LA MEDICINA NUCLEARE NELLE FLOGOSI E INFEZIONI |
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Introduzione
L' infiammazione è una risposta ad un danno localizzato che ha scopo protettivo (ma che è anche dannoso in potenza !) e che ha luogo nel connettivo vascolarizzato. Vi prendono parte :
Si devono inoltre distinguere :
Modificazioni vasali nella infiammazione acuta:
L'aumento di permeabilità determina un aumento della pressione oncotica dell' interstizio (dovuto all'essudato ricco di proteine) che comporta come esito edema. Il fenomeno si accentua anche in relazione alle variazioni di pressione idrostatica dovute alla vasodilatazione.
Reazione cellulare nella infiammazione acuta:
I leucociti polimorfonucleati :
- Si marginano (cioè dal centro del flusso vasale si portano in prossimità della parete del vaso)
- Subiscono un processo di adesione alle cellule endoteliali nel quale si verifica
- Una iniziale adesione mediata da selectine che si suddividono in :
- L (sono presenti su tutti i leucociti e hanno come bersaglio le cellule endoteliali)
- P (sono presenti su piastrine e cellule endoteliale e hanno come bersaglio linfociti, PMN e monociti)
- E (sono presenti sulle cellule endoteliali attivate e hanno come bersaglio linfociti, PMN, basofili, eosinofili e monociti).
- Vengono secreti dei mediatori solubili che aumentano l'avidità delle integrine (le quali vengono legate da ICAM1, MAC1 e VCAM1).
- Si verifica la vera e propria adesione e transmigrazione mediata da IgG del tipo:
- ICAM1 che è presente su cellule endoteliali attivate e ha come bersaglio i leucociti
- VCAM1 che è presente su cellule endoteliali, cellule endoteliali attivate e macrofagi e ha come bersaglio linfociti,monociti,basofili ed eosinofili.
- Si ha migrazione verso lo stimolo chemiotattico che può essere di tipo esogeno (solitamente rappresentato da prodotti batterici) o endogeno (rappresentato da complemento e citochine)
- Processo di fagocitosi che consta:
- Nel riconoscimento dell'agente dannoso tramite le opsonine (Fc delle Ig o C3b del complemento)
- Processo di Killing prevalentemente tramite meccanismi O2 dipendenti da cui deriva il burst di ossigeno nella infiammazione (=aumento del consumo di O2).
- Vengono rilasciati anche lisozima (che distrugge i glicopeptidi), lattoferrina, defensina e idrolasi acide.
- Rilascio di fattori leucocitari come enzimi lisosomiali e metaboliti reattivi quali radicali e prodotti di degradazione dell'acido arachidonico che comportano una amplificazione del fenomeno infiammatorio.
Gli esiti dell'infiammazione acuta possono essere vari:
E' una flogosi di lunga durata in cui distruzione tissutale e processi riparativi procedono contemporaneamente. Può seguire la fase acuta o avere origine "de novo". Questa ultima evenienza si riscontra in patologie autoimmuni (LES, artrite reumatoide), prolungata esposizione a sostanze tossiche esogene ed endogene (silicosi, colesterolo nella placca ateromatosa), infezioni persistenti, rigetto di trapianto e patologie idiopatiche.
Il processo chiave della infiammazione cronica è l'infiltrazione di fagociti mononucleati che vengono attivati in special modo da INF secreto dai linfociti T-sensibilizzati. Il macrofago persiste in situ sia perchè prolifera localmente (come succede negli ateromi), sia perchè le citochine secrete immobilizzano i macrofagi ed infine perchè c'è un continuo reclutamento dal microcircolo (tramite C5a, IL8, PDGF,IGF).
Lo schema qui a lato mostra in modo semplice
le principali interazioni cellulari nella infiammazione cronica. Si noti che il processo
è ciclico in quanto i linfociti-T da cui parte il processo vengono a loro volta attivati
dalle citochine prodotte dai macrofagi.
Intervengono inoltre nella infiammazione cronica plasmacellule (nella produzione di Ig), eosinofili (specie nelle risposte IgE mediate contro parassiti) e neutrofili (che persistono dalla fase di infiammazione acuta).
Sia nei tessuti che rigenerano ma anche in quelli che non rigenerano, se il danno è ampio si ripara con connettivo producendo fibrosi in 4 fasi:
POSSIBILITA` PROSSIME E FUTURE |
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L'idea di base è quella di trovare "un qualcosa"che si leghi in vivo ai PMN circolanti senza bisogno di passare per la fase in vitro. Il tracciante preferibile è il 99mTc che si deve far aderire in modo selettivo ai recettori di superfice dei PMN.
Possiamo dividere il risultato della ricerca in due filoni: