Un nuovo modello di <i>reprogramming</i> apre la strada allo studio delle cellule staminali pluripotenti

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Cellular population dynamics shape the route to human pluripotency” è il titolo dello studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Communicatons dal gruppo di ricerca di Nicola Elvassore – direttore scientifico dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) e professore all’Università di Padova – e di Davide Cacchiarelli – a capo del laboratorio Armenise/Harvard di Genomica Integrata presso l’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (TIGEM) e Professore all’Università di Napoli “Federico II”.

Grazie alla specializzazione del laboratorio di Nicola Elvassore nella riproduzione di micro-organi e di modelli in vitro miniaturizzati su base microfluidica, è stato generato un nuovo modello di reprogramming cellulare - processo tramite il quale è possibile generare “artificialmente” cellule staminali pluripotenti a partire da cellule somatiche adulte – altamente veloce ed efficiente. Sfruttando questo sistema, il laboratorio del prof. Cacchiarelli, specializzato in Genomica, ha avuto la possibilità di applicare approcci su singole cellule per studiare le dinamiche del reprogramming ad una risoluzione temporale mai avuta prima d’ora, focalizzandosi sulle interazioni tra le diverse popolazioni cellulari che si manifestano durante il processo stesso.

In particolare, è stato scoperto che durante il reprogramming sorgono due diverse popolazioni di cellule: una consiste di quelle che diventano effettivamente staminali pluripotenti, l’altra, invece, ha il compito di sostenere questa trasformazione, attraverso la secrezione di specifiche molecole nell’ambiente cellulare. Approfondendo la natura di queste molecole, si è osservato come esse ricreino una fase precoce dello sviluppo embrionale, in linea con la natura del processo di generazione di cellule pluripotenti. Tra le molecole di sostegno del reprogramming scoperte nello studio, emerge, sin dalle fasi più precoci, HGF, un fattore di crescita coinvolto nello sviluppo embrionale che viene prodotto dalle cellule di sostegno. HGF interagisce con uno specifico recettore, MET, presente sulla superficie delle cellule che diventeranno pluripotenti. L’interazione tra HGF e MET attiva un fattore, STAT3, deputato a sua volta ad attivare processi che inducono la pluripotenza, confermando quindi che le cellule di sostegno inducono l’asse HGF/MET/STAT3 per potenziare il processo di reprogramming.

Il valore della scoperta e dello studio del reprogramming, e di come questo processo avvenga, permette di ottenere grandi progressi nell’ambito dell’ingegneria cellulare, a partire dalla possibilità e dalla capacità di modellare e trasformare l’identità delle cellule in cellule pluripotenti indotte (iPSCs), che costituiscono una risorsa inestimabile nell’ambito della medicina rigenerativa; da un lato, esse hanno la potenzialità di differenziarsi, cioè specializzarsi, in tutti i tessuti che compongono il nostro organismo. Le iPSCs, inoltre, hanno ampio utilizzo anche nell’ambito della ricerca, perché permettono di approfondire lo studio delle prime fasi dello sviluppo embrionale e possono essere usate come modello per lo studio di diverse patologie.

Nello specifico, le iPSCs sono anche lo strumento principale per la generazione di organoidi, e questa scoperta apre la strada alla generazione di miniorgani da molti pazienti o individui, offrendo la possibilità di studiare aspetti fisiologici. Ma non solo: su questi organoidi sarà possibile anche studiare l’evoluzione di una patologia in laboratorio in modo specifico e per ogni paziente.
“È noto che in moltissimi processi biologici la comunicazione tra le cellule rappresenti un processo fondamentale”, affermano Francesco Panariello e Antonio Grimaldi, primi autori dello studio. “Nonostante ciò, è solo grazie agli avanzamenti tecnologici nell’ambito della Genomica che abbiamo dimostrato quanto tale comunicazione giochi un ruolo chiave anche nel reprogramming cellulare. Riteniamo che la ricerca nel campo delle cellule staminali possa beneficiare enormemente dall’identificazione di una popolazione funzionale di cellule deputate al sostegno della pluripotenza, che offre una visione più completa del processo stesso”.

“In questo progetto di ricerca – e nello studio che ne consegue - abbiamo posto l’enfasi sull’interazione tra cellule e ambiente esterno nelle fasi intermedie del reprogramming, una strada che non è mai stata presa in considerazione e che fornisce un nuovo e ulteriore punto di vista per continuare a studiare questo fenomeno”. Sottolinea Nicola Elvassore. “La possibilità di creare dei protocolli più efficienti per generare le cellule pluripotenti indotte e i dati che abbiamo raccolto nel farlo - interamente accessibili alla comunità scientifica – permetterà ad altri laboratori un nuovo impulso per condurre le loro ricerche”.

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Cellular population dynamics shape the route to human pluripotency” è il titolo dello studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Communicatons dal gruppo di ricerca di Nicola Elvassore – direttore scientifico dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) e professore all’Università di Padova – e di Davide Cacchiarelli – a capo del laboratorio Armenise/Harvard di Genomica Integrata presso l’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (TIGEM) e Professore all’Università di Napoli “Federico II”.

Grazie alla specializzazione del laboratorio di Nicola Elvassore nella riproduzione di micro-organi e di modelli in vitro miniaturizzati su base microfluidica, è stato generato un nuovo modello di reprogramming cellulare - processo tramite il quale è possibile generare “artificialmente” cellule staminali pluripotenti a partire da cellule somatiche adulte – altamente veloce ed efficiente. Sfruttando questo sistema, il laboratorio del prof. Cacchiarelli, specializzato in Genomica, ha avuto la possibilità di applicare approcci su singole cellule per studiare le dinamiche del reprogramming ad una risoluzione temporale mai avuta prima d’ora, focalizzandosi sulle interazioni tra le diverse popolazioni cellulari che si manifestano durante il processo stesso.

In particolare, è stato scoperto che durante il reprogramming sorgono due diverse popolazioni di cellule: una consiste di quelle che diventano effettivamente staminali pluripotenti, l’altra, invece, ha il compito di sostenere questa trasformazione, attraverso la secrezione di specifiche molecole nell’ambiente cellulare. Approfondendo la natura di queste molecole, si è osservato come esse ricreino una fase precoce dello sviluppo embrionale, in linea con la natura del processo di generazione di cellule pluripotenti. Tra le molecole di sostegno del reprogramming scoperte nello studio, emerge, sin dalle fasi più precoci, HGF, un fattore di crescita coinvolto nello sviluppo embrionale che viene prodotto dalle cellule di sostegno. HGF interagisce con uno specifico recettore, MET, presente sulla superficie delle cellule che diventeranno pluripotenti. L’interazione tra HGF e MET attiva un fattore, STAT3, deputato a sua volta ad attivare processi che inducono la pluripotenza, confermando quindi che le cellule di sostegno inducono l’asse HGF/MET/STAT3 per potenziare il processo di reprogramming.

