placeholderDemocrazia, federalismo e costituzione nei processi di unità europea

Il problema dell'unificazione europea pone una serie di quesiti relativi al confronto e all'integrazione di paesi diversi a vari livelli, da quello politico, a quello economico, a quello sociale e a quello culturale. Si tratta di trovare comunicazione e cooperazione in una forma unitaria che non comporti la perdita della ricchezza delle differenze. Se il compito è quello di riuscire a comprendere, ma poi anche a guidare i processi in atto, ciò che è richiesta è innanzitutto la capacità di individuare apparati concettuali adatti ed efficaci. In relazione infatti ai fenomeni di aggregazione, ma anche a quelli di frantumazione degli Stati nazionali i concetti giuridici e politici che sono usualmente impiegati (nazione, popolo, sovranità, costituzione, potere costituente, rappresentanza politica, legittimità democratica) appaiono, nel significato che si è in essi cristallizzato, inefficaci nei confronti della novità che si va delineando. La realtà dell'Unione europea non è infatti determinabile mediante i concetti che si sono consolidati nelle moderne costituzioni e nella storia degli stati sovrani. La stessa espressione di "confederazione di Stati sovrani" se mostra la necessità di superare la concezione classica dello Stato - implicante la sovranità -, non sembra di per sé offrire strumenti per intendere la realtà nuova; rischia anzi di attardarsi in un modo di pensare contraddittorio e poco produttivo.

La discussione in atto sul problema di una costituzione europea e le indicazioni che rivelano la difficoltà di intendere la realtà dell'Unione secondo il modo usuale di intenderepensare la legittimità democratica, a causa del suo carattere contrattuale e dunque della necessità di salvaguardare le entità piccole e grandi e le loro forme di autogoverno (cfr. D. Grimm, Braucht Europa eine Verfassung, München 1994), mostrano l'urgenza di una riforma della concettualità giuridica e politica che è ancora prevalente all'interno delle singole discipline, oltre che nel linguaggio politico. Ciò non solo per una corretta individuazione delle questioni che ci stanno di fronte, ma soprattutto per la produzione di uno strumentario concettuale nuovo, che permetta, nell'epoca di crisi della sovranità statale, di guidare quei processi che appaiono insieme di rivendicazione di autogoverno da parte di entità minori e non statali, e tuttavia anche di aggregazione e di cooperazione reciproca.

Appare necessario avere uno sguardo ampio sulla storia d'Europa, che sappia attraversare la vicenda degli Stati nazionali, ma anche andare oltre essa, in modo tale da formare una coscienza critica del carattere determinato ed epocale, e dunque anche relativo e limitato, che è proprio dei fondamentali concetti giuridici e politici che si sono affermati nell'epoca storica determinata dalla figura dello Stato sovrano. La ricognizione riguardante la loro nascita, i mutamenti di significato che essi hanno avuto nei secoli moderni, ma insieme anche il confronto con maniere diverse di pensare il rapporto politico, contemporanee a modalità della vita collettiva differenti da quelle proprie della forma dello Stato moderno, permettono una problematizzazione utile ad affrontare con minori ipoteche e pregiudizi la realtà odierna.

A tale scopo è indispensabile una ricognizione dei lessici politici propri della storia d'Europa, che riguardi le specificità dei singoli paesi e gli elementi che in molti o in tutti, uniformemente, si sviluppano. Attraverso le parole si tratta soprattutto di effettuare un'analisi dei concetti politici e giuridici quali si sono determinati a partire dal medioevo e dalla prima età moderna, nella filosofia politica, nelle dottrine del diritto naturale, nelle costituzioni moderne, nelle complicazioni del quadro degli stati nazionali che hanno luogo nelle crisi del Novecento. Questa analisi dei concetti non tende a ricostruire semplicemente una storia delle idee e della cultura, ma sta in una relazione stretta con la vita sociale e politica e con il formarsi e il modificarsi degli assetti "costituzionali" (intendendo il termine nel suo significato più concreto ed etimologico). Tale ricerca è possibile solo se si superano gli steccati disciplinari e si riesce a mettere a fuoco l'intreccio che piani diversi (da quello filosofico a quello giuridico, a quello teologico, a quello della vita sociale e politica, a quello dei processi costituzionali, a quello economico) hanno avuto per il determinarsi dei concetti che ancora usiamo.


/ CB