placeholderStoria dei concetti

di Sandro Chignola - Il termine "storia dei concetti" (Begriffsgeschichte; = Bsg.) compare per la prima volta nelle Vorlesungen über die Philosophie der Geschichte di G. W. F. Hegel. Stante le caratteristiche di quel testo, non si sa se il termine sia di conio hegeliano, o non piuttosto frutto di interpolazione. Esso allude ad una delle tre modalità storiografiche discusse da Hegel, ed in particolare alla "storia interpretativa" (reflectierte Geschichte), che indirizza la storia generale (Weltgeschichte) alla filosofia, da un punto di vista universale. Quest'uso linguistico della BsG. resta senza seguito. La tradizione storico-concettuale evolve invece, tra il sec. XVIII ed il XIX, nell'alveo della lessicografia filosofica tedesca. Produrre una "storia dei concetti" significa, in questo contesto, approdare ad un regesto dei termini e dei problemi fondamentali della filosofia, razionalisticamente purificato dalle ambiguità che al lessico filosofico derivano dalla variazione e dalla stratificazione storica.

Soltanto nel secolo XX il lemma perviene ad indicare un autonomo campo per la metodologia della filosofia. La Bsg. (per la quale ancora negli anni '70 si lamenta la mancanza di una specifica teoria), viene proposta come necessaria integrazione per la teoresi filosofica. Per abbandonare la propria unilateralità, e per evitare il rischio di eternizzarsi come metafisica philosophia perennis, essa verrà declinata secondo modalità consapevoli della "storia dei significati" (Bedeutungsgeschichte) assunti dai termini e dai concetti nella plurisecolare tradizione della filosofia. E' per questo tramite che la Bsg., costitutivamente "presa" tra la storia e la lingua, sviluppa la propria metodologia in contiguità con l'ermeneutica, la storia delle idee e la filosofia del linguaggio. Problema della Bsg. è quello dell'analisi delle variazioni del significato dei concetti in relazione al mutamento delle strutture semantiche in cui essi vengano di volta in volta storicamente impiegati. Ciò apre un problema di interpretazione (in cui evidente è la questione ermeneutica del nesso da istituirsi tra lessico dell'interprete e lessico delle fonti; tra presente dell'esegesi e storicizzazione del passato); un problema concernente le linee di continuità o di innovazione del valore di significazione dei concetti; un problema di filosofia del linguaggio, nella misura in cui la Bsg. sia adoperata allo scopo di vagliare il campo delle possibilità di azione linguistica del sistema di concetti (o, nel lessico di Wittgenstein, del "gioco linguistico") di volta in volta preso in esame. In forza di questa triplice ascendenza la Bsg. ha subito, dal punto di vista della formulazione della propria teoria, progressive adeguazioni, o decise trasformazioni, in rapporto alla tradizione disciplinare di ciascuna delle correnti con le quali è stata posta in relazione.

Nel quadro della lessicografia del secolo XX, la Bsg. ha comunque assunto profili sempre più definiti. In R. Eisler (Worterbuch der phil. Begriffe, 1927), essa viene impiegata allo scopo di tracciare una "storia dei concetti e delle espressioni filosofiche", che combini l'istanza classificatoria con un'analitica storico-genetica dei termini della filosofia. E. Rothacker ("Archiv für Bsg.", Geleitwort, 1955), ricomponendo le differenti posizioni di Eucken e Dilthey, ascrive alla Bsg. il compito di sintetizzare, in chiave lessico-storiografica, "storia dei termini" e "storia dei problemi" (Terminologie- und Problemgeschichte). Non solo di parole o di espressioni specifiche della tradizione filosofica è qui questione, quanto piuttosto del circuito di "effetti" o di "influenze" storicamente irradiato dalle modalità con cui viene recepito, in una determinata epoca, il sistema concettuale della filosofia. Su queste basi, teoriche e di metodo, verrà fondato, a partire dal 1955 l'"Archiv für Begriffsgeschichte". L. Geldesetzer (Zur phil. Lexikographie, 1967) ha ritenuto, in questa stessa prospettiva, di poter legittimare la funzione dei lessici filosofici, come forma d'accesso privilegiato all'"orizzonte linguistico complessivo" in cui si consegna la consapevolezza di un'epoca. E' quest'ultima variante ciò che ha reso possibile un impiego della Bsg. come disciplina ausiliaria per le scienze storico-sociali.