Il valore della scoperta e dello studio del reprogramming, e di come questo processo avvenga, permette di ottenere grandi progressi nell’ambito dell’ingegneria cellulare, a partire dalla possibilità e dalla capacità di modellare e trasformare l’identità delle cellule in cellule pluripotenti indotte (iPSCs), che costituiscono una risorsa inestimabile nell’ambito della medicina rigenerativa; da un lato, esse hanno la potenzialità di differenziarsi, cioè specializzarsi, in tutti i tessuti che compongono il nostro organismo. Le iPSCs, inoltre, hanno ampio utilizzo anche nell’ambito della ricerca, perché permettono di approfondire lo studio delle prime fasi dello sviluppo embrionale e possono essere usate come modello per lo studio di diverse patologie.

Nello specifico, le iPSCs sono anche lo strumento principale per la generazione di organoidi, e questa scoperta apre la strada alla generazione di miniorgani da molti pazienti o individui, offrendo la possibilità di studiare aspetti fisiologici. Ma non solo: su questi organoidi sarà possibile anche studiare l’evoluzione di una patologia in laboratorio in modo specifico e per ogni paziente.
“È noto che in moltissimi processi biologici la comunicazione tra le cellule rappresenti un processo fondamentale”, affermano Francesco Panariello e Antonio Grimaldi, primi autori dello studio. “Nonostante ciò, è solo grazie agli avanzamenti tecnologici nell’ambito della Genomica che abbiamo dimostrato quanto tale comunicazione giochi un ruolo chiave anche nel reprogramming cellulare. Riteniamo che la ricerca nel campo delle cellule staminali possa beneficiare enormemente dall’identificazione di una popolazione funzionale di cellule deputate al sostegno della pluripotenza, che offre una visione più completa del processo stesso”.

“In questo progetto di ricerca – e nello studio che ne consegue - abbiamo posto l’enfasi sull’interazione tra cellule e ambiente esterno nelle fasi intermedie del reprogramming, una strada che non è mai stata presa in considerazione e che fornisce un nuovo e ulteriore punto di vista per continuare a studiare questo fenomeno”. Sottolinea Nicola Elvassore. “La possibilità di creare dei protocolli più efficienti per generare le cellule pluripotenti indotte e i dati che abbiamo raccolto nel farlo - interamente accessibili alla comunità scientifica – permetterà ad altri laboratori un nuovo impulso per condurre le loro ricerche”.

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Grazie alla specializzazione del laboratorio di Nicola Elvassore nella riproduzione di micro-organi e di modelli in vitro miniaturizzati su base microfluidica, è stato generato un nuovo modello di reprogramming cellulare - processo tramite il quale è possibile generare “artificialmente” cellule staminali pluripotenti a partire da cellule somatiche adulte – altamente veloce ed efficiente. Sfruttando questo sistema, il laboratorio del prof. Cacchiarelli, specializzato in Genomica, ha avuto la possibilità di applicare approcci su singole cellule per studiare le dinamiche del reprogramming ad una risoluzione temporale mai avuta prima d’ora, focalizzandosi sulle interazioni tra le diverse popolazioni cellulari che si manifestano durante il processo stesso.

In particolare, è stato scoperto che durante il reprogramming sorgono due diverse popolazioni di cellule: una consiste di quelle che diventano effettivamente staminali pluripotenti, l’altra, invece, ha il compito di sostenere questa trasformazione, attraverso la secrezione di specifiche molecole nell’ambiente cellulare. Approfondendo la natura di queste molecole, si è osservato come esse ricreino una fase precoce dello sviluppo embrionale, in linea con la natura del processo di generazione di cellule pluripotenti. Tra le molecole di sostegno del reprogramming scoperte nello studio, emerge, sin dalle fasi più precoci, HGF, un fattore di crescita coinvolto nello sviluppo embrionale che viene prodotto dalle cellule di sostegno. HGF interagisce con uno specifico recettore, MET, presente sulla superficie delle cellule che diventeranno pluripotenti. L’interazione tra HGF e MET attiva un fattore, STAT3, deputato a sua volta ad attivare processi che inducono la pluripotenza, confermando quindi che le cellule di sostegno inducono l’asse HGF/MET/STAT3 per potenziare il processo di reprogramming.

Il valore della scoperta e dello studio del reprogramming, e di come questo processo avvenga, permette di ottenere grandi progressi nell’ambito dell’ingegneria cellulare, a partire dalla possibilità e dalla capacità di modellare e trasformare l’identità delle cellule in cellule pluripotenti indotte (iPSCs), che costituiscono una risorsa inestimabile nell’ambito della medicina rigenerativa; da un lato, esse hanno la potenzialità di differenziarsi, cioè specializzarsi, in tutti i tessuti che compongono il nostro organismo. Le iPSCs, inoltre, hanno ampio utilizzo anche nell’ambito della ricerca, perché permettono di approfondire lo studio delle prime fasi dello sviluppo embrionale e possono essere usate come modello per lo studio di diverse patologie.

Nello specifico, le iPSCs sono anche lo strumento principale per la generazione di organoidi, e questa scoperta apre la strada alla generazione di miniorgani da molti pazienti o individui, offrendo la possibilità di studiare aspetti fisiologici. Ma non solo: su questi organoidi sarà possibile anche studiare l’evoluzione di una patologia in laboratorio in modo specifico e per ogni paziente.
“È noto che in moltissimi processi biologici la comunicazione tra le cellule rappresenti un processo fondamentale”, affermano Francesco Panariello e Antonio Grimaldi, primi autori dello studio. “Nonostante ciò, è solo grazie agli avanzamenti tecnologici nell’ambito della Genomica che abbiamo dimostrato quanto tale comunicazione giochi un ruolo chiave anche nel reprogramming cellulare. Riteniamo che la ricerca nel campo delle cellule staminali possa beneficiare enormemente dall’identificazione di una popolazione funzionale di cellule deputate al sostegno della pluripotenza, che offre una visione più completa del processo stesso”.

“In questo progetto di ricerca – e nello studio che ne consegue - abbiamo posto l’enfasi sull’interazione tra cellule e ambiente esterno nelle fasi intermedie del reprogramming, una strada che non è mai stata presa in considerazione e che fornisce un nuovo e ulteriore punto di vista per continuare a studiare questo fenomeno”. Sottolinea Nicola Elvassore. “La possibilità di creare dei protocolli più efficienti per generare le cellule pluripotenti indotte e i dati che abbiamo raccolto nel farlo - interamente accessibili alla comunità scientifica – permetterà ad altri laboratori un nuovo impulso per condurre le loro ricerche”.

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Grazie alla specializzazione del laboratorio di Nicola Elvassore nella riproduzione di micro-organi e di modelli in vitro miniaturizzati su base microfluidica, è stato generato un nuovo modello di reprogramming cellulare - processo tramite il quale è possibile generare “artificialmente” cellule staminali pluripotenti a partire da cellule somatiche adulte – altamente veloce ed efficiente. Sfruttando questo sistema, il laboratorio del prof. Cacchiarelli, specializzato in Genomica, ha avuto la possibilità di applicare approcci su singole cellule per studiare le dinamiche del reprogramming ad una risoluzione temporale mai avuta prima d’ora, focalizzandosi sulle interazioni tra le diverse popolazioni cellulari che si manifestano durante il processo stesso.

In particolare, è stato scoperto che durante il reprogramming sorgono due diverse popolazioni di cellule: una consiste di quelle che diventano effettivamente staminali pluripotenti, l’altra, invece, ha il compito di sostenere questa trasformazione, attraverso la secrezione di specifiche molecole nell’ambiente cellulare. Approfondendo la natura di queste molecole, si è osservato come esse ricreino una fase precoce dello sviluppo embrionale, in linea con la natura del processo di generazione di cellule pluripotenti. Tra le molecole di sostegno del reprogramming scoperte nello studio, emerge, sin dalle fasi più precoci, HGF, un fattore di crescita coinvolto nello sviluppo embrionale che viene prodotto dalle cellule di sostegno. HGF interagisce con uno specifico recettore, MET, presente sulla superficie delle cellule che diventeranno pluripotenti. L’interazione tra HGF e MET attiva un fattore, STAT3, deputato a sua volta ad attivare processi che inducono la pluripotenza, confermando quindi che le cellule di sostegno inducono l’asse HGF/MET/STAT3 per potenziare il processo di reprogramming.

Il valore della scoperta e dello studio del reprogramming, e di come questo processo avvenga, permette di ottenere grandi progressi nell’ambito dell’ingegneria cellulare, a partire dalla possibilità e dalla capacità di modellare e trasformare l’identità delle cellule in cellule pluripotenti indotte (iPSCs), che costituiscono una risorsa inestimabile nell’ambito della medicina rigenerativa; da un lato, esse hanno la potenzialità di differenziarsi, cioè specializzarsi, in tutti i tessuti che compongono il nostro organismo. Le iPSCs, inoltre, hanno ampio utilizzo anche nell’ambito della ricerca, perché permettono di approfondire lo studio delle prime fasi dello sviluppo embrionale e possono essere usate come modello per lo studio di diverse patologie.

Nello specifico, le iPSCs sono anche lo strumento principale per la generazione di organoidi, e questa scoperta apre la strada alla generazione di miniorgani da molti pazienti o individui, offrendo la possibilità di studiare aspetti fisiologici. Ma non solo: su questi organoidi sarà possibile anche studiare l’evoluzione di una patologia in laboratorio in modo specifico e per ogni paziente.
“È noto che in moltissimi processi biologici la comunicazione tra le cellule rappresenti un processo fondamentale”, affermano Francesco Panariello e Antonio Grimaldi, primi autori dello studio. “Nonostante ciò, è solo grazie agli avanzamenti tecnologici nell’ambito della Genomica che abbiamo dimostrato quanto tale comunicazione giochi un ruolo chiave anche nel reprogramming cellulare. Riteniamo che la ricerca nel campo delle cellule staminali possa beneficiare enormemente dall’identificazione di una popolazione funzionale di cellule deputate al sostegno della pluripotenza, che offre una visione più completa del processo stesso”.

“In questo progetto di ricerca – e nello studio che ne consegue - abbiamo posto l’enfasi sull’interazione tra cellule e ambiente esterno nelle fasi intermedie del reprogramming, una strada che non è mai stata presa in considerazione e che fornisce un nuovo e ulteriore punto di vista per continuare a studiare questo fenomeno”. Sottolinea Nicola Elvassore. “La possibilità di creare dei protocolli più efficienti per generare le cellule pluripotenti indotte e i dati che abbiamo raccolto nel farlo - interamente accessibili alla comunità scientifica – permetterà ad altri laboratori un nuovo impulso per condurre le loro ricerche”.

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Grazie alla specializzazione del laboratorio di Nicola Elvassore nella riproduzione di micro-organi e di modelli in vitro miniaturizzati su base microfluidica, è stato generato un nuovo modello di reprogramming cellulare - processo tramite il quale è possibile generare “artificialmente” cellule staminali pluripotenti a partire da cellule somatiche adulte – altamente veloce ed efficiente. Sfruttando questo sistema, il laboratorio del prof. Cacchiarelli, specializzato in Genomica, ha avuto la possibilità di applicare approcci su singole cellule per studiare le dinamiche del reprogramming ad una risoluzione temporale mai avuta prima d’ora, focalizzandosi sulle interazioni tra le diverse popolazioni cellulari che si manifestano durante il processo stesso.

In particolare, è stato scoperto che durante il reprogramming sorgono due diverse popolazioni di cellule: una consiste di quelle che diventano effettivamente staminali pluripotenti, l’altra, invece, ha il compito di sostenere questa trasformazione, attraverso la secrezione di specifiche molecole nell’ambiente cellulare. Approfondendo la natura di queste molecole, si è osservato come esse ricreino una fase precoce dello sviluppo embrionale, in linea con la natura del processo di generazione di cellule pluripotenti. Tra le molecole di sostegno del reprogramming scoperte nello studio, emerge, sin dalle fasi più precoci, HGF, un fattore di crescita coinvolto nello sviluppo embrionale che viene prodotto dalle cellule di sostegno. HGF interagisce con uno specifico recettore, MET, presente sulla superficie delle cellule che diventeranno pluripotenti. L’interazione tra HGF e MET attiva un fattore, STAT3, deputato a sua volta ad attivare processi che inducono la pluripotenza, confermando quindi che le cellule di sostegno inducono l’asse HGF/MET/STAT3 per potenziare il processo di reprogramming.

Il valore della scoperta e dello studio del reprogramming, e di come questo processo avvenga, permette di ottenere grandi progressi nell’ambito dell’ingegneria cellulare, a partire dalla possibilità e dalla capacità di modellare e trasformare l’identità delle cellule in cellule pluripotenti indotte (iPSCs), che costituiscono una risorsa inestimabile nell’ambito della medicina rigenerativa; da un lato, esse hanno la potenzialità di differenziarsi, cioè specializzarsi, in tutti i tessuti che compongono il nostro organismo. Le iPSCs, inoltre, hanno ampio utilizzo anche nell’ambito della ricerca, perché permettono di approfondire lo studio delle prime fasi dello sviluppo embrionale e possono essere usate come modello per lo studio di diverse patologie.

Nello specifico, le iPSCs sono anche lo strumento principale per la generazione di organoidi, e questa scoperta apre la strada alla generazione di miniorgani da molti pazienti o individui, offrendo la possibilità di studiare aspetti fisiologici. Ma non solo: su questi organoidi sarà possibile anche studiare l’evoluzione di una patologia in laboratorio in modo specifico e per ogni paziente.
“È noto che in moltissimi processi biologici la comunicazione tra le cellule rappresenti un processo fondamentale”, affermano Francesco Panariello e Antonio Grimaldi, primi autori dello studio. “Nonostante ciò, è solo grazie agli avanzamenti tecnologici nell’ambito della Genomica che abbiamo dimostrato quanto tale comunicazione giochi un ruolo chiave anche nel reprogramming cellulare. Riteniamo che la ricerca nel campo delle cellule staminali possa beneficiare enormemente dall’identificazione di una popolazione funzionale di cellule deputate al sostegno della pluripotenza, che offre una visione più completa del processo stesso”.

“In questo progetto di ricerca – e nello studio che ne consegue - abbiamo posto l’enfasi sull’interazione tra cellule e ambiente esterno nelle fasi intermedie del reprogramming, una strada che non è mai stata presa in considerazione e che fornisce un nuovo e ulteriore punto di vista per continuare a studiare questo fenomeno”. Sottolinea Nicola Elvassore. “La possibilità di creare dei protocolli più efficienti per generare le cellule pluripotenti indotte e i dati che abbiamo raccolto nel farlo - interamente accessibili alla comunità scientifica – permetterà ad altri laboratori un nuovo impulso per condurre le loro ricerche”.

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Grazie alla specializzazione del laboratorio di Nicola Elvassore nella riproduzione di micro-organi e di modelli in vitro miniaturizzati su base microfluidica, è stato generato un nuovo modello di reprogramming cellulare - processo tramite il quale è possibile generare “artificialmente” cellule staminali pluripotenti a partire da cellule somatiche adulte – altamente veloce ed efficiente. Sfruttando questo sistema, il laboratorio del prof. Cacchiarelli, specializzato in Genomica, ha avuto la possibilità di applicare approcci su singole cellule per studiare le dinamiche del reprogramming ad una risoluzione temporale mai avuta prima d’ora, focalizzandosi sulle interazioni tra le diverse popolazioni cellulari che si manifestano durante il processo stesso.

In particolare, è stato scoperto che durante il reprogramming sorgono due diverse popolazioni di cellule: una consiste di quelle che diventano effettivamente staminali pluripotenti, l’altra, invece, ha il compito di sostenere questa trasformazione, attraverso la secrezione di specifiche molecole nell’ambiente cellulare. Approfondendo la natura di queste molecole, si è osservato come esse ricreino una fase precoce dello sviluppo embrionale, in linea con la natura del processo di generazione di cellule pluripotenti. Tra le molecole di sostegno del reprogramming scoperte nello studio, emerge, sin dalle fasi più precoci, HGF, un fattore di crescita coinvolto nello sviluppo embrionale che viene prodotto dalle cellule di sostegno. HGF interagisce con uno specifico recettore, MET, presente sulla superficie delle cellule che diventeranno pluripotenti. L’interazione tra HGF e MET attiva un fattore, STAT3, deputato a sua volta ad attivare processi che inducono la pluripotenza, confermando quindi che le cellule di sostegno inducono l’asse HGF/MET/STAT3 per potenziare il processo di reprogramming.

Il valore della scoperta e dello studio del reprogramming, e di come questo processo avvenga, permette di ottenere grandi progressi nell’ambito dell’ingegneria cellulare, a partire dalla possibilità e dalla capacità di modellare e trasformare l’identità delle cellule in cellule pluripotenti indotte (iPSCs), che costituiscono una risorsa inestimabile nell’ambito della medicina rigenerativa; da un lato, esse hanno la potenzialità di differenziarsi, cioè specializzarsi, in tutti i tessuti che compongono il nostro organismo. Le iPSCs, inoltre, hanno ampio utilizzo anche nell’ambito della ricerca, perché permettono di approfondire lo studio delle prime fasi dello sviluppo embrionale e possono essere usate come modello per lo studio di diverse patologie.

Nello specifico, le iPSCs sono anche lo strumento principale per la generazione di organoidi, e questa scoperta apre la strada alla generazione di miniorgani da molti pazienti o individui, offrendo la possibilità di studiare aspetti fisiologici. Ma non solo: su questi organoidi sarà possibile anche studiare l’evoluzione di una patologia in laboratorio in modo specifico e per ogni paziente.
“È noto che in moltissimi processi biologici la comunicazione tra le cellule rappresenti un processo fondamentale”, affermano Francesco Panariello e Antonio Grimaldi, primi autori dello studio. “Nonostante ciò, è solo grazie agli avanzamenti tecnologici nell’ambito della Genomica che abbiamo dimostrato quanto tale comunicazione giochi un ruolo chiave anche nel reprogramming cellulare. Riteniamo che la ricerca nel campo delle cellule staminali possa beneficiare enormemente dall’identificazione di una popolazione funzionale di cellule deputate al sostegno della pluripotenza, che offre una visione più completa del processo stesso”.

“In questo progetto di ricerca – e nello studio che ne consegue - abbiamo posto l’enfasi sull’interazione tra cellule e ambiente esterno nelle fasi intermedie del reprogramming, una strada che non è mai stata presa in considerazione e che fornisce un nuovo e ulteriore punto di vista per continuare a studiare questo fenomeno”. Sottolinea Nicola Elvassore. “La possibilità di creare dei protocolli più efficienti per generare le cellule pluripotenti indotte e i dati che abbiamo raccolto nel farlo - interamente accessibili alla comunità scientifica – permetterà ad altri laboratori un nuovo impulso per condurre le loro ricerche”.

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Cellular population dynamics shape the route to human pluripotency” è il titolo dello studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Communicatons dal gruppo di ricerca di Nicola Elvassore – direttore scientifico dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) e professore all’Università di Padova – e di Davide Cacchiarelli – a capo del laboratorio Armenise/Harvard di Genomica Integrata presso l’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (TIGEM) e Professore all’Università di Napoli “Federico II”.

Grazie alla specializzazione del laboratorio di Nicola Elvassore nella riproduzione di micro-organi e di modelli in vitro miniaturizzati su base microfluidica, è stato generato un nuovo modello di reprogramming cellulare - processo tramite il quale è possibile generare “artificialmente” cellule staminali pluripotenti a partire da cellule somatiche adulte – altamente veloce ed efficiente. Sfruttando questo sistema, il laboratorio del prof. Cacchiarelli, specializzato in Genomica, ha avuto la possibilità di applicare approcci su singole cellule per studiare le dinamiche del reprogramming ad una risoluzione temporale mai avuta prima d’ora, focalizzandosi sulle interazioni tra le diverse popolazioni cellulari che si manifestano durante il processo stesso.

In particolare, è stato scoperto che durante il reprogramming sorgono due diverse popolazioni di cellule: una consiste di quelle che diventano effettivamente staminali pluripotenti, l’altra, invece, ha il compito di sostenere questa trasformazione, attraverso la secrezione di specifiche molecole nell’ambiente cellulare. Approfondendo la natura di queste molecole, si è osservato come esse ricreino una fase precoce dello sviluppo embrionale, in linea con la natura del processo di generazione di cellule pluripotenti. Tra le molecole di sostegno del reprogramming scoperte nello studio, emerge, sin dalle fasi più precoci, HGF, un fattore di crescita coinvolto nello sviluppo embrionale che viene prodotto dalle cellule di sostegno. HGF interagisce con uno specifico recettore, MET, presente sulla superficie delle cellule che diventeranno pluripotenti. L’interazione tra HGF e MET attiva un fattore, STAT3, deputato a sua volta ad attivare processi che inducono la pluripotenza, confermando quindi che le cellule di sostegno inducono l’asse HGF/MET/STAT3 per potenziare il processo di reprogramming.

Il valore della scoperta e dello studio del reprogramming, e di come questo processo avvenga, permette di ottenere grandi progressi nell’ambito dell’ingegneria cellulare, a partire dalla possibilità e dalla capacità di modellare e trasformare l’identità delle cellule in cellule pluripotenti indotte (iPSCs), che costituiscono una risorsa inestimabile nell’ambito della medicina rigenerativa; da un lato, esse hanno la potenzialità di differenziarsi, cioè specializzarsi, in tutti i tessuti che compongono il nostro organismo. Le iPSCs, inoltre, hanno ampio utilizzo anche nell’ambito della ricerca, perché permettono di approfondire lo studio delle prime fasi dello sviluppo embrionale e possono essere usate come modello per lo studio di diverse patologie.

Nello specifico, le iPSCs sono anche lo strumento principale per la generazione di organoidi, e questa scoperta apre la strada alla generazione di miniorgani da molti pazienti o individui, offrendo la possibilità di studiare aspetti fisiologici. Ma non solo: su questi organoidi sarà possibile anche studiare l’evoluzione di una patologia in laboratorio in modo specifico e per ogni paziente.
“È noto che in moltissimi processi biologici la comunicazione tra le cellule rappresenti un processo fondamentale”, affermano Francesco Panariello e Antonio Grimaldi, primi autori dello studio. “Nonostante ciò, è solo grazie agli avanzamenti tecnologici nell’ambito della Genomica che abbiamo dimostrato quanto tale comunicazione giochi un ruolo chiave anche nel reprogramming cellulare. Riteniamo che la ricerca nel campo delle cellule staminali possa beneficiare enormemente dall’identificazione di una popolazione funzionale di cellule deputate al sostegno della pluripotenza, che offre una visione più completa del processo stesso”.

“In questo progetto di ricerca – e nello studio che ne consegue - abbiamo posto l’enfasi sull’interazione tra cellule e ambiente esterno nelle fasi intermedie del reprogramming, una strada che non è mai stata presa in considerazione e che fornisce un nuovo e ulteriore punto di vista per continuare a studiare questo fenomeno”. Sottolinea Nicola Elvassore. “La possibilità di creare dei protocolli più efficienti per generare le cellule pluripotenti indotte e i dati che abbiamo raccolto nel farlo - interamente accessibili alla comunità scientifica – permetterà ad altri laboratori un nuovo impulso per condurre le loro ricerche”.

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Cellular population dynamics shape the route to human pluripotency” è il titolo dello studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Communicatons dal gruppo di ricerca di Nicola Elvassore – direttore scientifico dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) e professore all’Università di Padova – e di Davide Cacchiarelli – a capo del laboratorio Armenise/Harvard di Genomica Integrata presso l’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (TIGEM) e Professore all’Università di Napoli “Federico II”.

Grazie alla specializzazione del laboratorio di Nicola Elvassore nella riproduzione di micro-organi e di modelli in vitro miniaturizzati su base microfluidica, è stato generato un nuovo modello di reprogramming cellulare - processo tramite il quale è possibile generare “artificialmente” cellule staminali pluripotenti a partire da cellule somatiche adulte – altamente veloce ed efficiente. Sfruttando questo sistema, il laboratorio del prof. Cacchiarelli, specializzato in Genomica, ha avuto la possibilità di applicare approcci su singole cellule per studiare le dinamiche del reprogramming ad una risoluzione temporale mai avuta prima d’ora, focalizzandosi sulle interazioni tra le diverse popolazioni cellulari che si manifestano durante il processo stesso.

In particolare, è stato scoperto che durante il reprogramming sorgono due diverse popolazioni di cellule: una consiste di quelle che diventano effettivamente staminali pluripotenti, l’altra, invece, ha il compito di sostenere questa trasformazione, attraverso la secrezione di specifiche molecole nell’ambiente cellulare. Approfondendo la natura di queste molecole, si è osservato come esse ricreino una fase precoce dello sviluppo embrionale, in linea con la natura del processo di generazione di cellule pluripotenti. Tra le molecole di sostegno del reprogramming scoperte nello studio, emerge, sin dalle fasi più precoci, HGF, un fattore di crescita coinvolto nello sviluppo embrionale che viene prodotto dalle cellule di sostegno. HGF interagisce con uno specifico recettore, MET, presente sulla superficie delle cellule che diventeranno pluripotenti. L’interazione tra HGF e MET attiva un fattore, STAT3, deputato a sua volta ad attivare processi che inducono la pluripotenza, confermando quindi che le cellule di sostegno inducono l’asse HGF/MET/STAT3 per potenziare il processo di reprogramming.

Il valore della scoperta e dello studio del reprogramming, e di come questo processo avvenga, permette di ottenere grandi progressi nell’ambito dell’ingegneria cellulare, a partire dalla possibilità e dalla capacità di modellare e trasformare l’identità delle cellule in cellule pluripotenti indotte (iPSCs), che costituiscono una risorsa inestimabile nell’ambito della medicina rigenerativa; da un lato, esse hanno la potenzialità di differenziarsi, cioè specializzarsi, in tutti i tessuti che compongono il nostro organismo. Le iPSCs, inoltre, hanno ampio utilizzo anche nell’ambito della ricerca, perché permettono di approfondire lo studio delle prime fasi dello sviluppo embrionale e possono essere usate come modello per lo studio di diverse patologie.

Nello specifico, le iPSCs sono anche lo strumento principale per la generazione di organoidi, e questa scoperta apre la strada alla generazione di miniorgani da molti pazienti o individui, offrendo la possibilità di studiare aspetti fisiologici. Ma non solo: su questi organoidi sarà possibile anche studiare l’evoluzione di una patologia in laboratorio in modo specifico e per ogni paziente.
“È noto che in moltissimi processi biologici la comunicazione tra le cellule rappresenti un processo fondamentale”, affermano Francesco Panariello e Antonio Grimaldi, primi autori dello studio. “Nonostante ciò, è solo grazie agli avanzamenti tecnologici nell’ambito della Genomica che abbiamo dimostrato quanto tale comunicazione giochi un ruolo chiave anche nel reprogramming cellulare. Riteniamo che la ricerca nel campo delle cellule staminali possa beneficiare enormemente dall’identificazione di una popolazione funzionale di cellule deputate al sostegno della pluripotenza, che offre una visione più completa del processo stesso”.

“In questo progetto di ricerca – e nello studio che ne consegue - abbiamo posto l’enfasi sull’interazione tra cellule e ambiente esterno nelle fasi intermedie del reprogramming, una strada che non è mai stata presa in considerazione e che fornisce un nuovo e ulteriore punto di vista per continuare a studiare questo fenomeno”. Sottolinea Nicola Elvassore. “La possibilità di creare dei protocolli più efficienti per generare le cellule pluripotenti indotte e i dati che abbiamo raccolto nel farlo - interamente accessibili alla comunità scientifica – permetterà ad altri laboratori un nuovo impulso per condurre le loro ricerche”.

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Grazie alla specializzazione del laboratorio di Nicola Elvassore nella riproduzione di micro-organi e di modelli in vitro miniaturizzati su base microfluidica, è stato generato un nuovo modello di reprogramming cellulare - processo tramite il quale è possibile generare “artificialmente” cellule staminali pluripotenti a partire da cellule somatiche adulte – altamente veloce ed efficiente. Sfruttando questo sistema, il laboratorio del prof. Cacchiarelli, specializzato in Genomica, ha avuto la possibilità di applicare approcci su singole cellule per studiare le dinamiche del reprogramming ad una risoluzione temporale mai avuta prima d’ora, focalizzandosi sulle interazioni tra le diverse popolazioni cellulari che si manifestano durante il processo stesso.

In particolare, è stato scoperto che durante il reprogramming sorgono due diverse popolazioni di cellule: una consiste di quelle che diventano effettivamente staminali pluripotenti, l’altra, invece, ha il compito di sostenere questa trasformazione, attraverso la secrezione di specifiche molecole nell’ambiente cellulare. Approfondendo la natura di queste molecole, si è osservato come esse ricreino una fase precoce dello sviluppo embrionale, in linea con la natura del processo di generazione di cellule pluripotenti. Tra le molecole di sostegno del reprogramming scoperte nello studio, emerge, sin dalle fasi più precoci, HGF, un fattore di crescita coinvolto nello sviluppo embrionale che viene prodotto dalle cellule di sostegno. HGF interagisce con uno specifico recettore, MET, presente sulla superficie delle cellule che diventeranno pluripotenti. L’interazione tra HGF e MET attiva un fattore, STAT3, deputato a sua volta ad attivare processi che inducono la pluripotenza, confermando quindi che le cellule di sostegno inducono l’asse HGF/MET/STAT3 per potenziare il processo di reprogramming.

Il valore della scoperta e dello studio del reprogramming, e di come questo processo avvenga, permette di ottenere grandi progressi nell’ambito dell’ingegneria cellulare, a partire dalla possibilità e dalla capacità di modellare e trasformare l’identità delle cellule in cellule pluripotenti indotte (iPSCs), che costituiscono una risorsa inestimabile nell’ambito della medicina rigenerativa; da un lato, esse hanno la potenzialità di differenziarsi, cioè specializzarsi, in tutti i tessuti che compongono il nostro organismo. Le iPSCs, inoltre, hanno ampio utilizzo anche nell’ambito della ricerca, perché permettono di approfondire lo studio delle prime fasi dello sviluppo embrionale e possono essere usate come modello per lo studio di diverse patologie.

Nello specifico, le iPSCs sono anche lo strumento principale per la generazione di organoidi, e questa scoperta apre la strada alla generazione di miniorgani da molti pazienti o individui, offrendo la possibilità di studiare aspetti fisiologici. Ma non solo: su questi organoidi sarà possibile anche studiare l’evoluzione di una patologia in laboratorio in modo specifico e per ogni paziente.
“È noto che in moltissimi processi biologici la comunicazione tra le cellule rappresenti un processo fondamentale”, affermano Francesco Panariello e Antonio Grimaldi, primi autori dello studio. “Nonostante ciò, è solo grazie agli avanzamenti tecnologici nell’ambito della Genomica che abbiamo dimostrato quanto tale comunicazione giochi un ruolo chiave anche nel reprogramming cellulare. Riteniamo che la ricerca nel campo delle cellule staminali possa beneficiare enormemente dall’identificazione di una popolazione funzionale di cellule deputate al sostegno della pluripotenza, che offre una visione più completa del processo stesso”.

