’Italia”. Com’era già accaduto per la prima guerra mondiale, anche nella seconda molti sono i caduti tra i docenti e gli studenti dell’Università: simbolo della lotta per la libertà contro tutti gli oppressori è la medaglia d’oro al valor militare con la quale l’Ateneo, unico in Italia, viene decorato il 12 novembre 1945.
L’università del dopoguerra porta il nome di Guido Ferro. E’ rettore per quasi vent’anni, nei quali a un ulteriore ampliamento dell’offerta culturale si affianca una notevole espansione edilizia e il decentramento delle Facoltà padovane in altre città del Veneto. I rettori successivi attuano un decentramento capillare dei corsi, promuovendo un’articolazione della didattica e della ricerca. Nascono le Facoltà di Psicologia, di Economia, di Scienze Statistiche, viene creato il campus di Agripolis per ospitare la nuova Facoltà di Medicina Veterinaria e offrire ad Agraria un maggiore spazio per l’attività sperimentale e per i laboratori. Nell’area del Piovego fioriscono il complesso pluri-dipartimentale di Biologia, di Matematica e le sedi di Psicologia, la cittadella dello studente (Studio Valle; inugurazione nel 2015) e il complesso di biomedicina, affidato all'architetto Mario Botta e ultimato nel 2014. Nel 2014 è stato inaugurato il Giardino della biodiversità, ampliamento dell’Orto botanico.
Dal primo gennaio 2012 il nuovo Statuto, seguendo le direttive del Ministro della Pubblica Istruzione, prevede un riassetto amministrativo-didattico globale con la soppressione delle Facoltà, l’affidamento della didattica ai dipartimenti e la possibilità di istituire delle scuole con il compito di coordinare le attività dei dipartimenti nei corsi di studio.
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