Nel 1967 inizia infatti, sotto la supervisione di O. Brunner, W. Conze e R. Koselleck, la pubblicazione dei Geschichtliche Grundbegriffe, il lessico dei concetti fondamentali della politica di lingua tedesca. Con esso si intende fornire una complessiva raccolta del vocabolario politico, che permetta un adeguato controllo semantico nell'impiego contemporaneo dei concetti, evitando anacronismi o ideologizzazioni grazie ad indagini logico-genetiche sulla storia dei singoli lemmi. Koselleck ha sviluppato una vera teoria per la Bsg. Innanzitutto una decisiva distinzione tra "parola" e "concetto". Non tutte le parole del lessico politico, infatti, attingono una dimensione concettuale. Poichè oggetto della Bsg. non è l'"identità" della parola che svolge la funzione di indicatore della trasformazione concettuale, ma lo spazio di "convergenza" tra concetto e storia, dovranno essere presi contemporaneamente in considerazione gli aspetti semasiologici (il mutamento del significato dei concetti), quelli onomasiologici (i processi di condensazione dell'esperienza storica in un determinato e singolare concetto), e le trasformazioni storico-strutturali che rendono possibile la differenziazione del valore di significazione dei concetti rispetto al vocabolario ordinario. In secondo luogo, Koselleck ha proposto una teoria dei tempi storici, che assume come luogo della trasformazione del lessico politico europeo la fase tra la fine del sec. XVIII e la prima metà del XIX. Con essa, il lessico politico europeo - in forza di processi di democratizzazione, di ideologizzazione, di politicizzazione del vocabolario politico e di temporalizzazione dell'esperienza storica - vede definivamente trasformato il significato storico dei propri concetti. L'analisi storico-concettuale dovrà infine coniugare l'indagine diacronica (che ripercorre le linee di continuità e di trasformazione dei concetti lungo l'asse della loro storia) con un indagine sincronica (o contestuale) che verifichi l'irriducibilità del rapporto tra i concetti ed il campo semantico in cui essi hanno trovato, di volta in volta, il proprio ambito di validità. In questa prospettiva, la Bsg., che ricostruisce le variazioni di significato dei concetti del lessico politico a partire dalle trasformazioni costituzionali con le quali essi interagiscono, dimostra la propria forza come storia politica della filosofia politica. E' quest'ultimo punto quello attualmente più dibattuto.