“In questo progetto di ricerca – e nello studio che ne consegue - abbiamo posto l’enfasi sull’interazione tra cellule e ambiente esterno nelle fasi intermedie del reprogramming, una strada che non è mai stata presa in considerazione e che fornisce un nuovo e ulteriore punto di vista per continuare a studiare questo fenomeno”. Sottolinea Nicola Elvassore. “La possibilità di creare dei protocolli più efficienti per generare le cellule pluripotenti indotte e i dati che abbiamo raccolto nel farlo - interamente accessibili alla comunità scientifica – permetterà ad altri laboratori un nuovo impulso per condurre le loro ricerche”.

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Grazie alla specializzazione del laboratorio di Nicola Elvassore nella riproduzione di micro-organi e di modelli in vitro miniaturizzati su base microfluidica, è stato generato un nuovo modello di reprogramming cellulare - processo tramite il quale è possibile generare “artificialmente” cellule staminali pluripotenti a partire da cellule somatiche adulte – altamente veloce ed efficiente. Sfruttando questo sistema, il laboratorio del prof. Cacchiarelli, specializzato in Genomica, ha avuto la possibilità di applicare approcci su singole cellule per studiare le dinamiche del reprogramming ad una risoluzione temporale mai avuta prima d’ora, focalizzandosi sulle interazioni tra le diverse popolazioni cellulari che si manifestano durante il processo stesso.

In particolare, è stato scoperto che durante il reprogramming sorgono due diverse popolazioni di cellule: una consiste di quelle che diventano effettivamente staminali pluripotenti, l’altra, invece, ha il compito di sostenere questa trasformazione, attraverso la secrezione di specifiche molecole nell’ambiente cellulare. Approfondendo la natura di queste molecole, si è osservato come esse ricreino una fase precoce dello sviluppo embrionale, in linea con la natura del processo di generazione di cellule pluripotenti. Tra le molecole di sostegno del reprogramming scoperte nello studio, emerge, sin dalle fasi più precoci, HGF, un fattore di crescita coinvolto nello sviluppo embrionale che viene prodotto dalle cellule di sostegno. HGF interagisce con uno specifico recettore, MET, presente sulla superficie delle cellule che diventeranno pluripotenti. L’interazione tra HGF e MET attiva un fattore, STAT3, deputato a sua volta ad attivare processi che inducono la pluripotenza, confermando quindi che le cellule di sostegno inducono l’asse HGF/MET/STAT3 per potenziare il processo di reprogramming.

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Nello specifico, le iPSCs sono anche lo strumento principale per la generazione di organoidi, e questa scoperta apre la strada alla generazione di miniorgani da molti pazienti o individui, offrendo la possibilità di studiare aspetti fisiologici. Ma non solo: su questi organoidi sarà possibile anche studiare l’evoluzione di una patologia in laboratorio in modo specifico e per ogni paziente.
“È noto che in moltissimi processi biologici la comunicazione tra le cellule rappresenti un processo fondamentale”, affermano Francesco Panariello e Antonio Grimaldi, primi autori dello studio. “Nonostante ciò, è solo grazie agli avanzamenti tecnologici nell’ambito della Genomica che abbiamo dimostrato quanto tale comunicazione giochi un ruolo chiave anche nel reprogramming cellulare. Riteniamo che la ricerca nel campo delle cellule staminali possa beneficiare enormemente dall’identificazione di una popolazione funzionale di cellule deputate al sostegno della pluripotenza, che offre una visione più completa del processo stesso”.

“In questo progetto di ricerca – e nello studio che ne consegue - abbiamo posto l’enfasi sull’interazione tra cellule e ambiente esterno nelle fasi intermedie del reprogramming, una strada che non è mai stata presa in considerazione e che fornisce un nuovo e ulteriore punto di vista per continuare a studiare questo fenomeno”. Sottolinea Nicola Elvassore. “La possibilità di creare dei protocolli più efficienti per generare le cellule pluripotenti indotte e i dati che abbiamo raccolto nel farlo - interamente accessibili alla comunità scientifica – permetterà ad altri laboratori un nuovo impulso per condurre le loro ricerche”.

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RICERCA UNIPD-VIMM: UN NUOVO MODELLO DI REPROGRAMMING APRE LA STRADA ALLO STUDIO DELLE CELLULE STAMINALI PLURIPOTENTI

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MERAVIGLIE IN VISTA / 2 - Un'acquamarina da Chumar Bakhoor (Pakistan) sarà uno dei reperti esposti al Museo della Natura e dell’Uomo (MNU) dell'Università di Padova

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I lavori dell'Assemblea costituente per la modifica dello Statuto Unipd

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L’Assemblea costituente dell'Università di Padova, che è formata dai componenti del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione, ha il compito di approvare le modifiche allo Statuto dell’Ateneo. Riunitasi per la prima volta lo scorso 31 marzo, ha concluso i suoi lavori il 19 maggio 2023, approvando definitivamente le modifiche statutarie discusse nelle precedenti sedute, ossia:

1. Modifiche di natura tecnica ed adeguamenti normativi;
2. Peso del voto del personale tecnico ed amministrativo nell’elezione del direttore di Dipartimento;
3. Assetto elettivo e composizione del Consiglio degli studenti.

 Per quanto riguarda il punto 1, l’Assemblea ha recepito gli aggiornamenti delle norme di riferimento, uniformando in particolare a 4 anni la durata degli organi di Ateneo dove non diversamente disposto dalla legge, sostituendo l’Osservatorio della ricerca con il Presidio della Qualità di Ateneo e prevedendo la possibilità di attivare più di una commissione paritetica docenti-studenti per ciascuna Scuola.

Per quanto riguarda il punto 2, relativo al peso del voto del personale tecnico ed amministrativo nell’elezione del direttore di Dipartimento, l’Assemblea ha deciso di aumentare sostanzialmente il peso di tale componente, raddoppiandolo nel suo complesso. Il nuovo meccanismo prevede un peso del voto ponderato al 30% della numerosità del personale tecnico amministrativo dell’intero Dipartimento, con una soglia minima (16%) e una soglia massima (25%) rapportate al numero dei docenti aventi diritto al voto.

Per quanto riguarda il punto 3, relativo all’assetto elettivo e composizione del Consiglio degli studenti, l’Assemblea ha deciso di sostituire l’attuale sistema elettivo di terzo livello, che prevede un rappresentante degli studenti per ciascun Dipartimento con un’elezione di tipo diretto focalizzata sulle scuole, innalzando nel contempo il numero degli eletti da 32 a 36. Il numero di rappresentanti per ciascuna Scuola sarà individuato in base al numero degli iscritti ai Corsi di studio coordinati da ciascuna Scuola sul totale degli iscritti ai corsi di studio dell’Ateneo, garantendo la presenza di almeno un rappresentante per scuola.

