Il problema degli interessi e della loro visibilità politica ha assunto nel corso del XX secolo sempre maggiore spessore in concomitanza con la crisi della concezione classica dello Stato e della rappresentanza politica. Particolarmente significativo risulta il contributo offerto sull’argomento in ambito tedesco, tanto che quello degli interessi appare uno dei punti prospettici a partire dal quale è possibile ricostruire la frastagliata vicenda della Staatslehre novecentesca. Se negli anni di Weimar sembrano prevalere coloro che, come Schmitt, vedono nella rappresentanza degli interessi e, più in generale, nella crescita del peso politico delle parti un segnale della crisi irrevocabile della forma-Stato moderna e dello Jus publicum europaeum, nel secondo dopoguerra l’accentuazione della nuova realtà si fa pressoché unanime. La presente ricerca intende ricostruire i tratti salienti di questo dibattito, che vede impegnati tutti i maggiori giuristi e politologi del secolo, da Kelsen a Leibholz, da Fraenkel a Kaiser, da Schmitt a Kirchheimer. Il problema che si vuol contribuire a focalizzare è se l’Interessenrepräsentation costituisca o quantomeno annunci il superamento della forma-Stato classica o non vada interpretata piuttosto come il suo compimento, condividendo con essa infondatezza e carenza di legittimazione.
Tratto da A. SCALONE, Rappresentanza politica e rappresentanza degli interessi , Milano, Franco Angeli 1996