Da un lato per il rapporto che è stato possibile istituire, da O. Brunner a R. Koselleck, tra Bsg. e storia costituzionale (laddove per "costituzione" si intenda il sistema di rapporti sociali e materiali propri ad un epoca, e non piuttosto il quadro in cui si formalizza soltanto la carta fondamentale dei suoi rapporti giuridici); dall'altro per la questione della compatibilità di metodo della Bsg. con altri paradigmi afferenti al cosiddetto linguistic turn della storiografia. E' così che la Bsg. è stata posta in relazione con la storia delle idee (A. Lovejoy), o con la storiografia del discorso politico (J. G. A. Pocock; Q. Skinner). Per Lovejoy (The Great Chain of Being, 1936; trad. it. 1966) ogni sistema filosofico risulta essere un aggregato di idee, che si tratta di scomporre analiticamente, in analogia con le procedure scompositive della chimica, nelle proprie componenti elementari (unity-ideas). Di quest'ultime è possibile verificare, in chiave storica, gli effetti di combinazione; le ascendenze semantiche; gli aspetti di eccedenza e di ricontestualizzazione rispetto al succedersi delle epoche del pensiero. Pocock e Skinner, invece, che mutuano da Austin e Wittgenstein una concezione del linguaggio come repertorio di "mosse linguistiche" a disposizione del locutore, assegnano ai paradigmi del pensiero politico il ruolo di tradizioni sovraimposte all'intenzione autoriale, che rappresentano il "gioco linguistico" in cui quest'ultima si trova sempre inserita (Pocock, Politica, linguaggio e storia, 1990); oppure la funzione di connettere un sistema di coscienti atti illocutori, che permettono di cogliere la reale intenzione "politica" perseguita dall'autore (Skinner, in Tully [Ed.], Meaning and Context, 1988). Se nel caso di Lovejoy, punto di contatto con la Bsg. è l'intenzione di rintracciare, pur nelle differenti loro variazioni storiche, una mappa "fondamentale" dei termini-concetto del lessico filosofico, nel caso di Pocock e Skinner l'esigenza di contestualizzazione opera con un riferimento semantico e con una nozione di "gioco linguistico", che rende originali e reciprocamente irriducibili i contesti d'uso del vocabolario politico. Da questo punto di vista il metodo della Bsg., (che muove dal presupposto della eterogeneità dei campi semantici) e quello della storiografia del discorso politico (che assume l'unicità del gioco linguistico in cui viene spesa l'intenzione cosciente dell'autore) sono sembrati, in una qualche misura, compatibili. Difficile appare però l'integrazione tra la Bsg. e queste scuole. Differente è il riferimento filosofico-liguistico (analitico, nel caso di quest'ultime; ermeneutico nel caso della Bsg.); differente la nozione di "contesto" (linguistico in Skinner e Pocock; storico-sociale o "costituzionale", oltre che semantico, nel caso della Bsg.).

Se la storia delle idee ricerca essenzialmente delle continuità nel lessico della filosofia, la Bsg. assume invece con forza il problema delle discontinuità del vocabolario politico. Se la storiografia del discorso politico ritiene limitante ed "idealista" l'idea della rinvenibilità di un quadro omogeneo del lessico politico europeo, la Bsg. muove invece dall'idea della possibilità di una sua esaustiva ricostruzione storica. Gli stessi rappresentanti delle differenti scuole, sollecitati al confronto, hanno esplicitamente espresso, e ribadito, ancora di recente, questa difficoltà.

Bibliografia

S. Chignola, Storia concettuale e filosofia politica. Per una prima approssimazione, «Filosofia politica», 1/1990, pp. 5-35;

- Storia dei concetti e storiografia del discorso politico, «Filosofia politica», 1/1997, pp. 99-122;

H. G. Gadamer, Begriffsgeschichte als Philosophie, «Archiv für Begriffsgeschichte», 1970, pp.137-151;

R. Koselleck, Einleitung (1967), in O. Brunner, R. Koselleck, W. Conze (Hrsg.), Geschichtliche Grundbegriffe. Historisches Lexikon zur politisch-sozialen Sprache in Deutschland, Stuttgart, Bd. I, pp. XIII-XXVII;

- (Hrsg.), Historische Semantik und Begriffsgeschichte, Stuttgart, 1979;

- Futuro passato [1979], Genova, 1986;

H. Lehmann-M. Richter (Eds.),The Meaning of Historical Terms and Concepts. New Studies on Begriffsgeschichte, Washington D. C., German Historical Institute, Occasional Paper N. 15, 1996;

H. G. Meier, Begriffsgeschichte, in Historisches Worterbuch der Philosophie, Stuttgart, 1971, Bd. 1, pp. 787-810;

M. Richter, The History of Political and Social Concepts. A Critical Introduction, New York-Oxford, 1995;


tratto da:Enciclopedia del pensiero politico, a c. di C. Galli -R. Esposito, Roma-Bari, Laterza, 2000
/ CB