Università degli Studi di Padova - Archivio Generale di Ateneo - ARCHIVIO ANTICO

 

 

[G. Giomo, L’Archivio Antico, pp. 6-14]

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L’archivio antico della Università di Padova trae la sua origine dalla istituzione della Università stessa. Difatti dal poco di antico che ancora vi resta, si può dedurre che molti più dovessero essere i registri membranacei che seguivano lo sviluppo dell’Ateneo Padovano.

Da qualche registro di atti, da qualche statuto della fine del secolo XIII emerge, che in precedenza esistevano altri registri, dai quali vennero estratte le copie di quegli atti che diedero origine ai successivi registri e statuti, e da inventarii antichi rilevasi che alcune serie sono incomplete.

Ciò risulta perchè anticamente l’archivio non era riunito in un solo luogo nè sotto la custodia di una sola persona, quantunque questa sola persona esistesse; nei Vescovi di Padova, che erano i Gran Cancellieri della Università, i quali avrebbero dovuto, anche nel loro interesse, provvedere alla custodia di esso Archivio; ma invece le varie sezioni in cui anticamente dividevasi la Università patavina, avendo ciascuna un proprio cancelliere, questi era il custode delle carte della propria sezione, e per diminuir a se la noia di recarsi quotidianamente dove avea sede l’Università od il Collegio al quale egli apparteneva, faceva trasportare nella propria casa l’Archivio od alcune serie di esso; Archivio che alla morte del Cancelliere veniva passato al successore, ma ordinariamente incompleto, per la mancanza di qualche registro, asportato dal luogo della sede, e talvolta anche dalla casa del Cancelliere.

Dal che avveniva che alcuni documenti o registri preziosi per antichità o per importanza storica, passarono inosservati o incustoditi presso qualche amatore privato i cui eredi, o mutilarono i registri tagliandone le mezze pagine per far raccolta di stemmi, punto badando che a tergo allo stemma stava, scritto il seguito del documento che principiava al di sotto dello stemma; o li alienarono per servire ad ignobili usi non conoscendone l’importanza, o, conosciutala, li vendevano all’estero.

Nè quì cessarono le distrazioni di atti; chè in sul principio del corrente secolo, raccolte in un sul luogo le sparse membra dell’Archivio, pur non ebbero pace: poichè i progressi delle scienze facendo instituir nuove cattedre, sbalestrarono il povero Archivio di quà, di là, di sù, di giù, dall’umido magazzino all’arsa e mal riparata soffitta, ove le carte deperendo o per l’umidità dei luoghi terreni, o per le pioggie che filtravano dai tetti o pel continuo rimescolio dei trasporti, subirono perdite considerevoli. Indarno nel 1837 il Dr. Pier Paolo Martinati, sotto la direzione del Cancelliere Gardani e coll’indirizzo d’una Commissione composta dal Rettor Magnifico Configliacchi e dai professori Fabeni e Bazzini ne curò l’ordinamento, che nuovo moto avendo subito l’Archivio, sparve anche il già fatto ordinamento e si sentì il bisogno di rinnovarlo; ciò avvenne nel 1868 per cura dell’in allora Rettore Comm. Giuseppe De Leva e Prof. Vladimiro Mircovich, ma l’esodo non era ancora cessato, ed il povero Archivio ha dovuto cedere il posto ad altre istituzioni.

Ora però, mercè le premurose e savio direzioni del Rettore Comm. Carlo Francesco Ferraris, il misero vagabondo ha trovato riposo ed ottima sede in locale arieggiato e salubre, e gli studii severi fatti in esso dagli egregii professori Cav. Andrea Gloria, Comm. Antonio Favaro e Cav. Biagio Brugi, misero in rilievo il bisogno stringente di procurarne il riordino.

Diffatti, nominatasi una commissione per provvedere ai mezzi pratici per l’attuazione dell’ordinamento, riescì questa composta dei predetti signori Cav. Gloria, Comm. Favaro e Cav. Brugi, con a segretario lo studente di legge G. L. Andrich. Ottennero dal Ministero della Pubblica Istruzione i fondi necessarii, e da quello dell’Interno che fosse delegato un ufficiale all’ordinamento dell’Archivio di Stato in Venezia. Su proposta quindi del Comm. Federico Stefani, Sovrintendente agli Archivi veneti, il R. Ministero dell’Interno delegava il compilatore della presente memoria Giomo Giuseppe Archivista in Venezia alla sistemazione e riordino dell’Archivio antico della Università. Chiamato a far parte della Commissione ordinatrice il Giomo, fu esso da questa incaricato di procedere al materiale e scientifico ordinamento delle carte, lasciandogli ampia facoltà di provvedere ai mezzi che egli avesse creduto più atti al compimento della sua missione.

Intrapreso il lavoro circa alla metà dell’Aprile 1893, con breve interruzione richiesta dalle esigenze del servizio archivistico in Venezia, ha potuto egli condur a fine in poco più di un mese l’ordinamento materiale e gli sfogliazzi dell’inventario, che poi da lui regolarmente compilato assieme alle schede dello stesso trovasi depositato nella sede dell’Archivio medesimo. Nell’ordinamento ha creduto opportuno tener divise le serie degli atti per istituto, dando però un numero progressivo unico alle buste e registri pel più facile rinvenimento delle carte, a fine di evitare l’inconveniente da lui riscontrato nella numerazione per serie, la quale aveva condotto a spostamenti di buste e registri da una ad altra sezione. Prima di entrare a parlare delle sezioni varie in cui è diviso, l’Archivio, sia permesso accennare di volo alla costituzione della Università, ed al luogo ove questa fu eretta.

 L’Università Patavina, la cui origine sembra potersi fissare verso il 1222, quando ancora la città reggevasi a repubblica, fu tenuta sempre in gran conto, nè nelle varie mutazioni di governo alle quali nel volger dei secoli quella città andò soggetta, ebbe mai a subire alcun detrimento. Anzi, se fin dalla sua origine ebbe un grande sviluppo, poichè dopo quella di Bologna sorta nel 1185, fu la seconda che si aprisse in Italia, divenne tale sviluppo maggiore sotto la dominazione Carrarese, ed acquistò il massimo lustro per quasi quattro secoli sotto il dominio della Repubblica di Venezia, la quale, avendo decretato fin dal 1407 che fosse l’unica nei suoi stati, non risparmiò nel progresso dei tempi sollecitudini, cure e dispendii per renderla eguale ed emula dei più rinomati Atenei dell’Europa, e perchè norme precise ne regolassero l’andamento scientifico, morale ed economico, nel 1517 instituì un apposito magistrato, che con leggi, terminazioni e regole fisse sovrintendesse al sempre maggior suo sviluppo. Fu questo il Magistrato dei Riformatori dello studio di Padova, che per le speciali prerogative e gli onorevoli privilegî di cui godevano i suoi membri a preferenza d’altri ufficii di Venezia, era ambito e sostenuto dai più ragguardevoli patrizii.

Fino al 1390 l’Università era governata da un solo capo (Rettore), quantunque due fossero per natura di studio le sezioni, per dir così, in cui era divisa, la giurista cioè e l’artista, e questa quasi a quella soggetta e tributaria di certi emolumenti. Per togliere le controversie che sorgevano frequenti pei diritti vantati dai giuristi, Francesco Novello da Carrara, con atto 1399, 27 luglio, donava all’Università giurista una casa in contrada di S. Antonio per tenervi le scuole di diritto civile e canonico, con che veniva allontanato il fomite di discordie che produceva la vicinanza delle Università rivali.

Divise così di fatto le due Università, conservarono pure i due nomi che ad esse spettavano per la qualità degli studii. Quelli di giurisprudenza continuarono a costituire l’Università Giurista o Leggista; quelli di medicina e di lettere, l’Università dei Filosofi, Medici e Teologi, ovvero l’Artista. Se quindi da prima, quando cioè per vicinanza di sito, o per scarsezza di numero di scolari, un solo Rettore era sufficiente a reggerne le sorti di ambedue; accresciuto il numero degli scolari, e divise di sede le Università, ciascuna di esse ebbe ad eleggersi un proprio Rettore, Prorettore e Sindaco.

Venivano questi eletti annualmente, nei comizii di agosto, e duravano in carica un anno. Se non chè le spese soverchie alle quali andava incontro l’eletto rettore, le gare d’anno in anno per sostenerlo con più decoro e più lusso, o per l’albagia del nome, o per non essere inferiore od uguale al Rettore precedente, furono cagione che interpolatamente e per parecchi anni non fosse possibile trovare chi accettasse tal carica, dovendone far le veci il Prorettore od il Sindaco. Perciò nel 1738 i Riformatori dello studio di Padova giudicarono opportuno che a Rettore dovesse essere nominato un professore per ciascuna delle due Università e primi a sostenerne la carica furono il Prof. Lodovico Pighi per la Giurista ed il Prof. Gio: Batta Mazzini per la Artista.

Tutti i Rettori, come si è detto, duravano in carica un anno: era loro dovere di invigilare al buon andamento dell’Università, alla conservazione dei diritti degli scolari, all’esecuzione da parte di questi dei loro doveri. Rilasciavano i mandati per lauree, ed i brevetti per prova di iscrizione allo studio, affinchè gli scolari potessero godere l’esenzione dai dazii; intervenivano in forma solenne e pubblica, e coll’insegne dell’Università nei Collegii Pontificii o Sacri, nelle processioni solenni, nella collazione delle lauree; nè dipendevano che per certi riguardi, negli atti cioè di qualche importanza, nelle decisioni delle cause amministrative in sede di appello, ecc. dai Riformatori dello studio di Padova o dai Rettori che reggevano le sorti della città a nome della Repubblica. Convocavano e presiedevano i comizii degli scolari, attenendosi alle norme statutarie delle Università, nominando in unione ai consiglieri delle varie nazioni i professori, la cui conferma però spettava al Podestà e Capitano di Padova. Dipendevano da essi i bidelli o famuli dello studio, l’elezione dei quali si faceva, all’occorrenza di vacanze, in uno o l’altro dei comizii.

Gli scolari, per aver diritto a portare tal titolo e godere i privilegii annessivi, doveano presentarsi all’iscrizione al principio di novembre, rilevarne il pubblico certificato di immatricolazione, frequentare i corsi ordinarii e straordinarii delle materie alle quali al principio dell’anno scolastico si erano inscritti, avere il loro domicilio in Padova, in case particolari, o, se poveri, nei collegii che la beneficenza di pii testatori e più tardi la munificenza del Senato avevano fondato loro vantaggio. In fin d’anno erano in obbligo di sostenere gli esami e, a corso finito, dar quelli di laurea, previo il pagamento di varie tasse che differivano a seconda della facoltà, nella quale erano inscritti.

 Il luogo ove ora sorge l’Università era anticamente dei principi Carraresi, ornato di due torri, una delle quali esiste tuttora essendosi sulla sua base innalzato l’attuale campanile: la casa tra dette due torri chiamavasi La Casa Bianca. Questo luogo, vicinissimo al centro della città, e comodissimo per la gente che accorreva ai mercati, fu da uno dei Carraresi convertito in locanda all’insegna del Bue, col motto Memor, volendo forse, come dicono le cronache, il principe in quel bue figurare sè stesso per essersi sottomesso a condizioni di pace, ritenute per lui indecorose, qual bue sotto il giogo, memore però sempre della ingiuria patita per saperne poi a tempo e luogo rivendicare l’onta delle sconfitte. Ceduta dai Carraresi la Casa Bianca ai Bolzanini in ricompensa degli aiuti da questi recati ad essi; conservò 1a sua vecchia destinazione e l’insegna.

Venuta Padova, nel novembre del 1405, in potere dei Veneziani e desiderosa più tardi la Repubblica di trovare un terreno atto a grandiosa costruzione pel collocamento della Università onde togliere l’inconveniente dell’essere sparse in più siti della città le varie cattedre d’insegnamento, dopo avere a lungo escogitato e cercato un luogo centrico e adatto, diede incarico nel 1493 a Bernardo Gill di Valenza rettore della Università dei giuristi, di fare l’acquisto della Casa Bianca e delle due torri per collocarvi colà la sede della Università. Fattone dal detto Rettore a spese pubbliche l’acquisto dai Bolzanini con l’annuo livello di 55 ducati d’oro furono ivi intanto erette le scuole dei giuristi mantenendo l’antica insegna del bue.

Venendo però ad essere ancora diviso lo studio, perchè gli artisti avevano la loro Università nella contrada di S. Biagio, il Senato veneto decretò nel 1522, che siccome erano state fabbricate le scuole per la facoltà giurista, si costruissero sul luogo stesso anche quelle per la artista. A tale effetto si acquistarono negli anni dal 1542 al 1546 le case adiacenti all’antico albergo, e vi si collocarono le varie scuole dei Filosofi e Medici. Nel 1543 fu aperta la porta in contrada dei Portici Alti che assunse il nome di Porta della Vacca: nel 1547 si intraprese la fabbrica dell’atrio e della scala sinistra per la loggia, nel 1552 si eresse la facciata principale e nel 1559 fu compiuta la parte posteriore. Nel 1587 fu regolato il fianco destro e nel 1593 fu eretta la scala destra che conduce pur essa alla loggia, e finalmente nel 1603 furono finite le facciate.

Fin dall’epoca dell’acquisto del fondo si era ideato di innalzare sulle fondamenta dell’antica torre un campanile, ma riconosciuta prima la necessità di provvedere alla costruzione delle scuole se ne differì la erezione la quale fu condotta a termine solo nel 1572 e principiò a funzionare nel 1603 nel qual anno cominciò lassù in cima a far sentire la sua voce la campana che rinnovata posteriormente nel secolo scorso suona le ore di raccolta per le lezioni, e annuncia coi solenni e lenti rintocchi la morte di quegli egregii che insegnano e degli scolari che sono ivi istruiti.

In seguito a progressivi acquisti ed a nuove costruzioni aggiunte poterono aver sede in un unico, ampio fabbricato, oltre che le varie aule anche molti gabinetti e raccolte scientifiche nonchè gli Ufficii e gli archivii.

Ed ora torniamo all’Archivio: prima però di far conoscere quanto in esso vi esista sia permesso di accennare alla forma con la quale si pubblicherà l’inventario. Come si accennò dapprima parlando della istituzione della Università e dello sviluppo da essa preso, due erano le sezioni in cui questa era divisa, la giurista cioè e 1’artista. Ciascuna Università poi a sua volta conserva documenti di altre serie figlie di quella: dei Collegii cioè e dei Sacri Collegii, per cui, per la giurista abbiamo il Sacro Collegio giurista, ed il Collegio veneto giurista; e per l’artista il Sacro Collegio dei Filosofi e Medici e quello dei Teologi, ed il Collegio veneto artista.

A ciascuna di queste sezioni e serie sarà premesso un cenno prima di descrivere il complesso delle carte che le costituisce.

 


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    Ultimo aggiornamento: 20  novembre 2007