Un gruppo di ricerca dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) e dell’Università di Padova, coordinato dai docenti Renato Zambello e Semenzato, ha reso noti i risultati di uno studio italiano multicentrico (Hypocellular myelodysplastic syndromes: from clinical description to immunological characterization in the Italian multi-center experience), svolto in collaborazione con la Valeria Santini (Università di Firenze), presidente del comitato scientifico della Fondazione Italiana Sindrome Mielodisplastiche (FISiM) che mostrano caratteristiche utili a migliorare la stratificazione dei pazienti affetti da sindromi mielodisplastiche.
Le sindromi mielodisplastiche comprendono un ampio ed eterogeneo gruppo di patologie ematologiche, caratterizzate da un elevato rischio di evoluzione a leucemia acuta. Ricercatori e ricercatrici hanno studiato la più ampia casistica descritta finora di sindromi mielodisplastiche “ipocellulate”, che rappresentato un raro sottogruppo di MDS. Hanno così identificato le caratteristiche cliniche e i marcatori molecolari associati a una maggiore aspettativa di vita nei pazienti affetti da questa patologia.
“La novità di questo studio riguarda soprattutto i meccanismi biologici alla base del diverso comportamento clinico” sottolinea la ricercatrice Giulia Calabretto “Nel sangue dei pazienti con MDS ipocellulate si trovano specifiche popolazioni di linfociti, chiamate cellule Natural Killer e linfociti T citotossici, che potrebbero avere un ruolo cruciale nel controllare la malattia o piuttosto nel promuoverne la progressione”.
“La scoperta apre importanti prospettive per il trattamento di questi pazienti, in quanto la terapia potrebbe essere personalizzata a seconda del sottogruppo di malattia – conclude il direttore scientifico del VIMM, Gianpietro Semenzato. – Parallelamente diventa fondamentale un’accurata e preliminare classificazione dei pazienti”.
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“La novità di questo studio riguarda soprattutto i meccanismi biologici alla base del diverso comportamento clinico” sottolinea la ricercatrice Giulia Calabretto “Nel sangue dei pazienti con MDS ipocellulate si trovano specifiche popolazioni di linfociti, chiamate cellule Natural Killer e linfociti T citotossici, che potrebbero avere un ruolo cruciale nel controllare la malattia o piuttosto nel promuoverne la progressione”.
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“La novità di questo studio riguarda soprattutto i meccanismi biologici alla base del diverso comportamento clinico” sottolinea la ricercatrice Giulia Calabretto “Nel sangue dei pazienti con MDS ipocellulate si trovano specifiche popolazioni di linfociti, chiamate cellule Natural Killer e linfociti T citotossici, che potrebbero avere un ruolo cruciale nel controllare la malattia o piuttosto nel promuoverne la progressione”.
“La scoperta apre importanti prospettive per il trattamento di questi pazienti, in quanto la terapia potrebbe essere personalizzata a seconda del sottogruppo di malattia – conclude il direttore scientifico del VIMM, Gianpietro Semenzato. – Parallelamente diventa fondamentale un’accurata e preliminare classificazione dei pazienti”.
Un gruppo di ricerca dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) e dell’Università di Padova, coordinato dai docenti Renato Zambello e Semenzato, ha reso noti i risultati di uno studio italiano multicentrico (Hypocellular myelodysplastic syndromes: from clinical description to immunological characterization in the Italian multi-center experience), svolto in collaborazione con la Valeria Santini (Università di Firenze), presidente del comitato scientifico della Fondazione Italiana Sindrome Mielodisplastiche (FISiM) che mostrano caratteristiche utili a migliorare la stratificazione dei pazienti affetti da sindromi mielodisplastiche.
Le sindromi mielodisplastiche comprendono un ampio ed eterogeneo gruppo di patologie ematologiche, caratterizzate da un elevato rischio di evoluzione a leucemia acuta. Ricercatori e ricercatrici hanno studiato la più ampia casistica descritta finora di sindromi mielodisplastiche “ipocellulate”, che rappresentato un raro sottogruppo di MDS. Hanno così identificato le caratteristiche cliniche e i marcatori molecolari associati a una maggiore aspettativa di vita nei pazienti affetti da questa patologia.
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“La novità di questo studio riguarda soprattutto i meccanismi biologici alla base del diverso comportamento clinico” sottolinea la ricercatrice Giulia Calabretto “Nel sangue dei pazienti con MDS ipocellulate si trovano specifiche popolazioni di linfociti, chiamate cellule Natural Killer e linfociti T citotossici, che potrebbero avere un ruolo cruciale nel controllare la malattia o piuttosto nel promuoverne la progressione”.
“La scoperta apre importanti prospettive per il trattamento di questi pazienti, in quanto la terapia potrebbe essere personalizzata a seconda del sottogruppo di malattia – conclude il direttore scientifico del VIMM, Gianpietro Semenzato. – Parallelamente diventa fondamentale un’accurata e preliminare classificazione dei pazienti”.
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Le sindromi mielodisplastiche comprendono un ampio ed eterogeneo gruppo di patologie ematologiche, caratterizzate da un elevato rischio di evoluzione a leucemia acuta. Ricercatori e ricercatrici hanno studiato la più ampia casistica descritta finora di sindromi mielodisplastiche “ipocellulate”, che rappresentato un raro sottogruppo di MDS. Hanno così identificato le caratteristiche cliniche e i marcatori molecolari associati a una maggiore aspettativa di vita nei pazienti affetti da questa patologia.
“La novità di questo studio riguarda soprattutto i meccanismi biologici alla base del diverso comportamento clinico” sottolinea la ricercatrice Giulia Calabretto “Nel sangue dei pazienti con MDS ipocellulate si trovano specifiche popolazioni di linfociti, chiamate cellule Natural Killer e linfociti T citotossici, che potrebbero avere un ruolo cruciale nel controllare la malattia o piuttosto nel promuoverne la progressione”.
“La scoperta apre importanti prospettive per il trattamento di questi pazienti, in quanto la terapia potrebbe essere personalizzata a seconda del sottogruppo di malattia – conclude il direttore scientifico del VIMM, Gianpietro Semenzato. – Parallelamente diventa fondamentale un’accurata e preliminare classificazione dei pazienti”.
Un gruppo di ricerca dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) e dell’Università di Padova, coordinato dai docenti Renato Zambello e Semenzato, ha reso noti i risultati di uno studio italiano multicentrico (Hypocellular myelodysplastic syndromes: from clinical description to immunological characterization in the Italian multi-center experience), svolto in collaborazione con la Valeria Santini (Università di Firenze), presidente del comitato scientifico della Fondazione Italiana Sindrome Mielodisplastiche (FISiM) che mostrano caratteristiche utili a migliorare la stratificazione dei pazienti affetti da sindromi mielodisplastiche.
Le sindromi mielodisplastiche comprendono un ampio ed eterogeneo gruppo di patologie ematologiche, caratterizzate da un elevato rischio di evoluzione a leucemia acuta. Ricercatori e ricercatrici hanno studiato la più ampia casistica descritta finora di sindromi mielodisplastiche “ipocellulate”, che rappresentato un raro sottogruppo di MDS. Hanno così identificato le caratteristiche cliniche e i marcatori molecolari associati a una maggiore aspettativa di vita nei pazienti affetti da questa patologia.
“La novità di questo studio riguarda soprattutto i meccanismi biologici alla base del diverso comportamento clinico” sottolinea la ricercatrice Giulia Calabretto “Nel sangue dei pazienti con MDS ipocellulate si trovano specifiche popolazioni di linfociti, chiamate cellule Natural Killer e linfociti T citotossici, che potrebbero avere un ruolo cruciale nel controllare la malattia o piuttosto nel promuoverne la progressione”.
“La scoperta apre importanti prospettive per il trattamento di questi pazienti, in quanto la terapia potrebbe essere personalizzata a seconda del sottogruppo di malattia – conclude il direttore scientifico del VIMM, Gianpietro Semenzato. – Parallelamente diventa fondamentale un’accurata e preliminare classificazione dei pazienti”.
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“La novità di questo studio riguarda soprattutto i meccanismi biologici alla base del diverso comportamento clinico” sottolinea la ricercatrice Giulia Calabretto “Nel sangue dei pazienti con MDS ipocellulate si trovano specifiche popolazioni di linfociti, chiamate cellule Natural Killer e linfociti T citotossici, che potrebbero avere un ruolo cruciale nel controllare la malattia o piuttosto nel promuoverne la progressione”.
“La scoperta apre importanti prospettive per il trattamento di questi pazienti, in quanto la terapia potrebbe essere personalizzata a seconda del sottogruppo di malattia – conclude il direttore scientifico del VIMM, Gianpietro Semenzato. – Parallelamente diventa fondamentale un’accurata e preliminare classificazione dei pazienti”.
Un gruppo di ricerca dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) e dell’Università di Padova, coordinato dai docenti Renato Zambello e Semenzato, ha reso noti i risultati di uno studio italiano multicentrico (Hypocellular myelodysplastic syndromes: from clinical description to immunological characterization in the Italian multi-center experience), svolto in collaborazione con la Valeria Santini (Università di Firenze), presidente del comitato scientifico della Fondazione Italiana Sindrome Mielodisplastiche (FISiM) che mostrano caratteristiche utili a migliorare la stratificazione dei pazienti affetti da sindromi mielodisplastiche.
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Le sindromi mielodisplastiche comprendono un ampio ed eterogeneo gruppo di patologie ematologiche, caratterizzate da un elevato rischio di evoluzione a leucemia acuta. Ricercatori e ricercatrici hanno studiato la più ampia casistica descritta finora di sindromi mielodisplastiche “ipocellulate”, che rappresentato un raro sottogruppo di MDS. Hanno così identificato le caratteristiche cliniche e i marcatori molecolari associati a una maggiore aspettativa di vita nei pazienti affetti da questa patologia.
“La novità di questo studio riguarda soprattutto i meccanismi biologici alla base del diverso comportamento clinico” sottolinea la ricercatrice Giulia Calabretto “Nel sangue dei pazienti con MDS ipocellulate si trovano specifiche popolazioni di linfociti, chiamate cellule Natural Killer e linfociti T citotossici, che potrebbero avere un ruolo cruciale nel controllare la malattia o piuttosto nel promuoverne la progressione”.
“La scoperta apre importanti prospettive per il trattamento di questi pazienti, in quanto la terapia potrebbe essere personalizzata a seconda del sottogruppo di malattia – conclude il direttore scientifico del VIMM, Gianpietro Semenzato. – Parallelamente diventa fondamentale un’accurata e preliminare classificazione dei pazienti”.