Le modifiche apportate allo Statuto verranno ora inviate al Ministero per il controllo previsto per legge, prima di essere adottate dall’Ateneo e pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

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 Per quanto riguarda il punto 1, l’Assemblea ha recepito gli aggiornamenti delle norme di riferimento, uniformando in particolare a 4 anni la durata degli organi di Ateneo dove non diversamente disposto dalla legge, sostituendo l’Osservatorio della ricerca con il Presidio della Qualità di Ateneo e prevedendo la possibilità di attivare più di una commissione paritetica docenti-studenti per ciascuna Scuola.

Per quanto riguarda il punto 2, relativo al peso del voto del personale tecnico ed amministrativo nell’elezione del direttore di Dipartimento, l’Assemblea ha deciso di aumentare sostanzialmente il peso di tale componente, raddoppiandolo nel suo complesso. Il nuovo meccanismo prevede un peso del voto ponderato al 30% della numerosità del personale tecnico amministrativo dell’intero Dipartimento, con una soglia minima (16%) e una soglia massima (25%) rapportate al numero dei docenti aventi diritto al voto.

Per quanto riguarda il punto 3, relativo all’assetto elettivo e composizione del Consiglio degli studenti, l’Assemblea ha deciso di sostituire l’attuale sistema elettivo di terzo livello, che prevede un rappresentante degli studenti per ciascun Dipartimento con un’elezione di tipo diretto focalizzata sulle scuole, innalzando nel contempo il numero degli eletti da 32 a 36. Il numero di rappresentanti per ciascuna Scuola sarà individuato in base al numero degli iscritti ai Corsi di studio coordinati da ciascuna Scuola sul totale degli iscritti ai corsi di studio dell’Ateneo, garantendo la presenza di almeno un rappresentante per scuola.

Le modifiche apportate allo Statuto verranno ora inviate al Ministero per il controllo previsto per legge, prima di essere adottate dall’Ateneo e pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

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L’Assemblea costituente dell'Università di Padova, che è formata dai componenti del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione, ha il compito di approvare le modifiche allo Statuto dell’Ateneo. Riunitasi per la prima volta lo scorso 31 marzo, ha concluso i suoi lavori il 19 maggio 2023, approvando definitivamente le modifiche statutarie discusse nelle precedenti sedute, ossia:

1. Modifiche di natura tecnica ed adeguamenti normativi;
2. Peso del voto del personale tecnico ed amministrativo nell’elezione del direttore di Dipartimento;
3. Assetto elettivo e composizione del Consiglio degli studenti.

 Per quanto riguarda il punto 1, l’Assemblea ha recepito gli aggiornamenti delle norme di riferimento, uniformando in particolare a 4 anni la durata degli organi di Ateneo dove non diversamente disposto dalla legge, sostituendo l’Osservatorio della ricerca con il Presidio della Qualità di Ateneo e prevedendo la possibilità di attivare più di una commissione paritetica docenti-studenti per ciascuna Scuola.

Per quanto riguarda il punto 2, relativo al peso del voto del personale tecnico ed amministrativo nell’elezione del direttore di Dipartimento, l’Assemblea ha deciso di aumentare sostanzialmente il peso di tale componente, raddoppiandolo nel suo complesso. Il nuovo meccanismo prevede un peso del voto ponderato al 30% della numerosità del personale tecnico amministrativo dell’intero Dipartimento, con una soglia minima (16%) e una soglia massima (25%) rapportate al numero dei docenti aventi diritto al voto.

Per quanto riguarda il punto 3, relativo all’assetto elettivo e composizione del Consiglio degli studenti, l’Assemblea ha deciso di sostituire l’attuale sistema elettivo di terzo livello, che prevede un rappresentante degli studenti per ciascun Dipartimento con un’elezione di tipo diretto focalizzata sulle scuole, innalzando nel contempo il numero degli eletti da 32 a 36. Il numero di rappresentanti per ciascuna Scuola sarà individuato in base al numero degli iscritti ai Corsi di studio coordinati da ciascuna Scuola sul totale degli iscritti ai corsi di studio dell’Ateneo, garantendo la presenza di almeno un rappresentante per scuola.

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L’Assemblea costituente dell'Università di Padova, che è formata dai componenti del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione, ha il compito di approvare le modifiche allo Statuto dell’Ateneo. Riunitasi per la prima volta lo scorso 31 marzo, ha concluso i suoi lavori il 19 maggio 2023, approvando definitivamente le modifiche statutarie discusse nelle precedenti sedute, ossia:

1. Modifiche di natura tecnica ed adeguamenti normativi;
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Per quanto riguarda il punto 2, relativo al peso del voto del personale tecnico ed amministrativo nell’elezione del direttore di Dipartimento, l’Assemblea ha deciso di aumentare sostanzialmente il peso di tale componente, raddoppiandolo nel suo complesso. Il nuovo meccanismo prevede un peso del voto ponderato al 30% della numerosità del personale tecnico amministrativo dell’intero Dipartimento, con una soglia minima (16%) e una soglia massima (25%) rapportate al numero dei docenti aventi diritto al voto.

Per quanto riguarda il punto 3, relativo all’assetto elettivo e composizione del Consiglio degli studenti, l’Assemblea ha deciso di sostituire l’attuale sistema elettivo di terzo livello, che prevede un rappresentante degli studenti per ciascun Dipartimento con un’elezione di tipo diretto focalizzata sulle scuole, innalzando nel contempo il numero degli eletti da 32 a 36. Il numero di rappresentanti per ciascuna Scuola sarà individuato in base al numero degli iscritti ai Corsi di studio coordinati da ciascuna Scuola sul totale degli iscritti ai corsi di studio dell’Ateneo, garantendo la presenza di almeno un rappresentante per scuola.

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 Per quanto riguarda il punto 1, l’Assemblea ha recepito gli aggiornamenti delle norme di riferimento, uniformando in particolare a 4 anni la durata degli organi di Ateneo dove non diversamente disposto dalla legge, sostituendo l’Osservatorio della ricerca con il Presidio della Qualità di Ateneo e prevedendo la possibilità di attivare più di una commissione paritetica docenti-studenti per ciascuna Scuola.

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2023RUA02 - Allegato 2 - DR nomina commissione

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Scienze umane, sociali e del patrimonio culturale - Laurearsi terzo periodo a 2024

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Ingegneria - Laurearsi 1 2025

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Giurisprudenza - Laurearsi Terzo 1 2025

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